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Autore: Sagitta90    24/05/2013    1 recensioni
"Resterà lì, a bruciare, mentre guarda il viso rilassato del più grande amore della sua vita. Del più grande errore della sua vita."
[CharlieXKirby]
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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NOTHING WAS MORE RIGHT



Charlie guarda la ragazza: è sottile, molto sottile, quasi emaciata. Dopotutto ci sta lavorando da quasi tre settimane: dovrebbe essere sul punto di cedere.
Eppure quella sera c’ è qualcosa in lei che gli dà da pensare.
Sulle sue guance scavate c’ è del colore. Una punta di rosa chiaro che sostituisce il pallore cadaverico dei giorni precedenti. E nella stanza ci sono piccoli particolari che la dicono lunga su cosa stia succedendo: un cuscino verde sul baule in fondo al letto, una mano di colla sulla cornice rotta, e sulla scrivania non c’ è più polvere.
Charlie non deve sforzarsi molto per capire: le hanno mandato un angelo.
La cosa lo irrita, gli fa stringere i pugni e lanciare una staffilata di dolore nel corpo della ragazza. Lei afferra la cornice con un gemito strozzato e la getta di nuovo a terra. Questa volta i pezzi volano ovunque, rendendo impossibile anche solo il tentare di recuperarli tutti, figuriamoci il re-incollarli.
Dopo di che si getta sul letto, singhiozzando, coprendosi il volto con le dita dallo smalto rovinato.
Non gli interessa: non prova dolore per la pena che le sta arrecando, non sa nemmeno quale sia il suo nome.
E’ solo un altro compito. E’ il prezzo da pagare per non sentire la carne che si stacca dalle ossa, le fiamme che bruciano i suoi organi.
Charlie lo ricorda: il momento devastante in cui ha aperto gli occhi di nuovo, e ha compreso la portata di quello che ha fatto. Ricorda il dolore che lo ha tormentato per giorni, per anni, per secoli…finchè non ha avuto una scelta.
E ha accolto quella scelta con gioia, con trepidazione, pur di uscire dal fuoco.
La lascia lì, mentre i primi raggi dell’ alba filtrano tra le tapparelle semi-chiuse. Torna tra le urla e tra i pianti, in lande desolate di cui tutti parlano con vena poetica e di cui nessuno ha davvero esperienza e attende, come sempre, che arrivi un'altra notte.
 
La sera successiva entra dalla finestra aperta e la sua irritazione diventa ira: la ragazza sta meglio. Non lo vede dal suo corpo gracile ma dai suoi occhi.
Sono espressivi quando dovrebbero essere spenti. Verdi e sereni quando dovrebbero essere scuri dalla sofferenza. Un piccolo miracolo, sufficiente per allarmarlo.
Le gira attorno, i lembi della camicia che non smettono di svolazzare. Detesta quel pezzo di stoffa: bianca e pesante. Ma è morto con quella camicia addosso ed è l’unico pezzo di stoffa che avrà da lì all’ eternità.
Quella sera si scatena. Da il meglio di sé e alla fine la ragazza è carponi sul pavimento, le lacrime che rigano le sue guance, gli occhi sgranati ed il respiro affannoso.
Lui si siede alla scrivania e resta lì a guardarla, ad assicurarsi che non subentri niente che posso rovinare il suo operato. Nota le pillole per il sonno nell’ angolo a destra: se le è fatte prescrivere due giorni dopo il suo arrivo, quando ha cominciato ad accorgersi che le crisi arrivavano di notte.
E’ il secondo flacone e Charlie lo fa scomparire esattamente come ha fatto con il primo. Non serve molto: un lieve movimento del polso, e la confezione sparisce. Un tempo, quando amava la chimica, si sarebbe domandato che fine avevano fatto; se fosse stato un disgregamento molecolare a livello infinitesimale, ma adesso non gli interessa più. Non sa come è possibile, sa solo che può farlo.
Non può toccarla direttamente, quello no, ma può influenzare qualsiasi cosa intorno a lei.
E tanto basta. E’ sempre bastato.
Finisce sempre nello stesso modo: omicidio, suicidio…oppure infermità mentale se il soggetto è particolarmente resistente. E’ un dato di fatto.
Lascia la stanza all’ alba e vuole quasi sfidare l’ angelo a rimettere insieme i cocci che lui ha lasciato; ma in fondo sa che non serve: la ragazza è al capolinea e non esiste niente che la possa salvare.
 
La terza sera la ragazza sta scrivendo. Non ha toccato il suo diario da quando lui ha messo piede nella sua camera, e adesso sta scrivendo.
Charlie manda accidentalmente la lampada in pezzi quando si rende conto di riuscire a vedere i residui della presenza dell’ angelo: minuscole scintille di luce divina che brillano nei capelli della ragazza come piccoli diamanti.
Scintille che si spengono quando i vetri finiscono a terra.
Lei si volta, il terrore negli occhi, e Charlie cerca di ripristinare il giusto equilibrio: invia alla sua mente l’ immagine dei membri della sua famiglia, e ad ognuno di essi mette in bocca parole orribili. Ad ognuno di essi fa commettere gesti efferati tra risa roche e sguaiate.
E lei indietreggia, cercando di scappare da un pericolo che è solo nella sua testa, ma non per questo meno terrificante.
Si rannicchia in un angolo della stanza, scuotendo la testa, e Charlie si avvicina, perché quella sera vuole finirla. Non è saggio aspettare ancora: l’ angelo è migliore di quanto pensava e ogni ferita che lui infligge all’ anima della ragazza sembra guarire la mattina successiva.
Ma mentre alza la mano per colpire lei fa qualcosa che lui non si aspetta.
Si mette a cantare.
Non è una vera canzone, è più un suono prolungato, una nenia senza parole.
E Charlie si ferma perché riconosce la melodia. Arriva alle sue orecchie non più forte di un sussurro ma per lui è come uno sparo. E’ più forte perfino delle grida che riecheggiano all’ inferno.
Perché attinge ai suoi ricordi più profondi, e gli dice che forse non ha mai conosciuto il vero dolore. Che forse la sofferenza che ha provato in quei secoli non è stata che il preludio. Che forse la sua punizione arriva adesso.
Non sa cosa fare Charlie, con la sua camicia bianca ed i suoi lunghi capelli castani, quindi resta immobile mentre quella ragazza continua a cantare, finchè il sole non scaccia le tenebre, e lui non è costretto ad andarsene.
 
Arriva nel giardino prima del crepuscolo. Si sente debole e muoversi gli costa fatica, perché c’ è ancora troppa luce, ma lo deve fare. Si nasconde tra le poche ombre che trova ed entra nella stanza.
La ragazza è ancora alla scrivania, sta facendo i compiti, e canticchia di nuovo. Ma stavolta c’ è qualcuno che canta con lei.
Charlie muore di nuovo quando dà un volto a questo odiato angelo.
Siede sul letto, le gambe incrociate ed un sorriso quasi materno mentre la ragazza impreca sulle equazioni. Indossa dei jeans neri, un top bianco ed una giacca color antracite
E’ bella come le stelle e brilla. La sua luce si irradia nella stanza, raggiunge la ragazza e la fa rinascere.
Raggiunge anche lui, e comincia pian piano a bruciarlo, ma a Charlie non importa. Non emetterà un fiato. Resterà lì, a bruciare, mentre guarda il viso rilassato del più grande amore della sua vita. Del più grande errore della sua vita.
E viene raggiunto da qualcosa che ha il sapore della disperazione quando vede che sul top c’ è una macchia rossa.
Sa cos’ è. Come può non saperlo?
E ricorda. Per l’ ennesima volta Charlie ricorda.
Ricorda un bacio che non c’ è mai stato, che ha intorpidito la sua determinazione, ma che non lo ha fermato. Ricorda l’ espressione disperata di una ragazza che lottava contro le lacrime e contro il terrore per salvare qualcuno che non aveva bisogno di essere salvato.
E infine ricorda qualcosa che gli spacca l’ anima in due: un corpo piegato sul suo coltello. Un singulto strozzato, il suo nome in un flebile sussurro pieno di incredulità. “Charlie…”
E quegli occhi.
Solo adesso che sa quello che c’ è dopo lo capisce. Capisce che quando quegli occhi lo hanno guardato l’ ultima volta non è stato per condannarlo. In quegli occhi c’ erano soltanto consapevolezza e rammarico. E dopo aver ascoltato quelle parole, quegli insulti velenosi che lui aveva vomitato nella sua follia, con quegli occhi lei gli aveva chiesto perdono per il dolore che non sapeva di avergli dato.
 
La mattina successiva Kirby canta di nuovo. E lui brucia sempre di più. Non dovrebbe essere lì: anche le ombre sono troppo luminose per permettergli di stare comodo, ma va bene così. Lui non vuole stare comodo.
Ha scoperto che la ragazza si chiama Hope. E pensa che ce la farà. Semplicemente perché lui non riesce più a concentrarsi sul suo compito, e non trova nemmeno la motivazione per farlo.
Vuole soltanto guardare l’ angelo; che si passa spesso la mano tra i capelli corti e ride delle difficoltà della ragazza in matematica. Ride ed illumina il mondo. E più lei ride, più Charlie annega nel dolore.
La sofferenza fisica che prova non è simile a niente che abbia sperimentato, e gli fa ricordare ancora. Ogni singolo istante Charlie ricorda. Ogni momento in cui guarda quel viso color miele ricorda come l’ ha uccisa. E dopo arrivano ovviamente anche Olivia e Robbie.
Vorrebbe solo strisciare fuori dalle sue ombre, prostrarsi davanti a lei e offrirsi totalmente. Mettere tra le sue dita un coltello e pregarla di piantarglielo nello stomaco. Nel cuore, negli occhi, nella schiena…supplicarla di fargli mille volte quello che lui ha fatto a lei.
Ma sarebbe inutile.
Charlie lo sa; sa che non solo la sua anima è troppo sudicia e malata per poter sperare di essere redenta, ma che è anche troppo lurida per poter implorare, per poter pregare, anche solo per potersi prostrare davanti a Kirby.
Perché quegli occhi che gli hanno chiesto perdono sono la dimostrazione del perché lui sia all’ inferno e del perché Kirby sia in un posto diverso; un posto migliore, un posto buono.
Un posto giusto per lei.
In cui magari ci siano centinaia di negozi di scarpe. Charlie sorride amaramente e lacrime di zolfo svaporano sulle sue guance.  
Hope si alza, infila i fogli nello zaino ed esce dalla stanza. Kirby la segue, le mani affondate nelle tasche dei pantaloni, gli stivali che fanno “toc-toc” sul pavimento.
Le vede dalla finestra, che si avviano verso la scuola, e vede anche il camion che sbanda, all’ angolo che stanno per svoltare.
Sa cosa succederà ancor prima che lo sappiano loro: Kirby la toglierà di lì, a costo di infrangere il divieto. E cadrà per questo.
Morirà un'altra volta, per essere quello che è sempre stata: fiera, splendida, piena di coraggio.
 
Poco dopo Charlie sperimenta il sole per la prima volta dopo secoli; e sente che brucia come le fiamme.
Manda a fuoco la sua pelle e gli provoca un dolore disumano. Ma non se ne preoccupa, non grida nemmeno, perchè probabilmente durerà poco: sente già i meccanismi che si sono messi in moto per rimediare al suo danno.
Ha afferrato Hope per un braccio e l’ ha scaraventata nel giardino dei vicini; è abbastanza per una sentenza definitiva.
E la sentenza arriva. Charlie la sente serpeggiare in quello che resta del suo corpo: disintegrando in maniera definitiva il suo essere; ma non ha importanza.
“Charlie…” La sente di nuovo, poco prima della fine. Alza il viso e la guarda. E anche lei lo guarda, con gli occhi inondati di lacrime.
La compassione di Kirby lo lascia senza parole: piange per lui. Per quello che era, per quello che poi è diventato, per quello che gli sta succedendo adesso.
Charlie si rende conto che sta morendo, questa volta con la sicurezza che sia per sempre, e che sta morendo per lei, per averla salvata; e prova un po’ di felicità.
Non perché questo lavi la sua colpa, ma perché sa che è così che doveva andare fin dall’ inizio.
Doveva capire che quello che stava facendo era una mostruosità senza logica. Doveva salvarla dalla follia di Jill, dalla sua stessa follia, e morire al suo posto.
Adesso lo ha fatto. E se esiste una parte del suo cuore che non è corrotta, che non è marcia, è quella che lo ha spinto a farlo. 
Charlie muore con il volto di Kirby negli occhi e, prima di sparire del tutto, pensa che non esista niente di più bello, niente di più giusto.   









Note dell’autrice:
Bene, questa assurdità mi è venuta in mente dopo aver visto il capitolo finale di Scream; adoro Hayden Panettiere e mi piaceva tantissimo l’idea che avesse una cotta per il nerd del gruppo (ovviamente si sono rivelati "la coppia che scoppia") ma mi avrebbe fatto piacere che la psicologia di Charlie venisse approfondita un pò di più. 
Lasciatemi un commentino per dirmi se vi è piaciuta o meno! Due righe fanno sempre piacere!
  
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