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Autore: Mattew    23/05/2013    0 recensioni
Il mio nome è Mattew. Questa è la mia storia, la storia di un ragazzo, sedicenne, come molti altri, con tanti problemi per la testa... E forse anche qualche problema in più.
Genere: Introspettivo, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non so se questa storia un giorno sarà un libro. Ne scriverò molti da adulto sapete? Adesso che ci penso sarebbe meglio che prima affini le mie capacità nello scrivere un incipit. Mi presento? Si dai, perché no!
Il mio nome è Mattew (scordatevi che vi dica il cognome, non voglio mica che mi rintracciate!), sono un ragazzo di sedici anni. In questa età i problemi sono ovunque no? In casa con la famiglia. A scuola. Con le ragazze o i ragazzi dipende da voi.  Anche con se stessi a volte no? Beh ecco da qui inizia la mia storia. Io sono uno di quei ragazzi che hanno problemi con loro stessi. Nel senso che io ho problemi  con me stessi. No avete letto bene non è un errore grammaticale. Capirete presto tutto tranquilli. Ora vi chiederete il perché di questo titolo, giusto? Se la vostra risposta è si continuate a leggere, se invece è no leggetela lo stesso. E’ importante lasciare libero il lettore!
Dunque affinché comprendiate bene il mio discorso ci tufferemo in un flashback! Immaginatevi un piccolo bambino delle scuole materne. Quali crediate siano le sue passioni? Supereroi,  l’Uomo Ragno in particolare, quindi cartoni animati in generale, gli amichetti i giocattoli … Ebbene il mio me bambino non faceva eccezione a tutto ciò se non per un particolare. Ricordate quei tempi? “Il viola è da femmine!”. Si mi riferisco al fatto che in genere si stava maschi coi maschi e femmine con le femmine. Io facevo lo stesso. E allora voi direte: “Ma questo cosa vuole raccontare?”. Calma gente! Siamo appena all’ inizio! Ecco diciamo che io odiavo questo fatto, avrei voluto avere delle amiche, e anche delle fidanzatine. Ricordarsi che parliamo di un bimbo di 5 anni. Normale? Si ci può stare … ma se vi dicessi che avevo sogni romantici con queste ipotetiche fidanzatine dove portavo loro fiori, regali e loro mi davano bacetti? (Niente di più, non siate maligni, ero ancora innocente) . Diciamo che ero un bambino romantico? Così può sembrare all’inizio ma alla lunga la storia si rivelò diversa. Crescendo questo carattere continuo a svilupparsi assieme a me.
Perdonatemi veramente tanto ma ora devo fare una metafora. Immaginate un bar. In questo bar (senza barista, immaginate sia … automatizzato o qualcosa del genere ok? Dunque in questo bar vi erano due persone: un bambino, piccolo biondo e paffuto, e un uomo alto con la tuba e vestito elegante ( no, non è il professor Layton anche se rende bene l’idea). Il bambino va lì a prendere dei gelati, delle caramelle e leccornie varie insomma. Si accomoda, poi che fa? Parla con l’unico presente. Una persona colta, elegante, intelligente ma soprattutto romantica. Ipotizzate che il bambino possa parlare solo con lui. Quale credete sarà l’effetto? Il bambino prenderà esempio dall’unico adulto a sua disposizione. E vi prego lasciamo perdere i suoi genitori! Facciamo finta non esistano!
Dunque ritornando al me bambino. Crebbi. Facciamo un salto ai dieci anni. Prima vera cottarella diciamo così. Non fui affascinato dalla bellezza della ragazza, quanto dalla sua dolcezza e intelligenza. Secchione come ero in quinta elementare non riuscivo ad essere il primo della classe, c’era sempre prima lei. Dopo un po’ di rivalità … diciamo che il mio cuore ha ampliato il senso del detto “se non puoi sconfiggerli, fatteli amici”. Me ne ero innamorato. Ah l’amore giovane e inesperto! Era una semplice cotta di quinta elementare, da bambini … niente in confronto all’amore! Ah, e fu anche la mia prima delusione: “Preferirei restare amici”, tipico no?
Facciamo un saltino di un anno ora. Prima media, romantico irremovibile. Nuova cotta per una ragazza che mi piaceva un sacco ( e se ci ripenso adesso … cavolo se ero messo male ). Il San Valentino di quell’anno le portai un peluche e dei Baci Perugina. Il tutto declinato assieme alla mia richiesta amorosa. Fui doppiamente stupido: non solo ci rimasi male per la batosta, ma avevo dovuto chiedere a mia mamma una mano per il regalo. Le avevo esplicitamente richiesto di non parlarne con mio padre, un gran rompiscatole, e indovinate un po’? Non solo glielo disse, ma lo disse a tutti i parenti convinti che avessi la fidanzatina. Sfuriai, litigai con mia madre. Persi definitivamente la fiducia nei mie genitori, che vadano al diavolo!
Da quel momento in avanti si innescò in me un meccanismo imprevisto che porterà a tanti guai.
  
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