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Autore: _KyRa_    22/05/2013    10 recensioni
[ Sequel di Coming Home ]
“Beh, io te l'ho sempre detto.” ribatté lui, per suo sollievo. “Sono i tuoi genitori. È normale per loro guardare oltre.” Parlava con calma ed Ingie non capiva se si trattasse di freddezza, serietà o quiete. “Anche io l'ho fatto, d'altronde.”
Abbassò lo sguardo, non più in grado di reggere il suo, e sorseggiò un po' d'acqua, percependola gelida lungo la sua gola. Una parte di lei avrebbe voluto gettare a terra quel bicchiere, fare di corsa il giro del tavolo e ricordarsi com'era fare l'amore con lui; l'altra, quella più razionale, sapeva che qualcosa stava per cambiare e che ciò avrebbe portato ad una decisione sofferta, che avrebbe fatto male ad entrambi.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Turning points'
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aaaaaaaaaaa


Three
Tightrope





Ingie, devi capire che Tom è profondamente ferito.” Ingie chiuse gli occhi, sprofondando con la testa nel cuscino del suo letto vuoto. Luke era uscito a comprare i pacchetti di sigarette che mancavano e lei ne aveva immediatamente approfittato per bearsi della voce di Amanda e confidarle ciò che era successo con Tom, qualche sera prima. Aveva esternato la più insignificante emozione che il suo cuore avesse provato o continuasse a provare, senza tralasciare nulla. Aveva bisogno di un appiglio psicologico, che i suoi genitori non avrebbero potuto darle – poiché sostenitori della sua relazione con Luke – così come i suoi compagni di ballo, che non avrebbero mai dovuto conoscere la verità. “Lui parla in questo modo quando è accecato dalla rabbia, ormai lo sai meglio di me.

Sì, ma non credevo mi avrebbe fatto così male.” mormorò la mora, rigirandosi una ciocca di capelli fra le dita.

La notte dopo l'accaduto, non era riuscita a prendere sonno ed aveva trascorso tutte quelle interminabili ore ad ascoltare il respiro pesante del biondo, accanto a lei, ignaro del suo stato d'animo.

Aveva ripensato senza sosta alle parole intrise di rancore del chitarrista e si era ritrovata a soffrirne.

Tu vieni a parlare di meschinità a me?! Tu, che salti da uno all'altro senza un minimo di dignità?!

Erano scolpite nella sua memoria, brucianti.

Questa non è la ragazza di cui mi sono innamorato. Quindi, sì, tutto ciò non ha importanza, perché non la riavrò mai più indietro e, ora come ora, nemmeno la rivorrei.

Si era resa conto di quanto fosse giustificato nel parlarle a quella maniera.

Non sei senza cuore, Ingie. È normale provare queste emozioni così contrastanti. Avete vissuto tantissime cose assieme, eravate quasi divenuti una sola persona; il vostro rapporto è sempre stato viscerale, fatto di continuo contatto fisico ed intesa mentale. Saresti un essere privo di vita, se non provassi questo dispiacere.

Il punto è che non vorrei provarlo. Sto con Luke, la mia vita è cambiata ora. Dovrei guardare avanti, fregandomene di tutto.”

Non è così. Tu puoi tranquillamente portare avanti la tua vita con Luke, senza per forza dimenticare ciò che di bello hai vissuto con Tom.” Sospirò di nuovo, portandosi una mano al viso, che sfregò con nervoso. “Ascoltami. È normale sentirsi in colpa, soprattutto nella tua situazione. Devi ammettere che tornare con Luke non abbia dato di te un'immagine molto positiva. Per questo motivo devi accettare tutto ciò che ne consegue. Lo sai, io sono sempre stata sincera con te e non mi sono fatta problemi nel criticarti quando necessario. Essendo di parte, è ovvio che vorrei rivederti con Tom, ma capisco anche che tu voglia bene a Luke e la decisione è tua. Se è lui la persona con cui vuoi stare, manda avanti la tua vita come hai sempre fatto, cercando di scacciare tutti questi massi dallo stomaco. Con il tempo, le cose passano, Ingie. Tom lo supererà.

La mora tacque per qualche secondo, riflettendo su quelle parole.

Sapeva che era sincera; quando si era trattato di darle della codarda, non si era fatta scrupoli. Eppure, l'aveva sempre sostenuta, anche nei suoi sbagli; non le aveva mai voltato le spalle, poiché forse era l'unica vera amica che aveva.

Sai, a volte mi sento estremamente egoista, perché da un lato vorrei che non lo facesse.” confessò, quasi vergognandosi. “Vorrei che non stesse più male per me ma, al tempo stesso, vorrei che non mi dimenticasse. È assurdo, vero?”

Purtroppo, noi donne siamo fatte così. Quando lasciamo qualcuno, lo vorremmo sempre e comunque per noi, nonostante pretendiamo di rifarci una vita con un'altra persona. Siamo possessive e territoriali ma dobbiamo anche capire cos'è veramente giusto. Non giungere ad un taglio netto sarebbe doloroso per lui ed anche per te.” Non rispose, semplicemente attese che proseguisse il discorso. “E poi, tu l'hai lasciato andare quando ancora eri innamorata di lui. Non è finita perché non andavate d'accordo o per dei problemi più grandi di voi. L'hai allontanato contro il tuo volere, Ingie. È più difficile dimenticarsi di qualcuno, in questo modo. Forse, se ti avesse tradita, se ti avesse delusa o ti avesse fatto un qualsiasi tipo di torto, sarebbe stato più facile, perché ve ne sareste fatti entrambi una ragione. Voi invece avevate tutte le carte in regola per essere la coppia perfetta.”

Lo sapeva eccome. Forse era la spiegazione di tutte quelle sue paranoie e tutti quei dannati sensi di colpa che non accennavano a lasciarla vivere. Lei e Tom, insieme, avrebbero brillato ma nessuno avrebbe mai potuto assicurarle un equilibrio duraturo, pur segnato dalla lontananza. Nella testa, continuava a ripetersi che aveva preso la scelta migliore e ne era convinta; le dispiaceva soltanto che il chitarrista non riuscisse ad accettarlo. Ora voleva unicamente dedicarsi a Luke e alla sua carriera, depennando definitivamente il moro dalle sue priorità o addirittura dalla sua vita.

Ad ogni modo, come sta Lily?” decise di gettarsi a capofitto in un altro discorso per non cadere in una sorta di depressione cronica che le avrebbe annientato gli ultimi neuroni ancora funzionanti.

Un altro dispiacere con cui era costretta a fare i conti era il fatto di non essere riuscita ad assistere alla nascita della figlia di Amanda. Era venuta al mondo proprio nel mese di Luglio, qualche giorno dopo il ritorno di Tom in Germania, sconvolgendo positivamente la vita di tutti. Lo shock iniziale di David alla prospettiva di un'intera esistenza al fianco di una figlia femmina fu ben presto sostituito dalla felicità personificata. Amanda le raccontava sempre di quanto fosse tenero ed incredibilmente imbranato nel cambiare pannolini, spalmare cremine e comprare scarpette della giusta misura. Eppure percepiva ogni singola vibrazione di quella sua felicità, che un po' invidiava, e non poteva desiderare di meglio.

Oh, bene. È incredibile come i bambini, appena nati, crescano velocemente. Mi sembra ieri, che la stringevo al petto, sporca e raggrinzita.” ridacchiò la bionda. “David è sempre più rincoglionito, quindi direi che è tutto nella norma.” aggiunse poi, divertendola.

Quando avete intenzione di venirmi a trovare? Ora che sono in Germania non avete più scuse. Devo conoscere questo fagottino.” domandò quindi, sinceramente nostalgica e curiosa di dare finalmente un viso a Lily.

Io e David pensavamo di venire per la prima diretta.”

Davvero?”

Sì, i ragazzi dovrebbero farci avere i biglietti per la serata.”

Finalmente una bella notizia! Mi hai rallegrato la giornata.” Improvvisamente un pianto – che ormai conosceva bene, seppur attraverso il telefono – si levò nell'aria ad interrompere la loro conversazione. “Lily chiama?” sorrise la mora.

Ora della pappa.” sospirò Amanda. “Ci sentiamo nei prossimi giorni. E, mi raccomando, non pensare troppo.”

Ci proverò. Saluta David.”

Fu incredibile l'improvvisa sensazione di solitudine, non appena riattaccò. In quel periodo, aveva un disperato bisogno di conferme da parte di qualunque persona conoscesse; si sentiva così insicura, debole, quasi inappropriata.

Ingie, sbrigati, dobbiamo andare!”

Page, al di là della porta, batteva il pugno sul legno, quasi volesse sfondarlo.

Sì, arrivo! Evita di distruggere la porta!”





***





Il sudore colava copioso lungo le sue tempie, il respiro era spezzato da un battito cardiaco che minacciava di sfondarle la cassa toracica. Forse avrebbe dovuto diminuire il numero di sigarette giornaliere. O forse era semplicemente ora che Roy concedesse loro un minuto di pausa.

Roy, vuoi ucciderci?” sospirò Sid, buttandosi a terra senza fiato.

Alzati.” lo rimproverò il coreografo. “Mai sedersi, lo sapete.”

Sì, ma sono tre ore di fila che proviamo e riproviamo senza sosta. Di questo passo, domani sera, il pubblico assisterà alla nostra morte trionfale sul palco.” replicò nuovamente il ragazzo, dopo essersi rimesso in piedi con fatica. “Solo un minuto.” lo pregò di nuovo.

Roy sospirò, battendo nervosamente un piede a terra, fino a che non si arrese.

Bene. Un minuto solo.” sbottò per poi allontanarsi dal gruppo.

Non devi sempre prendermi così alla lettera.” obiettò il ragazzo, guadagnandosi un'occhiataccia da parte dell'uomo. “Un minuto sia.” ritrattò quindi immediatamente.

Ingie si gettò l'asciugamano sulle spalle, passandoselo sul collo bagnato. La stanchezza che percepiva nelle ossa e nei muscoli era mescolata ad incredibile adrenalina. Non vedeva l'ora di dare inizio allo spettacolo e dedicarsi a ciò che amava nella vita, senza lasciarsi andare a strani pensieri che le avrebbero solamente guastato l'umore.

Per prima cosa, aveva provato a dimenticare ciò che avrebbe dovuto fare la sera del primo Live. Come Roy aveva annunciato loro prima di partire, alcune coreografie sarebbero state assegnate al gruppo dimezzato o addirittura a solisti. Le soliste, quella volta, sarebbero state lei e Page. La coreografia di Page era improntata su uno stile più sbarazzino, quasi parodistico. Quella di Ingie, invece, concerneva una sorta di storia, che avrebbe interpretato con il concorrente in questione, impregnata di malinconia e sensualità al tempo stesso. Nulla di strano, se non avesse dovuto sdraiarsi sul tavolo della giuria con fare voluttuoso, a metà performance.

Da qualche giorno, era arrivata a domandarsi se Roy leggesse nella sua mente e si divertisse a tormentarla con incomprensibili mezzucci, pur non conoscendo nulla dei suoi trascorsi.

Dio.” Si voltò con un piccolo sorriso in direzione di Milo, che si era appena seduto accanto a lei, sventolandosi l'asciugamano davanti al viso, con l'intento di farsi aria. “Mi verrà un infarto.” continuò a borbottare il ragazzo, senza guardarla.

Agitato per domani sera?” gli domandò, scrutandolo attentamente.

No.” scrollò le spalle lui. “Ho l'adrenalina a mille.” aggiunse con la pura eccitazione nello sguardo.

Anche io.” annuì distrattamente, osservando il resto del gruppo a qualche metro da loro. Le venne spontaneo riflettere sulla smisurata fortuna che aveva avuto nel trovare tanto affiatamento fra quelle persone, anche in momenti di tensione e di agitazione come quelli. Tutti si davano man forte perché riuscivano a comprendere lo stato d'animo altrui – senza eccezioni – ed era qualcosa di terribilmente confortante. Quando voltò lo sguardo in direzione di Milo, ancora al suo fianco, notò con tenerezza che la mente del ragazzo si era persa nell'osservare la figura elegante di Keri. La ragazza chiacchierava con Page, gesticolando ampiamente, lasciandosi sfuggire una risata di tanto in tanto, e Milo sembrava catturato da tale visione. “Perché non le parli?” fu ciò che le venne spontaneo dire, senza mezze misure. Sapeva che Milo avrebbe compreso.

Questo, nonostante tutto, fece finta di cadere dalle nuvole, voltandosi nella sua direzione con fare accigliato.

Come?” domandò con aria perplessa.

Andiamo, lo sai a chi mi riferisco. Ti piace da secoli, perché non fai qualcosa?”

Sorrise nel vedere la sua pelle mutare rapidamente colore, sfumando in un rosso decisamente troppo scuro per la sua normale carnagione. Distolse immediatamente lo sguardo da lei, tornando a scrutare l'oggetto del suo desiderio.

Perché farei un casino.” ammise quasi senza voce, come si vergognasse di esternare tali pensieri.

E perché mai dovresti farlo?” ribatté lei confusa, nonostante potesse vagamente intuire a cosa si riferisse.

Perché siamo un gruppo, lavoriamo assieme ogni giorno, siamo una squadra affiatata e se qualcosa dovesse andare storto...” Lasciò la frase in sospeso ma Ingie comprese perfettamente ciò che stava, in modo impacciato, cercando di spiegare. “Insomma, sai come funzionano queste cose. Non me la sento, di rischiare così. Non voglio rovinare l'atmosfera che si è creata.”

Milo era un ragazzo davvero maturo, nonostante avesse solo vent'anni. Era in grado di immergersi in discorsi del tutto razionali, senza lasciarsi trasportare dall'entusiasmo tipico della sua giovinezza, anche se questi gli facevano male.

Può darsi, ma perché bruciarsi un'occasione o vivere di rimpianti?”

Le parve improvvisamente di parlare a se stessa. Fu come se proprio lei necessitasse di tali consigli, come se stesse cercando di fare ordine nel cervello, in qualche modo strano ed improbabile.

Alla fine, era ciò che aveva fatto: rinunciare in partenza ad una prospettiva di vita, dando per scontato che fosse quella sbagliata.

Non saprei nemmeno come fare con lei. Siamo amici, ci siamo sempre comportati come tali. Sarebbe strano cambiare atteggiamento da un giorno all'altro.” commentò il moro, pensieroso, senza staccare le pupille da Keri.

Non si tratta di cambiare improvvisamente atteggiamento ma di passare un po' di tempo assieme, magari da soli, con la naturalezza di due amici. Se deve nascere qualcosa, succederà.” scrollò le spalle lei, come fosse la cosa più semplice del mondo.

Predichi bene e razzoli male, ragazza.

Ignorò il proprio cervello, prima di udire l'urlo di Roy, che annunciava che il minuto a disposizione era ufficialmente terminato.





***





Aveva disperatamente bisogno di una doccia. Ogni singolo poro della sua pelle reclamava di essere ripulito delle goccioline di sudore che ancora vi stanziavano, seppur asciutte. Inoltre, la stanchezza l'aveva presa in contropiede, minacciando di farla addormentare lungo il tragitto verso la sua camera. Si strofinò una palpebra, reprimendo uno sbadiglio, per poi varcare la soglia dell'ascensore, che l'avrebbe condotta al suo piano. Ancora pochi minuti ed il paradiso l'avrebbe accolta nel suo abbraccio.

Non fece in tempo a premere il pulsante che una figura alta e snella fece il proprio ingresso in ascensore, precedendola in quel gesto. Trattenne il fiato quando, sollevato lo sguardo, si rese conto che Bill si trovava a nemmeno un passo da lei. Le ante dell'ascensore si chiudevano, mentre lei continuava a scrutare, come spaesata, il vocalist.

Non riusciva ad emettere un fiato; non aveva idea di quali parole avrebbe potuto usare in quel preciso istante. Lui, d'altro canto, non le aveva rivolto nemmeno un'occhiata. Continuava a fissare il vuoto davanti a sé, facendo perfettamente finta di non conoscerla. Tutta quell'indifferenza fu persino troppo da sopportare.

Quando le porte si riaprirono al piano di Bill, il ragazzo uscì senza proferire parola ed a quel punto i muscoli di Ingie si mossero da soli, seguendolo.

Bill.” lo chiamò speranzosa ma il biondo finse di non udirla, continuando a camminare, probabilmente diretto alla sua stanza. “Bill, ti prego.” riprovò, mentre sentiva la disperazione cominciare a pervaderle i sensi ed ogni muscolo ancora funzionante.

Visto l'ennesimo fallimento, decise di azzardare afferrandogli la mano. Lui si ritrasse come scottato, per poi voltarsi nella sua direzione con sguardo intriso di quello che sembrava addirittura odio.

Che cosa vuoi?” sbottò senza mezze misure.

Ingie boccheggiò per qualche istante, alla ricerca di parole adatte. Il punto era che non sapeva nemmeno cosa avrebbe potuto dirgli. Non vi era nulla che potesse tirarla fuori dal fango in cui si stava affogando con le sue stesse mani, giorno dopo giorno. Commetteva errori su errori e poi non sapeva come rimediare.

Vedere Bill osservarla con quegli occhi carichi di rabbia fu solo un'ulteriore pugnalata. Rimpianse i momenti in cui avevano condiviso pura amicizia; rimpianse la sua comprensione, spesso l'unica che riuscisse ad ottenere, nonostante gli sbagli ripetuti. Rimpianse semplicemente Bill in ogni sfumatura e colore, perché il suo sostegno era sempre stato per lei di vitale importanza.

Io non so davvero quali parole usare, in questo momento.” mormorò appena, sentendosi una fallita.

Puoi evitare di sprecare fiato, allora.”

Fece per voltarle nuovamente le spalle ma Ingie lo fermò con un ennesimo richiamo disperato.

Ti prego, Bill. Io sono mortificata.”

Ti sembra che questo possa cambiare qualcosa?”

Mi fa male che tu faccia finta di non conoscermi.”

Bill le si avvicinò lentamente, quasi mettendole paura.

Questo è il minimo che dovresti aspettarti da me, Ingie.” sibilò quasi con un filo di voce, come volesse rendere il più chiaro possibile il messaggio. Il suo stomaco cominciava a darle fitte insopportabili, che le facevano stringere i denti e tirare il viso. “Ti ho già dato una volta la possibilità di rimediare e lo sai bene. L'hai buttata nel cesso, commettendo lo stesso incredibile errore – se non più grande – della prima volta. Hai tradito ancora la mia fiducia, ma soprattutto hai fatto del male a mio fratello, dopo avermi promesso il contrario. Come pensi che dovrei comportarmi con te?”

I suoi occhi nocciola parvero divenire roventi sulla sua figura improvvisamente indifesa e piccola. Sentì il bisogno di un appiglio fisico e morale perché credeva di non poter reggere quella situazione da sola; sapeva di non avere alcuna scusante.

Tu hai ragione. Mi sento ridicola ed infame; non meriterei mai più la tua fiducia e ne sono consapevole. Mi sono comportata malissimo con te e tuo fratello e non ho giustificazioni. Vorrei solo che mi perdonassi.”

Bill aggrottò la fronte con espressione confusa.

Fammi capire, a che scopo dovrei perdonarti? Pensi di poter aggiustare le cose e tornare ad essere amici?” Quella frase, nonostante fosse per lei immaginata e scontata, fece più male del previsto. “Dovrei perdonarti per aver umiliato mio fratello ed avergli spezzato il cuore? Dovrei perdonarti per esserti ripresa Luke come una povera disperata in cerca di attenzione? Devi crescere, Ingie, forse hai sottovalutato la gravità della cosa. Sei ancora dannatamente piccola, bisognosa di gente che ti circondi, e troppo cieca per capire ciò di cui hai veramente bisogno. Vedere mio fratello in certe condizioni mi fa venire voglia di radere al suolo questo hotel con le mie stesse mani.” Rabbrividì al tono gelido con cui le stava parlando senza battere ciglio. “Quindi, no, non ti perdono per averlo fatto soffrire un'altra volta. Non ti perdono per essere la causa del suo attuale malessere. Ed il solo fatto che tu abbia cercato un riavvicinamento ti rende ancora più ridicola di quello che sei.”

Non ebbe la forza di replicare. Tutto ciò che riuscì a fare fu aprire e richiudere la bocca, incredula di tali parole ma soprattutto del fatto che fosse stato proprio lui a pronunciarle.

Bill si era voltato di nuovo, senza aggiungere altro, fino a rinchiudersi in camera, lasciandola così sola con la sua vergogna.

Impiegò pochissimo tempo a rientrare in ascensore e raggiungere il proprio piano. L'umiliazione che la stava pervadendo non lasciava spazio all'immaginazione e sembrava volerle strappare anche l'ultimo pezzo di dignità intatta. Voleva solamente rifugiarsi a letto senza nemmeno cenare.

Hey.” le sorrise Luke non appena la vide entrare in camera. Il ragazzo era vestito di tutto punto; sembrava pronto ad uscire. “Hai l'aria distrutta.” notò mentre le si avvicinava, per poi stamparle un bacio sulle labbra.

Sono stanchissima.” mormorò lei, ancora scossa dall'incontro col vocalist, facendo per dirigersi a letto.

No!” esclamò improvvisamente il biondo, agguantandole una mano. “Stasera ti porto a cena fuori.” affermò con l'entusiasmo di un bambino negli occhi, il che la fece sentire impotente. “Non accetto un rifiuto. Ho trovato un ristorantino, non lontano, molto carino.”

Ingie sorrise intenerita a quel bel pensiero. Sentiva le palpebre particolarmente pesanti ed i muscoli appena indolenziti, vittime di una giornata di lavoro devastante. Non era sicura di poter addirittura sostenere una cena fuori.

Rischierei di addormentarmi con la testa sul tavolo.” provò.

Odiava dover reclinare un invito da parte sua; ancor di più se proposto con un simile entusiasmo.

Torniamo presto.” insistette lui, speranzoso. “Dai, è da un po' che non ceniamo in un bel ristorante. Poi siamo a Cologne, una città nuova. Non sei curiosa?”

Come poteva rifiutare di nuovo, davanti a quegli occhi azzurri e languidi?

Con un gran sospiro, decise di accontentarlo.

D'accordo. Il tempo di una doccia.” sorrise appena.

Il suo umore non era dei migliori per poter affrontare una cenetta romantica ed un gatto sarebbe stato sicuramente più di compagnia. Eppure, sapeva che Luke sarebbe stato felice in ogni caso, purché fossero insieme.

Era incredibile come da quando avevano ripreso la loro relazione, avesse imparato sempre più cose di lui, come se gli anni antecedenti non avessero mai significato nulla. Leggeva nella sfumatura delle sue iridi chiare l'amore infinito che provava per lei e quanto lo rendesse felice solamente un suo sguardo. Aveva imparato di lui che la cosa cui più teneva era la sua serenità e riconosceva ogni suo singolo sforzo per renderla per lo meno soddisfatta della sua vita. Gliene era molto grata e si ritrovò a pregare per la prima volta un Dio sconosciuto affinché potesse anche lei, un giorno, arrivare a ricambiare completamente il suo amore, perché era ciò che quel fantastico ragazzo meritava.

Terminati doccia e preparativi, lo raggiunse, scovandolo intento a curiosare sul proprio computer.

Pronta.” annunciò, cercando di mostrarsi il più gioiosa possibile.

Lui parve preso alla sprovvista, ma si affrettò a spegnere il portatile e riporlo al suo posto.

Che gnocca.” esclamò, facendola scoppiare a ridere.

Non ho messo nulla di speciale.” scrollò le spalle, dando un'occhiata ai jeans per cui aveva optato, come fossero il primo straccio trovato nell'armadio.

Infatti, per me, sei sempre una gnocca.” sorrise lui con la malizia nello sguardo. “Andiamo.”

Effettivamente, il ristorante non era lontano dall'albergo e vi arrivarono a piedi in pochi minuti. Non molto grande, godeva di un'atmosfera terribilmente tranquilla e piacevole. Il tenue giallo dei muri e la conseguente luce quasi soffusa conferivano una sorta di pace di cui aveva bisogno.

Mi piace.” sorrise non appena si sedettero l'uno di fronte all'altra, ad un tavolo appartato.

Poteva essere tutto dannatamente perfetto; poteva dichiararsi la ragazza più felice e fortunata della terra. Poteva camminare per le strade di qualsiasi città a testa alta, al fianco di Luke. Eppure, la sua vita era perennemente segnata da errori che andavano a guastare tale apparente impeccabilità.

Sono contento di essere qui con te. Potrebbe essere una sorta di vacanza che ancora non ci eravamo concessi.”

Nel pronunciare quelle parole, Luke le aveva preso la mano, carezzandola con il pollice, mentre i suoi occhi brillavano, pieni d'amore. Ingie sorrise appena, quasi in imbarazzo.

Anch'io.” si limitò a rispondere. Il 'ti amo', con Luke, era sempre stato un argomento tabù. Benché lui glielo ripetesse quasi ogni giorno, come per ricordarle quanto tenesse a lei e soprattutto a loro due, Ingie ancora non aveva trovato il coraggio o la convinzione adatta per ricambiare. Il dolore che ciò le provocava era indescrivibile, poiché continuava a renderla la ragazza meschina ed ingiusta che in realtà non era. Avrebbe tanto desiderato distruggere quel muro, quella corazza che si era creata, ma soprattutto, avrebbe voluto provare per Luke ciò che fino a qualche mese prima aveva provato con tanto ardore per Tom. Perché era così; il chitarrista era stato l'unico ragazzo che avesse mai realmente amato, in tutta la sua vita. “Sai, verrà Amanda con la bambina, domani sera.” esordì all'improvviso la ragazza con entusiasmo.

Luke sorrise sorpreso. Era al corrente del fatto che erano rimaste molto amiche e soprattutto in contatto, benché Ingie avesse intelligentemente tralasciato la parte in cui Amanda le dava informazioni sulla vita dei ragazzi.

Allora, la potrò finalmente conoscere.” rispose lui, sinceramente incuriosito. Ingie annuì energicamente, nell'esatto istante in cui giunsero al tavolo le loro portate precedentemente ordinate. “Hai più avuto occasione di incontrare Tom?” domandò all'improvviso Luke con espressione vaga, senza guardarla, occupato nel servirsi.

Ingie sollevò lo sguardo contrariato su di lui.

Possiamo evitare di parlarne almeno stasera?” commentò, ansiosa di sfociare nuovamente in una lite.

Era una domanda come un'altra.” scrollò le spalle lui, ma evidentemente teso. “Quindi?” insistette, questa volta guardandola in attesa di una risposta probabilmente negativa.

No.” tagliò corto lei. “E comunque, ti ho detto di stare tranquillo.” aggiunse, mentre si apprestava a tagliare la propria bistecca fumante. Il solo profumo le stordiva i sensi.

A volte è anche compito dell'altro cercare di dare delle sicurezze.”

Ingie aggrottò la fronte, tornando a scrutarlo senza comprendere. Che si fosse appena riferito indirettamente a lei?

Cosa intendi?” domandò perplessa, mentre un campanellino d'allarme prendeva a suonare nella sua testa. Qualcosa le diceva che quella conversazione non avrebbe portato a qualcosa di positivo.

Che, comunque, non ti sei mai impegnata più di tanto per permettermi di stare tranquillo.” mormorò lui, senza mai abbandonare quell'atteggiamento apparentemente disinteressato e superficiale, come se non volesse farle pesare eccessivamente quelle parole. “Non hai mai detto di amarmi, per esempio.”

Il panico imperversò. L'ultima conversazione che avrebbe voluto intraprendere con Luke era proprio quella e cercò disperatamente una maniera per tirarsene fuori.

Luke, andiamo, non avevamo chiarito la questione di Tom già l'altra sera?” ribatté appena seccata, tralasciando con classe l'argomento 'amore'. “Ti ho detto che lui non mi vorrebbe di nuovo. Questo, lo so con certezza.”

Come fai ad esserne certa? Magari lui ancora ti ama.”

Come poteva renderlo partecipe del confronto che aveva tenuto con il chitarrista, in terrazza? Avrebbe dovuto ancora una volta ammettere di nascondergli verità piuttosto rilevanti e quindi gettarsi nuovamente nel discorso della fiducia e della sincerità.

Senti, anche se fosse, non ti basta che io ti assicuri che non ti lascerei mai per lui?” sospirò, sperando vivamente che quelle parole lo convincessero, in qualche modo. “La mia vita è con te. Tom fa parte del passato, perché dovrei voler tornare con lui?”

Perché è colui che ti ha fatto rinascere.” Quella risposta la prese talmente in contropiede che quasi fece fatica a respirare. Aveva sentito una fitta all'altezza del petto, che le aveva fatto contrarre il viso in un'espressione di dolore. “Pensi che io non me ne renda conto?” Ingie si era ammutolita; non aveva il coraggio di proferire parola, poiché quelle considerazioni l'avevano toccata nel cuore, avevano sfiorato una vena scoperta. “Per quanto io possa avere i miei motivi per detestarlo, non posso non ricordarmi di questo.”

Quel ragazzo non poteva essere reale. Sembrava troppo bello, troppo perfetto per essere semplicemente umano. Se lo meritava davvero? No, lo sapeva. Non meritava nemmeno un capello di Luke.

Era commossa da tali parole, pronunciate con tanta sincerità nelle pupille puntate attentamente nelle sue, senza nemmeno scomporsi.

Sbatté un paio di volte le palpebre, con l'intento di disfare la vista fattasi improvvisamente annebbiata dalle lacrime, e portò una mano al viso del ragazzo, carezzandolo con delicatezza.

Non potrei mai chiedere di meglio, con te.”





***





Osservò distrattamente la nuvola di fumo che aveva appena lasciato fuoriuscire dalle sue labbra dischiuse e desiderò sentirsi così leggero, mentre combatteva con il pesante macigno che aveva trovato luogo sicuro nel suo stomaco, ormai da giorni. Chiuse gli occhi con un sospiro, mentre le immagini della sera in terrazza tornavano a farsi nitide nel suo cervello tormentato.

Mai nella vita si sarebbe sognato di parlare a quella maniera ad Ingie, ripensando a ciò che di bello e travolgente avevano vissuto assieme, ma soprattutto all'amore che ancora provava per lei. Eppure, era stato il suo cuore a parlare, o meglio, la sua rabbia, il suo risentimento, il suo dolore. Ogni singola parola pronunciata, per quanto forte e cattiva, era stata estremamente sincera e sentita.

Era così deluso da lei che faceva fatica a riconoscerla in quella stessa ragazza di cui si era innamorato, che aveva accolto nella sua vita, che aveva stretto a sé durante la notte e stuzzicato durante il giorno.

Dov'era finita quella Ingie indifesa, dolce ma reattiva che aveva sempre adorato? Dov'era finita la complicità che li aveva sempre legati? Dov'era finito l'amore che lei stessa aveva ammesso di provare per lui, mesi addietro? Possibile che avesse già cancellato tutto dalla memoria?

Una cosa era certa; era stanco. Non aveva la minima intenzione di riprovare da capo; non aveva intenzione di farsi il sangue marcio per cercare di riaverla e di combattere contro un ragazzo apparentemente perfetto. Lui non era perfetto e non voleva nemmeno esserlo; forse rappresentava ciò che di più sbagliato Ingie avrebbe potuto desiderare, ma per lo meno aveva conservato la propria dignità ed aveva saputo amare in modo sincero.

L'idea di dover guarire nuovamente da quel dolore era terrificante e si chiedeva se potesse riuscirvi come già aveva fatto, ma la paura a volte sembrava più forte di lui ed intenzionata a divorarlo in un sol boccone.

Non stai fumando un po' troppo, in questi giorni?”

La voce di suo fratello Bill lo fece sorridere appena, ringraziandolo mentalmente per il suo sostegno.

Diciamo che sono solo un po' nervoso.” rispose ironico, per poi spegnerla nel posacenere accanto a lui. Bill, una volta uscito sul balcone della sua stanza, si sedette sulla sedia al di là del tavolino dove già sedeva Tom da una buona mezzora. “Hai sentito Georg e Gustav?” gli domandò poi, cercando di accantonare i brutti pensieri.

Sì, arriveranno tra poco.” annuì il vocalist continuando a scrutarlo, come volesse assicurarsi che non stesse pensando al suicidio. “Amanda e David arrivano domani pomeriggio.” Tom sentì una fitta di lieve felicità trapassargli il petto. Aveva una tremenda voglia di tornare a strapazzare Lily, come faceva in studio, i primi tempi. Era strano come lui, mai realmente interessato ai bambini, fosse tanto attaccato a quella creatura così piccola e dolce. “Sai che si sente ancora con Ingie?”

Sì.” borbottò lui, gettando lo sguardo al panorama sottostante il balconcino. “Immagino dovrò sopportarlo.” Si prese una piccola pausa, in cui rifletté. “Bill, mi sento così furioso con lei.” ammise, stringendo le dita attorno al bordo del tavolino in legno, che quasi sembrava volesse piegarsi sotto la sua presa. “Così tanto da essere cattivo.”

La vendetta è una cosa inutile e controproducente, Tom.”

Non parlo di vendetta; non meriterebbe nemmeno il mio tempo. Vorrei solamente che riuscisse a capire cosa sia significato per me vederla sbattermi la porta in faccia.” Chiuse gli occhi, stringendo il pugno. “Vorrei che per un solo, minuscolo istante provasse ciò che ho provato io.”





***





Le loro dita intrecciate sembravano incollate; la passeggiata che si erano concessi nelle vicinanze, una volta abbandonato il ristorante, era stata quasi tacita ma incredibilmente piacevole. Non avevano più nemmeno sfiorato il discorso 'Tom', per sua gioia. Evidentemente, le parole da lei pronunciate, avevano suscitato in lui il giusto effetto. Era stata sincera nel farlo. Per la prima volta, si era sentita del tutto pulita nei suoi riguardi e priva di maschere; e forse lui l'aveva percepito forte e chiaro, tanto da tranquillizzarsi.

Non appena varcarono l'ingresso del loro albergo, lungo il vialetto notarono un'automobile scura, del tutto nuova, parcheggiata in un angolo. Le venne spontaneo guardarsi attorno, fino a che le sue pupille non entrarono bruscamente in contatto con due figure.

Il suo cuore prese a battere all'impazzata, mentre una sorta di sollievo prendeva possesso del suo corpo, scosso da fremiti. E fu nel momento in cui due occhi nocciola si posarono sulla sua immagine che non riuscì a trattenersi. Interrotta la presa della mano di Luke, corse in direzione del ragazzo che pareva sorriderle, per poi gettargli le braccia al collo, stringendolo come fosse stata l'ultima occasione.

Gus.” mormorò al suo orecchio, mentre percepiva le lacrime minacciare di smascherare la sua nostalgia. Fu sollevata nel sentire le braccia del biondo stringerla a loro volta, prive di rancore. “Mi sei mancato.” ammise nuovamente.

Anche tu, Ingie.” lo sentì sorridere. Nel frattempo, allungò una mano verso la spalla di Georg, il quale le fece una carezza sulla testa, con un sorriso sincero. “Ci è mancata la tua follia.” aggiunse in un misto di serenità e malinconia.

L'idea che non la odiassero come Bill fu per lei di vitale importanza. L'aiutò a comprendere quanto forte la loro amicizia fosse e quanto loro avessero provato a prendere le distanze dall'intera vicenda che, effettivamente, non li riguardava.

Alle sue spalle, udì i passi di Luke farsi sempre più vicini. Decise quindi di allontanarsi dal batterista per voltarsi nella sua direzione con un debole sorriso, ancora guastato dalle lacrime che si affrettò ad asciugare.

Loro sono Gustav e Georg.” spiegò senza ulteriori aggiunte. Luke sapeva perfettamente chi fossero, visti tutti i racconti cui lei si era permessa di lasciarsi andare in sua compagnia. Tornò ad osservare i ragazzi e fremette prima di parlare di nuovo. “Lui è Luke. Il – il mio fidanzato.”

Poté perfettamente scorgere lo sguardo quasi scioccato dei due ma fu loro grata per il fatto che si comportarono come se tale notizia non li avesse scossi.

Piacere di conoscervi.” fece Luke con educazione, seppur senza particolari feste, com'era ovvio che fosse.

Come stai, Ingie?” domandò a quel punto Georg, osservandola quasi perplesso.

Probabilmente, non si aspettava quel suo cambio di vita, come molti altri.

Bene.” sorrise fintamente lei; non voleva dare nell'occhio, con Luke affianco. “Voi? Quanto vi fermate?”

Purtroppo solo un paio di giorni. Veniamo, domani sera, alla prima diretta e dopodomani ripartiamo.” le rispose Gustav con la sua solita dolcezza. Ingie ne fu tremendamente delusa. Avrebbe tanto desiderato la loro vicinanza, benché fosse complicato, in presenza dei gemelli. “Ci sei riuscita.” le disse poi con un lieve sorriso in volto. La mora batté più volte le ciglia, non riuscendo a capire a cosa si riferisse. “A realizzare il tuo sogno.” le chiarì quindi.

Ingie si rilassò a sua volta in un sorriso sincero. Sapeva che si riferiva alla sua entrata nella compagnia, non a DSDS. Non aveva mai avuto occasione di complimentarsi veramente con lei, date le circostanze, e fu felice di scorgere fra i suoi lineamenti pura soddisfazione.

Si limitò ad annuire, cercando di mostrargli tutta la propria gratitudine.

Non hai portato Isa, Georg?” domandò poi, decisamente curiosa di sapere come stesse la ragazza con cui ricordava di aver passato un paio di momenti molto piacevoli.

Le improvvise espressioni enigmatiche dei due le fecero raggelare il sangue, pregando di non aver commesso qualche imbarazzante errore.

Ci siamo lasciati.” rispose il rosso con un mezzo sospiro.

Ingie si sentì trafiggere da una lama. Come poteva essere possibile?

Mio Dio, mi dispiace. Non immaginavo.” mormorò, portandosi le mani alla bocca.

Georg, dal suo canto, ne sventolò una stirando appena le labbra, come la cosa non avesse peso.

Tranquilla, non potevi saperlo.”

Hey, Hobbit!” Ingie sobbalzò nell'istante in cui la voce di Tom le perforò un orecchio. Lo vide uscire in giardino, seguito da suo fratello, per poi cambiare espressione alla sua presenza, soprattutto a quella di Luke. Dopo una rapida occhiata zelante, tornò ad osservare i ragazzi con apparente indifferenza. “Ti lascio una settimana e già ingrassi?” lo prese in giro, battendogli un paio di volte la mano sugli addominali.

Ingie e Bill si scambiarono uno sguardo teso, fino a che il cantante non spezzò il contatto.

Venite su, in camera?” domandò ai ragazzi, con l'evidente intenzione di abbandonare Ingie e Luke.

I due annuirono e, dopo aver accennato un saluto alla mora, seguirono il vocalist.

Io rimango a fumare una sigaretta e arrivo.” annunciò il chitarrista, mentre estraeva un pacchetto dalla tasca posteriore dei jeans.

Ingie afferrò la mano di Luke, con l'intento di rientrare anche lei, ma lo sentì opporsi lievemente. Si voltò verso di lui con la fronte corrugata.

Anche io mi fumo una sigaretta.” sussurrò lui, senza farsi sentire da Tom, alle loro spalle.

Un brivido di pura agitazione le attraversò lo stomaco e pregò che stesse scherzando.

Luke.” lo ammonì con sguardo severo e preoccupato.

Che avesse intenzione di affrontare Tom nonostante i loro discorsi? Non poteva sapere come entrambi avrebbero reagito alla minima provocazione. L'unica cosa di cui era a conoscenza era la rilevante reattività di entrambi e ciò non era per nulla incoraggiante.

Hai detto che ti fidi di me.” le sorrise appena.

Stava giocando sporco ma non poteva piazzare una scenata proprio davanti al chitarrista.

Vedi di fumarla in fretta.” lo avvertì allora, in evidente riferimento a qualsiasi dannata e folle idea avesse nei confronti di Tom.

Quando gli diede le spalle, si scambiò un lungo e profondo sguardo con il moro, prima di rientrare.





***





Vederle sfiorare la mano del ragazzo, aveva provocato in lui una fitta di gelosia talmente travolgente, che quasi temette di sfoderare un pugno da Guinnes proprio in faccia al biondino. Non poteva pensare al fatto che gli stessi lembi di pelle che aveva sfiorato con le proprie mani, ora fossero di proprietà di quel damerino. Nel momento in cui vide Ingie rientrare senza di lui, un sorriso furbo dilagò sul suo viso, poiché immaginasse che il fatidico momento del confronto con il famoso Luke stesse per avvenire.

Dai, sgancia la bomba.” commentò sardonico, senza nemmeno guardarlo. “Fremi dalla voglia di farti una bella chiacchierata.” continuò, dopo l'ennesima boccata di fumo.

Non ti conviene scherzare.” ribatté quasi minaccioso il biondo, cosa che portò Tom a voltarsi finalmente verso di lui con un sopracciglio alzato e l'espressione di chi la sapeva lunga.

Dovrei spaventarmi?” domandò retoricamente; il sarcasmo sempre più pungente.

Ho visto come guardi ancora Ingie, non sono cretino.”

Se non sei cretino, allora, immaginerai anche che non ho alcuna intenzione di sfiorarla nemmeno con un dito.”

Non so, con qualcuno non è mai abbastanza chiaro.”

Tom si lasciò andare ad un finto ghigno.

D'accordo, mettiamola così... Ingie non è più affar mio. C'è chi ama farsi prendere in giro. Io no. Ha scelto questa vita? Buon per lei, io me ne tengo fuori. Evidentemente, la minestra riscaldata non fa schifo a tutti.” Quella sua ultima provocazione, fece scattare Luke verso di lui, ma lo vide immobilizzarsi all'improvviso, come avesse udito una voce nella sua testa che lo pregava di fermarsi. “Poi, mi spieghi perché sei venuto a parlare con me? Ingie non ti da abbastanza sicurezze?” gli domandò quindi, sinceramente curioso. “Beh, è comprensibile. Come è passata da te a me, per poi passare nuovamente a te, non mi sorprenderei se domani la trovassi a letto con Sid.” La cattiveria ed il risentimento con cui aveva fatto quel commento quasi lo sorpresero. Possibile che la vicenda con Ingie l'avesse segnato in modo così netto? “Fossi in te, dormirei su sette cuscini.” decise di tagliare corto, schiacciando la sigaretta consunta sotto la suola della sua scarpa. “Almeno, per quanto riguarda me.”

Con le mani in tasca, come fosse la persona più tranquilla al mondo, gli diede le spalle fino a rientrare in hotel, mentre la verità bruciava dolorosa nel suo cuore.





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Bene, l'introduzione alla nuova storia termina con questo terzo capitolo. Dal prossimo partirà la trama vera e propria, che spero vi sorprenderà di volta in volta. Mi scuso per il ritardo enorme ma ho avuto dei giorni tremendi che non mi permettevano di conciliare i tempi. Per il prossimo cercherò di far passare meno! Un bacio e fatemi sapere!

  
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