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Autore: GreenParadise    21/05/2013    0 recensioni
Ancora un altro esperimento ed altra coppia, insolita o meno, dipende da chi legge: Rachel e Quinn.
Ci sono stati altri ragazzi, ma qualcuno come te mai. Mi sono aperta con te, mi sono confidata, mi sono fidata, sono andata contro ogni mia previsione, ho superato i miei limiti e poi.. Cosa mi è rimasto? Ho abbattuto certi pregiudizi che avevo perché stare con te mi rendeva la persona più felice del mondo. E tu mi hai lasciata, proprio quando ne avevo più bisogno, mi hai lasciata.
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Quinn Fabray, Rachel Berry
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ancora una volta torno con qualcosa di nuovo e insolito per me: Rachel e Quinn, vi dicono qualcosa?
Primo esperimento, per me, con loro due viste come coppia.
Al solito, l'ispirazione è nata da sola, ma c'è tanto di me, tantissimo e mi andava di trasformare i miei sentimenti
in qualcosa di diverso da un semplice delirio.
Per suggerimenti, domane e quant'altro, mi trovate qui:

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°L'amore è. Esiste. °





Rachel era tornata a casa dopo l’ennesima lezione alla NYADA, le gambe le facevano così male che a stento si reggeva in piedi e non era di certo dovuto al poco allenamento, anzi, forse le aveva stancate fin troppo al punto di sentirle gonfie e doloranti; si lasciò cadere sul divano del suo piccolo e solitario appartamento a New York e chiuse gli occhi per un istante. Improvvisamente le vennero in mente i momenti in cui qualsiasi tipo di sentimento negativo veniva alleviato dalla presenza di una persona, quella persona speciale che non sentiva già da un po’ e non sapeva nemmeno lei il motivo del consenso che aveva dato, due anni fa, all'accordo di non sentirsi più; si erano separate senza alcuna valida ragione, così, come se allontanandosi ci si facesse meno male, e invece no. Ogni tanto quell’assenza diventava più incombente del solito, più difficile da sopportare e ancora più ardua da cancellare e rimettere nel posticino del cuore riservato ai bei ricordi. Che poi in fondo, da quando lei non faceva più parte della sua vita, che cosa rimaneva di bello se non la musica, la danza e il canto che potevano comunque bastare fino ad un certo punto? Nulla, nient’altro di così forte e profondo, talmente sentito e vissuto, capace di regalare gioie e piccoli dolori quotidianamente.. Nulla. Era quel tipo di nulla che di tanto in tanto bussava alla sua testa e ancor più insistentemente al suo cuore, solo e triste. Ed era arrivato il momento, era arrivato quel momento in cui un solo bisogno si faceva spazio in lei, quella necessità che aveva tante volte lasciato andare, ma che in quell’istante si faceva sentire con più decisione del solito, con una forza talmente grande da non poter essere più rimandata. Prese carta e penna e si decise a scrivere quelle parole che voleva già tirare fuori da un po’, ma che non aveva mai avuto il coraggio di dire ad alta voce per paura di doverle ammettere o per il semplice fatto di vederle sotto ai propri occhi con la loro importanza messa a nudo su un pezzo di carta; ma era ormai decisa e doveva andare fino in fondo.

"Ok, sto per fare una cosa stupida e senza molto significato, ma scrivere fa bene, cioè a me fa bene e ti avverto che non so cosa potrebbe venir fuori, ma voglio farlo; mi sono autoconvinta in tutto questo tempo di poter riuscire a farne a meno, ma adesso non ce la faccio più e devo scriverti. Il fatto è che stasera mi sento malissimo così come succede ogni tanto, ma il vuoto che hai lasciato dentro me sembra farsi più grande, sempre più grande e più cresce, più ho paura di non riuscire a riempirlo nuovamente. E sono già partita alla grande con questa rivelazione, non credi? Invece di perdere tempo a vedere vecchie cassette di balletti da tutto il mondo che comunque mi aiutano a distrarmi e soprattutto ad imparare sempre nuovi passi, ho pensato di "parlare" con te che mi ascolti sempre o perlomeno, che mi ascoltavi sempre e sapevi comprendermi come pochi nella mia vita hanno saputo fare.
E poi non avevamo detto che avremmo potuto chiamarci in casi di emergenza? E’ questa è un’emergenza.
So che odi gli addii, che ci eravamo ripromesse di tagliare qualsiasi ponte, di dare un taglio netto al nostro rapporto, di dimenticare tutto e andare avanti per la nostra nuova strada, ma come si fa? Tu sei riuscita a trovare un metodo per non pensarmi almeno una volta a settimana o, che ne so, al mese? Io no. E forse perché sono sempre stata io quella più debole fra noi due, quella che alla fine ha sempre ceduto, quella che avrebbe fatto di tutto per stare insieme nonostante l'orgoglio, la maledetta dignità e l'aspirazione da gran donna.
Parole tue, ricordi?
Sono cambiata per te e devi ammettere che anche tu hai fatto lo stesso, ma questa lettera non deve essere un elenco di chi ha fatto cosa per chi, vuole solo essere un modo per tessere di nuovo quel filo fra di noi, ricostruire nuovamente il ponte che io non ho mai tagliato perché il mio cuore non ha voluto e se ho imparato davvero tante cose in questi anni, non so ancora parlare la lingua dell’amore. Ho rivisto “Lost and Delirious” l’altra sera e ho ripensato a quando lo abbiamo visto insieme, sul divano di casa mia, quella sera in cui i miei due papà erano fuori per un convegno su come arredare le case nei modi più stravaganti, ricordi? Li avevamo presi un po’ in giro, ma in fondo gli eravamo entrambe grate per averci lasciato da sole. Tu eri Pauline, la più ribelle e io Victoria, la più dolce, ma forse in fondo la più stronza. Eravamo noi due ed eravamo bellissime. In quella sera con te è stato uno dei più bei film che io abbia mai visto nella mia vita, l’altro ieri è diventata una delle peggior storie che io abbia mai conosciuto; ci sono troppo legata a questo film perché mi ricorda te, la nostra storia, le nostre piccole imprensioni e il finale negativo che ci ha separate.
Ho pianto come una stupida davanti a quel televisore, con migliaia di fazzoletti intorno e milioni di ricordi in testa.
Perché sei andata via?
E sai benissimo cosa mi succede in questi momenti: non riesco a far finta che tutto vada bene e per peggiorare le cose e crogiolarmi nel mio dolore vado a recuperare tutto quello che mi fa stare male. Ascolto “I Feel Pretty / Unpretty”, rivedo le foto scattate in quello studio e da lì parte una serie di ricordi senza fine, una strada infinita, diritta e immensa dal quale non riesco a scappare.
"I wish I could tie you up in my shoes”, ho sempre volute farlo, ci siamo sempre riuscite a vicenda e adesso eccoci qui, separate da un muro insormontabile di parole non dette e gesti non fatti e sono stufa e mi manchi.
Come faccio a non tremare sotto quelle note ogni volta che le ascolto?
Il punto è che non mi manca qualcuno con cui poter stare, dato che potrei avere mille occasioni in questa grande città, ma mi manchi tu e il modo in cui mi facevi sentire. Io non avevo mai amato qualcuno che non fosse Finn, ma amato veramente, nel senso di perdersi negli occhi dell’altro, nei suoi pensieri e nelle sue emozioni. Ci sono stati altri ragazzi, ma qualcuno come te mai. Mi sono aperta con te, mi sono confidata, mi sono fidata, sono andata contro ogni mia previsione, ho superato i miei limiti e poi.. Cosa  mi è rimasto? Ho abbattuto certi pregiudizi che avevo perché stare con te mi rendeva la persona più felice del mondo.
E tu mi hai lasciata, proprio quando ne avevo più bisogno, mi hai lasciata.
Sai le famose farfalle nello stomaco? Io le sentivo ogni volta che ci vedevamo anche solo per pochi minuti o secondi perché quelli diventano i miei minuti, i miei secondi più belli di tutta la giornata. Ma non era solo questo, era tutta l'agitazione prima di un appuntamento, il sorridere ad un tuo messaggio anche sciocco, la stretta che mi veniva allo stomaco quando vedevo che facevi qualcosa per me, l'imbarazzo quando i tuoi occhi mi guardavano e le mie guance diventavano rosso fuoco ad ogni tuo complimento, quel tuo "sei bellissima" anche quando ero struccata e con i capelli bagnati, il passare le dita fra i tuoi capelli sottili, inspirare il tuo profumo, stuzzicarti un po’ per poi coccolarti, attraversare le tue barriere e baciarti, fare l’amore insieme..
Hai ancora quel burrocacao alla ciliegia? Eri proprio da mordere.
Sono patetica se ti dico questo? So solo che vorrei guardarti ancora un’ultima volta in quel verde smeraldo dei tuoi occhi per dirtele faccia a faccia queste cose, ma non so nemmeno se ti arriverà mai questa lettera e se la leggerai.
"L'amore è, esiste. E niente di quello che dite può farlo sparire, perché è il motivo per cui noi esistiamo qui. È la vetta più alta, e una volta che l'hai scalata e guardi gli altri da lassù, ci rimani per sempre. Perché se ti muovi, allora... Cadi
.”
Ricordi?
Giuro che ti amo ancora come prima, come sempre, come non ho mai smesso di fare.
Tua Rachel.



Numero 820, due anni e tre mesi, scritto in alto a destra.
Inutile ripetersi alla fine che continuando in quel modo non sarebbe andata da nessuna parte, ma davvero non era riuscita a scrivere tutte quelle sensazioni in una lettera sola ed era la prima volta che si sentiva più leggera e tranquilla come se davvero si fosse liberata di un enorme peso. Si alzò dalla scrivania e stava per ripiegare il foglio quando si accorse di non aver fatto il suo nome, il nome che riusciva a farle venire il tremolio alle gambe ancora più di qualsiasi lezione di danza.; sorrise, prese la lettera e si avvicinò al cassetto in basso del suo comodino, l’unico chiuso a chiave sebbene fosse la sola ad abitare in quell’appartamento. Lo aprì, sollevò la piccola superficie che nascondeva il segreto più importante della sua vita, ci mise dentro la lettera e lo richiuse.
Giallo, con intarsi verdi, un solo nome scritto sopra preceduto da una preposizione semplice: "
Per Quinn."
   
 
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