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Autore: Natalia_Smoak    21/05/2013    3 recensioni
Attenzione spoiler 1x23
Non c’era riuscito.
Aveva tradito Starling City , aveva disonorato il nome di suo padre, ferito i suoi migliori amici e tutto in una sola serata.
Oliver si sente responsabile per ciò che è successo alla sua città, ma forse ci sarà qualcuno in grado di fargli capire che il disastro era inevitabile.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note d'autore:

Ok comincio col dire che questa storia contiene spoiler della punata 1x23, quindi chi non volesse spoilerarsi è meglio sti alla largaXD

Che dire, dopo mesi e mesi di assenza da efp per mancanza d'ispirazione decido di tornare con una ff su Arrow che al momento mi sta ossesionando.
Spero di aver mantenuto tutti i caratteri IC, ah ecco, Felicity non parlerà molto solo per il fatto che è sotto shock, credo sia comprensibile che la sua bocca si fermi in questo caso.
Questa storia è originariamente pensata come un unico capitolo, ma forse se avrò tempo, ispirazione e vedrò che riscuote un discreto successo potrei farla diventare una long ( si, lo so che ho già una raccolta non finita sul fandom di Harry Potter, ma al momento non mi sento ispirata...sorry per chi la seguiva)

Desclaimer: i personaggi presenti in questa ff non sono di mia proprietà ma della DC comics e della CW. io non posseggo niente e la storia non ha scopo di lucro.
Detto questo Have a nice reading :)



You have failed this city

Non c’era riuscito.
Aveva tradito Starling City , aveva disonorato il nome di suo padre, ferito i suoi migliori amici e tutto in una sola serata.
Laurel Lance era seduta in una sala d’ aspetto di un ospedale, la testa bassa, gli occhi segnati dalle lacrime.
Oliver pesò che per una volta anche lei avesse perso quell’aura di perfezione che l’aveva sempre contraddistinta. Le occhiaie e i segni del pianto l’avevano resa un po’ più umana.
Oliver non avrebbe mai  voluto vederla così, soprattutto non avrebbe mai voluto vederla così a causa sua.
Avrebbe dovuto essere lui, avrebbe dovuto essere lui su un letto di ospedale con mille flebo attaccate al braccio, non Tommy.
All’ improvviso il silenzio che regnava tra lui e Laurel venne rotto da l’arrivo di un dottore che usciva dalla stanza di Tommy.
Laurel scattò in piedi e disse le sue prime parole dopo ore e ore di silenzio: ”Come sta?”
“è grave ma stabile.”
“Posso vederlo?” chiese quasi supplicandolo Laurel
“è una parente, o qualcosa di simile?”
“Io, Io sono la…fidanzata.” rispose Laurel dubbiosa,  incrociando lo sguardo imperturbabile di Oliver
“In questo caso passi pure” disse il dottore spostandosi per far posto a Laurel, per poi aggiungere rivolto verso Oliver “E, lei è…?”
“Io non sono nessuno.” 
Il medico stupito da queste parole si congedò per potersi dedicare agli altri pazienti che dopo il terribile terremoto affollavano l’Ospedale di Starling City.



Quando Laurel  entrò nella stanza venne immediatamente colpita da l’odore; un misto di disinfettante  e sangue ferroso.
Gli ospedali non le piacevano, non le erano mai piaciuti.
Si avvicinò piano piano al corpo di Tommy, vederlo lì, in un letto di ospedale e con mille flebo che gli pendevano dal braccio fu un colpo troppo grosso:
il fragile corpo di Laure si piego al capezzale di lui, le lacrime cominciarono a scendere copiose.
“Non lasciarmi Tommy, ti prego…tu non puoi farlo…ho bisogno di te, Oliver ha bisogno di te e anche Starling City.”



Il detective Lance arrivò in ospedale tutto trafelato. Probabilmente come appartenente alle forze dell’ ordine aveva  cercato di non fare diffondere il panico  tra alle persone e a far evacuare i luoghi a più altro rischio sismico.
Appena vide Oliver si avvicinò al ragazzo :
“Lei dov’è?”
Oliver si limitò a fare un cenno con la testa verso la camera di Tommy.
“Lui  sta bene?”
“Il medico ha detto che le condizioni sono gravi ma stabili.”
“Capisco.”
Proprio in quel momento Laurel uscì dalla stanza, la faccia stravolta dalla stanchezza e dalle lacrime.
“Papà…”
Quella fu l’unica cosa che Oliver udì prima che la ragazza si gettasse tra le braccia del padre, il quale la strinse mormorandole che andava tutto bene.
Quando i due si staccarono Oliver e Laurel si fissarono intensamente, Oliver per la prima volta dopo chissà quanto tempo si mosse dalla posizione in cui era: le braccia, prima conserte, erano ora attorno a quelle di Laurel e tenevano saldamente i suoi avambracci.
“Laurel..”
“Non dire niente” disse la ragazza allontanando le mani di lui e aggiungendo: “…Dov’eri?”
“Cosa?”
“La sera del terremoto, mi hai detto di stare lontana da The Glades… ma tu che fine avevi fatto, dov’eri durante il terremoto, doveri mentre io rischiavo di morire…mentre  Tommy rischiava di morire?
Inoltre dovevi sapere qualcosa di tutta questa storia, altrimenti perché dirmi di fuggire?”
Non c’era rabbia nelle sue parole, solo rassegnazione, tanta rassegnazione.
“Laurel, io…”
Il telefono di Oliver squillò proprio in quel momento, un nome che lui conosceva bene lampeggiava sul display: Felicity
Non ci pensò due volte e rispose subito alla chiamata.
“Hey che succede?” il tono di Oliver tradiva una nota di tensione.
“Ehi, Oliver, ehm..so che adesso avrai il tuo bel da fare, insomma tra proteggere la città e cose varie, ma ehm…avrei bisogno..”
“Dimmi che succede e basta” rispose al limite dell’esasperazione.
“Ho bisogno del tuo aiuto, mentre tentavo di uscire dal seminterrato una parte del soffitto ha ceduto e al momento sono seduta sul pavimento senza possibilità di muovermi perché mi è caduto su una gamba.
Ho provato a spostarlo da sola, ma è pesante e la gamba fa male.”
Oliver chiuse gli occhi e inspirò profondamente: “Non preoccuparti, vengo a prenderti”
Laurel e il detective Lance lo guardarono dubbiosi.
“Laurel, Mr. Lance, vi chiedo scusa, ma una persona ha bisogno di me. Passerò più tardi per vedere come sta Tommy.”
 


Oliver arrivò al Club attraversando buona parte della zona sud della città; tutto era distrutto, le case sembravano essere in procinto di crollare da un momento all’altro.
Se solo avesse potuto immaginare, se solo avesse saputo del secondo dispositivo…
Parcheggiò la sua  moto  poco lontano dal Club e si precipitò giù per le scale che conducevano al seminterrato .
“Felicity, dove sei?”
“Sono qui Oliver” rispose una vocina flebile.
Oliver si guardò intorno finché non si rese conto che la voce proveniva da un angolino della stanza.
Felicity sembrava, se possibile ancora più sconvolta di lui: i suoi occhiali giacevano a mezzo metro da lei, ormai inutilizzabili, quindi Oliver poté vedere benissimo i segni del mascara colato sul suo viso a causa del pianto, il  suo labbro superiore tremava un pochino e la sua faccia era molto pallida, ma la cosa che lo preoccupava di più era la gamba.
Un macigno molto grosso e pesante bloccava la gamba destra di Felicity, che da quello che poteva presuppore doveva essere come minimo rotta in almeno due differenti punti.
Si avvicino piano alla ragazza.
Appena lei lo vide i suoi occhi si fecero lucidi rendendo vani i suoi sforzi di trattenere le lacrime.
“Ehi, Felicity, va tutto bene, sono qui, ok?” disse per cercare di tranquillizzarla.
Lei annuì timidamente e ricacciò indietro le lacrime.
“Ok, ora ascolta, tenterò di  liberarti, ma ho bisogno che tu mi aiuti.
Io cercherò di spostare il peso e appena riesco a muoverlo tu dovrai strisciare indietro con il sedere per tirare fuori la gamba, intesi?”
“Si”
“Al mio tre” disse guardandola onestamente negli occhi.
“Uno…Due…Tre
Al “tre” di Oliver Felicity sentì che il peso dalla sua gamba veniva sollevato e più velocemente possibile cercò di strisciare lontano, riuscendo a liberarsi giusto in tempo, prima che le muscolose braccia di Oliver cedessero.
Felicity si appoggiò con la schiena ad una colonna, esausta.
“Ehi, stai bene?” chiese Oliver andandosi a sedere vicino a lei.
“Si, io si, ma tu?” disse Felicity guardandolo fisso negli occhi
“Io sto bene, si, sto bene” rispose lui, fuggendo però  il suo sguardo
“Non intendo solo fisicamente…” Felicity lo sapeva, lo vedeva dai suoi occhi e dalla sua faccia distrutta.
“Felicity, cosa vuoi che ti dica? Mia madre è in carcere perché ha collaborato con uno spietato assassino, che altri non è che il padre del mio migliore amico, il quale al momento si trova in un letto di ospedale a lottare tra la vita e la morte. Secondo te come dovrei sentirmi?”
“Oliver…”
“Non ci sono riuscito, ho tradito The Glaeds e disonorato il nome di mio padre”
“Abbiamo fatto tutto quello che potevamo, nessuno poteva prevedere il secondo dispositivo, pensaci”
Oliver si mosse inavvertitamente scontrando la gamba di Felicity che ebbe un gemito di dolore.
“Ce la fai ad alzarti?” disse Oliver alzandosi a sua volta e porgendole la mano.
“Più o meno, ma mi fa molto male la gamba quando la appoggio a terra” rispose le con una smorfia, mentre  si aggrappava alla mano di Oliver per tirarsi su.
“Andiamo, ti porto in ospedale, sapranno sicuramente cosa fare”
Detto questo Oliver prese il braccio di Felicity e se lo mise attorno alle spalle in modo da riuscire a farla uscire dal seminterrato senza farle sforzare troppo la gamba.
Il corpo di Felicity era quasi interamente  sostenuto da quello di Oliver, il quale si accorse che le guance della ragazza stavano riprendendo colore.
I due salirono in moto e con un rombo si diressero verso l’ospedale, nonostante il rumore del traffico e della moto, Felicity avrebbe potuto giurare di aver sentito un “Grazie” provenire dal casco del guidatore della moto e si ritrovò a sorridere per la prima volta in quella triste giornata.



  
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