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Autore: Suzerain    24/05/2013    2 recensioni
« I'll keep waiting until our last goodbye »
~[Yukio/Rin, a tratti nonsense.]
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Rin Okumura, Yukio Okumura
Note: Nonsense, What if? | Avvertimenti: Incest
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Titolo: Goodbye.
Autrice: _snowscene
Fandom: Ao no Exorcist (青の祓魔師 )
Pairing: Yukio/Rin.
Personaggi: Yukio Okumura, Rin Okumura.
Ambientazione: Non specificata.
To: //
Note dell'autrice: Ah, ah, ah. Io non so perché sto facendo tutto questo. Non vogliatemene. Sono stata costretta e minacciata, ecco la verità. La odio e la trovo OOC. Ora mi rifugio in Ghana.




 

« I'll keep waiting until our last goodbye »


Tutto ciò che Yukio riesce a vedere quando apre gli occhi, è lo sguardo di Rin, suo fratello, fisso sulla sua figura. Tutto ciò a cui riesce a pensare, mentre ricambia quello sguardo, è a quanto particolare fosse l'espressione che caratterizza il suo volto; senza dubbio alcuno differente da quella che, in genere, lo anima.
Il moro sorride, eppure si tratta di un sorriso che cela a modo suo una profonda tristezza. Tenta dunque di capirne il motivo, il più giovane. Resta silenzioso, e senza che debba nemmeno ragionare su quali movimenti compiere, comincia a camminare, deciso a ricoprire la breve distanza che li separa.
Eppure, per quanto le sue gambe si muovano, impossibile è per lui raggiungerlo.

Accelera dunque il passo, il minore, ancora una volta istintivamente, senza che la psiche intervenisse in alcun modo. Eppure Rin altro non fa che allontanarsi, istante dopo istante. Scivolando sempre di più nell'oscurità dietro di sé.
Riesce a vederli, gli occhi dei demoni. Le loro mani che, lentamente, si avvicinano al corpo del fratello, a volerlo trascinare con loro in quell'oblio. E' automatico per lui afferrare la pistola quindi, cominciare a sparare, nonostante non sappia nemmeno se i suoi colpi stiano andando a segno o meno.
E continua, continua, imperturbabile, per un periodo di tempo che ai suoi occhi sembra particolarmente lungo. Continua a sparare, sino a quando le dita non cominciano a dolere, le sue munizioni si apprestano a terminare.

Ancora continua, chiamandolo, arrivando a mormorare il suo nome. Ma l'espressione dell'altro non muta. Continua a guardarlo sorridendo, e Yukio si rende conto di non sopportare quell'incurvarsi di labbra, perché non apparteneva a Rin, non veramente.

Ricomincia a camminare, ancora tenta di raggiungerlo, quando tre diverse voci prendono a chiamare il suo nome. E si rende conto di conoscerle, ma di non voler prestare loro attenzione, non ora, non in quel momento.
Perché Rin
continua ad allontanarsi e lui ancora una volta altro non riesce a fare se non guardarlo, se non tentare di raggiungerlo, invano.
« Yukio... » Sussurra Shura.
« Okumura-kun. » Un'altra voce familiare, probabilmente uno degli insegnanti.
Le ignora, continua a camminare, prende a correre, in modo graduale. Tende la mano, tenta di afferrare la sua, come tante volte avevano fatto da bambini, nella speranza di potersi beare di quel calore per qualche istante ancora. E rispondendo agli stimoli per la prima volta, il fratello tende la mano a sua volta, il corpo avvolto da quel bagliore azzurro.
Lui, Yukio, le odia davvero, quelle fiamme.

Manca poco perché quelle dita arrivino a sfiorarsi. Il calore delle fiamme è particolarmente intenso data la vicinanza, eppure, nonostante l'odio che per queste poteva provare, non è spaventato.
Manca davvero poco perché possa provare la sensazione data dal tocco dell'altro, quando quelle voci, che sino a quel momento hanno continuato a pronunciare il suo nome tacciono, ed il suo corpo si blocca di scatto, come se qualcosa gli impedisse il movimento.
Solo per un istante interrompe il contatto visivo, lasciando che il turchese si soffermi su quelle corde argentate che lo hanno fatto prigioniero, che lo tirano indietro. Vanificano il suo sforzo, quello che è il suo desiderio di ricongiungersi all'altra sua metà.
Nuovamente prende a chiamarlo, come già alcuni istanti prima ha fatto.
Lotta contro quelle che a conti fatti sono catene, riprende a tendere la mano. E' solo un momento, quello durante il quale si sfiorano.
« Mi dispiace, Yukio. » Ed è tutto ciò che dice, ritraendosi. Ed è solo allora che il più giovane comprende cosa realmente dietro quel sorriso velato di tristezza si celava.
Ed urla.
Perché non è riuscito a proteggerlo, ad adempire al suo compito.
Ancora una volta.



 

   
 
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