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Autore: Flick Ic    21/05/2013    1 recensioni
Non si voltò a guardare il suo stesso involucro quasi accartocciato, ricoperto di sangue, schegge penetrate a fondo nella sua pelle, terriccio e resti di neoprene; ma si aggirò tra la cenere e le ultime fiamme.
Un sussurro. Fu l’unico ed ultimo suono che produsse.
“Solo, mi aspettavo più grida”
Genere: Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La brughiera era sconfinata e fin troppo buia per essere appena stata illuminata dalla furia delle fiamme. Chiunque l’avrebbe potuto notare.
Ma, in compenso, i suoni e gli strepitii si udivano perfettamente, si discostavano dall’assordante silenzio che aleggiava inquietante in quel luogo di morte.
Si avvertirono in maniera distinta dei mugolii, ma non di dolore; colui che li produceva si mosse appena percettibilmente.
 
Un passo, poi silenzio di nuovo.
 
Il giovane che fino a pochi istanti prima giaceva con gli occhi sbarrati sulla terra umidamente asciutta si guardò attorno con aria consapevole. Non si voltò a guardare il suo stesso involucro quasi accartocciato, ricoperto di sangue, schegge penetrate a fondo nella sua pelle, terriccio e resti di neoprene; ma si aggirò tra la cenere e le ultime fiamme.
 
Un sussurro. Fu l’unico ed ultimo suono che produsse.
“Solo, mi aspettavo più grida”
 
 
 
Essere lì nel gelido abbraccio dell’acqua pungente lo faceva sentire inspiegabilmente vivo.
Il reale motivo che lo portava nel buio era quel piccolo ed impreciso istante in cui osservava lo scuotersi di quei fragili corpi, succubi della sua irrefrenabile passione.
Aveva smesso di mangiarne le carni da qualche tempo, quando si era reso conto che non gli interessava uccidere per sfamarsi, ma solo per placare il perverso desiderio di egocentrismo e superiorità.
Le orecchie gli fischiavano parecchio a quella profondità ed i polmoni, gonfi d’ossigeno, gli consentivano di prolungare il delizioso attimo che precedeva il secco rumore di uno sparo, attutito dell’acqua.
 
Dunque non sentì, non sentì proprio nulla.
 
Non sentì il fuoco che, aldilà della superficie piana e scura del mare, crepitava ingoiando le fronde secche degli alberi. Addirittura il mastodontico aereo che vi passò sopra fu illuminato di rosso: curiosamente lo stesso che lui vide passargli sotto gli occhi.
Il rumore, prima appena percettibile, si fece d’improvviso presente, e accolse lui, la sua preda, il rosso e la sua passione.
E, subito, la scintilla svanì dai suoi occhi mentre fu sbalzato in alto e in seguito in basso, precipitando nel colore che aveva sempre amato, ma questa volta insistentemente tagliente e caldo.
“Cacciatore e preda non sono poi così diversi” fu l’ultimo pensiero lucido prima del terrore.
 
Le grida, alla fine, erano state solo sue.

 
 
Note dell’autore: “Någon striker, under hela natten” Qualcuno grida, tutta la notte.
Vorrei descrivere a lungo il processo di metastasi che mi ha portato a scrivere questo testo. Sicuramente aiuterebbe a comprendere la trama ed il motivo per cui ho deciso di raccontarne la storia. Ma, in realtà, non ho molto da dire. L’ho scritta tutta d’un fiato, una mattina, durante un esercizio di scrittura che mi aveva proposto questo tema: “Un giorno un uomo si sveglia. Si sveglia, ma non è più sul suo letto”
E questo è quello che sono riuscita ad estrapolare da quelle poche parole.
È un minuscolo racconto che parla di un minuscolo uomo con una minuscola anima, ed ogni minima parte di crudeltà che infligge sulla natura, si ripercuote su di lui, uccidendolo e costringendolo a vagare da solo dopo la sua morte.
Che dire, vorrei davvero dirvi che cosa significa, cosa faceva prima di morire e qual è stata la sua pena del contrappasso ma il mio egoismo mi impone di non farlo e di lasciare a voi l’interpretazione di queste righe.
--Flick

   
 
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