Yaone
[Dopo il salvataggio di Yaone nel
Gensomaden, una volta rientrati]
Yaone si sdraia sulla sua branda.
Ha sonno, una spossatezza che le divora le membra e l’impressione che quella giornata sia stata più lunga del solito.
Ha ancora tutto negli occhi, come se Kogaiji l’avesse salvata per l’ennesima volta appena da due secondi scarsi.
E ricorda ancora le risate alte e allegre di Lirin.
- Il mio fratellone è il migliore, non
credi?
Chiude gli occhi.
Come se non lo sapesse già abbastanza bene da sola.
E poi pensa al Gruppo di Sanzo. Persone particolari, senza dubbio.
Non che lei non ci sia abituata, alle persone particolari.
Ricorda ciò che una delle inservienti le ha detto una volta, gli occhi sognanti e lo sguardo perso oltre di lei:
“Vivere a contatto col Principe Kogaiji in persona, passare le giornate insieme a personaggi carismatici come lui… lei è proprio fortunata, Yaone-san.”
Fortunata, sì.
E tesa.
Perché non è sempre bello, ed emozionante, e favolesco, vivere insieme a, di, gente con, oltre che l’animo duro come pietra, un carisma assurdo e magnetico che esce dalla pelle, dagli occhi, dai sospiri.
Non è facile essere l’unica persona mediocremente normale in mezzo ad agglomerati di individui di cui basta il volto ed un’occhiata così, di sfuggita, a far capire che loro sono di quelli che il mondo non potrà che inchinarsi ai loro piedi o sparire velocemente.
Non è facile.
Stringe più forte gli occhi, rinchiudendosi in una dimensione di macchie e flash bianchi, mentre l’immagine di Genjo Sanzo le riempie la testa.
Indiscutibilmente bellissimo, con una carica di massimo prestigio a metterlo in risalto ancor più di quanto non faccia da sè.
Vede gli occhi, il portamento fiero, vede quel tutto che abbaglia la gente.
Vede che qualsiasi cosa faccia non si potrà non restarne intimoriti, ma in senso buono, in senso reverenziale.
Vede Sha Gojyo, sensuale e sicuro di sé.
Uno sbruffone.
Uno che-si-crede-chissà-chi e ama atteggiarsi a dongiovanni.
Uno che il mondo, pieno di invidia al vetriolo, potrebbe prendere per cafone.
Ma uno di quelli.
E tanto basta a mandare al diavolo ogni logica: se sei uno così, le normali regole di convivenza umana non c’entrano niente con te.
Vede Cho Hakkai.
Tutto un programma, lui. Quasi la versione di se stessa come sarebbe stata se.
E vede persino Son Goku, un
ragazzino che ti chiedi “ma chi è davvero, questo qui?”
Per non parlare degli scienziati con cui divide l’abitazione:
basta l’impressione di Nii J’eni a farle scendere un brivido di inquietudine lungo la schiena.
Gyokumen Kushu, poi, neanche a parlarne: il mondo è alla sua ricerca.
Uno stuolo di personalità, individui che a guardar bene invece dell’anima hanno una poesia.
E si sente piccola.
Troppo, piccola.
- Yaone… -
“Non ora…”
- Principe Kogaiji! Come si sente? -
- Io bene, ma noto che tu hai ancora un’aria molto stanca. Dovresti riposare. -
- Mh. -
- Beh, sono solo venuto a vedere com’era… la situazione. Lirin mi aspetta, ho promesso di farle visita prima che andasse a dormire. -
-
- Sì. -
- Bene. -
Infine fa un semplice saluto con la mano e si chiude la porta alle spalle.
Yaone lascia andare un sospiro.
Poi cerca di rilassarsi, affondando il capo sul cuscino e stringendo un lembo del lenzuolo.
“Yaone, sai, a volte ho l’impressione che
non riuscirò mai a… non so bene come spiegarlo, però mi succede di guardare il
fratellino e pensare che essere così speciale non mi riuscirà mai. Ogni tanto mi
sento stupida a pensare queste cose, per, in realtà, alla fine anche solo il
pensiero di averlo vicino mi fa passare tutto.”
Lirin. Se persino lei riusciva a sentirsi così davanti a suo fratello, la cosa si faceva doppiamente deprimente.
L’idea che è andata così, e basta, c’è chi nasce poesia e chi nasce Yaone.
TOC TOC
- Sì? -
- Sono ancora io, Yaone. -
- Principe, come mai è tornato? Ci sono problemi? È… -
-
- Sì. -
E lei lo ascolta parlare piano e sicuro da dietro la porta.
- Va tutto bene, solo… prima volevo dirti… insomma, riprenditi coi tuoi tempi. Non voglio vederti tanto… stanca. -
E i suoi passi eleganti e decisi si spargono per il corridoio, segno che se è andato via velocemente, ma con classe, perché Kogaiji non sa nemmeno dove stia di casa l’imbarazzo fine a se stesso.
E Yaone lo sa, quante cose e preoccupazioni e sì, anche affetto, siano racchiuse in quello “stanca”.
Sa, ed è conscia di doverselo fare bastare, perché è così che è giusto e così che sarà sempre.
Si mette a letto una volta per tutte, sapendo che se faticherà a prendere sonno sarà anche colpa di quella “stanca” dolciastro.
Quella parola che ammorbidisce lentamente le sensazioni di inadeguatezza, l’aggettivo che scalda le sensazioni fredde, e strane.
Come ogni notte, quel sonno mancato sarà colpa un po’ di tutta quella sua vita da moscerino innamorato di farfalle troppo colorate.
E poi chi l'ha detto
che si deve proprio vivere allo scoperto, sempre sporti sul cornicione delle
cose, a cercare l'impossibile, a spiare tutte le scappatoie per sgusciare via
dalla realtà ?
E' proprio obbligatorio
essere eccezionali ?
(*)
Fin
Legenda:
(*) Ctz. Da “Castelli di rabbia”,
Note di
Melchan:
Questa storiellina ha tipo un anno
e rotti, e non ha mai visto la luce per il semplice fatto che la ritengo
un’inezia pazzesca XD Col senno di poi, penso addirittura che farei bene a
mettere OOC negli avvisi. Io per ora non lo metto, ma se pensate che sia il caso
avvertitemi e, se con motivazione fondate, lo farò (oppure mi rimetterò a
lavorare sulla storia, dipende da come mi gira).
Grazie :o
Quanto a questi benedetti quattro
foglietti di word, c’è da dire che nonostante tutto ci sono affezionata; e in
fondo, per quanto mi riguarda, riflettono un po’ come credo si possa sentire
ogni tanto Yaone. E’ vero che c’è Doku, di cui nella fic non si fa nemmeno
menzione X’D, ma, come dice Baricco, “siccome siamo umani e non calzini”, oltre
a non avere come scopo essere puliti, penso che ogni tanto la logica di avere un
collega tutto sommato non particolare in mondo fuorviante XD vada a farsi
benedire e gli unici a cui ti viene da pensare sono l’altro 99% di persone che
hai intorno e sono tutto fuorché normali.
M
Thanks
Mel
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