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Autore: She is made of glass    22/05/2013    1 recensioni
Tredici, quattordici, quindici.
Ti alzi, mi sovrasti.
Mi baci forte, arrabbiato.
Scusa, scusa, scusa.
Sei la mia ancora, il mio faro, la mia cosa bella.
Salvami ti prego.
Mi stringo a te e annegare ora non mi fa pių paura.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Respiro forte e la gola mi brucia.
Dove sei? Dove sei amore mio?
E con gli occhi ti cerco dietro ogni nuvola, sotto ogni albero, ma tu non ci sei.
Dove sei amore mio, dove sei?
Con le orecchie ascolto tutte le parole che non mi dici.
Scavo dentro me, e poco a poco sento le pareti cadermi addosso
Mi stringono, mi schiaccio.
Vengo travolta da me stessa con una forza da far male.
Da fare tremare, e tu intanto dove sei?
Dove sei amore mio, mentre non riesco pių a respirare?
Dove sei?
 

 

Una, due, tre.
Piove forte fuori e amore mio io mi sento annegare.
Mi alzo piano e ti cerco in mezzo a tutto questo nero.
Dove sei?


Ti guardo, curvo sulla scrivania e appena sento il tuo odore riaffioro dalla notte.

Quattro, cinque, sei.
Le vertebre ti corrono lungo la schiena e in mille modi cerco di convergere i tuoi nei in costellazioni.
I tuoi occhi mi bruciano addosso.
Finiscila, mi scotti cosė.
Ho quasi finito mi dici, e torni con la testa sotto la lampadina della tua scrivania.
Mi accarezzo dolce i capelli.
Mi tocco con la stessa dolcezza che userei per toccare te.
 

 

Sette, otto, nove.
Mostri freddi stanno divorando le mie gambe nude.
Amore mio?
Amore mio salvami.
Torni a guardarmi, ma stavolta non mi vedi davvero.
Son trasparente.
Mi assottiglio, cambio forma.
Ora mi vedi meglio?

 

Dieci, undici, dodici.
Sono i sospiri che fai, mentre ti lasci cullare dai miei infiniti baci che ti abbandono lungo il collo.
Torna a letto, riesci a dire appena di lascio prendere un respiro.
Ho le farfalle adesso sulle gambe.
Sulle gambe, alla base della schiena, lungo la pancia.
Sono ovunque amore mio e mi fanno solletico.
Mi respiri, e poggi un orecchio sul mio cuore.
Ti stringo a me.
Non andartene per favore.
Alla fine mi mandi via tu, le ultime pagine e poi vengo da te, mi prometti.
Ma io ho paura adesso, sussurro piano. Un soffio.
Di cosa mi chiedi.
Di annegare.

 

Tredici, quattordici, quindici.
Ti alzi, mi sovrasti.
Mi baci forte, arrabbiato.
Scusa, scusa, scusa.
Sei la mia ancora, il mio faro, la mia cosa bella.
Salvami ti prego.
Mi stringo a te e annegare ora non mi fa pių paura.

 

Mi raccogli e mi tieni tra le mani come il pių bel fiore, e intanto corri.
Corri, corri veloce.
Ti siedi sul letto, continui a baciarmi.
Brami voglie da ogni singola cellula del tuo corpo, ti scuoti, mi tocchi, lascio che le tue mani mi raccontino le storie che labbra come le tue non riescono a
dire.

Mi lascio cullare da questo tuo volermi.
Da tutto questo vuoto silenzio che mi proponi ogni volta che mi scopi.
Quando lo faremo l'amore?
Quanto altro tempo annegherai prima di permettermi di salvarti?
Non ci impieghi tanto a capire che quello che hai tra le mani non un fiore, ma č edera.
Che io vivo di te, mi nutro di te.

 

Sedici, diciassette, diciotto.
Piano tengo il conto delle volte che divento di pietra.
Diciannove.
Mi immobilizzo sul tuo petto, divento un peso.
Non sono pų carne, non sono pių un'emozione.
Guardi il nero dei miei occhi e senti il peso della pietra sul petto.
Sul cuore.
Mi chiami, mi chiami.
Ma io non ci sono.
Non pių.

 

Venti.
Ti amo dico.
Dura, fredda, refrattaria.
Una pietra, una roccia č cosė.
Cosa mi chiedi.
E te lo ripeto.
Ventuno, ventidue, ventitre volte.
Ed č cosė amarti.
E' come amare una pietra.
Qualcosa di inanimato, privo di emozione, senza calore.

 

Mi dici ti amo, e mi ami davvero.
Ti amo mi ridici e inizi a eliminare i miei angoli.
Mi smussi, mi levighi, mi adatti a te.
Con le mani passi tra i capelli, mentre il tuo corpo scalda tutta questa roccia che c'č in me e piano la tua bocca riempie l'aria di parole.
 

Fuori č notte, la pioggia cade forte, veloce.
Venti quattro, venti cinque, venti sei.

  
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