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Autore: Primviolet    23/05/2013    0 recensioni
Una volta ho letto un libro, Anna Karenina , protagonista sposata innamorata di un’altro uomo , dove questo amore gli è costato l’espulsione dalla sua classe sociale, fino a consumarla. Venne criticata, giudicata dove l’opinione pubblica per lei diventò più importante dell’amore stesso, portandola alla follia e alla morte. Siamo tutti in costante giudizio dagli altri, ci critichiamo, ci offendiamo a vicenda , vorremmo essere i soli in costante ammirazione , quando in realtà non possiamo essere solo soli, abbiamo sempre bisogno degli altri per completarci. Bè questo è il contrario di me.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Omicidio.8 lettere. Grande il significato. Perdita di qualcuno al mondo. Gli uomini tendono a uccidersi a vicenda per sovrastarsi l’un l’altro. Tanti sono i motivi ma nessuno valido. Facile per uno , doloroso per molti. E così che va il mondo. Un costante farsi male a vicenda. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Informiamo i gentili passeggeri che fra 20 minuti incominceremo l’atterraggio, vi preghiamo di allacciare le cinture e di spegnere i dispositivi elettronici grazie.”

Sono su un’aereo diretto per l’Australia. Australia la terra dei canguri. Sebbene posso sembrare un viaggio di vacanza non lo è. La mia si chiama fuga. 

Sospesa tra le nuvole, è qui dove vorrei stare, ora e per sempre.

1 settimana fa mia madre è morta. Uccisa. Da Michael Emerson. Mio padre. Non lo definirei così, padre. 

5 lettere.

Significa l’uomo che mi ha generato, non cresciuta. Ora sono diretta in volo da mia zia Mary, mai conosciuta, sorella di mia madre, non è venuta neanche al funerale, figurarsi che gran persona. Purtroppo unica parente viva da parte di mamma, e unica che ci ha accettato tra tutti gli altri.

 Vive in una cittadina chiamata Wodonga, di 29.710 persone, ovviamente mi sono informata su Wikipedia prima di mettere piede in un continente che non conosco. 

“Jason? Svegliati, stiamo per arrivare.”

Il mio fratello gemello apre lentamente gli occhi e si stiracchia, allaccia la cintura e guarda dal finestrino.

“Tra quanto?” mi dice con voce pigra.

“20 minuti….” 

Ha le occhiaie agli occhi, non dorme da una settimana,un po' per colpa mia , che costretto a svegliarmi per colpa dei miei incubi, dove non smette di urlare.

 I capelli castani sono tutti scombinati per la posizione di come ha dormito e gli occhi verdi in costante preoccupazione.

“Sto bene” sette lettere, 2 parole, 1 bugia.

“ ho dormito un po' anch’io attraversando l’atlantico”  ero in costante agitazione.

E so che non mi crede. Tanto vale tentare. Cerco di distogliere lo sguardo , non sono un’ottima bugiarda , guardo il mio riflesso nel finestrino dietro di lui, sono più o meno la sua copia penso, con occhi verdi contornate da splendide occhiaie e dei capelli arruffati rossicci. Da piccola la maestra mi guardava sempre male, capì perché  credeva che i capelli rossi, era il simbolo del diavolo, e quando si rivelò che ero mancina, mi odiò per tutto l’anno avvenire, lanciandomi sempre frasette cattive verso di me. Arrivarono anche gli insulti dai miei compagni. Più tardi volevo solo che mi ignorassero e basta, non volevo che qualcuno corresse in mio aiuto, volevo solo stare in pace e non essere notata. 

Si è costretti a ricorrere al non essere notati, quando in fondo si sa che ognuno vorrebbe un po' di considerazione positiva. Vogliamo tutti far parte di quel gruppo elevato sociale, essere notati e apprezzati, eppure quel gruppo si è già formato da tempo , senza eccezioni , o sei dentro , o sei fuori. È così che va il mondo. Una volta ho letto un libro, Anna Karenina , protagonista sposata innamorata di un’altro uomo , dove questo amore gli è costato l’espulsione dalla sua classe sociale, fino a consumarla. Venne criticata, giudicata dove l’opinione pubblica per lei diventò più importante dell’amore stesso, portandola alla follia e alla morte. Siamo tutti in costante giudizio dagli altri, ci critichiamo, ci offendiamo a vicenda , vorremmo essere i soli in costante ammirazione , quando in realtà non possiamo essere solo soli, abbiamo sempre bisogno degli altri per completarci. Bè questo è il contrario di me. Me la sono cavata sempre sola, mio fratello fino a una settimana fa mi ignorava e stava sempre fuori , probabilmente a drogarsi, come se non esistessi, i miei genitori litigavano sempre, e guarda dove ci ha portato. Il mio unico conforto erano i libri, dove mi rifugiavo, immaginando di avere un’altra vita, mi estraniavo dal mio mondo, in cerca di un’altro migliore, eppure arrivano sempre quegli avvenimenti che ti riportano alla realtà, e così è successo.

L’aereo comincia con le turbolenze , segno che stiamo per atterrare, mi si chiudono le orecchie, e mi viene un forte mal di testa, sento che mi si potrebbe scoppiare il cranio da un momento all’altro, ma tutto finisce non appena atterriamo.

Stiamo tipo mezz’ora ad aspettare le nostre valigie.  

Quando arrivano finalmente cerco di tirare la mia, Jason, fa per aiutarmi , ma mi rifiuto e quasi casco a terra con la mia valigia.

“ Ce la faccio!” rispondo testarda. Odio tutta questa improvvisa preoccupazione, quando negli ultimi 10 anni mi ha solo ignorato. Una volta da piccoli , eravamo uniti , credo, non ricordo neanche bene.

Faccio per rialzare la mia valigia, mentre lui prende la sua.

Mi sembra strano mettere gli ultimi 16 anni in una valigia rossa, in fondo avrei voluto portare di più, ma non me lo hanno permesso. Solo i miei vestiti, 3 dei miei libri preferiti, e qualche foto.

Poche cose, salvate da una vita passata, che rappresentano un qualcosa di me.

Andiamo nell’ala arrivi, ce una gran folla, e quando scorgo molte persone ritrovarsi, molte facce felici e piene di gioia abbracciarsi, mi viene quasi nostalgia.

 La ragazza che era seduta di fianco a me, bacia quello che penso sia il suo ragazzo.

 Io non mi aspetto niente di questo. Non so neanche che aspetto abbia la mia presunta zia. 

Neanche una foto , non sapevo neanche che esistesse fino a poco tempo fa.

Una donna giovane sulla 40 si fa largo verso di noi, porta un paio di occhiali da sole scuri, dove mi è impossibile vederli gli occhi, capelli biondi tirati indietro, una camicia e un paio di jeans.

“Benvenuti in Australia, io sono Mary vostra zia, da ora vostra tutrice legale, voi dovete essere Juliet e Jason…” Ha un tono autoritario ma al tempo stesso compassionevole.

“si” dico, non saprei che dire, penso che già sia stata informata di tutto ed è tutto quello che mi viene in mente, mi fissa negli occhi per un minuto.

Jason non fa che fissarla in silenzio con ostinato sguardo.

“ Venite, sbrighiamoci, se no quei bastar… volevo dire , cretini mi fanno la multa”

“Scusate non sono abituata a voi ragazzini, penso che ci dovremmo abituare tutti” dice scusandosi.

“Siamo obbligati.” Risponde brusco Jason.

“Si..” Dice e sento di nuovo quella tristezza nella voce.

Saliamo su una Jeep fuoristrada , pulita e lucidata , sembra appena comprata.

Un silenzio imbarazzante ci accompagna per tutta la strada, così non mi resta che osservare il paesaggio australiano. Mi aspetto di vedere un sacco di canguri che saltano , me l’ero immaginata come in quel film Australia, ma è del tutto diverso, sono circondata da molti alberi.

Mentre Mary e al volante si alza gli occhiali, e riesco a vedere piccole rughe intorno agli occhi , che sono del colore del cielo. 

“ Allora vi ho iscritto alla Wodonga high School , al penultimo anno, vi troverete bene qui, sono sicura che vi farete degli amici, siamo a febbraio e qui ce molto caldo come avete notato, per fortuna qui abbiamo il fiume Murry e se volete possiamo andarci qualche volta.”

Lo dice con tono obbligato, si …esatto, come aveva detto Jason.

Finalmente arriviamo in un quartiere molto tranquillo e svoltiamo al 34 street, dove si affaccia una casa enorme tutta in legno e con grandi vetrate. Mi chiedo se non stiamo per fare retromarcia, perché abbiamo sbagliato strada o la mia zia sconosciuta sia ricca sfondata. Di sicuro in tutti questi anni un’aiuto economico non avrebbe fatto male.  

E anche lei dovrebbe fare un gran lavoro.

Parcheggiamo e scendiamo , prendiamo le valigie e dopo si ferma per un’attimo come se avesse dimenticato di fare qualcosa. Ci guarda per un’attimo e chiede:

“Chi di voi ha la patente?”

“Io, perché?” dichiara mio fratello. 

Per poco non gli fa perdere l’equilibrio quando gli lancia le chiavi di macchina, per fortuna mio fratello, riesce a prenderle al volo.

“ Coprifuoco alle 11 , accompagna tua sorella dove vuole, non voglio guai, intesi?”

Jason ci pensa un’attimo come se avesse captato il messaggio in ritardo. E anche io mi sento un pò confusa.

“Vuoi comprarmi?” dice infine.

“ Perché ci sto riuscendo?” accenna un piccolo sorriso

“Forse” risponde , e mi sembra che ci stia sorridendo , o è solo la mia impressione.

  
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