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Autore: Rhaenyra17    23/05/2013    3 recensioni
[Dal prologo:
"Neji Hyuuga osservò le Navi Nere: erano munite di cannoni ed ogni soldato aveva un fucile ed una pistola. Si doveva trovare un accordo in fretta.
«È terrificante», biascicò il compagno dai capelli neri.
«Lo so, Rock Lee», ammise Neji, «dobbiamo solo mantenere la calma».
Ma era difficile farlo: Edo era in pericolo."]
[SasukexNaruto; Yaoi; ambientazione storica: Giappone, 1853]
Genere: Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Neji Hyuuga, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Nessun contesto
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Autore: Giacopinzia17
Titolo della storia: Edo
Fandom: Naruto
Rating: arancione, ma potrebbe variare e scattare al rosso
Tipo di coppia: Yaoi
Coppie: SasukexNaruto +  eventuali accenni ad altre
Generi: romantico, storico
Avvertimenti: AU, OOC a tratti
Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Masashi Kishimoto, che ne detiene tutti i diritti. Le vicende storiche sono reali, ma a tratti verranno apportate delle modifiche per ragioni di trama.
Note dell'autrice: Ok, salve! Probabilmente, con ancora ITOL in corso (che proprio non riesco a continuare; scusate!) non dovrei pubblicare qualcosa di nuovo, però ho questa storia in cantiere da molto e non mi va di lasciarla a marcire per sempre! Per cui, siccome non scrivo da quasi tre mesi, ho deciso di riprendere una storia che stavo già iniziando e mi stava anche piacendo... Bah, l'idea è nata in seguito alla mia iscrizione ad un contest (Temporal Space), che però non sono riuscita a portare a termine. Tutto il resto è venuto da sé. Dovevano essere quattro capitoli più prologo ed epilogo, ma a questo punto non so se rimarrò con questa base o meno. Le idee le ho tutte in ordine, manca soltanto il tempo materiale e la pace interiore per mettermi a scrivere; ma a breve arriverà, non disperate. Mi sopporterete fino ad agosto :3
I personaggi saranno a tratti OOC, per esigenza di trama più che per mia spontanea volontà, e soprattutto inserisco l'avvertimento onde evitare che mi sfugga tutto di mano e voi non sappiate che c'è questa possibilità sin dal principio!
Uhm, ringrazio Chisana kitsune perché mi supporta e mi fa da beta e il mio caro PunkDario per il solito giappo-aiuto e anche il beta-aiuto :3
Ciancio alle bande, vi lascio al prologo... A presto!

Edo

 

PROLOGO

Edo, 8 luglio 1853, primo pomeriggio.

Una flotta aggirava la sponda portuale di Edo.
I pescatori avevano abbandonato le canne da pesca per allertare i samurai incaricati di sorvegliare il porto di Uraga. Questi ultimi si apprestarono a schierarsi, le mani strette attorno alle impugnature delle spade, cipiglio serio e posizione di difesa.
«State in guardia!»
Nel frattempo, un paio di loro si erano allontanati, mescolandosi tra la folla cittadina ammassata per vedere cosa stesse accadendo.
I due correvano, le navi nere avanzavano. Sembrava una sfida contro il tempo.
Il fiato trattenuto e la respirazione spaventosamente regolare, mentre con passo felpato percorrevano le stradine ghiaiose, interrotte dal terriccio scuro nei pressi dei boschi.
Sorpassarono quel tratto senza indugiare.
Giunti nei pressi del palazzo sh
ōgunale, riconobbero la figura alta e slanciata del daimyo, scortato da quattro samurai.
«Daimyo-sama!», lo chiamò uno dei due, un giovane ragazzo dai capelli lunghi e castani, legati alle estremità da un elastico bianco e sfilacciato.
Gli occhi d’ossidiana del giovane daimyo incontrarono quelli bianchi del samurai, che s’inginocchiò ai suoi piedi in segno di rispetto e portò una mano al petto, mentre con l’altra teneva ferma la spada.
«Una flotta d’imbarcazioni si avvicina sempre più alla terraferma, temiamo possa trattarsi di un attacco nemico», lo informò.
«Quante sono?», domandò atono il daimyo.
«Quattro, signore».
«Come dobbiamo agire?», chiese l’altro, un ragazzo dal caschetto nero e le sopracciglia del medesimo colore e folte.
«Impeditegli di entrare nel centro cittadino ed indugiate in attesa di nuovi ordini», proferì il moro dai capelli corti e lo sguardo pece e fiero, «sto per incontrare Namikaze-sama».
I samurai annuirono e ripercorsero lo stesso tragitto per tornare al porto.

«È in ritardo, Uchiha-sama».
«Mi perdoni, Namikaze-sama», si scusò il Daimyo, «ho incontrato due dei vostri samurai, che mi hanno riferito una spiacevole notizia».
«Cosa succede?», un giovane ragazzo alto e biondo, gli occhi azzurri e cristallini, fisico tonico rivestito da una tunica lunga nera e rossa scura, si rizzò immediatamente nell'udire quelle parole.
Il moro tacque.
«Uscite, io e Daimyo-sama abbiamo da fare», ordinò lo shogun ai samurai presenti nell’enorme stanza da letto, che fungeva anche da studio personale.
«Così va meglio», asserì l’Uchiha, avvicinandosi al biondo e sciogliendo i muscoli, tesi come corde di violino sino a quel momento. «Dobbiamo elaborare al più presto una strategia, Naruto: Edo è sotto attacco».
«Com’è possibile?», il biondo si avvicinò con rapidità alla scrivania, afferrando un paio di rotoli e distendendoli su di essa, aiutato dalle mani diafane del daimyo. Agguantò i bordi delle pergamene e, lanciando un fugace sguardo al compagno segreto, indicò dei punti sulla mappa.
«Questi sono due dei piani strategici ideati in caso d’assalto», illustrò la situazione, «immagino che arrivino dalle Americhe».
«Infatti».
«Prima di tutto, i samurai dovranno stanziarsi nelle zone ichi, shin, hachi e jyuu», iniziò, «saranno disposti sette samurai per fila, nel tentativo di tenere sotto controllo l’ambiente circostante».
«Naruto», lo richiamò l’altro.
«Cosa c’è?», domandò quest’ultimo, studiando l’espressione assorta dell’altro e ricambiando con la propria stralunata.
«So già come agire», ammise con un sorriso sghembo.
«Sì, ma noi dob…»
«Parli troppo, Naruto», le mani eburnee tastarono con delicatezza i fianchi del biondo, accontentandosi del tocco lieve e disturbato dalla presenza della tunica. «Ho già dato ordini: il primo è quello di proteggerti a qualunque costo. Sei tu la guida di Edo».
«Sasuke…»
«Ed io ti proteggerò a qualunque costo».
«Io mi batterò con i miei samurai!», ribatté convinto lo shogun, tentando di allontanarsi dal corpo emettente un’abbagliante ed appagante sensazione di benessere; se non si fosse distaccato al più presto da esso, non vi avrebbe resistito.
Di nuovo.
Ma non era il caso di lasciarsi andare alla manifestazione dei propri sentimenti quando una minaccia incombeva sulla città.
Non avrebbe mai lasciato che le persone morissero per salvarlo; non senza essersi messo lui stesso in gioco, non senza aver combattuto fino allo stremo delle proprie energie.
Sasuke lo sapeva, ma la sua indole iperprotettiva nei confronti del Namikaze non voleva saperne di scemare, anzi aumentava vorticosamente di attimo in attimo.
Non avrebbe mai più rischiato di perderlo, non avrebbe fatto due volte lo stesso errore.
«Non ne ho mai dubitato».

«Giù le armi, samurai, non veniamo per l’inizio di una nuova guerra», affermò un uomo camminando con lentezza, gli stivali neri che s’imbrattarono di polvere giallognola, le suole calpestavano lo scricchiolante pontile in legno.
I combattenti non fiatarono, né si mossero di un millimetro.
«Va bene, va bene, non abbiamo iniziato col piede giusto», rifletté lo straniero, fermandosi ed incrociando le braccia dietro la schiena, serrando le mani ed annuendo, «sono il commodoro Matthew Perry, dalle Americhe, e questi sono i miei uomini».
Ancora silenzio, un irritante silenzio disturbato dal confabulare dei mercanti ad un centinaio di metri di distanza rispetto ai samurai.
«Devo parlare con lo shogun di Edo», continuò, «ci sono cose importanti di cui discutere».
«Per quale ragione?», il samurai dagli occhi bianchi si fermò dinanzi al commodoro, impugnando la spada ancora risposta nel fodero, pronto a scattare per qualsiasi evenienza. In automatico, anche i soldati dell’armata americana affiancarono il proprio comandante, puntando le pistole nere e lucide contro il samurai.
«Calma», ordinò Perry, «non siamo qui per metterceli contro».
«Bensì quale sarebbe il motivo?», domandò nuovamente.
«Posso sapere come vi chiamate?»
«Hyuuga».
«Hyuuga… », espirò, «Ebbene, fatemi parlare con il vostro comandante».
«Noi non prendiamo ordini da lei».
Lo fissò cautamente e, mentre indietreggiava con rapidità e sfilava la spada dal fodero, gridò: «Schieramento Rinnegan: ichi, shin, hachi, jyuu!»
«Ripeto: non siamo qui per attaccare».
«E allora esponga la ragione per la quale vorreste attraccare le vostre navi qui», ribatté lo Hyuuga, mentre i samurai si posizionavano secondo gli schemi predisposti dallo Shogun.
«Conducetemi allo Shogunato», domandò, liberandosi dell’arma custodita nel fodero che pendeva a lato della sua divisa blu notte da contrammiraglio.
«Le navi non approderanno finché non ci saranno dati ordini».
«Finché la decisione non sarà presa», lo corresse l’americano. «Shall we?», pronunciò le parole indicando la stradina che conduceva al centro del paese con una mano ed un cenno del capo.
«Lei non andrà da nessuna parte, attenderà qui».
«Lo farò e non attaccheremo», decise, «ma voglio parlare con lo Shogun, o quantomeno con qualcuno che abbia una qualche autorità».
«Intanto ritorni sulla barca: non siete i benvenuti qui».
Con un sorriso sulle labbra, tipico di chi la sa lunga, l’americano voltò le spalle ai samurai e risalì sulla piccola imbarcazione che l’aveva condotto sulla terraferma.
Presto le navi sarebbero approdate, ne era certo.
Neji Hyuuga osservò le Navi Nere: erano munite di cannoni ed ogni soldato aveva un fucile ed una pistola. Si doveva trovare un accordo in fretta.
«È terrificante», biascicò il compagno dai capelli neri.
«Lo so, Rock Lee», ammise Neji, «dobbiamo solo mantenere la calma».
Ma era difficile farlo: Edo era in pericolo.

  
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