24/05/2013
1 recensioniIl velo di Maya
Lo sguardo dell’aquila, si dice sia il più acuto di tutti, tanto che nemmeno il sole di mezzogiorno potrebbe mai riuscire a scalfirlo.
Così si dice, Andromeda, ma, con tutta sincerità, tu mi sei sempre sembrata un po’ miope.
Per esempio, ti ricordi quando cercavi di convincerti di non amarlo, quel sorridente ragazzo biondo, incontrato in un pub? Lui, che era così diverso da te, così allegro, così felice?
Ma come facevi, dico io, a non vedere la purezza del suo cuore ed essere tanto accecata dalle considerazioni su quella del suo sangue?
E non avresti mai creduto di meritartelo, quell’affetto sincero, che ti veniva offerto. In fondo, ti dicevi, il tuo cuore non era forse nero, come il resto della tua famiglia?
Ci è voluto tanto, veramente moltissimo tempo, prima che riuscissi finalmente a squarciare quel velo, a vedere oltre.
Forse, in fondo, quelle due ali bianche te le sei meritate e, se mai ricadessi in errore, magari proprio loro potrebbero ricordarti quanto sia importante non farsi accecare dalle circostanze, proprio loro che scaturiscono ogni volta dal ricordo di quel sorriso.
Note: Maya era una divinità orientale il cui compito consisteva nello stendere davanti agli occhi degli uomini un velo deformante per impedirgli di vedere quale era veramente la realtà. Mi sembrava un titolo interessante ;)
(Il patronus di Andromeda è, per me, un'aquila, a quello si riferiscono le "ali bianche" di cui si parla alla fine.)
Se ne volete sapere di più riguardo a quel “sorridente ragazzo biondo incontrato in un bar” leggete qui, ho scritto le due storie nello stesso periodo e le ritengo molto collegate.