Rieccomi
qui! ^__^
Provo
un po’ a scrollarmi di dosso questo periodo un po’ così così lasciandomi andare
ad una fanfic comica! Stavolta voglio divertirmi e farvi divertire, e magari
anche ballare un po’, perché voglio regalarvi un bel po’ di vivacità ed
energia, vedrete!
L’ispirazione
mi è venuta dalla canzone con cui la Grecia ha partecipato all’Eurovision Song
Contest di quest’anno (se non sapete cosa sia correte ad informarvi, è davvero
una bella manifestazione!), e se l’avete ascoltata anche voi saprete che si
tratta del titolo di questa storia: a me è piaciuta un sacco, e non ho
resistito, dovevo usarla in una storia!
E così eccoci qui ^__°
Mi
raccomando, inserirò il link della canzone nella storia, usatela come colonna
sonora! Buona lettura e buon divertimento!
PS:
GERMANIA X ITALIA ORA E SEMPRE!
Era
una sera d’inverno, fredda, nuvolosa, noiosa e faticosa. Se non pioveva a
dirotto a completare il quadro in risposta al classico “potrebbe andare peggio”
era solo perché aveva già piovuto l’intero pomeriggio, che Russia aveva passato
tappato nel suo ufficio.
E
il suo sgobbare era ben lungi dal finire purtroppo! Sconsolato, guardò l’insolitamente
alta pila di cartelle di lavoro da sbrigare: che fosse stato più cattivo del
solito e volessero punirlo?
Forse
qualcuno era venuto a sapere che aveva usato Estonia come tappetino per gli
addominali? Se anche era così, avrebbero potuto rimandare un po’…
Non
era certo un bel modo di passare il proprio compleanno.
“Sigh…
Proprio stasera…”
Non
che avesse poi chissà che programmi… Ma avrebbe gradito avere un po’ di
compagnia almeno, invece persino quei tre noiosoni dei baltici si erano
dileguati, e lui era rimasto a tu per tu col rumore della sua penna su quegli
infiniti fogli. Si era pure ripromesso che almeno per quel giorno sarebbe stato
più gentile, niente facce terrorizzanti o stretching non richiesti, in modo da
avere qualcuno, anche uno solo, con cui brindare insieme, ma pareva che tutti
fossero fuori dalla circolazione per quel giorno.
Sospirò:
“Dai, cerchiamo almeno di finire in fretta, così posso tornare a casa dalle
mie…”
SBAM!
“?!”
“Biel!”
“Scusami,
Ucraina, lo so che si dovrebbe bussare prima di sfondare una porta.” –fece
ammenda la sorella minore.
“Non si dovrebbe affatto sfondare una porta a qualcuno!” –la bacchettò la
maggiore.
Russia
guardò la porta del proprio studio, appena assassinata, immobile sul pavimento;
quante ne aveva viste sacrificarsi inutilmente per frenare la sua temibile
sorellina… Si disse però di dover essere contento in fin dei conti, non avrebbe
dato qualsiasi cosa pur di avere un pochino di compagnia fino a un attimo fa?
“Russia,
abbiamo un piccolo problema.”
All’inespressività
di Bielorussia fece seguito l’esagerata drammaticità di Ucraina: “Uaaah,
Russia! Aiutami! Sigh!”
“Che
è successo?”
“Il
mio trattore! L’ho messo in sosta vietata e me lo hanno rimosso! Uaaah! Non me
n’ero accorta, mi dispiace!”
“Perché
ti scusi con me? Il trattore era tuo, mica mio…”
Ucraina
si asciugò una lacrimuccia: “Me lo hanno portato via! Hanno lasciato
l’indirizzo dove devo andare a prenderlo, puoi darmici un passaggio? Rivoglio
il mio amicone a quattro ruote!”
“Lo
hanno messo in un deposito tipo? Ma a quest’ora non ci sarà nessuno; e poi,
mica ti serve il trattore in questo periodo, siamo in inverno! Perché tanta
fretta?”
E
poi, che bisogno c’era venisse anche lui innanzitutto?
Ma Ucraina alzò il volume: “UAAAAAH! IL MIO POVERO TRATTORE! UAAAH! Tutta colpa
mia e della mia sbadataggine! Uaaah!”
“Andiamo,
fratellone, lo sai com’è fatta Ucraina: ci è affezionata.”
Russia
roteò gli occhi: altro che compagnia, solo nuove grane oltre a quelle che già
affollavano la sua scrivania! Di quel passo sarebbe dovuto restare lì tutta la
notte per finire, e addio compleanno, che già non era un granché così!
“Senti
Ucraina, come ti ho già detto, possiamo andarlo a riprendere con tutta calma
domattina.”
“Ueeeh!
Ma io voglio riprenderlo stasera!”
“Sigh!
Piuttosto, visto che siete qui, perché non mi date una mano a sbrigare queste
carte? Così possiamo tornare a casa e goderci quel che resta di questa
giornata.”
“Oh,
sarebbe un buon programma, fratellone, però… Dai, Ucraina, diglielo.”
“Dirmi
cosa?” –fece Russia, che tornando con la testa su un nuovo foglio dava a
intendere che la discussione fosse per lui ormai chiusa.
“Sniff…
Ehm… Ecco… Dentro il trattore c’era ancora la bottiglia di vodka alta qualità
extra-lusso che ti avevo comprato come regalo di compleanno.”
“………”
Ben
fatto, disse l’eloquente sguardo di Biel alla sorella.
“DOBBIAMO
SUBITO ANDARE A SALVARE QUEL POVERO TRATTORE INNOCENTE!”
E
con spirito indomito prese tutte le cartelle di documenti ancora rimaste e le
affidò alle amorevoli cure del tritacarte.
“Voi
avviatevi, prendo le chiavi dell’auto e vi raggiungo subito!”
“Certo!
Grazie, Russia!”
Ivan
partì sgommando e guidò col piede a tavoletta, desideroso di mettere quanta più
distanza possibile tra sé e quei documenti (probabilmente importanti…) che
aveva fatto a brandelli, e anche meno distanza possibile tra sé e quella
bottiglia di vodka indifesa: se per caso qualcuno l’avesse trovata e bevuta?
Non voleva nemmeno pensarci!
Seguendo
le indicazioni delle sorelle, arrivò ad un capannone appena fuori del centro
abitato, dove il trattore sequestrato avrebbe dovuto trovarsi. Il fatto che
tutte le luci fossero spente non lo rallentò di certo.
“Su, andiamo.”
“Fratellone, perché ti sei portato dietro il tubo d’acciaio?”
“Perché
potrebbe essere pericoloso.”
“Per chi?”
“Per l’eventuale qualcuno che farà storie a restituirci quella vo… cioè, il
trattore di Ucraina, ecco!”
Katyusha batté le mani: “Russia è così altruista e coraggioso!”
Russia
avanzò circospetto e tubo alla mano, seguito a ruota dalle sorelle; arrivato
alla porta del capannone provò a bussare, senza ottenere risposta. Provò allora
a stringere la maniglia, la quale girò invece con facilità.
“Io
vado dentro per primo, voi fate attenzione!”
Si sentì stringere da dietro in un abbraccio: “Fratellone, tutta questa
tensione mi sta eccitando…”
Russia,
terrorizzato all’inverosimile dall’avere una Biel eccitata dietro le spalle e
per niente dal buio davanti a sé, aprì di scatto la porta e si lanciò in
avanti, già col tubo alzato in aria.
“Qualcuna
di voi due può accendere la…”
Prima
di finire la frase udì un leggero “click”, e, un istante dopo un forte…
“SORPRESA!”
“?!?!?!”
Le
sorelle gli cinsero ciascuna un braccio: “Buon compleanno Russia!”
“AUGURI!” –fecero forte le tante nazioni che riempivano quel capannone.
Ovviamente
del trattore di Ucraina nessuna traccia: lo spazio era invece occupato da
sedie, divani, palloncini, coriandoli sparsi per terra, e su entrambi i lati,
paralleli alle pareti, un susseguirsi di tavoli, su cui torreggiavano e
scintillavano, dietro i suoi amici che applaudivano e fischiavano, bicchieri e
bicchierini impilati, e bottiglie e boccali, botticelle e barilotti, tutti
schierati in suo onore. Subito dietro tavoli e persone, poteva vedere anche un
piccolo palco, sormontato da riflettori, con casse e microfoni in posizione.
“Una…
Una festa… per me?” –la sua aria imbambolata suscitò più di un sorriso.
“E
per chi sennò?” –si fece notare Cina.
“Guardatelo,
com’è tenero!” –scherzò Ungheria.
“Ecco
dove eravate spariti voi tre!”
“Buon
compleanno!” –fecero i tre baltici per poi soffiare nelle loro trombette.
Ucraina
abbracciò il fratellino: “Scusa tutti quei documenti che ti abbiamo fatto
trovare sulla scrivania proprio oggi.”
“Era
solo uno stratagemma per tenerti impegnato e consentirci di organizzare la tua
festa a sorpresa.” –continuò Biel- “A proposito, tranquillo per i documenti che
hai distrutto: la maggior parte erano falsi ordini d’acquisto per articoli
d’ufficio.”
“Mi sembrava strano avessimo bisogno di dodicimila temperamatite: io uso solo
penne quando lavoro!”
Che
sciocco che era, non aveva sospettato nemmeno dell’insistenza di Ucraina nel
voler farsi accompagnare da lui: era bastata una bottiglia di vodka smarrita a
fargli perdere la testa, che figura.
Russia
strinse a sé le due sorelle in segno di ringraziamento: “Siete magnifiche! E
anche voi ovviamente! È una così bella sorpresa che potrei farmi uscire il cuore
dal petto!”
“Non
farlo ti prego!” –lo scongiurò più di una voce!
“Che
devo dire, grazie a tutti! Pensavo davvero che avrei trascorso il mio
compleanno senza festeggiamenti.”
America
capitombolò nello spazio tra gli invitati e il festeggiato: “Solo perché sei un
sociopatico potenzialmente pericoloso non vuol dire non hai diritto anche tu a
spassartela al tuo compleanno! Eh eh eh, dovresti avere più fede nei tuoi
amiconi quali il sottoscritto!”
“Ma
chiudi il becco!” -lo calciò nel sedere Inghilterra- “Hanno pensato a tutto
Ucraina e Bielorussia!”
“Ovunque
c’è un compleanno che rischia di non essere festeggiato (consentendo così a noialtri
di fare baldoria alla grande), Super America accorrerà!” –seguì ovviamente un
secondo calcione.
“Come
vedi, Russia” –spiegava intanto Ucraina- “Il mio trattore è al sicuro, e quanto
alla vodka che ti ho promesso sappi che ce n’è molta più che una sola bottiglia!”
“E
non solo quella!” –esclamò Bielorussia- “Ognuno qui ti ha portato un ricordino
alcolico delle proprie parti: sarà come fare un tour mondiale della trincata.”
Spagna
e Francia afferrarono delle corde che pendevano dal soffitto ed ecco srotolarsi
lì in alto uno striscione dove campeggiava a lettere cubitali il motto della
serata: “ALCOHOL IS FREE!”
“Sniff…
Ora mi sto commuovendo!”
Che
tenero davvero!
America,
malgrado il sedere dolorante ancora prima dell’inizio della festa tornò a
gridare e sbracciarsi: “In altre parole amico mio stasera sbroccheremo di
brutto! Sarà una festa da sballo! Vieni qui, vecchio mio!”
America
si lanciò su di lui in un abbraccio volante. Russia naturalmente si scansò…
BOING!
“?!”
– Non era quello il rumore che dovrebbe fare un America che si schianta contro
un muro!
Si
girò e vide che era finito su Ucraina…
“…
Eh eh eh! Meno male che c’erano questi airbag!”
“KYAH!”
–strillò la pudica Ucraina, che lo scagliò via facendogli fare il “CRASH!”
che si meritava! E mano male che non era atterrato su Bielorussia…
“…
Ehm, si… Da questa parte, fratellone…” –lo tirò via Natalia da quella scena di
quotidiana idiozia americana- “Cominceremo con un giro guidato alla scoperta delle
bevande alcoliche del mondo. Ah, e come mio regalo addizionale, stasera non ti
chiederò di sposarmi.”
“Molto apprezzato!”
Lo fissò seducente: “A meno che non sia tu a chiedermelo…”
“P-p-passo!”
Bielorussia
lo trascinò così vicino il primo tavolo, dove li attendeva a braccia aperte
Polonia.
“Russia,
tanti auguri! Naturalmente tipo i miei auguri valgono il doppio di quelli degli
altri! Umpf! La vodka che scorrerà a fiumi stasera l’ho portata io! E c’è vodka
di tutti i tipi! Tipo, vodka classica, vodka alla fragola, vodka al melone,
vodka alla menta, vodka al mirtillo e persino vodka alla vodka!”
“Yum!
La mia preferita!”
Il
giro proseguì verso il settore mediterraneo.
“Ve! Tanti auguri signor Russia! Io e mio fratello le abbiamo portato un po’
dei nostri vini migliori!” –fece Feli mostrando ai suoi occhi interessatissimi
una bottiglia dai riflessi scarlatti, di cui già pregustava il sapore!
“Chianti
ovviamente! Quello originale made in Italy!”
“Che bel regalo!”
Una
spallata spazzò via improvvisamente il piccoletto davanti a sé, ed eccone
subito un altro coi capelli un po’ più scuri!
“Tsk!” –fece Romano gonfiando il petto orgoglioso- “Non gli dia retta, si fa un
gran parlare di Chianti, ma abbiamo anche altro! Io le ho portato del vino di
Gragnano! Dico, Gragnano!” –e baciò la bottiglia.
“Oh!”
–esclamò Russia vedendo tanto rispetto portato a un vino- “Devi andare
particolarmente orgoglioso di questa tua specialità!”
“Eccome!” –fece Romano sull’orlo dell’estasi- “Questo da in testa! Questo vino
è talmente buono che le pesche di sbucciano da sole per gettarcisi dentro!”
Russia
perse un gocciolone- “… Non ho capito molto bene, ma se piace alle pesche non
vedo perché non dovrebbe piacere a me!”
Poi
fu Romano a perderne uno quando arrivò Spagna: “Eccome se le piacerà! È ottimo
per la sangria! Quella di stasera l’ho preparata io!”
“Prepara
la sangria coi vini tuoi, bastardo!”
“Ma
coi tuoi viene così bene, Romanito!”
“Grazie, ma bastardo lo stesso!”
Poi
venne il turno di Francia.
“Uh uh uh! Bon anniversaire, Russia! Naturalmente nemmeno noi d’oltralpe
scherziamo in fatto di vigne! Io ho portato lo champagne, non c’è festeggiato
senza una bella bottiglia da stappare! Tra quelle che ho portato stasera ce n’è
una speciale, è l’ultima rimastami del 1812, l’anno in cui Napoleone e io siamo
venuti a invaderti! Ricordi?”
“Ah,
si!” –sorrise Russia, con l’aura maligna che incrementava man mano che parlava-
“Come potrei dimenticarmi di quando ti ho visto strisciare miseramente nella
neve e farti a pezzi lì dove ti trovavi sofferente come una bestia per il
freddo e il gelo? Kolkolkol! Che bei ricordi!”
“Per
me un po’ meno…”
Il
giro si spostò quindi oltremanica.
“Scotch
whisky!” –gli servì un bicchiere Inghilterra- “Servito con ghiaccio in un bel
bicchiere cilindrico ti darà quell’aria distinta e di classe da vero inglese
che piace a tutte le donne! Assaggia!”
“Oh, era ora!” –ringraziò Russia inaugurando la prima sorsata della serata.
“Modestamente, forse le mie abilità culinarie non sono esattamente apprezzabili
dai palati banali…”
“Fai schifo!” –lo sfotté Prussia da lontano.
“Ma
sul whisky modestamente… Si, posso andarne fiero.”
Due colpi di tosse alle sue spalle.
“Fratellino…
“Non
ora…” –sibilò tra i denti continuando a sorridere.
“Però…”
“Non ora Scozia!” –sibilò di nuovo nervosamente.
“Tu
mi lasci la Royce per il prossimo mese e io non dico a nessuno che il whisky
l’ho inventato io!” –gli sussurrò il fratello maggiore.
“Grrrrr! Andata…”
“Umpf!”
“Tutto
bene? Inghilterra? Hai le vene del collo un po’ gonfie…” –chiese Russia
leccandosi i baffi.
“Sto…
benissimo…” –ghignò lui, vuotando in un sorso un altro bicchiere con tutti i
cubetti di ghiaccio per calmarsi!
Quindi
dall’altra parte dell’oceano, dove c’era un vecchio amico che tanto lo stimava
e che non vedeva l’ora di onorarlo col meglio della sua cantina!
“Señor
Russia!” –lo abbracciò Cuba- “Venga, venga, le ho portato il rum!”
“Arrrr!”
–fece l’inopportunissimo America- “E dov’è la mia Perla Nera? Eh eh eh!”
Cuba
gli frantumò lo stinco con un calcio.
“Questo
è il rum più rude e ardente dei migliori bar de L’Avana… Si figuri quello delle
peggiori bettole, che ovviamente le ho portato qui stasera! Potrebbe toglierci
il calcare dai tubi per quanto è forte!”
“Ah, tu si che mi vuoi bene, Cuba!”
Attraversato
l’oceano pacifico, Ivan arrivò così in Asia, dove Giappone lo accolse con un
inchino e un candida tazzina di porcellana.
“Questo
è il saké. È fatto col riso, e si serve molto caldo. È ancora più buono se
mangiato coi dango.”
Prese
una bottiglietta e con gesti misurati e quasi incantati, un po’ come faceva
nelle sue cerimonie del tè, fece scivolare un po’ di liquido trasparente e
fumante nella tazzina, porgendola poi al festeggiato.
“Sarei
onorato se lo assaggiasse e mi desse un suo umile parere. Faccia attenzione,
può scottare.”
“……”
Guardando
la tazzina così piccina, Russia pensò sarebbe stato difficile dargli il parere
che gli chiedeva… Quindi afferrò la bottiglia e se la vuotò tutta!
“M-ma-ma…”
America si avvicinò: “Ma quanto gliene avevi dato, un ditale? Non è da te
essere così corto di maniche, Giappone.”
“Guarda
che è in quei bicchierini che va servito! È forte!”
“Aaaah!
Si, è forte e anche molto buono!”
“E-e-ed era anche bollente…” –fece a bocca aperta il povero Kiku, cercando di
capire come avesse fatto a berselo tutto senza fare una piega! Forse essendo un
paese freddo aveva una specie di ghiacciaia interna?
L’ultima
parte del tour prevedeva il ritorno in Europa, dove Prussia era rimasto tutto
sovraeccitato in attesa che venisse il turno del magnifico (il meglio sempre
per ultimo naturalmente)!
“Ah
ah ah! Birra! L’oro degli dei! Si tengano pure il succo d’uva i fighetti del
mediterraneo!”
“EEEEEHI!”
–protestarono Feliciano, Romano, Spagna e Francia!
“Noi
anglosassoni sappiamo che è la birra la vera protagonista di una festa! Non c’è
trincata in compagnia senza!”
“Per
non parlare della grande varietà di scelta.” –fece Germania- “Ce ne sono un
sacco di tipologie differenti.”
“Ma
la migliore resterà sempre una buona weiss!” –esclamò Gilbert innalzando al
cielo un lungo bicchiere dalla caratteristica forma curva pieno di birra di
frumento.
“Tsk,
col cavolo…”
“C-chi osa?!”
Germania
si scansò e Repubblica Ceca, stringendo il manico del proprio boccale, lo
guardò con aria di sfida: “Certo che ne dici di cavolate. La birra migliore è
la pilsner, delicata e con tutto il gusto del luppolo, non come la tua
brodaglia fangosa.”
“Prova
a ripeterlo, scema! La tua sembra acqua, la mia invece si che ha gusto! Tieni,
Russia, prendi un sorso di genuina weiss tedesca, sentirai quanto è buona e
cremosa!”
Ivan
cercò di poggiare le labbra al bordo del bicchiere, ma Ceca gli afferrò la
testa e lo spostò verso il suo bicchiere: “Non starlo a sentire! La vera birra
è questa, cristallina come le acque della Boemia con cui è prodotta! Assaggia!”
Ancora
una volta le speranze delle sue labbra furono disattese dallo strattone di
Prussia: “Fai attenzione, quella lì cerca di avvelenarti! Quella birra è
sciatta e acidula quanto lei!”
“E la tua è pesante e dolciastra, valla a dare a chi è senza papille
gustative!”
“La
migliore birra è la weiss!”
“La
birra migliore è la pilsner!”
Russia
ne approfittò per allontanarsi prima che uno di quei due decidesse di fargli
tracannare a forza la propria beniamina per dimostrargli che era la migliore!
“Weiss!”
“Pilsner!”
“Weiss!”
“Pilsner!”
“La
birra migliore…”
Prussia e Ceca si voltarono verso Germania. Ludwig aveva cercato di trattenersi
in tutti i modi, ma se si parlava di birra, al diavolo il suo contegno, doveva
dire la sua.
“……
è la bock!”
“……”
Prussia e Ceca gli saltarono addosso per prenderlo a cazzotti (che Germania
ricambiò generosamente…).
“La birra migliore è la trappista!” –fece Belgio lanciandosi nella mischia!
“Ah
ah ah! E la festa non è nemmeno iniziata!” –si sbellicò America.
“Irlanda,
tu non vai?” –chiese Inghilterra.
“……”
Il
rosso guardò la propria pinta di stout, la birra nera tipica delle sue parti.
Poi guardò la rissa. Poi la pinta. Poi se la bevve.
“Molto
saggio.” –annuì il fratello.
Russia,
ora che era al sicuro, applaudiva ed incitava: tanta compagnia, tantissimo da
bere e un po’ di sana violenza, che bel compleanno!
“Allora, ti è piaciuta la sorpresa?” –chiese Ucraina.
“È
fantastica! Vorrei dire grazie a tutti voi che siete venuti qui a farmi gli
auguri e sbronzarvi insieme a me! Grazie di cuore!”
“Figurati!”
“Possiamo
dare il via allora?”
“Festa!
Festa! Festa!” –stava già saltellando America.
“E
quel palco?” –fece Ivan.
Anche
Germania (con qualche livido) e gli altri si voltarono: “In effetti ce lo
eravamo dimenticato.”
“Non è festa senza un po’ di musica, no?” –fece Biel- “Ti abbiamo procurato
anche dell’intrattenimento, per dare un po’ la scossa sai.”
Gli
occhi di Russia luccicarono: “Il corpo di balletto del Bol'šoj?”
“No, avevano da fare.”
<< A Russia
piace il balletto?!? >>
“Quando ha saputo della festa, Grecia ha detto di
volersene occupare lui.” –spiegò Ucraina.
“GRECIA?!?!?” –riecheggiò nel capannone!
Un attimo dopo, da dietro le tende nere del palco,
Grecia in persona avanzò a passo lento e dondolante verso il microfono con una
strana chitarrina in mano: un bouzouki, un mandolino tradizionale della musica
ellenica.
Inutile a dirsi, i goccioloni non si contavano…
“Grecia… che fa l’intrattenitore?” –fece Spagna.
“Ve, ma lui è così tranquillo…” –fece Feliciano.
“Puoi anche dire una barba…” –fu meno diplomatico Romano.
“Sembra possa cadere addormentato da un momento
all’altro…” –si preoccupò Lituania.
Quando il mormorio ebbe fine, Grecia, come non avesse
sentito nulla dei loro discorsi, iniziò a strimpellare. Una strimpellata lenta,
che rimandava con la mente al suo mare azzurro, alle sue candide case e al
profumo dei suoi olivi, ma che di certo non sembrava adatta a una festa da cui
si poteva non uscirne vivi. Senza contare la sua voce un po’ trascinata…
MUSICA!
>>> http://www.youtube.com/watch?v=FPvX5GXF8z4
Mas vrike i trikymia mesa stin Egnatia
Mpoforia mas travane sta anoichta
Polonia si sentì
cascare le braccia: “Ma, tipo, fa sul serio?”
“Cos’è sta ammazzando un gatto?” –sfotté Prussia.
“Essendo Grecia, ne dubito.” –scrollò le spalle il fratello.
Sa lathos na'nai i rota, poios paizei me ta fota?
Ki i plori mas travaei yia Grevena
“……”
Cina alzò la mano.
“Non sarebbe
meglio qualcosa di un tantino più… veloce?”
“……”
Grecia sgranò gli
occhi, nei quali si videro due lampi!
“?!?!?”
Dal
silenzio, ecco da dietro le quinte piombare sul palco dei giovanotti armati di
tromba, batteria, chitarra acustica e fisarmonica! Nonché un signore distinto
con dei bei baffetti bianchi che prese il bouzouki di Grecia in cambio di una
chitarra elettrica.
Tutti:
“O__O”
Grecia:
“E ANDIAMO!”
E
in quel momento, Russia stappò lo champagne!
Se mia thalassa whiskey
Navagoi kai poios mas vriskei
Kai zalizetai treklizei, ol'i gi
E
a quel punto, come si suol dire… non si capì più niente!
Sciolte
le briglie grazie alle note dell’inaspettatamente trascinante esibizione di
Grecia, il compleanno di Russia entrò nel vivo, col festeggiato tanto al colmo
della gioia da spruzzare il pregiatissimo champagne di Francia sulle persone
intorno a sé, prima di vuotare quanto rimasto!
Me kefali sourotiri
Kai t'amaxi trehantiri
Poios tou evale pidalio kai pani?
Con
le mani cariche di bottiglie di bevande da ogni parte del mondo, il felicissimo
Ivan roteava e roteava su sé stesso su un piede solo, danzando al ritmo della
fisarmonica e delle chitarre.
Alcohol, alcohol, alcohol is free!
Alcohol, alcohol, alcohol is free!
Gridava Grecia.
Alcohol, alcohol, alcohol is free!
Alcohol is free, alcohol is free!
Alcol! Croce e
delizia dell’umanità! Distruttore di sensi e di fegati e portatore di gioia e
sincerità! E ce n’era tantissimo! Tantissimo!
Kyma kai lyssomanaei
Ki i gorgona na rotaei
Ma o Alekos ta'hei piei, kali kyra
Con la testa che
gli girava, Ivan trottolò addosso ai tre baltici abbattendoli come birilli e,
già che c’era, infilò una bottiglia nella bocca di Estonia, incitandolo con una
sonora pacca a sgargarozzare quanto più poteva! Consiglio che avrebbe seguito
lui per primo, e non solo lui!
Mesopelaga fanari
Re mas pirane hampari
Poios to pige to spitaki mou makrya, makrya
Nessuno
poteva restare fermo in quel vortice di musica e sorsi.
Francia
aveva sfidato Inghilterra a una gara di bevute di whisky al solo scopo di
spassarsela nel vederlo sbroccare (e magari approfittarne per un bacio o una
palpatina, o quel che capitava…)!
Prussia
e Ceca avevano legato Germania e lo costringevano a fare da giudice della loro
contesa versandogli tutti i tanti tipi di birra diversi lì riuniti direttamente
con un imbuto!
Cuba
e Canada, partito dopo il primo mezzo sorso di sangria, ballavano il can can
abbracciati!
Mas vrike i trikymia mesa stin Egnatia
Mpoforia mas travane st'anoichta
Sa lathos na'nai i rota, poios paizei me ta fota?
Ki i plori mas travaei yia Grevena
Grecia approfittò
della parte strumentale, magistralmente eseguita dal vecchio del gruppo, per
recuperare la bottiglia di ouzo, il distillato d’anice greco che aveva nascosto
dietro la cassa, e berne il più possibile prima che la sua voce fosse richiesta
nel canto. Emise un soddisfatto sospiro e lanciò la bottiglia, che Russia
agguantò al volo meglio di un cane da riporto!
De mas 'ftaigan ta whiskakia
Mpompa itan ta pagakia
Kai to skafos ehei rodes, telika
America invitò a
ballare Giappone, il quale fu sballottato di qua e di là e alla fine si
schiantò su uno dei divani, dove qualcuno gli mise in mano la terza bottiglia
di birra della serata, che mandò giù senza pensarci.
Irlanda e Scozia
diedero vita a una rissa tra ubriachi di prim’ordine per poi sedersi a bere
ancora, scherzando e ridendo, per poi rialzarsi e riazzuffarsi di nuovo.
Veneziano era
rimasto in mutante e Romano lo ricorreva per impedire se le togliesse, ed era
rincorso da Spagna che, offrendogli insistentemente altro Gragnano, sperava
facesse anche lui come il fratello.
Alcotest kai trohonomos
Den einai yia mas tromos
Katifora mes ti thalassa, archina
Gli effetti si
fecero sentire sempre di più, e lo sbroccare e l’esagerare la fecero da padroni
da lì in poi!
Prussia si ritrovò
chissà come a pomiciare in un angolo contemporaneamente con Ceca e con
Ungheria.
Lettonia, ebbro di
tequila, tentò di strangolare Russia e vendicarsi di anni di vessazioni, ma
questi pensò volesse ballare con lui e i due diedero vita ad un buffo valzer
condito dalle imprecazioni mortifere del baltico.
Cina si era messo
a ballare il kung-fu sotto il palco, con Giappone che, con un asciugamano
arrotolato intorno la testa, gli gridava di denudarsi.
Alcohol, alcohol, alcohol is free!
Alcohol, alcohol, alcohol is free!
Alcol! Creatore di
coppie di una notte o di tutta una vita, il più deprimente degli esaltanti e il
più esaltante dei deprimenti! Forse nulla senza il condimento essenziale di
tanti amici intorno!
Alcohol, alcohol, alcohol is free!
Alcohol is free, alcohol is free!
“ALCOOOOOOOOL!”
–gridò Russia che abbracciava gente a caso fino a strangolarla. E in tutto ciò
continuava a ridere, saltare, e girare, girare, girare.
La festa era un
vortice pazzo che per un po’ avrebbe scacciato problemi e mestizia, e in quel
vortice avrebbe ballato e girato fin quando sarebbe durato!
Alcohol is free, alcohol is free!
Le
prime luci del mattino fecero irruzione dai finestroni, rischiarando il
capannone. Erano semiaperti, e un filo d’aria puliva l’ambiente viziato e
saturo dei vapori inebrianti dell’etanolo, il quale aromatizzava il fiato dei
dormienti.
Il
primo a svegliarsi fu ovviamente il resistentissimo Russia.
Resistentissimo
si, ma non abbastanza da risparmiarsi i postumi. Pensava ne fosse valsa la
pena, ma, cavolo, se faceva male!
Si
alzò appena sulle braccia e gli sembrò di stare a testa in giù.
Sbatté
un po’ gli occhi pesti: a breve ce ne sarebbero stati di mal di testa ambulanti
lì dentro.
Sorrise.
Alla fine si erano scatenati al punto da crollare tutti lì. Era stata una festa
ben riuscita, l’unica vittima di cui ci si poteva lamentare era il batterista
del complesso di Grecia: Seychelle, ciucca come tutti, lo aveva impacchettato
col nastro adesivo e se lo era portato via a metà nottata. Chissà che fine
aveva fatto…
Sbadigliò.
Il
vecchietto coi bei baffi bianchi si stiracchiò e lo salutò alzandosi il
cappello con cui aveva dormito. Russia lo ricambiò con educazione e quello si
diede subito da fare per rassettare le apparecchiature del gruppo.
Bel
tipo, pensò Ivan.
Prussia,
dietro un divano iniziava a sua volta a dare segni di vita.
<<
Porca miseria, ho la testa gonfia come un
pallone e una gran voglia di vomitare… Ci siamo veramente scatenati.
>>
Mentre
i sensi pian piano gli si snebbiavano, iniziò ad avvertire delle presenze
intorno a sé.
<<
Eh eh eh! Vuoi scommettere che ora apro
gli occhi e scopro che ieri sera ci ho dato dentro con una delle ragazze e ora
me la ritroverò tutta imbarazzata che cerca di negare sia successo alcunché?
>>
Un
risveglio tipico, pensò.
<<
Grande, apriamo gli occhi e vediamo un
po’ con chi sono stato fortunato! Ceca? O magari Ungheria? Eh eh eh, alla
faccia di Austria! >>
Si
alzò lentamente e si guardò: nessuno in vista, ed vestito da capo a piedi.
“Ma…”
Si
voltò e vide Ungheria risistemarsi i capelli devastati, e accanto a lei Ceca
che si tirava giù il maglione!
“Que-questo
non è mai successo, d’accordo?” –balbettò Ungheria.
“Mai
e poi mai!” –arrossì Ceca nascondendo il proprio reggiseno dietro le spalle.
Prussia,
in lacrime, sbatté la testa contro il muro e tornò a dormire.
Bielorussia
e Ucraina avevano dormito l’una contro le spalle dell’altra ai piedi di quello
stesso divano, dove stava russando frattanto America, con le chiappe scoperte e
dipinte col pennarello di insulti di vario genere.
“Mi
scoppia la testa…” –fece la maggiore.
“Sono
già sveglia? O sto morendo? Mi sembra di star lasciando il mio corpo…”
–bisbigliò la minore.
Ucraina
si passò una mano tra i capelli: “… Biel… Lo so che mi hai visto versarmi la
vodka nella scollatura e invitare Turchia a bere direttamente da lì, quindi non
lo negherò.”
“Veramente
no.”
“…
Beh, ora lo sai.”
“Wow…
Al confronto i miei baci bagnati al liquore con Lituania tutta la notte non
sono niente…”
“Mettiamola
così…” –continuò con la voce roca tipica del mattino post-sbronza- “Sono una
tipa tranquilla e quando capita di divertirsi… voglio farlo per bene…”
Biel rise.
La
porta del bagno accanto a loro si aprì e ne uscì barcollante una mummia, che
poi si scoprì essere il fisarmonicista del gruppo a cui era stato giocato uno
scherzetto con la carta igienica.
Un
Francia in mutande intanto vagava per i cadaveri di palloncini, gli sbronzi, e
le pozzanghere di vino che arricchivano il pavimento: “Uh, mamma mia… Ehm…
Qualcuno ha…” –singhiozzò- “Qualcuno ha visto i miei pantaloni da qualche
parte?”
“Sono
qui.” –indicò Cuba accendendosi un sigaro e carezzando la testolina dorata di
Canada che ancora dormiva sulle sue ginocchia.
Francia
ritrovò le sue braghe sul divano su cui si era schiantato esausto Inghilterra:
li stava usando come coperta.
“……”
Non aveva idea di come ci fossero finiti lì (una delle tante cose che non
ricordava del party…), ma era una visione splendida! Si inginocchiò e guardò
Arthur dormire come si guarda un dolce, bellissimo angioletto.
Aprendo
gli occhi, questi si ritrovò lo sguardo “colmo d’amour” di Francis puntato su
di sé.
“……”
Francis
restò a lungo in silenzio, poi protese le labbra…
“……”
Ad
Inghilterra non restò che usare la sua “coperta” come cappio per strangolarlo!
“COSA-CAVOLO-CREDEVI-DI-FARE-BRUTTO-FRANCIAROSPO?!?!?”
–schiumò di rabbia stringendo il più possibile!
Si
riprese anche Grecia, che, riuscito ad arrivare sul palco e a raggiungere il
microfono, dovette aggrapparsi all’asta per non ruzzolare giù. Preso un bel
respiro e puntellate la gambe, si chiarì la voce.
“Bella
festa, vero? Se c’è qualcuno che non è una nazione che per caso sta ascoltando
queste mie parole, ricordatevi che noi siamo molto resistenti, e non moriamo
per cirrosi epatica. Quindi, per favore, se volete festeggiare alla grande,
fatelo responsabilmente, va bene?”
“Ben
detto!” –gli fece qualcuno dei mezzi-morti sotto il palco; gli arrivò pure
qualche leggero applauso.
Fece
per scendere dal palco, ma poi tornò sui suoi passi.
“Quasi
dimenticavo… Qualcuno ha visto il nostro batterista?”
E
col mistero della sorte del batterista si chiude qui questo party sfrenato. Mi
raccomando, tenete sempre a mente il messaggio finale di Grecia: non c’è nulla
di male ad alzare un po’ il gomito con i cari amici di sempre, ma noi siamo un
tantino più “cagionevoli” dei personaggi, bellissimi certo ma pur sempre
immaginari, di questa storia, e che molte volte le nostre sbronze possono non
essere così divertenti…
Spero
vi sia piaciuta, e che anche voi vi siate scatenati nel leggerla con la sua
colonna sonora!
E
se ve lo state chiedendo, si, stimo troppo quel tipo coi baffi che sta nel
video U__U Ha dei baffi semplicemente meravigliosi!
Detto
ciò, commentate!
PS:
GERMANIA X ITALIA ORA E SEMPRE!