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Autore: Tick tock    23/05/2013    0 recensioni
Una ragazza di cui non si accorge nessuno.
Un fantasma con cui nessuno vuole avere a che fare.
Un'insolita, inaspettata, perfetta amicizia.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mirtilla Malcontenta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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  • Laurel cercò di resistere. Non voleva dare soddisfazione a quella ragazza meschina che continuava a dire cattiverie su di lei mettendosi a piangere. Raccolse i libri e uscì dall'aula in fretta, accompagnata dal suono di acute risate femminili. "Non piangere, non piangere..."
    -Ehi, Dawson, scommettiamo che senza occhiali sei ancora più brutta? Grazie al cielo ti coprono la faccia!-
    Laurel lasciò cadere i libri. Non riuscendo più a trattenere le lacrime, corse via.
    Non vedeva dove andava, così sbattè più volte contro altri studenti, ma nessuno fece caso alla ragazzina del primo anno con i capelli informi, le lentiggini, gli occhiali e gli la faccia rigata di lacrime. Come sempre. Laurel voleva solo allontanarsi il più possibile da Roxanne e dalle sue compagne.
    Sbattendo le palpebre, mise a fuoco una porta. Non sapeva quale fosse, ma, se poteva metterla tra lei e gli altri, andava bene qualsiasi cosa. L'aprì e vi si infilò dentro più rapida che potè. Si asciugò gli occhi con la manica e cerco di capire dove fosse capitata.
    -U... un b... bagno...- mormorò tra i singhiozzi. Sì, era un bagno. Sperava che, almeno, fosse il bagno delle femmine. Non le sembrava di esserci mai entrata. Beh, era deserto, e a lei questo bastava per considerarlo un posto ideale.
    Si avvicinò ai rubinetti e aprì l'acqua fredda, con l'intenzione di sciacquarsi il viso, ma le manopole non collaboravano. Sembravano bloccate.
    -Oh, perfetto!- esclamò, portandosi le mani al volto. Il suono dei suoi singhiozzi rimbalzava, produceva eco tra le pareti. Almeno era sola. Giusto?
    Sbagliato.
    -Che ci fai qui?- esclamò una voce in tono lamentoso. Sembrava irritata dalla sua presenza, e Laurel abbassò le mani, preoccupata di aver disturbato qualcuno. Ma non c'era nessuno
    -Sono quassù! Perché nessuno mi cerca mai quassù?- sbottò la voce nello stesso tono di prima. Era femminile, e a essere sinceri a Laurel sembrò un pochino petulante. Alzò lo sguardo e la vide. Una ragazza con codini e grandi occhiali -quelli sì, che coprivano il volto. Sotto gli occhiali, un volto a metà tra una smorfia e l'irritazione. Ma il dettaglio più importante era... che fluttuava vicino al tetto. Era un fantasma.
    Laurel si ritrasse, intimidita. Non aveva un buon rapporto con i fantasmi. Le facevano un po' paura, specialemente Pix (che in realtà era un Poltergeist, ma lei non conosceva bene la differenza) che, ogni volta che la vedeva piangere, la rincorreva gridandole cattiverie.
    -Io... io non volevo... disturbarti... scusa...- balbettò, facendosi piccola piccola -cosa che non le veniva difficile, considerata la statura minuta.
    Il fantasma volteggiò in cerchio e si abbassò, sedendosi -ma poteva sedersi? si chiese Laurel- sul davanzale di una finestra.
    -Che ci fai nel mio bagno?- domandò.
    -Il tuo bagno?-
    -Sì, questo è il MIO bagno! E' dove sono morta, no? Nessuno deve venire qui!- e come a sottolineare le sue parole, uno dei rubinetti schizzò acqua ovunque, anche su Laurel.
    La ragazzina non rispose. Fece qualche passo indietro asciugandosi gli occhi.
    -Mi dispiace, però non voglio tornare là... per favore, fammi restare...-
    -E perchééé, non vuoi tornare là?- Il fantasma aveva DECISAMENTE un tono lamentoso.
    Laurel fece per parlare, ma il fantasma si staccò dal davanzale e iniziò ad avvicinarsi a lei, e la ragazza corse via dal bagno, spaventata.

    * * *

    Era passata poco più di una settimana da quando Laurel aveva incontrato quel fantasma nel bagno. L'aveva incuriosita, ma non era riuscita a trovare il coraggio di tornarci. Aveva provato a chiedere a una o due compagne di dormitorio, ma quelle l'avevano ignorata. Probabilmente non l'avevano neanche sentita, tanto parlava piano. Ma era così timida...
    Cercava sempre di non farsi notare e ci riusciva. Il deprimente risultato, però, era che non aveva nemmeno un amico a Hogwarts. E quando qualcuno le rivolgeva la parola, la maggior parte delle volte era per fare qualche battutina sul suo conto. Una volta per i capelli, una volta per gli occhiali, una perché era riuscita a fare un incantesimo un po' meglio di qualcun altro, una perché veniva da una famiglia Babbana. E Laurel non sapeva reagire. Piangeva e basta, e cercava sempre di stare da sola.
    Fu un motivo simile a quello della volta precedente a farla ritornare nel bagno del secondo piano.
    A Incantesimi, per puro caso, aveva totalizzato il massimo dei punti; la ragazza che più di tutti la tormentava, invece, Roxanne Pollock, aveva avuto un voto sotto la sufficienza. La cosa l'aveva fatta arrabbiare così tanto che, alla fine della lezione, aveva fatto lo sgambetto a Laurel mentre questa usciva, facendola finire a terra. La ragazza era rotolata sul pavimento davanti a tutti e, rimettendosi in piedi, aveva visto le compagne di Roxanne strappare il suo compito insieme agli appunti che aveva scritto tutto il giorno. Così, davanti ai suoi occhi. E ci aveva faticato tanto.
    Mentre si metteva a piangere, sfogo che non riusciva a evitare, aveva detto a Roxanne che era stato un gesto meschino. Quella le aveva detto che invece era stato giusto, perché Laurel non meritava di eccellere, era e sarebbe sempre rimanesta insignificante e avrebbe dovuto restarsene tra i Babbani.
    La ragazza ci rimase così male che, pur di trovare una sorta di solitudine, era tornata nel bagno. Stavolta aveva visto subito il fantasma, e si era rannicchiata sotto un lavandino, per non vederlo e non sentirsi osservata.
    -Ti avevo detto di non tornare!- strillò una voce stizzita, e Laurel, alzando lo sguardo di qualche centimetro, vide il volto del fantasma vicinissimo al suo, a squadrarla con rabbia. Nascose la testa tra le ginocchia.
    -Lasciami stare, per favore!- un mormorio soffocato. Il fantasma non faceva rumore e Laurel non voleva guardare, così non si accorse che se n'era andato.
    L'aveva lasciata in pace come aveva chiesto. Quando, diverse ore più tardi, Laurel abbandonò il bagno, non poté fare a meno di chiedersi il perché.

    * * *

    Un paio di giorni dopo, Laurel riuscì finalmente ad armarsi di coraggio e tornare a curiosare. L'incontro continuava a ripresentarsi alla sua mente, a chiederle risposte. Era così curiosa. Perché il fantasma le aveva dato retta? E soprattutto, perché il bagno era deserto? Che significava che era "il suo bagno", così aveva detto il fantasma? Così, mentre gli altri erano a pranzo, si recò per la terza volta in quello strano luogo, armata di curiosità e, almeno sperava, coraggio.
    Il bagno, però, sembrava deserto. Nessun inquilino, soprannaturale o meno.
    -Ci sei?- chiese Laurel, il cuore che le batteva forte nel petto.
    -Volevo sapere qualcosa su di te...-
    Era così, si rese conto con un certo stupore. Voleva conoscere il fantasma, anche se l'aveva terrorizzata. Forse era perché le piaceva l'idea di un fantasma con occhiali più grandi dei suoi.
    -Dai, vieni...- chiamò ancora.
    -Perché stavi piangendo l'altra volta?- chiese una voce stridula alle sue spalle. Laurel sussultò e si voltò, rincuorata -più o meno- di aver trovato il fantasma. Ma non sapeva che dire.
    -Io... perché... perché una ragazza mi ha... presa in giro- confessò, arrossendo.Il fantasma, però, ebbe una reazione inaspettata: accennò un sorriso comprensivo.
    -Ah, ti capisco! Sai quanto prendevano in giro me? Lo fanno ancora...- a queste parole, fece una capriola in aria, iniziando a emettere un alto lamento.
    Laurel rimase interdetta, non sapendo che fare.
    -Sono morta per questo, sai? E' stata tutta colpa di Olive Hornby!-
    -Ehm... chi?-
    -Mi prendeva in giro! Per gli occhiali. Ma ce li hai anche tuu... prendono in giro anche tee?- il fantasma aveva ritrovato il suo tono lamentoso.
    Laurel annuì, triste.
    -Sì, lo fanno sempre-
    -Sai come mi chiamano? Mirtilla Malcontenta! Dicono che mi lamento sempre! E io allora allago il bagno!- strillò Mirtilla Malcontenta.
    -Io sono Laurel. Mirtilla... perché allaghi il bagno?-
    Mirtilla aveva un'espressione un po' pazza negli occhi.
    -Così nessuno viene qui! E nessuno può dirmi cose cattive! Anche se...- si avvicinò a parlare all'orecchio di Laurel, che fece appello a ogni riserva di coraggio per non allontanarsi -Anche se poi le dicono lo stesso!-
    -Sono tutti cattiiiiiiviiiiiiiiii!- Mirtilla iniziò a strillare e a volteggiare come una pazza, e Laurel impallidì, nervosa.
    -Adesso devo andare...-
    Mirtilla si fermò a metà di una capriola. La squadrò accigliata, ma nel suo sguardo c'era qualcos'altro di indefinibile.
    -Tornerai?-
    Laurel esitò, poi annuì e se ne andò.
    Mentre chiudeva la porta, fu quasi certa di aver visto il fantasma sorridere.
    Chissà, forse si poteva essere soli in due. E forse si sarebbero davvero capite.
    E forse aveva finalmente trovato un'amica.

  
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