22/05/2013
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«Finn?»
Bellezza
«Finn, ti hanno mai detto che sei bellissimo?»
Sì, glielo avevano detto, forse anche troppo spesso. Glielo avevano ripetuto continuamente, ogni volta che doveva “prestar servizio” a Capitol City, ma mai con quell’ingenuità così dolce che trapelava dalla voce di Annie, mai senza mirare ad un secondo fine.
«Sì, sei proprio bello» confermò la ragazza, seria e convinta come se stesse scoprendo un nuovo incredibile fenomeno e ne stesse trascrivendo le leggi universali.
Finnick si sentì bene, felice, persino lusingato. Ed è per questo che, quando Annie chinò la testa di lato come per incentivarlo a risponderle, lui le disse che no, non glielo avevano mai detto veramente.
Stranezza
Finnick quella sera era stranamente strano: aveva gli occhi strani, la bocca strana, i capelli strani, era tutto strano.
Se Annie avesse voluto descrivere quella stranezza, avrebbe detto che lo sguardo era più sincero e il sorriso più sereno. Però i capelli restavano comunque strani.
Si muoveva anche in un modo strano, disteso sopra di lei.
Sembrava un’onda, di quelle che portano delicatamente le cipree sulla spiaggia cercando di non far troppo rumore; e la sfiorava in un modo strano, come quelle onde che ti rinfrescano quando fa caldo.
Così Annie, nonostante la stranezza, lo abbracciava stretto, temendo che Finnick potesse veramente scivolare via come una fragile onda.
Perplessità
Quando Finnick partiva per Capitol City, Annie si recava sempre da Mags per non restare sola. Bussava piano alla porta e chiedeva implorante se poteva trattenersi da lei finché Finnick non tornava; Mags la accoglieva col suo sorriso sdentato e le porgeva la tazza di tè che preparava sempre in attesa della sua comparsa.
Ogni mattina, Annie si svegliava speranzosa.
«Finn è tornato?» domandava ancora insonnolita.
«Non ancora».
Delusa, cominciava a pettinarsi i capelli, mentre sospirava un “Ah”.
Ora che abitava nel Distretto 13, aspettava con ansia il ritorno di suo marito. Al posto di Mags, con lei c’era Johanna.
«Finn è tornato?»
«No, Annie». Johanna deglutì. «Non tornerà più».
«Ah» disse lei, e riprese a pettinarsi i capelli.
Tranquillità
Durante i suoi attacchi di panico, Annie spalancava i grandi occhi azzurri, specchi del suo crescente terrore. Pronunciava spaventata sempre lo stesso nome, guardandosi attorno per cercare il protagonista dei suoi incubi.
«Fraser! Fraser!» urlava, non riuscendo a trovarlo.
Di solito Finnick interveniva subito, sussurrandole all’orecchio che non doveva aver paura, che c’era lui al suo fianco, rassicurandola con un ti amo silenzioso.
Ma ora lui non c’era più.
Eppure, qualcun altro riusciva a gestirla.
«Mamma, ti voglio bene» diceva il piccolo Finn mentre si sistemava fra le braccia di Annie. «Dormiamo, ora».
Annie lo guardava addormentarsi e sorrideva, perché in quelle notti sognava la sua famiglia felice.
Note d'autrice:
*Fanfiction ripubblicata in seguito al furto di account*.
Questa raccolta nacque durante una di quelle tipiche serate depresse in cui si scrive solo ed esclusivamente fluff diabetico sperando di rianimare il proprio cuoricino, finendo poi per deprimersi ancora di più poiché ci si rende conto che i personaggi su cui si sta fangirlando hanno più vita sociale/amorosa di te. ♥