ciao a tutti! Mi rimetto timidamente in gioco con questa nuova storia, sperando che possa destare il vostro interesse. Come già dice il titolo, è una lettera scritta da Bulma alla sua amica Chichi, lettera che verrà divisa in vari capitoli. Questo è soltanto un capitolo introduttivo, più che altro una premessa, per comprendere l'inizio della storia. Senza rubarvi altro tempo, vi lascio alla lettura.
Cara Chichi,
so che troverai strano
ricevere da me una lettera, ma non sapevo in che altro modo contattarti
per
spiegarti tutto. Non sarebbe stato lo stesso dirtelo per telefono, non
credo
sarei riuscita a parlare. Figuriamoci, poi, farlo di persona. Così ho
pensato
che scrivere, oltre a darmi la possibilità di informarti di ogni cosa,
mi
avrebbe al contempo permesso di sfogarmi. Sì, amica mia, ho bisogno di
sfogarmi,
ma senza divagare troppo e senza darti inutili preoccupazioni arriverò
subito al punto.
Io e Yamcha abbiamo deciso di
sposarci, il 3 aprile dell’anno prossimo, così colgo l’occasione per
invitare
te e la tua famiglia al matrimonio. Non sarà una cerimonia sfarzosa,
solo
poche, intime persone alla Capsule Corporation. E, per favore, non
sforzarti
per cercare un regalo di nozze, sarà più che sufficiente la vostra
presenza,
anche perché, a mio parere, non ci sarà proprio nulla da festeggiare
quel
giorno. Non preoccuparti se sei perplessa e non capisci di cosa io stia
parlando, ti spiegherò tutto a breve.
Da dove cominciare?
Come sai
io e Yamcha siamo fidanzati da molti anni. Io ero giovanissima, quando
iniziò la
nostra storia, ed ero felice ed innamorata. Ma si sa, quando le
relazioni
iniziano così precocemente son fuochi di paglia, si spengono in un
soffio.
Ti voglio rinfrescare la memoria,
un po’ perché è passato molto tempo, un po’ perché voglio essere sicura
che tu
abbia chiari tutti i passaggi di quest’assurda storia che sto per
raccontarti.
Circa sei mesi dopo l’inizio
della nostra storia, Yamcha strinse rapporti con la mia famiglia. A mio
padre
premeva che lui trovasse un buon lavoro, per un nostro prospero futuro,
e quale
impiego migliore di uno alla Capsule Corporation? Gli affari sarebbero
rimasti
in famiglia e, chissà, con un po’ di impegno, magari anche il mio
ragazzo
sarebbe potuto diventare un ricco scienziato e portare avanti il lavoro
di mio
padre. Così Yamcha si trasferì a casa mia ed iniziò la nostra
convivenza. Tutto
andava per il verso giusto, mentre gli anni passavano. Sei lunghi anni
apparentemente perfetti. Per tutti tranne che per me.
Crescendo si cambia, si
matura, ed i sentimenti ,inevitabilmente, cambiano anche loro con te.
Io non
provavo più nulla per lui se non un forte sentimento d’affetto ed ero
rinchiusa
ogni giorno di più nel tedio della cupa quotidianità, imprigionata in
un amore
fasullo a cui, però, non potevo mettere fine.
Era andato tutto troppo
oltre, si parlava di matrimonio, di progetti futuri, c’erano troppi
affari in ballo
fra lui e mio padre. Per questo mi sono ingenuamente lasciata
sopraffare dal
trascorrere inesorabile delle giornate senza proferire parola su ciò
che
realmente provavo. Nessuno conosceva i miei veri sentimenti, nessuno
sapeva che di
notte mi rifugiavo nei libri, in lunghi romanzi d’amore, invidiando i
personaggi
che avevano il coraggio di inseguire i propri sogni e di essere
protagonisti
della propria vita.
Se lui m’avesse
lasciata sarebbe
stato tutto diverso, non avrei avuto un peso così gravoso da sopportare
perché
sarei stata libera da ogni colpa. Ma, pur essendo fredda come il
ghiaccio nei
suoi confronti, pur non rivolgendogli altro che finti sorrisi, pur
ponendomi da
lui lontana anni luce, non lo ha mai nemmeno sfiorato il pensiero di
poter
mettere fine alla nostra storia. Per lui era sempre tutto meraviglioso,
sembrava vivere in un mondo parallelo, ovattato e inquietantemente
senza
difetti. Anzi, se possibile, quando lo allontanavo sembrava essere
molto più
premuroso e caloroso verso di me. Era anche questo che mi impediva di
metterci
un punto, il fatto che lui con me fosse maledettamente corretto. Non mi
ha mai
toccata con un dito, né mi ha mai fatto alcuna richiesta. Era sempre
molto dolce
e mi riempiva di attenzioni.
O aveva troppo
rispetto per
me, oppure era un modo per tenersi stretto mio padre. Oppure entrambe
le cose.
Scusa, faccio
spesso di questi
pensieri un po’ maligni. E' per non pensarlo così superbamente perfetto
e per non
sembrare così dannatamente bastarda. Sta di fatto che gli ho sempre
negato ogni
tipo di intimità, ogni amorevole gesto, ogni segno che potesse farlo
illudere che
da parte mia ci fosse ancora amore, ma niente. Tentativi vani.
Così mi arresi e lasciai che le cose andassero
come dovevano andare. Sembrava tutto già scritto da qualche parte,
magari
in qualche capitolo dell’Inferno. Ed io non riuscivo proprio a fare
niente per
cambiare anche solo una lettera di quel lungo, infinito capitolo.
Perché doveva
succedere
proprio a me? Perché dovevo essere paralizzata lì, incatenata senza
alcuna via
di scampo, quando avrei potuto vivere una vita diversa? Una vita mia?
Forse la
colpa era soltanto mia, che semplicemente non ho mai avuto il coraggio
di parlare
a nessuno di ciò che sentivo.
Magari, se
avessi trovato la forza di parlargli, avrebbe lo stesso
continuato a vivere con noi e a lavorare con mio padre, i loro affari
sarebbero
continuati ed io avrei potuto guardare altrove a cuor sereno. Magari
Yamcha non avrebbe
sofferto come mi aspettavo, magari mi avrebbe detto che provava lo
stesso anche
lui. Ma ogni volta che mi guardava, con quegli occhi luccicanti e
innamorati,
sentivo una morsa al cuore, perché a lasciarlo sarei stata davvero una
bastarda. Forse mi sono soffermata
troppo sui miei ripensamenti e sui miei sensi di colpa, ma dovevo farti
assolutamente
capire il perché della mia eterna indecisione.