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Autore: xflawlessbieber    24/05/2013    1 recensioni
Abbiamo una vita, noi, ma ci sentiamo davvero vivi? Abbiamo una vita, ma non siamo mai realmente felici. Eppure c’era lei, lei con il suo sorriso innocente, lei con i suoi soffici capelli, lei con la sua pelle perfetta, c’era lei con quei suoi occhi profondi. E lei mi faceva sentire vivo.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Abbiamo una vita, noi, ma ci sentiamo davvero vivi? Abbiamo una vita, ma non siamo mai realmente felici. Eppure c’era lei, lei con il suo sorriso innocente, lei con i suoi soffici capelli, lei con la sua pelle perfetta, c’era lei con quei suoi occhi profondi. E lei mi faceva sentire vivo. Stringerla tra le mie braccia mi faceva sentire vivo. Io la proteggevo e lei proteggeva me. Eravamo un’unica cosa. Ci completavamo perfettamente. Le nostre mani era così perfette insieme. Le sue dita tra le mie, le sue labbra sulle mie. Non c’era niente di più perfetto. 

Lei mi faceva sentire vivo. Era arrivata così, improvvisamente, come il vento caldo d’estate che ti accarezza la pelle facendoti sentire bene. Era arrivata così, semplice e piccola. Era arrivata così, timida e chiusa nel suo mondo. Io l’avevo accolta tra le mie braccia e al contatto con la sua pelle calda mi ero sentito bene, mi ero sentito felice, mi ero sentito vivo. 

Lei mi aveva trovato in un periodo brutto della mia vita ed era riuscita a farmi uscire, standomi accanto, parlandomi tutti giorni, accarezzandomi i capelli. E io avevo aiutato lei. Le cantavo sempre, con la mia voce diceva di stare meglio. Lei si rannicchiava sul divano, avvolta nelle coperte, e io mi mettevo là davanti a lei con la mia chitarra e cantavo, cantavo per farla sentire viva. A me bastava questo, bastava farla sentire viva. Lei sorrideva; oh, quel sorriso, quel sorriso mi riscaldava il cuore, lo riempiva d’amore, lo riempiva così tanto d’amore che sorridevo anch’io e le stringevo le mani, appoggiandole sul mio petto, sul mio cuore. Le volevo far sentire il mio amore, cosa provavo per lei.

Il mio amore per lei non si poteva descrivere a parole. Le parole non erano abbastanza, rendevano tutto così superficiale. Noi comunicavamo con gli sguardi, sguardi pieni di verità e di amore. Passavamo ore a fissarci e a sorridere. Così dimostravamo il nostro amore. E non ci annoiavamo mai, mai. Solo vedendola io ero felice, ero in paradiso. Non c’era niente di meglio. 

A volte le stringevo le mani o la baciavo. Non ci baciavamo mai molto. Non volevamo sprecare i baci. Volevamo che fossero pochi e significativi. Per amarci non ci serviva baciarci ogni due secondi, ma ogni volta che ne sentivamo il bisogno, ogni volta che volevamo imprimere un momento nella nostra mente, per poi ricordarcelo perfetto.

Quando ascoltavamo la musica e io non cantavo, la stringevo a me, per i fianchi e ondeggiavamo, ondeggiavamo per ballare. Lei appoggiava la testa sulla mia spalla e si lasciava cullare dolcemente. Amavo quei momenti. Erano così pieni di vita. Non dovevamo mai parlare per riempirli. Mi bastava sentire il suo calore sul mio corpo. A volte mi baciava dolcemente il collo, durante il nostro ballo, e io la lasciavo fare, chiudevo gli occhi e mi lasciavo trasportare da quei momenti. Durante la nostra canzone, lei si emozionava sempre. Le lacrime cadevano dolcemente sulla mia spalla e io le sentivo tutte. I suoi occhi, durante quella canzone, si riempivano sempre di lacrime. Faceva emozionare anche me. Vedendola così la stringevo sempre di più a me e le accarezzavo dolcemente la schiena. Lei si raggomitolava al mio petto e, sempre con le lacrime agli occhi, restava lì, piccola e indifesa. Tra le mie braccia si sentiva protetta.

Amavo quando pronunciava il mio nome, le sue labbra che si muovevano così dolcemente pronunciando Justin. Le sorridevo e l’abbracciavo, l’abbracciavo sempre così forte che a volte avevo paura che scoppiasse tra le mie braccia. Ma lei era mia, solo mia. Nessuno, niente poteva portarmela via. Avevo così tanta paura di perderla, avevo paura che un giorno sarebbe venuta da me dicendo che non la rendevo felice e mi avrebbe lasciato. Così la stringevo a me per non lasciarla scappare. 

A volte mi chiedevo se potevo fare di più per renderla felice. Avevo sempre paura di non fare abbastanza, avevo paura. 

Non avrei potuto vivere senza di lei, non era possibile. Avevo bisogno di lei, era fondamentale. Era come l’ossigeno per me, era essenziale. Ma a differenza dell’ossigeno, che mi faceva restare sveglio sulla Terra, lei mi faceva vivere. 

Lei mi accompagna giorno per giorno e mi aiutava ad affrontare tutti i dolori che le cose e le persone provocavano. 

Una volta mi chiese di non abbandonarla mai. Mi ricordo ancora quel momento. Si era raggomitolata sul divano ed era scoppiata a piangere. Io mi ero avvicinato a lei e l’avevo accolta tra le mie braccia. Lei non aveva opposto resistenza, si era lasciata coccolare. In quel momento le avevo sussurrato all’orecchio «Mai. Non ti abbandonerò mai. Lo prometto

Lei continuava a piangere e io continuavo a stringerla a me, a coccolarla.

Noi eravamo fatti per stare insieme. Era come se qualcuno avesse deciso di farci incontrare perché era nostro destino passare la vita insieme. Ah, il destino. Non sapevo se fosse davvero quello il mio destino, ma non importava. A me importava soltanto di lei e di quanto mi rendeva felice. 

Lei era una di quelle persone che sono essenziali nella tua vita. Se lei non ci fosse stata, non ci sarei stato nemmeno io, perché eravamo una cosa unica. Un’unica anima. Non era la mia anima gemella, lei era la parte mancante della mia anima ed era la parte più importante.

Volevo darle tutto, volevo darle quello che io non avevo potuto avere, volevo renderla solo felice. Mi importava solo questo, mi importava solo di renderla felice.

Prima di addormentarmi pensavo a lei, a tutto ciò che avevamo fatto durante la giornata e mi addormentavo col sorriso sulle labbra pensando a lei. Il primo pensiero alla mattina era lei. Lei era costantemente nei miei pensieri. Eravamo così uniti che non la avrei mai potuta dimenticare. Se lei non c’era stringevo le mani sul mio petto, dalla parte del cuore, per sentirla vicino a me.

A volte mi capitava di sentire anche la sua voce, eppure lei in quel momento non c’era.

Io vivevo grazie a lei e senza di lei non ce l’avrei mai fatta.

Lei era perfetta per me. Lei era perfetta in ogni suo difetto. Mi ero innamorato di lei, mi ero innamorato dei suoi pregi e dei suoi difetti. 

Lei era così buona. Aiutava sempre tutti e non chiedeva mai niente in cambio. A volte l’avevo trovata a piangere sola, diceva che le altre persone erano false, diceva che si fidava solamente di me. E io mi fidavo solo di lei. Sapevo che lei non mi avrebbe mai mentito, sapevo che lei era lì per me. 

Se lei stava male, io stavo male. Se lei sorrideva, io sorridevo. Le avevo dedicato una canzone: U smile. L’avevo scritta per lei. Ci avevo messo il cuore e l’anima per scrivere quella canzone. Volevo che fosse perfetta, perfetta come lei. Volevo che fosse una canzone alla sua altezza. Volevo che fosse una canzone adatta a lei. 

Quando gliel’avevo cantata per la prima volta si era emozionata. Mi aveva chiesto di registrarla e di metterla su una chiavetta o su un CD per passargliela. Io avevo sorriso in quel momento, le era piaciuta. Il giorno dopo era già sul suo iPod, quella canzone. Mi aveva detto che ogni volta che era triste ascoltava U smile e la nostra canzone, quella che ballavamo.

«Non la lascerai mai, vero?» Mi chiesero i miei amici.

«Mai.» Come avrei potuto lasciarla?

Non potevo, non riuscivo a lasciarla andare. Era contro la mia natura. Io la amavo. Lei mi faceva sentire vivo.

 

- spazio autore -

Lo so che è corta, scusatemi.

Questa è la mia prima one shot, spero vi piaccia.

Grazie per averla letta, fatemi sapere cosa ne pensate.

Scusate per gli errori.

  
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