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Autore: eli2205    24/05/2013    0 recensioni
Sette ragazzi destinati dalle profezie a guidare il mondo verso un equilibrio tra bene e male.
Sette Pietre magiche a cui sono legati gli elementi della terra.
Sette vite , sette destini intrecciati. Un'unica meta: la città Bianca, Aldameah dove albergano pace e serenità. Un unico ostacolo: il potente signore oscuro.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era una mattinata buia. Grosse nuvole oscuravano il cielo.
Yvonne guardava il paesaggio oscuro con meraviglia. Non aveva mai visto il mare e ne era rimasta estasiata.
Le onde che si infrangevano sugli scogli rumorosamente, la schiuma bianca che si formava sulla riva, la sabbia fredda tra le dita dei piedi.
Yvonne era una ragazza dai lunghi capelli biondi e fluenti. Tutti la invidiavano nel suo vecchio villaggio, e chissà, forse l’avrebbero invidiata anche nella zona in cui si trovava in quel momento.
Il vento le graffiava la faccia, gelido, pungente. Si strinse ancora di più nel mantello che si era portata dal viaggio, ma quel poco calore che le infondeva non serviva a farla smettere di tremare.
Sapeva di dover raggiungere i suoi genitori, che non si erano fermati a guardare il paesaggio, ma erano andati oltre.
Con molta forza di volontà mosse i piedi intirizziti dal freddo e corse verso il carretto della sua famiglia.
La madre Malian aveva due grosse ceste colme di frutta, il fratellino più piccolo Jelod trotterellava al suo fianco fischiando una canzoncina allegra e il padre Dolmah portava il carretto.
<< mamma, dallo a me il cesto, ti appesantisci >> disse Yvonne avvicinandosi.
<< Yvonne, dove sei andata? Quante volte ti devo dire che qui ci sono i briganti?potrebbero farti del male. Dobbiamo camminare tutti vicini >> disse lei porgendole il cesto con aria stanca. Camminavano infatti dal giorno prima.
<< si, hai ragione. È che questo posto è così meraviglioso. Resterei giornate intere a guardarlo… mi piacerebbe restare qui per sempre! >> disse lei con aria sognante. Fece un piccolo sorriso guardando in direzione del cielo.
Grosse gocce cominciarono a cadere sulla sabbia.
<< ci mancava solo questa! >> disse il padre.
<< copriamo il carretto, presto >> esclamò Malian.
Prese, dal cesto che portava, un grosso panno e ricoprì la frutta.
Cominciò a piovere sempre più forte, il vento che fischiava nelle orecchie.
<< mamma ma quanto manca ancora >> disse Jelod aggrappandosi alla sua gamba, tremante per il freddo.
<< siamo quasi arrivati, tieni duro >>.
Infatti, dopo poco presero un'altra direzione e Yvonne scorse in lontananza delle mura immense.
<< ecco Belnea! >> disse il padre, socchiudendo gli occhi per il troppo vento.
Belnea era la città più importante di Eetha. E poiché il mare era la sua caratteristica ogni persona andava lì almeno una volta nella vita per ammirare la distesa azzurra, a volte calma, a volte in tempesta. Ed ora era decisamente in tempesta. Il vento aveva creato delle onde gigantesche che si infrangevano sugli scogli con una potenza incredibile.
Alla fine, dopo aver percorso tutta la spiaggia,  giunsero sotto le mura bagnati fradici, e tirarono un sospiro di sollievo. Si fermarono alla prima locanda che trovarono.
Alla porta c’era una donna con i capelli grigi.
<< vorremmo sostare per qualche giorno >> disse il padre.
<< entrate. Il carretto potete metterlo nella stalla >> disse la donna.
<< grazie >>. Entrarono nella locanda; era piuttosto piccola, il tetto basso era a spiovente e si sentiva il tamburellare della pioggia sui vetri delle finestre.
C’erano pochi tavoli ammassati e sedie basse. La luce era soffusa per le poche candele accese. La signora li guidò al piano di sopra, dove c’erano quattro porte di legno massiccio;
<< ecco la vostra stanza >> disse e aprì la porta in fondo e diede poi le chiavi a Dolmah.
Yvonne entrò subito. La stanza era davvero minuscola e poco arredata. Tre letti e una cassapanca.
<< Jelod ti tocca dormire con mamma e papà! >> disse.
Il fratellino le fece una linguaccia e poi aggiunse: << meglio per me, starò al caldo! >>. Yvonne guardò fuori la finestra che dava sul mare.
<< è bellissimo >> continuò a dire.
<< avrei proprio bisogno di un bel bagno! >> esclamò la mamma.
La ragazza sorrise un po’ amareggiata. Già la sua vecchia casa le mancava. Ma ora dove sarebbero andati a vivere?
Il padre aveva detto che a Belnea abitava una sua sorella. Sarebbero andati lì per un po’.
Chissà com’era questa zia: lei non l’aveva mai conosciuta e il padre non le aveva mai accennato niente. Era per lei una perfetta sconosciuta, non una zia… chissà se il suo atteggiamento sarebbe cambiato quando l’avrebbe conosciuta.
La giornata passò veloce. Yvonne aiutò la mamma a sistemare i cesti con i loro indumenti. Li misero nella cassapanca che si trovava ai piedi del letto più grande.
Si accorsero però che metà della frutta a causa della pioggia si era rovinata.
<< non preoccupatevi, me la vedrò io >> li rassicurò il padre.
Yvonne si distese sul letto stanca. Aveva camminato tutta la mattina, meritava un po’ di riposo. Si addormentò subito e nel sonno, sognò una grandissima città bianca, che illuminava di luce propria il paesaggio circostante.
 
Il giorno dopo la famiglia era di nuovo in marcia per andare a trovare la zia. Il padre quella sera aveva parlato un po’ di lei e della loro infanzia.
Si chiamava Manya aveva due anni in meno di Dolmah e viveva sola.
Abitava in una vecchia casa, ammuffita dagli anni, situata vicino al Bosco Nero. Arrivarono che era quasi sera.
 Il cielo si era rischiarato, non c’erano più nuvole ma comunque quello era un posto davvero lugubre e molto isolato; Yvonne fece fatica ad accettare che quella sarebbe stata la sua nuova casa.
Dalla casa fuoriusciva uno strano profumo. Una finestra era illuminata dalla luce di una candela che era stata posata sul davanzale.
Quando il padre bussò e Manya aprì la porta, dapprima sembrò avere l’aria un po’ smarrita, poi si riprese subito e si schiarì la voce.
Era una donna snella, alta. Capelli nerissimi le incorniciavano il viso e uno spruzzo di efelidi ricopriva le guance rosate.
 Gli occhi erano di un verde accecante. In poche parole: era bellissima.
<< Dolmah, caro fratello! Non ti aspettavo proprio >>
Yvonne continuava a guardarla meravigliata. La sua voce era dolce e armoniosa, ma trasmetteva un senso di ironia. E il suo sguardo era così sfuggente…
Il padre le sorrise caldamente e poi disse: << so che i nostri rapporti sono un po’… >> trovò il termine adatto << …sbiaditi. Ma vedi, abbiamo bisogno di un posto dove poter dormire >>.
<< è vero che non ci sentiamo da tempo. Ma non sono per tua fortuna una donna che porta rancori, quindi potete entrare >>.
In quel momento posò lo sguardo sul resto della famiglia.
<< oh, questi devono essere i tuoi figli. Lei assomiglia tanto a nostra madre >> disse ancora Manya.
Yvonne si sentì penetrata da quello sguardo.
<< si, l’ho sempre detto anche io >>.
Poi Manya si soffermò sulla moglie di suo fratello e la guardò quasi arrabbiata. Malian non se ne accorse, perché era tutta intenta a tenere fermo Jelod che voleva entrare in casa. << dunque, è lei… >> sussurrò tra sé e sé. Dolmah le fece un cenno con la testa e lei si riprese dai suoi pensieri.
Entrarono, quindi, nella casa.
Yvonne notò subito moltissimi libri grossi e polverosi ammassati su mensole, scaffali e tavoli.
Il camino emanava un calore intenso e sopra il fuoco vi era una pentola fumante.
<< ho alcune cose da fare, nel frattempo sistematevi come potete, tornerò tra qualche ora >> fece per andarsene, ma prima di chiudersi la porta alle spalle, diede un’occhiata alla casa, per essere sicura che tutto fosse al suo posto. Quindi se ne andò.
Manya tornò dopo molto tempo, quando ormai la luna era alta nel cielo, ricolma di libri e pergamene.
<< a cosa servono tutti questi libri? >> chiese Jelod.
<< mi servono per studiare >> rispose quasi seccamente la zia.
<< e cosa studi? >> continuò il bambino imperterrito.
<< Jelod, smettila di fare queste domande inopportune! >> lo richiamò Malian.
Jelod stette zitto e rosso in faccia se ne andò via.
<< scusa per mio figlio, è molto curioso >>.
< non importa. È un bambino >> rispose Manya.
Ripose tutti i suoi libri sulla scrivania e si sedette stanca sulla sedia.
<< spero che il pranzo sia stato di vostro gradimento >>.
<< oh si, ne abbiamo lasciato un poco per te >>
Malian indicò un piatto fumante sul tavolo.
<< no grazie, ho del lavoro da fare >> disse e si alzò dirigendosi nella sua stanza.
<< Jelod! Vieni qui >> disse la mamma.
Il piccolo arrivò poco dopo saltellando di qua e di là.
<< senti, che ne dici di andare a giocare con tua sorella? >>.
il bambino sbuffò << ma mamma, Yvi non mi fa giocare con lei, dice che sono troppo piccolo! >>.
<< non preoccuparti, oggi ti farà giocare >>.
Jelod allora tutto contento raggiunse la ragazza.    
<< mamma ha detto che posso giocare con te! >>.
Yvonne stava fuori l’uscio della casa. In realtà non sapeva che cosa fare, non c’era niente d’interessante in quella parte della città, anche perché da quando erano andati alla casa della zia, non erano più tornati nella cittadella.
L’unica cosa che davvero l’aveva attratta era stata il mare. Sarebbe voluta tornare in quel posto meraviglioso.
<< ok, vieni con me. Ma stammi sempre vicino! >> lo avvertì << altrimenti torni dritto dritto qua! >>.
Jelod annuì subito.
La ragazza lo prese per mano e insieme a lui si diresse verso le mura della città. Era notte, e la ragazza aveva paura che ci fossero dei vagabondi a quell’ora ma niente l’avrebbe fermata; era su di giri, non vedeva l’ora di sfiorare con le dita l’acqua salata, di togliersi le scarpe e lasciare i piedi sotto la sabbia fredda.
Quella del giorno prima era stata davvero una sensazione stupenda. << facciamo una gara? >> la incalzò Jelod.
<< ok, chi arriva per ultimo è uno scarafaggio! >>.
<< si, e il primo se lo mangia! >> detto questo il fratellino cominciò a correre ridendo come uno scemo. Arrivarono sulla riva, affannati e stanchi.
Jelod si buttò a terra << ho vinto! >>.
<< solo perché ti ho dato un po’ di vantaggio >> sorrise lei.
Guardò verso il mare.
C’erano moltissimi gabbiani, sugli scogli, nel cielo, a pelo d’acqua. Non ne aveva mai visti così tanti insieme.
Poi qualcosa catturò la sua attenzione. Un luccichio lontano, ma splendente, di un azzurro intenso. Si trovava in acqua ma Yvonne lo vedeva chiaramente.
<< ehi Jelod, vedi anche tu quella cosa luminosa in acqua? >> lo indicò al fratello.
<< no, perché, cosa c’è? >> domandò lui cercando con attenzione quel qualcosa tra le onde
<< mmh, forse è un effetto della luna… >> concluse lei anche se non ci credeva affatto. Ma, certo, non si sarebbe bagnata da capo a piedi per andare a vedere cos’era.
Restarono ancora un po’ sulla riva a creare castelli di sabbia.
Dopo un po’ Yvonne disse: << andiamo Jelod, mamma si starà chiedendo dove siamo finiti >>.
<< ma poi ci ritorniamo? >> piagnucolò lui.
<< va bene, torniamo domani >> lo accontentò.
Il bambino tutto felice cominciò a saltellare dicendo << sei la sorella migliore del mondo! >>.
<< si, si come no, lo dici solo perché ti ho accontentato >>.
<< sono fatto così >>.
<< piccola peste vieni qui che ti mangio! >> ricominciarono a correre per tutta la spiaggia fin sotto le mura.
Arrivarono alla casa della zia poco tempo dopo, ma ormai era davvero troppo tardi.
La madre fece una delle sue solite scenate, comunque aveva ragione, non avevano detto che sarebbero andati al mare e lei aveva sempre ribadito che quello era un posto pericoloso, soprattutto di notte.
<< dovete avvertirmi sempre quando vi muovete da qua! >>.
<< mamma, non è successo niente, e poi io ormai sono grande, so cavarmela >> si giustificò la ragazza.
<< potrebbe succedere qualsiasi cosa >> continuò Malian, spaventata.
La discussione terminò lì.
Yvonne non era stanca, sarebbe voluta restare sulla spiaggia ancora per un po’, ma Jelod era piccolo, si addormentava molto presto e quando si era steso sul letto subito si era messo a ronfare.
Malian gli accarezzò la testa e poi lo coprì con pesanti coperte di lana. Faceva davvero freddo la notte in quella casa, per fortuna che il camino era sempre acceso.
Dopo aver fatto un po’ di giri per la casa, non avendo niente da fare, Yvonne decise di andare a dormire.
Ancora una volta sognò la città bianca e un castello bellissimo fatto interamente di vetro.
 
 
 
  
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