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Autore: UltravioletBliss    22/05/2013    2 recensioni
Maria convince la sua amica Giulia ad andare al concerto del primo maggio a Roma, per passare un po' di tempo con lei e magari sballarsi anche un po'.
Quel che Maria non sa è che lì Giulia incontrerà il ragazzo che le ha spezzato il cuore, di cui Giulia è ancora innamorata.
Una storia d'amore particolare, vista dagli occhi di Maria.
Completamente ispirato ad una storia realmente accaduta.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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"Ti prego, sei l'unica che può accompagnarmi, ti prego!" supplicai. Quando mi ci mettevo sapevo essere persuasiva. Forse era la mia faccia dolce che convinse Giulia ad accettare il mio insistente invito ad accompagnarmi al Concerto del Primo maggio.
"Che palle, va bene, ti accompagno, contenta! Però non facciamo tardi, giovedì c'è scuola" accettò leggermente scocciata.
"Grazie, grazie GRAZIE!" esclamai, abbracciandola.

Non era un bel periodo per Giulia: aveva distrutto per l'ennesima volta una storia "interessante", come le definiva lei, con le proprie mani, perché lei era così, due mesi sono troppi, mi sento in galera.
Io però la conoscevo troppo bene: il problema non era il fatto di sentirsi in trappola, il problema era più consistente, ed aveva un nome: Marco.
Giulia e Marco si erano conosciuti da piccolini, quando lei aveva dieci anni e lui quattordici; Marco era un compagno di classe del fratello di Giulia, Andrea, con cui aveva legato tantissimo, e che quindi non perdeva mai l'occasione di trattare la sorellina come se fosse sua.
"Marco, se tu non l'avessi capito, non sono tua sorella, quindi evita di rompermi i coglioni!" diceva la Giulia di quattordici anni, un po' cotta di Marco.
"Marco, che ti frega se ogni tanto mi fumo i sigaretta? Pensa ai cazzi tuoi!" diceva la Giulia di quindici anni, sempre più cotta di Marco.
"Marco, ma cosa ti interessa se mi sono baciata con 'quello', come lo chiami tu? A me piace!" diceva la Giulia di sedici anni, innamorata di Marco.
Forse però a Marco qualcosa interessava, perché Giulia col tempo era dimagrita, aveva messo le lenti a contatto e aveva tolto l'apparecchio. Era diventata bella.

Il guaio accadde ad una festa, quando Andrea non c'era.
Lei e Marco erano rimasti a bere tutta la sera, parlando di una storiella che Giulia aveva avuto durante l'estate e che era finita.
"Secondo me quello era un coglione".
"Secondo me sei tu un coglione".
"Grazie".
"Prego".
Il bacio era scattato così, improvvisamente. Ed era stato uno dei baci più belli della loro vita, almeno di quella di Giulia.
"Che cazzo ho fatto".
"Mi hai baciata".
"Sei la sorella di Andrea".
"E quindi?".
"Quindi non si può fare" sentenziò Marco, prima di andarsene, lasciandola con una carezza.
Giulia rimase sola come un'ebete, e solo in quel momento si rese conto che l'unica cosa che aveva sempre desiderato era Marco.
Ma, nonostante fosse la sorella di Andrea, quell'estate continuò, loro continuarono a vedersi di nascosto e alla fine fecero anche l'amore.
La prima volta di Giulia.
"Ora che succederà?".
"Niente".
"Qundi continueremo ad infrattarci?".
"Già".
"Bene".
I loro dialoghi lasciavano un po' a desiderare, in effetti.

Finché, la rottura.
Marco utilizzava andare occasionalmente con una rossa che Giulia odiava sin dal primo liceo, e che odiava sempre di più.
La mia amica aveva bevuto quella sera, ma proprio tanto eh, e fu un attimo che vide Marco e la rossa baciarsi.
Fu un attimo anche lo schiaffo che tirò a Marco, in pieno viso. Pensandoci, fu un attimo anche che Giulia e la rossa iniziarono a prendersi a sberle e Andrea che le divideva.

"Giulia, vuoi spiegarmi che cazzo hai fatto?!".
"Andrea lasciami, l'ammazzo, lasciami!".
"Perché te la stai prendendo con lei, che cazzo ti ha fatto Marco da dargli uno schiaffo?! DIMMELO!".
"Ah, vuoi saperlo? Beh, l'amico tuo MI SI è TROMBATO! E ORA DEVO VEDERLO ANCHE CHE SI STRUSCIA CO STA ZOCCOLA!".

Bene, il guaio era fatto, Giulia e Andrea non si sono parlati per due settimane e Marco.. Beh, Marco è rimasto lì come un coglione.
La metamorfosi di Giulia fu totale, non uscì più, non sorrise più.
Fino alla sera che la convinsi ad uscire.
Vi state chiedendo se incontrò Marco? Sì, lo incontrò con un suo amico, per sua sfortuna, perché era un amico in comune, che sapeva tutto.
"Giulia! Come stai?".
"Bene, tu?".
"Bene bene.. Senti n'attimo, ma mica avresti un po' d'erba, così ci facciamo una cannetta!" propose, sorridendo.
Giulia l'erba ce l'aveva, lui faceva sempre fumare lei, doveva per forza dirgli di sì.
"Ok, andiamo" acconsentì, solo per educazione.

Dieci minuti dopo erano dietro ad un vicolo a fumarsi un colonnello, e Giulia parlò esclusivamente con l'amico, nonostante l'ingombrante presenza di Marco.
"Stai zitta, che parli parli ma alla fine non fai niente" s'intromise, infine, lui.
Giulia non ci vedette più.
"Che dici, pezzo di merda? eh, che cazzo dici? Vuoi un altro schiaffo in faccia, lo vuoi?!".
"Tu non lo sai perché mi sono comportato così":
"Ehm, vi lascio soli". L'amico.
"Perché ti sei comportato così? Spiegamelo dai, per quale cazzo di motivo ti sei comportato così?".
"Perché iniziava a nascere un sentimento".
"Coglione, tu lo sapevi che io mi ero innamorata, e non dirmi di no, tu lo sapevi!".
"Infatti non intendevo da parte tua, intendevo da parte mia".

Silenzio.
Bacio.
Non si sono visti più.


Fino al primo maggio. E qui inizia la vera cronaca.
"Odio gli autobus".
"Sempre a lamentarti stai, dai che tra venti minuti siamo arrivati".
Giulia sbuffò, mentre io sorridevo.
Ovviamente gli avevo detto che secondo me Marco era un coglione, che non la meritava e che probabilmente non ci teneva abbastanza a lei, ma lei non era riuscita a riprendersi lo stesso.
"Eccoci, dai che ora dobbiamo solo prendere la metro!" esclamai, raggiante.
Giulia sorrise, solo per farmi felice.


Una volta presi i biglietti e arrivati a Piazza San Giovanni, ci rendemmo conto del bordello che c'era, ma che ci garbava parecchio. Insomma, cantare Bella Ciao dentro la metropolitana romana, è una soddisfazione!
Avevamo fatto il carico di birre per la via, non avevamo preso l'erba perché con a sfiga che avevamo avremmo beccato sicuro qualche borghese, ma comunque stavamo tranquille.
"Cazzo, c'è solo l'asfalto qui".
"Proviamo a vedere se c'è qualcosa su quel prato lì".
Camminavamo con Giulia, organizzata e con il senso dell'orientamento, per prime e io per seconda.
Finché non si bloccò.
"Giulia?".
"Marco".
La faccia di Giulia era diventata.. Un peperone.
"Che ci fai qui? Non sei piccolina?".
"Com'è, il tempo non ti ha reso meno coglione" sorrise, per la prima volta davanti a lui.
Sorrise anche lui.
"Dai, state con noi" propose lui.
Posto sull'erba, ed un altro tipo di erba.
Accettammo ovviamente.

Non feci in tempo a presentarmi agli accompagnatori di Marco, che lui chiese a Giulia di accompagnarla al bagno.
Tornarono venti minuti più tardi, mano nella mano.
La prima cosa che pensai fu: "che cogliona, ci è cascata di nuovo", ma poi dovetti ricredermi.
Non li avevo mai visti insieme.
Avevo capito perché Giulia stava così male senza Marco.
Era come se si completassero, li vedevo ridere, baciarsi, sfiorarsi, passarsi il fumo della canna dalla bocca con una naturalità che solo due innamorati possono adottare.

Ma allora, Marco era davvero lo stronzo che mi ero convinta che fosse, oppure no?.

Li vedevo insieme, sì, e, credetemi, erano la perfezione. Avevano un modo di guardarsi che porca puttana non si vede neanche nei film. Si guardavano come solo due innamorati si guardano.
Ma non erano neanche di quelli noiosi, no, hanno cantato tutto il tempo a squarciagola tutte quelle canzoni di sinistra che fanno del concerto del primo maggio il concerto del primo maggio, hanno bevuto e hanno fumato. Solo che era come se lo facesse una persona sola, come se loro fossero una persona sola.
Poi, la scena clou, quella da film, quella che tutti vorrebbero vivere: iniziò a piovere, ma forte eh, e tutti avevano un fottuto ombrello sotto cui ripararsi.. Tutti tranne Marco e Giulia.
Loro continuarono a ballare sotto la pioggia e a baciarsi come se non ci fosse un domani, forse perché per loro, nella loro città, un domani non c'era davvero.
Ma quel momento bastava a tutti e due, il passato si era dissolto come un effetto di photoshop.
C'erano solo loro due.
E forse un giorno, se smetteranno di fare i codardi, di scappare dall'amore, lo capirà anche Andrea.




Autrice:
Ok, non ha nè capo nè coda, ma è uno spiraglio di vita quotidiana, solo per far vedere che a volte le storie strane, un po' da film, ci sono anche nella vita.
Abbiate pietà.^^
UltraviolerBliss




  
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