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Autore: Vally_    21/05/2013    3 recensioni
ciao, questa è la prima storia, che pubblico. non sono brava a creare l'inizio di un racconto, quindi ho deciso che questa,
sarà una storia senza inizio, e la dividerò in one-shot, che saranno collegate tra loro.
bhè, spero che qualcuno la legga.. xD
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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~ Inizio ~

 

Non è passato molto, da quando io e Leo ci siamo conosciuti. Sin dalla prima volta che abbiamo parlato, abbiamo avuto un bellissimo rapporto, come se ci conoscessimo da tantissimo tempo. E ci sto pensando adesso, con il sorriso sulle labbra, gli occhi chiusi, e la testa appoggiata alla sua schiena.
Questa mattina ero a casa, quando senza un minimo di preavviso, Leo mi ha chiamata, dicendomi di vestirmi, e di scendere, che era sotto casa mia.
Non mi diede modo di controbattere, quindi feci quello che mi aveva detto. Mi misi un paio di jeans attillati, una canottiera, e le air force bianche. Presi la borsa e la giacca di pelle, sapendo che aveva la moto, e scesi.
Ed eccolo lí, il ragazzo a cui tengo di piú al mondo, con il quale faccio le stronzate piú assurde, che non mi sognerei mai di fare con le mie amiche; il ragazzo con il quale parlo di tutto, anche se ci conosciamo da poco piú di quattro mesi; il ragazzo che anche quando mi abbraccia o mi bacia sulla guancia, a tradimento, mi fa sentire sempre a mio agio. Da quella notte, non é cambiato niente. Onestamente sono felice, perché il nostro rapporto, mi piace cosí com'é.
E sorrido, mentre mi avvicino alla moto, per salutarlo. Mi metto il casco, e una volta seduta sul sedile, lo avvolgo con le mie braccia.

Durante tutto il viaggio, tengo gli occhi chiusi, beandomi della sensazione che mi dá, sentire il vento sulla mia pelle. E sono in questi momenti che la mia mente vaga per un viaggio tutto suo, riportandomi alla mente, il primo incontro che ho avuto con Leo.

 

Flashback

 

Stavo affrontando un ragazzo ubriaco, da sola, in tarda serata, che continuava a provarci con me. Dopo una buona mezz'ora che provavo a parlarci razzionalmente, mi stancai, e gli diedi un pugno sullo zigomo destro, facendolo cadere. Ero in piedi, davanti a lui, che aspettavo che si rialzasse. Un minuto, due, ma il ragazzo continuava a rimanere a terra. Iniziai a preoccuparmi, cosí mi avvicinai, cercando un qualche documento, per sapere almeno il suo nome e dove abitava. Trovai la carta d'identitá, e vidi che non era troppo lontano, da dove ci trovavamo. Cercai anche le chiavi di casa, e cercai di fargli riprendere un po' i sensi. Lo vidi aprire gli occhi lentamente, e facendo attenzione, lo aiutai ad alzarsi.
Arrivati a casa sua, lo feci standere sul divano, dove si addormentó.

Apro gli occhi, guardandomi in giro, non riuscendo a riconoscere il posto in cui mi trovo. Ho la testa su qualcosa di morbido, ma perchè si sta muovendo? Si muove?!
Mi alzo di scatto, trovandomi sdraiata sul ragazzo di ieri, su un divano. Mi metto seduta, cercando di capire come sono finita qua.
Ho capito: dopo aver steso il ragazzo sul divano, dove si é addormentato, mi sono seduta vicina a lui, cosí, se avesse avuto bisogno, sarei stata lí. Poi, mi saró addormentata.
Sento come un lamento, che mi riporta alla realtá. Il ragazzo si é svegliato, e adesso mi sta guardando. Probabilmente stará cercando di ricordare chi sono, e perché sono a casa sua..
X: Chi sei?
A: Mi chiamo Alex
X: Ci conosciamo?
A: No
X: E cosa ci fai a casa mia?
A: Ieri devi aver bevuto troppo, se non ti ricordi del pugno..
X: Che pugno? Comunque, io sono Leo
A: Il pugno che ti ho dato. Ieri notte, hai iniziato a seguirmi, provandoci, solo che dopo un po' che cercavo di farti ragionare, ti ho tirato un pugno.
L: E perché sei a casa mia?
A: Eri talmente ubriaco, che sei caduto a terra, e dopo una manciata di minuti, che non ti rialzavi, mi sono iniziata a preoccupare. Ho cercato i tuoi documenti, e dopo aver scoperto la via, ti ho portato a casa.
L: Mi dispiace per ieri, e grazie.
Ero felice, di aver aiutato questo ragazzo, infatti mi ritrovai a sorridere, sotto il suo sguardo interrogativo.
L: Ti va di andare a fare una passeggiata?
A: Certo

 

Quando la moto si ferma, riapro gli occhi. Scendo, e rimango ferma a guardare ció che ho davanti. Siamo in un giardino. Lo stesso giardino, in cui mi ha portata la prima volta che siamo usciti.
L: A che pensi?
A: Non capisco perché tu debba sempre fare il misterioso, invece che dirmi direttamente dove mi porti.
Giá, questa non é la prima volta, che mi "sequestra". Ogni volta che sono a casa da sola, Leo si presenta sotto casa mia, pronto a portarmi da qualche parte.
Torno alla realtá, quando sento un rumore non ben definito. Sbatto qualche volta le palprbre, per riprendermi, e noto che Leo é molto piú avanti di me. Faccio una piccola corsetta, per raggiungerlo, e quando gli sono abbastanza vicina, gli salto sulla schiena. Lui prontamente, mi afferra le caviglie, facendomi legare le gambe alla sua vita, per non farmi cadere.
Dopo aver fatto un po' i coglioni, come sempre, stendiamo la coperta, che non avevo minimamente notato, sotto un bellissimo albero secolare. Leo, seduto con la schiena appoggiata al tronco dell'albero, e io in mezzo alle sue gambe,con le sue braccia che avvolgono le mie spalle. Stiamo in silenzio, mentre gioco con una sua mano.
Dopo quello che sembra un secolo, decido di parlare - Come hai fatto?
Sento la testa di Leo, che prima era appoggiata alla mia spalla, sollevarsi lentamente.
L: A fare cosa?
A: A trasformarmi. Prima, anche se sentivo che mi mancava qualcosa, riuscivo a sorridere lo stesso. Adesso invece, come i questo momento, mi sento completa.
Un bacio, Leo mi ha lasciato un bacio sulla guancia.
A: Perché lo hai fatto? Perché ti ho permesso di farlo?
Un altro bacio. Questa volta vicino all'angolo della bocca.
A: Ho paura.
Una lacrima stava scendendo lungo il mio viso, ma le labbra di Leo, interruppero il suo percorso. Le stesse labbra, che subito dopo si appoggiarono alle mie.
Due secondi. Due secondi, per creare un grandissimo casino nella mia testa. Due secondi, per abbattere un muro, che avevo costruito per proteggermi, per non soffrire piú.
Sentii quel dolce contatto sparire, e istintivamente riaprii gli occhi. Lo feci lentamente, perché avevo paura che, riaprendoli, mi sarei scontrata con la dura realtá, e che quella bellissima sensazione, fosse tutto frutto della mia immaginazione.
Quando li aprii del tutto, vidi il mio riflesso nei suoi occhi scuri, e le sue labbra a pochi millimetri dalle mie. Tornai a guardarlo negli occhi.
A: Stronzo.
Lo vidi sorridere, quasi nello stesso momento in cui la mia mano, di sua spontanea volontá, si infiló tra i suoi capelli, eliminando quella microscopica distanza, che c'era fra noi.
Non so cosa provo in questo momento, ma mi piace, mi fa stare bene. Mi sento bene, come mai prima d'ora. Mi ha baciata, e questa volta é sobrio, ma ho comunque paura di soffrire.. Se ti fa stare bene, lasciati andare, per una volta! Ecco la solita vocina, che mi dá le dritte giuste. Ha ragione, per una volta dovrei lasciarmi andare, senza aver paura delle conseguenze.

  
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