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Autore: albalau    21/05/2013    6 recensioni
piccolo estratto dalla storia
Temari si alzò, avvicinandosi a Kurenai per aiutarla, ma la stretta improvvisa di lei la bloccò.
-Che vi succede?- domandò apprensiva, sentendole il respiro accelerato.
-Credo...credo...si sono...rotte le...acque...-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kurenai Yuhi, Shikamaru Nara, Temari, Tsunade | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Eccomi con questa one-shot. Mi frullava per la testa da un paio di giorni e...puff. buttata giù!
Spero di essere riuscita a restare nei personaggi.... Buona lettura!
 
 
 
 

Erano tre giorni che viaggiava. Tre interminabili giorni. Ancora poche ore e la sua destinazione sarebbe stata raggiunta.

Rallentò il passo, accorgendosi, come spesso accadeva negli ultimi tempi, di non aver alcuna voglia di arrivare.

Già, perché per lei recarsi a Konoha era diventato un supplizio. Non che fosse accaduto chissà che cosa. Tutti erano sempre gentili con lei, ospitali, sempre pronti a darle una mano quando era in difficoltà, anche per delle piccolezze.

Pure il Quinto Hokage non la sommergeva più di carte come un tempo. Nessuno l'aveva fatta sentire a disagio. Solo lui.

Si fermò sul sentiero, alzando gli occhi al cielo e soffermandosi a guardare quell'azzurro così limpido, solcato solo da qualche piccola striatura bianca. Nuvole, le stesso che piacevano a lui.

Sospirò, sentendo nuovamente quella sensazione di pesantezza al petto che da mesi non l'abbandonava. Precisamente dal quel giorno di sette mesi prima, da quando aveva saputo che si era fidanzato con l'altra.

Doveva aspettarselo, però, in fondo era una vita che si conoscevano, oltre che facevano anche parte della stessa squadra. Era inevitabile che tra loro si instaurasse un legame profondo, fino a sfociare nell'amore. Ma quel legame, per quando odiasse ammetterlo, aveva annientato lei. O meglio, il suo cuore.

L'aveva sempre negato, con ogni fibra del suo essere, ripetendosi, ogni cinque secondi, che loro erano solo colleghi, forse amici, nulla di più. Era stata una sciocca.

Per lui provava ben oltre che l'affetto amichevole, lo amava. E l'aveva compreso nel peggior modo possibile, senza poter far nulla per cambiare le cose. Era tardi, ormai.

Ma aveva cercato, riuscendoci anche, ad apparire normale agli occhi di tutti. Anche i suoi fratelli non avevano sospettato nulla, lasciando sfogare il suo dolore solo nel buio della sua camera. Quell'oscurità che glielo ricordava, come il cielo azzurro e le nuvole bianche.

Ma, nonostante tutto, svolgeva il suo lavoro come sempre. Si recava a Konoha ogni due mesi. Non poteva evitarlo in quelle occasioni, ma riusciva a limitare i contatti solo nell'ufficio.

Non che lui avesse più tempo da dedicarle, s'intende. Soltanto l'ultima volta che era stata in quel villaggio la sua presenza era stata più “ingombrante”. Si era, dunque, informata, scoprendo lei non c'era, partita in missione con un'altra squadra. Si indignò profondamente. Ora la usava come tappa buchi? Ricordava che aveva sbrigato il lavoro in metà tempo, per lasciare quel posto il prima possibile, senza dover passare un attimo di più con lui. Faceva di tutto per scappare, ma non poteva farne a meno.

Solo che adesso, complice il suo “dolce” fratellino Kazekage, era stata costretta a tornare prima del previsto. Un mese di anticipo, per un rotolo che si era scordato di farle recapitare la volta precedente. Ancora gli stava mandando le maledizioni, ma sapeva che non sarebbero servite ad un granché. Era il suo compito.

Riprese a camminare, cercando, stavolta, di muoversi, perché voleva assolutamente tornare a Suna il prima possibile. Ma dopo pochi passi si fermò, sorpresa.

Davanti a lei si trovava una donna, visibilmente appesantita dall'avanzata gravidanza. La riconobbe subito, ma ciò le fece sorgere una domanda. Che ci faceva li, in mezzo ad una foresta, nelle sue condizioni? Scosse la testa, cercando di rammentare le più basilari forme di educazione.

Inchinò leggermente la schiena, abbassando appena il capo.

-Buongiorno, Kurenai-sensei.-

La donna le sorrise, un sorriso dolce.

-Buongiorno a te, Sabaku No Temari.-

-Vedo che gode di ottima salute, nonostante la gravidanza.- le disse, una volta rialzata.

In effetti era così. Il viso della donna risplendeva, era il ritratto della felicità

“Chissà se anch'io, un giorno, sarò in grado di sorridere come lei.” pensò Temari, con un punta di dolore.

-Dici? Beh, si, fisicamente sto bene, ma a livello mentale, non troppo.- le sue parole la colsero alla sprovvista.

Ma poi ricordò una cosa, per la quale si vergognò del suo pensiero precedente. Il suo uomo, colui a cui stava per dare un figlio, non c'era più.

Stava per scusarsi per la sua indelicatezza, quando Kurenai la sorprese.

-Vogliamo sederci?-

Temari, senza quasi rendersene conto, annuì. Per qualche strana ragione, in quel momento e con quei pensieri, si sentiva bene in sua compagnia. Forse perché emanava serenità ad ogni gesto, con ogni suono che le usciva dalle labbra, ogni parola.

Si spostarono dal sentiero principale, addentrandosi leggermente, fino a giungere nei pressi di un torrente. Temari si sfilò il ventaglio dalle spalle, posandolo a terra, e poi aiutò la donna a sedersi sul prato, facendole poggiare la schiena, nel modo più comodo, al tronco dell'albero alle sue spalle.

-Ti ringrazio.- disse con un profondo respiro.

La kunoichi le si mise di fronte, restando entrambe in silenzio. Fu Kurenai a spezzarlo.

-Come mai sei già tornata a Konoha? Da quel che so, avresti dovuto arrivare il mese prossimo.-

Temari sbuffò, non troppo palesemente.

-Mio fratello. Aveva dimenticato un incartamento che serviva a Tsunade-sama.-

Kurenai sollevò un sopracciglio.

-Il Kazekage che si scorda di qualcosa?- era abbastanza stupita.

L'altra alzò le spalle.

-Ultimamente è sbadato.- e, con quell'affermazione, scoppiarono a ridere insieme.

Gaara svampito doveva essere uno spasso, alla fine.

Una volta che le risate scemarono, fu il turno della donna sbuffare.

-Io, a dire la verità, sono scappata.-

-Cosa?!- era a dir poco basita.

-Non sai che sto passando. Spero solo che mio figlio decida di nascere in fretta per togliermi da questo supplizio.- confessò.

Temari era abbastanza confusa. Che motivo aveva di fuggire dalle persone che praticamente la adoravano? Glielo chiese.

-Non hai idea! Da quando la pancia ha cominciato a farsi vedere, non ho avuto un attimo di pace. Ogni giorno Kakashi, Gai, Iruka e i ragazzi delle varie squadre, si presentano a tutte le ore per chiedermi come sto e se mi serve qualcosa.-

La giovane sorrise, doveva aspettarselo da quei pazzi di Konoha!

-Sono in pensiero per voi e si preoccupano di ogni vostra necessità.-

-Si, ma adesso stanno esagerando. Anche Shikamaru sembra uscito di testa, specialmente in quest'ultimo periodo.-

A quel nome, Temari sussultò lievemente. Sussulto notato da Kurenai, ma non indagò, sapendo, avendo già visto tutto ciò che doveva.

-Credo...credo sia normale il suo comportamento. Ha promesso al suo maestro di proteggerla e, con lei, suo figlio.- mormorò.

-Lo comprendo, ma mi sono ridotta a chiedere all'Hokage di mandarlo in missione più spesso. Saranno gli ormoni, o che sono quasi al termine, ma non lo reggo più. Lui come gli alti.-

Un leggero risolino partì dalla konoichi. Sai che belle missioni completava in quello stato!

-Almeno sono riuscita a farti ridere.- commentò la donna.

Temari si bloccò, fissandola. Stupita da quelle parole.

Kurenai si sistemò meglio e alzò il viso al cielo.

-Da un po' di tempo, quando arrivi al villaggio, non sei più tu. Il tuo sguardo è cambiato e le risate che ogni tanto facevi, si sono spente.-

L'altra rialzò gli occhi, stupita. Come aveva fatto a capirlo? In fondo, mica si frequentavano. Ma non voleva dargliela vinta, erano problemi suoi. E suoi soltanto.

Riprese quell'aria di indifferenza che la contraddistingueva e rispose.

-Vi sbagliate, Kurenai-sensei. Va tutto bene.- la sua voce assolutamente ferma.

La donna non abbandonò il sorriso a quella risposta. Se l'aspettava.

-Sarà così.- disse solo.

Il silenzio calò nuovamente. Si stavano godendo quel momento di tranquillità, che ad entrambe serviva.

Una per rilassarsi, finalmente dopo tanti giorni. L'altra per riacquistare un po' dell'autocontrollo svanito nel sentire il suo nome. Riuscendoci.

-Forse è meglio cominciare ad avviarci. Non vorrei che piombasse qui mezzo villaggio per cercarvi.- disse Temari dopo un po'.

-Hai ragione. Andiamo.- concordò la donna, sempre con quel sorriso dolcissimo.

Temari si alzò, avvicinandosi a Kurenai per aiutarla, ma la stretta improvvisa di lei la bloccò.

-Che vi succede?- domandò apprensiva, sentendole il respiro accelerato.

-Credo...credo...si sono...rotte le...acque...-

La kunoichi sbiancò notevolmente.

Come si erano rotte? E, lei, che doveva fare?

Sentì il panico impadronirsi di lei, come mai prima d'ora.

Notando la sua visibile agitazione, Kurenai cercò di calmarla.

-Non è niente, tranquilla.-

-Non è niente? Sai almeno di che cosa parli? Potrebbe nascere!- nella concitazione di risponderle, non si accorse di aver abbandonato le più basilari formalità.

Ma, o la donna non ci fece caso, oppure non gliene importava nulla. La cosa che le premeva, in quel momento, era farle riacquistare la sua sicurezza. E ne aveva un gran bisogno.

-Senti Temari. Non so come sia accaduto, dato che mancavano ancora due settimane, ma è successo. Adesso mi serve il tuo aiuto, sei l'unica che può farlo.- disse decisa, guardandola dritta negli occhi.

La forza di Kurenai, fece breccia nel velo di terrore che si era impadronito di Temari.

Annuì, con la stessa decisione della donna.

Kurenai soffocò un gemito di dolore, ma appena il respiro tornò normale, le parlò.

-Ti dirò...la verità. Le contrazioni erano già cominciate....cominciate stanotte, ma...non credevo fosse una cosa seria. Tsunade...Tsunade-sama mi aveva avvertita che in questi casi...potevano arrivare, senza che ci fossero...problemi seri...- terminò con affanno.

La ragazza alzò, esasperata, gli occhi al cielo. Ma se era così, perché diamine se ne era andata in giro da sola!

Veramente erano folli in quel villaggio!

Stava seriamente per chiederglielo, quando la stretta alla sua mano si fece più forte. Segno di un'altra contrazione in arrivo.

-Kurenai, ti devo portare al villaggio, non è distante. Pensi di farcela?-

-N...no. Credo stia già per...nascere.-

Ecco, il panico folle ritornare. Lei non sapeva assolutamente niente di come nascevano i bambini!

E, dopo quello accaduto a sua madre...

-Puoi farcela.- il sussurro, ma carico di fiducia, la riscosse.

Riprese, immediatamente, le piene facoltà del corpo e della mente. Si, aveva bisogno di lei.

E lei, non si sarebbe tirata indietro.

-Dimmi che devo fare.-

 

Allungò le braccia sopra la testa, tirando la schiena ed emettendo un grosso sbadiglio.

Non ce la faceva più! Ne aveva le scatole piene di scartoffie da leggere, revisionare e firmare. Se l'avesse solo lontanamente immaginato... altro che accettare l'incarico!

-Su, su, avanti, che ne mancano si e no dieci.- la esortò Shizune.

-Come dieci! Ancora? Non ne posso più!- sbraitò Tsunade.

L'assistente le lanciò uno sguardo truce, al quale, il Quinto Hokage, si vide costretta a riabbassare la testa sul documenti. Quella schiavista!

-Ah! Dimenticavo. Fuori ci sono Kakashi e Shikaku per fare rapporto.- le disse, godendosi la sua espressione sconvolta.

Anche i rapporti! Quella giornata non poteva andare peggio di così.

-Dammi un quarto d'ora, poi falli passare.-

-Va bene, intanto...- ma la sua frase s'interruppe bruscamente.

Tsunade lanciò un grido di sorpresa, facendo in modo che i due uomini all'esterno entrassero, con i kunai in mano, pronti a difendere l'Hokage da un imprevisto e improvviso attacco.

-Che succede! Chi ci attacca!- esclamarono insieme.

Ma il campo era sgombro da ogni eventuale ninjia.

-Mettete via quegli arnesi.- li rimproverò Tsunade.

Confusi, i due si guardarono, rivolgendo poi gli occhi su Shizune. Che per risposta, indicò un punto sulla scrivania del loro capo.

-Ma quella è...- iniziò Kakashi.

-Si, la donnola di Temari. E con un messaggio.- comprese una volta che l'evocazione svanì.

Tsunade prese il foglio tra le mani e lesse quelle poche righe. Si accigliò, mentre un'ombra di preoccupazione le velò lo sguardo.

-Problemi?- chiese, cauta, Shizune.

L'Hokage annuì lentamente.

-Kurenai sta per partorire.-

Quelle parole ebbero lo stesso effetto di una bomba.

-Allora bisogna subito avvisare l'ospedale, mentre tu, Kakashi, va a prenderla a casa. Shikaku! Corri incontro a tuo figlio, ormai dovrebbero essere sulla via del ritorno.- disse, concitata, Shizune.

-Fermi!-

Tutti si voltarono in direzione dell'Hokage.

-Non si trova a casa.-

-E dov'è!- esclamarono in coro.

La donna sospirò.

-La colpa è solo vostra, razza di imbecilli! Vi avevo detto di darle un po' di tregua, ma voi no! Sicuramente ha cercato di allontanarsi dal vostro controllo!- li aggredì, facendoli abbassare la testa.

E si, avevano esagerato. Dovevano riconoscerlo.

-Comunque è nella foresta, meno male che c'è Temari con lei.- poi si rivolse alla sua assistente.- Shizune, allerta l'ospedale. Voi due, venite con me.-

 

-Forza Kurenai. Ce la puoi fare.- la esortò Temari.

-Non...so...- un grido soffocato le bloccò le parole in gola.

-Si. Ci riuscirai. Ricordati di chi è il figlio che stai per mettere al mondo.- continuò con decisione.

Kurenai chiuse gli occhi, un rigolo di sudore le scendeva dalle tempie.

Improvvisamente l'immagine di Asuma si materializzò nella sua mente. I suoi occhi, il suo dolce sorriso. L'amore che provava per lei che traspariva da ogni gesto.

Aveva avuto ragione, quella ragazza della Sabbia. Asuma le avrebbe dato la forza necessaria per compiere quel miracolo.

Riaprì gli occhi, guardandola intensamente. Senza parlare, si compresero.

La donna si preparò alla contrazione che sentiva giungere, spingendo più che poteva.

-Brava, così. Vedo la testa!-

Ancora un poco, molto poco.

Un grido. Un altro più forte. Poi il silenzio.

-Avete sentito?- domandò Shikaku.

-Si, veniva da quella parte.- affermò Tsunade.- Muoviamoci.-

Arrivarono sul posto appena cinque minuti dopo.

Vagarono con lo sguardo, fino a che non videro la donna seduta a terra, con la schiena appoggiata all'albero dietro di lei. Gli occhi chiusi, immobile.

Senza rendersene conto, corsero al suo fianco.

-Kurenai!-

Con loro sorpresa, ella sollevò le palpebre.

-Mi sa che siete giunti tardi.- sussurrò.

I tre sbiancarono. Che voleva...

Solo in quel momento notarono il piccolo fagottino che teneva tra le braccia. Trattenendo il fiato, Tsunade scostò un lembo di quel telo che lo copriva. Rilassandosi di colpo.

-Ho il piacere di presentarvi mia figlia.- continuò piano la neo mamma.

Inconsciamente, scoppiarono a ridere tutti insieme. La tensione che avevano in corpo, si era dileguata come neve al solo, alla vista di quel piccolo faccino paffuto.

-Tuo figlio avrà una bella sorpresa!- disse Kakashi, dando una manata alla spalla di Shikaku.

-Già, si aspettava un maschio e, invece, è una femmina. È il suo destino essere circondato da donne.-

-Kurenai, vorrei...- iniziò l'Hokage, ma venne fermata da una mano sollevata della donna.

-Temari, è stata lei a farla nascere.-

Lo stupore si dipinse sui loro visi. Quella ragazza continuava a sorprenderli.

Un leggero fruscio arrivò dalle loro spalle e si voltarono. La bionda di Suna era in piedi e li guardava.

Tsunade, che al contrario dei due uomini aveva notato un qualcosa di diverso nel suo sguardo, benché l'espressione del suo viso non facesse trasparire nulla, si alzò e le si mise davanti.

Posò una mano sulla sua spalla.

-Sei stata brava.- le disse con tono dolce.

Temari non fece alcun movimento, chiese solo quello che le premeva.

-Stanno bene?- la voce, nonostante cercasse di nasconderlo, le tremava appena.

-Da quel che ho visto, si. Però è meglio portarla all'ospedale, giusto per precauzione.-

Lei annuì, accingendosi a prendere le sue cose, ma appena sollevò il suo ventaglio, scoprì che non ce l'avrebbe mai fatta a portarlo. Non lo avrebbe mai dato a vedere, il suo orgoglio glielo impediva, ma l'esperienza appena avuta, era riuscita a terrorizzarla.

-Lascia, lo prendo io.- la voce calda e carezzevole apparteneva a Shikaku.

Lo fissò, per un momento, indecisa sul da farsi, ma poi gli permise di aiutarla. Sapeva che, orgoglio o meno, non sarebbe mai riuscita a farcela.

Kakashi si sistemò Kurenai sulle braccia, mentre Tsunade si occupò della piccola neonata.

-Andiamo.-

 

-Non puoi uscire!-

-Lasciami passare, Shizure.- le intimò con rabbia.

-Scordatelo Shikamaru. Sono ordini dell'Hokage.- rispose imperterrita l'altra.

Shizune non ne poteva più!

Dopo quasi mezz'ora che Tsunade era partita alla ricerca di Kurenai, il gruppo, capitanato da Shikamaru, era arrivato.

Il ragazzo, come di consueto negli ultimi tempi, si era presentato subito a rapporto, per poi correre a vedere come stava Kurenai.

Per cui, rimase molto contrariato nel vedere che nell'ufficio c'era solo Shizune.

-L'Hokage?- indagò.

-Al momento è fuori, ma dovrebbe tornare tra poco.- rispose calma.

Meglio non fargli sapere nulla, altrimenti, vista la sua apprensione, gli sarebbe preso un colpo.

Il ragazzo sbuffò. Ora gli toccava anche aspettare.

Ma qualcosa attirò la sua attenzione. Un qualcosa che riconobbe. Un foglio e, sopra, la scrittura inconfondibile di Temari.

Strano, non era da lei scrivere. Un brivido gli corse lungo la schiena, intimandolo ad avvicinarsi.

Si assicurò che Shizune fosse abbastanza distratta e lesse il contenuto della missiva. E sbiancò.

L'assistente sentì solo la porta sbattere. Puntò gli occhi prima sull'uscio, poi sul tavolo.

E maledisse la sua distrazione!

Gli corse dietro, riuscendo a bloccarlo proprio al cancello del villaggio, ingaggiando una feroce battaglia per tenerlo in quel punto.

Battaglia, nella quale, nessuno intervenne. Non era il caso mettersi in mezzo a quelle due furie!

-Se non mi lasci passare...- Shikamaru era al limite e per scansarla era pronto a tutto.

Stava per invocare la sua tecnica, quando i biondi codini di Tsunade fecero la sua apparizione.

-Che state combinando! Possibile che non mi possa allontanare senza che scoppi qualche lite!- li riprese duramente, ma il giovane ninjia non si fece impressionare.

-Perché non l'avete tenuta d'occhio?-

-Perché sa badare a se stessa. Anche se stavolta...una tiratina d'orecchie se la merita.- rispose tranquillamente.

Solo allora si accorse di Kurenai in braccio a Kakashi. Le corse incontro, visibilmente preoccupato.

-Kurenai-sensei.-

-Sto bene, Shikamaru.- gli disse sorridendogli.

-Ma...- lo fece tacere con un dito sollevato sul suo viso.

-Non temere, è tutto a posto. Anzi, devo presentarti qualcuno.- fece un cenno a Tsunade, che si avvicinò.

Solo a quel punto si accorse di quello che l'Hokage aveva tra le braccia.

-È nato.- sussurrò, con delle piccole lacrime che iniziavano ad affacciarsi nei suoi occhi.

-No, è nata. È una femmina.- lo corresse la donna.

-Fe...femmina?- mormorò.

Furono, in quel momento, raggiunti anche da Ino e Choji, che, sentendo le parole di Kurenai, scoppiarono a ridere tra le lacrime di gioia.

-Destino Shika!- esclamò l'amico.

Anche il giovane sorrise. Si, era davvero così, ma andava bene comunque.

-Ora basta.- li interruppe Tsunade.- Andiamo all'ospedale, mica possiamo stare qui tutto il giorno.-

Annuirono, ma la presa sul braccio fermò Kakashi.

Abbassò lo sguardo sulla donna, capendo quello che voleva. Si girò appena, verso il grande portone, dove due figure, una un passo più indietro dell'altra, stavano immobili.

-Grazie ancora, Temari.-

Quel nome bloccò Shikamaru, che si accorse solo allora della sua presenza, assieme a quella del padre.

-Mio dovere.- rispose la ragazza, evitando accuratamente di guardare lui.

-Ah, Shikaku. Occupati di lei. La affido alle tue cure e a quelle di tua moglie.- e vedendo che la kunoichi stava per ribattere, aggiunse.- Sono i miei ordini e niente storie.-

Dovette abbassare il capo, senza poter ribattere, avvertendo la mano dell'uomo al suo fianco sulla spalla, mentre la spingeva nella direzione desiderata.

-Kurenai-sensei.- Ino richiamò l'attenzione della donna.- Perché l'avete ringraziata?-

Era curiosa, lo ammise.

-Se non fosse stato per lei, sarei ancora nella foresta, senza nessun aiuto.-

I presenti, quelli ancora ignari, sgranarono gli occhi.

-Devo ammettere, che per essere stato il suo primo parto, se l'è cavata alla grande.- commentò Tsunade.

-Lei...lei...ha...-

-Si, ragazzi.-

Shikamaru, ancora incredulo, voltò la testa nella direzione in cui la giovane era sparita insieme a suo padre. Fino a che...

-Ahio!-

Lo schiaffo di Kurenai lo colse alla sprovvista.

-Spero che ti sia entrato un po' di sale in zucca in questi ultimi giorni, altrimenti te lo metto io.- disse duramente.

-Ma...-

-Niente ma!-

Cavolo, di colpo era diventata una furia! Quasi quasi come due donne che conosceva, una delle quali era sua madre.

-Hai fatto, anzi, tu e Ino avete fatto un gran casino per niente. E non lo meritava.- continuò col suo rimprovero, sotto gli occhi ridenti di Tsunade e quello basiti di Kakashi.

-Ora possiamo davvero andare.- concluse l'Hokage. -E tu presentati domani per il rapporto.-

Quando si furono allontanati, Ino si avvicinò a Shikamaru.

-Sai che ha ragione.-

Annuì, stancamente. Si che lo sapeva, fin troppo bene.

-Vado a casa. Tanto, se mi presentassi all'ospedale, mi caccerebbero a calci nel sedere.- annunciò.

Ino lo guardò svanire tra la folla del villaggio. Aveva accettato l'inevitabile. E, in cuor suo, sapeva che era la soluzione migliore. Sperava solo che riuscisse a mettere le cose a posto. Per il suo bene.

 

Percorreva la strada che lo conduceva a casa, con la testa piena di pensieri.

Su Kurenai, su sua figlia, su Ino e su...Temari.

Si sentiva una larva, in particolare nei suoi confronti. Sapeva di averla ferita, non volutamente, ma l'aveva fatto.

Dopo aver sconfitto Hidan e completato la sua vendetta, era tornato al villaggio. Ma dentro di se si sentiva svuotato, solo. Aveva bisogno di qualcuno, di sentirsi amato in qualche modo.

Così, quasi inconsciamente, si era avvicinato alla sua bionda compagna di squadra. Lei lo capiva, comprendeva il suo stato d'animo. Da li, a mettersi insieme, il passo era stato breve.

Ma qualcosa in quell'idilio, fittizio, lo ammetteva, si era spezzato quando aveva fatto nuovamente la sua comparsa la bionda di Suna. E, precisamente, dopo aver visto il suo sguardo alla notizia del suo fidanzamento. Era durato solo un attimo, uno sbattere di ciglia, ma aveva afferrato il suo dolore.

Inizialmente non ne aveva capito il reale motivo, ma era bastata un'occhiata a Ino per comprendere di che si trattasse. E che cosa sentisse lui davvero.

Aveva fatto uno sbaglio, dovuto ad un momento di debolezza. Comunque non poteva mandare all'aria tutto per una persona che vedeva si e no sei volte l'anno.

Nei mesi seguenti aveva anche cercato di far funzionare il rapporto con Ino, ma con scarsi risultati. Era riuscito a darle, forse tre baci in tutto, ma mai con trasporto. Il resto, poi inimmaginabile!

Per quello, tre mesi prima, si erano parlati, prendendo la decisione definitiva di lasciarsi. Il loro rapporto, nato solo per uscire da un dolore comune, non aveva sbocchi. Ma questo, almeno, non aveva intaccato l'amicizia, sempre solita e forte.

Ma ora, doveva pensare a lei. All'altra bionda che, con molta fatica, visto che non era avvezzo a certe cose, aveva scoperto essere l'unica che potesse, per quanto strano, amare.

Si fermò all'inizio del vialetto di casa, alzando gli occhi al cielo. E si, Kurenai aveva davvero ragione. Aveva fatto un gran casino!

 

Aveva messo piede in casa da circa cinque secondi, che le urla di sua madre gli giunsero alle orecchie.

-Ma si può sapere perché quando servi, non ci sei mai?- domandò una Yoshino molto alterata.

-Eh?- non capiva.

-Dovevi starle vicino e, invece, sei riuscito a svignartela anche questa volta.-

Ora comprendeva!

-Ero in missione e, precisamente, su richiesta di Kurenai-sensei.- e si, l'aveva scoperto.

-Colpa tua!- ribatté, sbattendogli un mestolo in testa.- Se non gli fossi stato appiccicato ogni secondo, forse non avrebbe mai preso questa decisione. E adesso lavati le mani e vieni ad aiutarmi. Abbiamo ospiti.-

Shikamaru sbatté più volte le palpebre. Adesso era colpa sua? E poi, che ospit...

Vero, Temari. Ricordava che Tsunade aveva ordinato a suo padre di prendersi cura di lei.

Raggiunse il soggiorno, cercando di evitare un'altra sgridata dalla madre e li vi trovò il padre.

Come al solito, era seduto sul divano, ma diversamente dalle altre volte, il suo sguardo era fisso su di lui.

-Che c'è?- domandò incuriosito da tanto interesse.

-Parla con quella ragazza.-

-Eh?- e passi sua madre, ma non capire le affermazioni del padre era davvero troppo.

Shikaku sospirò, appoggiandosi al morbido schienale del divano.

-È strana. Immagino che l'esperienza vissuta sia stata pesante, sotto un certo punto di vista, ma non è solo quello. Nei suoi occhi ho visto qualcosa che non riesco a decifrare, ma che la fa star male. La conosci molto meglio di me, visto che spesso lavorate insieme, e forse tu potresti capire cosa non va.-

-Infatti, da quando è arrivata, avrà detto si e no tre parole.- commentò Yoshino affacciandosi dalla cucina.

Shikamaru abbassò la testa, pensieroso. Si, quello era davvero strano e il suo comportamento, di sicuro, non aveva niente a che fare con il piccolo, mica tanto, problema precedentemente pensato.

Rimuginò per qualche minuto, poi l'illuminazione.

-Hai capito che ha?- gli chiese il padre, che nel frattempo aveva seguito ogni espressione di ragionamento del figlio.

-Si, ma non sarà facile farglielo ammettere. Dov'è?-

-Sta facendo il bagno, ma tra poco dovrebbe essere qui. Aiutami, intanto, con la cena, poi le parlerai.- gli disse la madre con, inaspettata, calma.

Si stava lentamente rilassando, i muscoli del corpo perdevano gradatamente la loro rigidità, la mente si stava schiarendo, anche se in un angolino, il terrore provato non la lasciava.

Come i ricordi, che continuava a scacciare, ma che prepotentemente lottavano per riemergere.

L'unica cosa positiva, era che loro stavano bene. Ma forse era dovuto, sicuramente non forse, alla fibra di Kurenai.

Aveva affrontato la situazione con lucidità, dicendole cosa preparare, cosa fare, solo che alla fine, sopraffatta da quelle fitte lancinanti, era stata lei a dover attingere alla forza che possedeva, per aiutarla. E,in fondo, ne era felice.

Per una volta aveva aiutato a vivere, non a morire.

Ma le ombre che la perseguitavano non riusciva a farle sparire, nonostante ci provasse con tutta se stessa.

Si lasciò andare dentro l'acqua, facendosi avvolgere dal tepore. Mentalmente ringraziò la signora Yoshino, che aveva tanto insistito, o meglio, ordinato che si facesse quel bagno.

Era davvero decisa, quella donna! In effetti, non capiva come facesse ad essere la madre di quello smidollato.

Perse il sorriso. Nonostante tutto, come si sentisse, lui le tornava sempre alla mente. E, ora più che mai, visto che era ospite a casa sua.

Scosse la testa, non doveva aggiungere anche questo.

Era giunto il momento di uscire dalla vasca e affrettarsi per la cena, sicuramente già pronta. Comunque aveva deciso che, visto le insistenze, quella notte l'avrebbe passata in quella casa, ma il giorno successivo sarebbe andata via. In fondo non aveva motivo di trattenersi a lungo.

Si vestì con gli abiti che la donna le aveva lasciato a disposizione. Un kimono azzurro, con ampi fiori giallo pallido disegnati. Si guardò allo specchio, stupita di come quel colore le stesse bene.

Sorrise, un pensiero troppo femminile per lei.

Lasciò i capelli sciolti, per farli asciugare prima ed uscì.

-Ti senti meglio?- la voce della padrona di casa attirò la sua attenzione.

Abbozzò un sorriso.

-Si, la ringrazio.-

-Bene, allora vieni, la cena è in tavola.-

Varcarono insieme la porta del soggiorno. La tavola era imbandita. Shikaku aveva già preso posto con, al suo fianco, il figlio. Yoshino la fece sedere, imitandola, ma, in quel posto, Temari si trovò proprio di fronte a Shikamaru.

Cercò di mantenere la solita espressione dura e distaccata, ma capì subito che non ce l'avrebbe fatta. Non riusciva nemmeno a sollevare gli occhi dal piatto.

Intando il ragazzo stava affrontando una lotta interiore mica da poco. Appena i suoi occhi l'avevano inquadrata, era rimasto allibito. Era semplicemente una visione. Il suo primo impulso era stato quello di stringerla, per quello che aveva fatto per Kurenai, ma anche perché aveva il bisogno di farlo. Ma si trattenne. Non sarebbe arrivato vivo, non al giorno dopo, alla cena. Poi era riuscito, per un momento, a fissarla negli occhi, leggendovi dentro qualcosa nel profondo. Quel qualcosa che, forse, aveva capito prima, ma gli serviva ancora una conferma. Decise di restare zitto, comunque e lasciar correre il pasto tranquillamente. Aveva tutto il tempo, dopo.

Per fortuna, per lei, la cena si svolse quasi in silenzio, solo qualche accenno alla missione di Shikamaru.

-Non hai mangiato molto.- le fece notare Yoshino.

-Mi spiace, ma non ho molto appetito. Scusi.- il suo tono parve troppo sommesso e Shikamaru capì, completamente, di averci preso.

E sospirò, non troppo rumorosamente. Per quanto apparisse forte, anche lei aveva delle debolezze e quando venivano intaccate, crollava.

-Non preoccuparti. Dopo tutto il trambusto di oggi, immagino tu sia più stanca che affamata.- disse Shikaku.

Sorrise all'uomo annuendo.

-Non dimenticando che hai appena affrontato anche un lungo viaggio e non hai avuto un secondo di pace.- continuò la donna al suo fianco.- Shikamaru!-

A quel richiamo, un po' troppo forte, tutti sobbalzarono.

-Fila a lavarti, razza di sfaticato! Mi chiedo come tu ti sia presentato in quelle condizioni a tavola.-

-Ma...- stava per dirle che il bagno era occupato e che lei l'aveva costretto ad aiutarla, ma lo fermò.

-Niente ma! Vai!- ordinò imperiosa.

Non poté far altro che eseguire. Manco fosse un poppante!

Uscì borbottando, seguito dalle risate del padre e, sorprendentemente, di Temari. E questo gli fece un enorme piacere.

 

 

La notte era calata da alcune ore e la luna splendeva alta nel cielo.

Se ne stava appoggiata a una delle colonne in legno del porticato. Non riusciva a dormire e aveva pensato che un po' di aria fresca le avrebbe fatto bene.

Non sapeva da quanto fosse in quella posizione, in piedi, seppe soltanto che da qualche minuto non era più sola.

-Soffri inspiegabilmente di insonnia?-

Shikamaru uscì dall'angolo d'ombra che lo avvolgeva. Era giunto li da poco e si era incantato a guardarla. Li così, con i raggi lunari che baciavano la sua pelle, era davvero bellissima.

Ma non si stupì che l'avesse sentito. Sorrise, per questo e per la sua domanda.

-Forse dormo di giorno perché non lo faccio la notte. Ci hai mai pensato?- disse facendo spallucce.

Lei scoppiò a ridere.

-Ma fammi il favore!-

Il suono di quella risata gli riempì le orecchie, beandosene. Quanto le era mancata! Forse, nemmeno lui lo sapeva.

Il silenzio tornò tra loro, fino a che Shikamaru non lo spezzò.

-Ehi, seccatura.-

-Dimmi.-

Si grattò il naso, affiancandola.

-Non ti ho ancora ringraziato, per Kurenai.-

Lei lo guardò con la coda dell'occhio, Si sentiva agitata ad averlo così vicino e non era un bene.

-Ho fatto quello che avrebbe fatto chiunque. L'importante è che sia andato tutto bene.-

-L'Hokage ha detto che sei portata.- la vide sobbalzare e impallidire, per quel poco che riusciva a distinguere.

-Non ci penso nemmeno, non fa per me.- ribatté con forza.

Ancora silenzio. Lei voleva chiedergli molte cose, ma aveva paura delle risposte. Lui doveva avvicinarsi piano, per far si che si aprisse e si sfogasse. Ed era quello che gli serviva.

-Che hai.- chiese piano.

La testa di lei scattò nella sua direzione, con gli occhi sgranati.

-Non ho nulla.-

Lui prese un profondo respiro prima di continuare.

-Non mentire. Quello che è successo oggi, ha riaperto delle ferite che credevi rimarginate. Tenerti tutto dentro non serve a nulla.-

-Con chi credi di parlare! Chi credi che sia! Che cosa sai di me per dirmi queste cose!- la sua furia era travolgente, tanto che aveva alzato anche la voce senza accorgersene.

La fronteggiò, incollando gli occhi ai suoi, senza lasciarli. Lo vide chiaramente, il suo dolore.

Notò che aveva cominciato a tremare, per la rabbia. Fremiti incontrollati, ma lui non osava ancora muoversi. Stava a lei farlo.

-E perché non me lo dici?- insistette serio.

-Non ti riguarda.- sibilò.- Vattene. Se proprio devi rompere a qualcuno, vai dalla tua fidanzata e lasciami in pace.-

-Decido io dove andare. E, adesso, voglio stare qui. Con te.- ribatté.

-Sono io quella che non ti vuole vicino. Lo capisci o no?- aveva nuovamente alzato il tono.- E, poi, non ho bisogno di nessuno!-

La vide, però, abbassare il volto, sussultare, chiudere con forza i pugni. Non si mosse, non fece un passo.

D'improvviso, Temari gli si gettò contro, afferrandolo con forza, serrandogli le braccia intorno al corpo, stringendogli la maglia sulla schiena. I singhiozzi, prima solo accennati, erano liberi di uscire, violentemente. Le lacrime trattenute a lungo, potevano scorrere senza vergogna.

E lui, con delicatezza, ricambiò la stretta, accarezzandole la testa, una lieve e dolce carezza.

-Credo che adesso possiamo andare.- sussurrò Shikaku alla moglie.

Yoshino annuì, sorridendo.

-Devo dire che tuo figlio mi ha davvero sorpresa.- osservò piano, ma con un moto di orgoglio nella voce.

-Ha preso dalla madre.- le fece notare piegando le labbra verso l'alto.- E adesso a letto, che ho sonno.-

 

Il tempo passava, ma lei non accennava a smettere. Shikamaru si chiese quanto dolore avesse racchiuso nel cuore, se una persona potesse sopportare in silenzio, per anni, tutto questo.

La voce di lei gli giunse ovattata.

-Potevo sbagliare, poteva andare tutto storto e io...io non avrei saputo che fare.-

Si riferiva al parto, ne era certo.

-Invece non è stato così.- le disse piano all'orecchio, senza smettere di accarezzarla.

-Tsunade doveva essere li, io...non ero capace. Era...era importante.- continuò singhiozzando.- Se fosse successo come a mia madre...-

-Shhh. Se Kurenai ti ha affidato la sua vita, sia quella di tua figlia, vuol dire che ha capito che sarebbe andata bene. Quello che è accaduto a tua madre, non è stato voluto da te, è capitato.-

-Non capisci! Io ero la fuori e la sentivo gridare!- soffocò le urla sul suo petto.

Questo non lo sapeva. Dalle informazioni che aveva reperito, era a conoscenza soltanto che lei aveva tre anni al momento della nascita di Gaara.

-Mi ha costretta a restare, senza poter far niente. Mia madre...lei gridava e io ero inerme.-

Era basito. E arrabbiato. Come si può costringere una bambina ad una prova simile!

-Quando le grida...sono finite, lei...lei non c'era più.- mormorò.

Temari era tornata indietro con la mente, fino a quel giorno. L'unica sua fortuna, era il sapere Kankuro in un'altra stanza, lontano da tutto quello.

-Ora è tutto finito, non può più farti del male.- parlava come si faceva ad un bambino, bisognoso di conforto.

E quella donna era stata lasciata a se stessa troppo presto. Non osava nemmeno immaginare cosa avesse provato. Privata con la forza di una madre, ignorata e usata dal padre, costretta ad allevare, tra mille difficoltà un fratello e, nel contempo, avendo paura dell'altro. Non si stupiva che fosse così dura, decisa, impassibile. Come aveva fatto Gaara un tempo, anche lei si era costruita una corazza. Dura e impenetrabile. Niente poteva scalfirla, ma era bastata una piccola crepa creatasi quel giorno, per farla crollare come un castello di sabbia.

-Temari.- sussurrò.

Pian piano si stava calmando, ormai i sussulti andavano scemando, come le lacrime che non scorrevano più. Ma la stretta non accennava a diminuire e gli stava bene così.

Dopo minuto, che a loro sembrarono ore, lentamente sciolsero quell'abbraccio, guardandosi nuovamente negli occhi. Ma in quelli di lei,ora, brillava una nuova luce.

-Dicevi davvero?- gli chiese piano.

Shikamaru inarcò lievemente un sopracciglio.

Lei comprese che non aveva capito.

-Quando mi hai detto che Kurenai si fidava di me.-

-Non ho il minimo dubbio.- confermò sorridendo.

Temari si rilassò, andandosi a sedere sul legno del porticato, imitata, quasi subito, dal giovane. Ma non troppo vicini.

-Scusami.-

Questa si che era nuova! Non credeva che nemmeno conoscesse quella parola. Decise di rispondere con una battuta.

-Per cosa? Per l'intrusione in casa mia o per avermi inzuppato la maglia?-

Lei rise.

-Stupido.- mormorò.- Intendevo per il mio comportamento nelle ultime volte che sono stata qui.-

Lo sapeva di essere stata intrattabile, offendendolo, attaccandolo più del normale. E solo perché si era voluto costruire un futuro con qualcuna che non era lei. Non lo meritava, no affatto.

Ma Shikamaru aveva compreso. Aveva ragione, era uno stupido.

-Non preoccuparti. Ogni tanto capita di essere più nervosi.-

Temari ascoltò con attenzione la sua risposta e decise che era meglio tirare fuori tutto. O, almeno, in parte.

-Non ero solo nervosa, ero...arrabbiata. E ho offeso senza motivo sia te che Ino. Dovrei scusarmi anche con lei.-

-Ehi, piano! Tutte queste scuse mi spaventano. Sei sicura di essere davvero Temari della Sabbia?- indagò prudentemente.

-Ti ho detto di smetterla.- si finse offesa, ma rideva.- Lo sai che ho ragione.-

-E allora, se è così, che ti era preso?- sapeva di essere su un terreno minato.

La udì sospirare e la vide alzare il volto verso la luna.

-Gelosia.- confessò candidamente.

Per poco non si strozzò con la sua stessa saliva. Lei era...

-Non fare quella faccia e non metterti strane idee in testa. È vero che noi ci vediamo poco, ma siamo, in qualche modo, diventati amici. E per me è una cosa importante. Sto bene in tua compagnia, nonostante tu mi faccia imbestialire la maggior parte delle volte. Ho avuto paura che non avessi più tempo per me.- terminò affondando la testa tra le braccia, sentendo un forte calore salirle alle guance.-Non dovevo aggredirti solo perché hai trovato una persona che ti ama e ricambi. Per quello le scuse.-

Questa volta, fu Shikamaru a guardare la luna.

-Non ti avrei mai messa da parte, anche per me sei importante. E non preoccuparti.-

Lo guardò stupita. Era stato davvero conciso! E lei che aveva fatto tutto quel bel discorso!

Ma che voleva pretendere. Lui era...lui.

Alzò le spalle, rassegnandosi. Anche un po', tanto, divertita.

-Beh, io me ne vado a letto. Buona notte Shika.-

Si allontanò di un paio di passi, quando la voce di lui la fermò.

-Seccatura.-

-Mh?- voltò solo di poco il capo.

Lo vide alzarsi, stirarsi le braccia e raggiungerla. Con delicatezza, senza che se l'aspettasse, la girò verso di se, posandole la mano sulla base del collo e intrecciando le dita con i suoi capelli.

Lei era completamente immobile, soggiogata dai suoi gesti, dai suoi occhi penetranti. Una vocina dentro di lei le diceva che non era giusto, che doveva spostarsi, ma non ci riusciva.

-Sai, hai detto una cosa giusta, prima.- le disse con voce bassa.

-E...e...cosa...-

-Che ho trovato la persona da amare e non voglio assolutamente lasciarmela scappare.-

-S...si. Lo...so- balbettava.

Lui cominciò a muovere le dita, circolarmente, mandandola in maggior confusione. Doveva allontanarsi. Subito.

Le sorrise, vedendo la confusione in lei, la battaglia interna che stava conducendo per scappare e, nel contempo, per restare. Le tolse quel dilemma.

-Ma non è quella che pensi.- accorciò la distanza, ma non del tutto.

Temari sgranò gli occhi. Lui non stava dicendo quello che pensava, non poteva.

-Io e Ino ci siamo lasciati tre mesi fa. Abbiamo capito che non ci legava, ne ci avrebbe mai legato, l'amore. Siamo amici, nel senso più profondo del termine, solo questo.- e si avvicinò ancora di più.

Il cuore della giovane cominciò a battere ancora più velocemente. Quelle parole, le aveva davvero dette?

Lui e Ino non stavano...non si amavano.

-Hai capito bene.- sembrava leggerle dentro, ogni pensiero.-

-E, allora, di chi parli?- domandò quasi di getto.

-Di una donna stupenda, forte e decisa. Coraggiosa, ma che quando vuole sa essere molto dolce. Ammetto che sia una seccatura, ma è la mia seccatura.-

Le lacrime che credeva esaurite, tornarono sul suo viso. Ma questa volta erano diverse, erano di gioia.

Shikamaru ne asciugò qualcuna con il pollice, portando, nel frattempo, l'altro braccio intorno alla sua vita, permettendo ai loro corpi si incollarsi.

-Ci saranno un sacco di problemi, sopratutto dovuti alla distanza, ma li supereremo. Non ti libererai mai di me.- e così dicendo, le sfiorò le labbra.

Una volta, poi ancora. Fino ad impossessarsene definitivamente.

Temari era sconvolta, felice, euforica, incredula, ma non si soffermò più di tanto a decifrare le sue sensazioni. Si abbandonò a lui, circondandogli il collo con le braccia, acconsentendo alla sua dolce invasione.

Il tempo si era fermato, almeno per loro. Di respirare nemmeno se ne parlava, non serviva.

Solo dopo svariati minuti si separarono, guardandosi.

Ma una domanda sorse spontanea sulle labbra di lei.

-Perché non me l'avevi detto la volta scorsa?-

-Ci avevo provato, in un certo senso, quando siamo andati sulla collina come al solito, solo che non sono stato chiaro. Poi, quando mi ero schiarito le idee e trovato le parole giuste, tu sei partita. Senza salutarmi.-

Abbassò la testa, mordendosi un labbro. Si, era scappata.

-Da quel che sapevo stavi ancora con lei e, ad un certo punto, sono rimasta spiazzata dal tuo comportamento. Poi mi hanno detto che Ino era in missione e mi sono sentita presa in giro.-

-E sei fuggita.- sospirò, capendo quello che aveva passato.- Devo essere io a scusarmi. Per certe cose sono negato.-

Le sembrava addolorato. E lo capiva. Lei era scomparsa quando aveva deciso di prenderla.

-Eppure, stasera, sei stato perfetto.-

-Non abbastanza. Non sono ancora riuscito a farti dire una cosa e questo, ammetto, è frustrante.-

Sbatté le palpebre sorpresa. Che stava dicendo?

-Non ti capisco.-

Si staccò da lei, un po' deluso.

-Lascia stare Temari. È meglio andare a letto.-

Cosa? E la lasciava in quel modo?

-Shikamaru Nara, dove credi di andare!- esclamò.

Si stava arrabbiando per via di quell'atteggiamento.

-Te l'ho detto, a dormire. Forse non te lo ricordi, ma sono appena tornato da una missione e sono stanco. Notte.-

Era tentata di strozzarlo sul serio! Prima le diceva di amarla, e ora lui...Bloccò quel pensiero.

Ecco cos'era.

Sorrise dolcemente, dandogli ragione. Per una volta.

-Shikamaru.- lui si voltò appena.- Ti amo.-

-Lo sapevo già, ma sai. Ogni tanto è bello sentirselo dire.-

Gli corse incontro, lanciandosi tra le sue braccia, affondando con le mani nei suoi capelli, sciogliendoli, assaporando la sua bocca.

-Se continuiamo in questo modo, credo che in camera tua non ci arriverai.-

-È più vicina la tua?- chiese maliziosa.

-Sai che non potrai più tornare indietro?- domandò a sua volta, giusto per assicurazione.

-Non voglio tornare indietro. Voglio nascere, un'altra volta, e con te.-

E non ci furono più parole, sono respiri d'amore.

 

 

 

  
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