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Autore: FelixfelicisITA    24/05/2013    0 recensioni
Tutti dicevano che quella casa era infestata, ma Kurt non credeva a nessuna delle storie e non credeva ai fantasmi. Allora pensa che quindi ci deve essere qualche altra spiegazione sul motivo per cui il cibo e libri stanno scomparendo. Quando Kurt scopre la verità pensa che sarebbe stato meno scioccato se davvero fosse stato un fantasma poi chè non si sarebbe mai aspettato di trovare un ragazzo terrorizzato dagli occhi nocciola vivere nella sua soffitta.
Traduzione; Storia originale di: felix-felicis33 su fanfiction.net
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Burt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Autrice originale:felix-felicis33
Storia in lingua originale: My Beautiful Rescue



My Beautiful Rescue.
 
Tutti pensavano che quella vecchia casa nella periferia di Lima fosse infestata. 
I dettagli di come e perchè  non si sapevano; si erano persi nelle storie raccontate e ri-raccontate
bastava ascoltare le voci che giravano e tutti si tenevano alla larga da quella casa.
Anche Puck che era considerato duro e senza paura non si avvicinava troppo ad essa che avrebbe dovuto essere per lui; un luogo per fare scherzi e atti vandalici .
 
“Amico” diceva a chiunque parlava di quella casa o che l’aveva superata con timore “Qualche fottuta merda prima o poi scenderà in quella casa e non so cosa sia ma lo sento quando ci sono vicino e non c’è bisogno di essere forte per entrare lì dentro; bisogna essere solo pazzo”
Quella casa era un martoriato 'in vendita' come segnava il cartello in giardino e le uniche persone che volevano “comprarla” erano di altre città ma quando arrivavano e la vedevano dicevano cose tipo: “C’è qualcosa che non va in questa casa,non è adatta a noi” e nessuno l’aveva mai comprata.
L’attuale proprietario non viveva più in quella casa da cinque anni. Aveva un'altra casa in un altro stato,
ma essendo nato a Lima aveva comprato quella vecchia casa in periferia per andarci quando era in visita alla sua città natale.
Kurt invece trovava la casa intrigante. A volte si era avvicinato ad essa e aveva sbirciato dalle finestre.
Non sapeva perchè ma la casa aveva suscitato la sua curiosità ma non era tanto interessato alla sua “storia”
che ovviamente gli veniva raccontata ogni giorno.
Forse era il mistero che circondava la casa che gli dava curiosità  - aveva reso Lima meno noiosa e anche un po’ emozionante-  o forse era che la casa era diversa da tutte quelle della città,proprio come lui. Alla fine non gli importava il motivo tutto ciò che contava era che la casa l’aveva  reso curioso. 
Le persone che vivevano vicino ad essa non condividevano le sue opinioni infatti i vicini parlavano ancora di sentire i rumori durante la notte e che non provenivano  dalla casa ma dalla strada e dal giardino.
Hanno detto che erano spesso disturbati durante il sonno perchè udivano suoni come bidoni della spazzatura che cadevano o passi di corsa giù per la strada, ma ogni volta che erano andati a vedere non c’era nulla.
"Fantasmi è tutto ciò che è in quella casa" dicevano i suoi amici annuendo con convinzione
“Perché non si limitano a demolire il posto? mah non lo saprò mai."
Il papà di Kurt non era un tipo superstizioso che credeva in cose come le storie di fantasmi infatti di solito  
aveva riso e aveva detto che erano solo un mucchio di stronzate.
Ogni volta che s’è nè parlava lui scuoteva la testa e alzava gli occhi al cielo e diceva sempre la stessa cosa:
"E 'solo una vecchia casa abbandonata e le persone stanno inventando storie su di essa per avere qualcosa su cui spettegolare"
e Lui era uno delle pochissime persone che la pensavano in quel modo.
Pur sapendo come la pensava suo padre Kurt era rimasto un pò scioccato quando gli aveva annunciato di averla comprata.
Kurt lo fissò con la forchetta a metà strada tra il piatto e la bocca. "Che cosa?" Dall'altra parte del tavolo Finn era a bocca aperta.
"Ho comprato la casa" ripete Burt con calma. "Ti ho detto che Io e Carole avevamo cercato una casa più grande da quando lei e Finn si sono trasferiti e questo posto è abbastanza grande e mi è stata venduta a buon prezzo"
Kurt lanciò un'occhiata a Carole per chiedere il suo parere ma lei si strinse nelle spalle. "Mi piace la casa e avrete le vostra rispettive camere da letto con bagno privato."
Kurt non sapeva cosa dire. "Io-"
"Ma è infestata!"  sbottò Finn prima che Kurt potesse continuare
Burt ridacchiò e scosse la testa. "Queste sono solo storie, Finn."
"Ma tutte quelle persone affermano di aver visto qualcuno alla finestra!"  protestò Finn, quasi inciampando nelle sue parole. "E i rumori durante la notte e-"
Carole accarezzò la mano di Finn. "Sono solo storie di persone che hanno fatto in modo di avere qualcosa di cui parlare, tesoro Questa è una città piuttosto noiosa le persone vogliono solo qualcosa di eccitante su cui spettegolare."
Finn non sembrava particolarmente convinto e allora guardò Kurt con uno sguardo proccupato. 
Burt dopo aver ascoltato, aggrottò la fronte e guardò Kurt. «Tu non credi queste cretinate vero?"
Kurt esitò prima di rispondere e poi  scosse la testa. "No è solo una casa." disse mentre con la coda dell'occhio vedeva Finn rimanere a bocca aperta. 
Burt annuì con approvazione. "Esatto, è solo una casa e ci trasferiremo tra due settimane,
quindi ti suggerisco di usare questo fine settimana per iniziare  l’ imballaggio."
 
Kurt annuì distrattamente, era la verità: non credeva a  tutte quelle storie sui fantasmi questo perchè Kurt Hummel non credeva ai fantasmi. 
 
Gli amici di Kurt rimasero scioccati  quando aveva dato loro la notizia.
“Vi state trasferendo dove?” chiese Mercedes ad alta voce con gli occhi spalancati.
La bocca di Rachel si spalancò per l'orrore. "Kurt, tuo padre è folle,lo sa che casa è quella? Non ha mai sentito nessuna delle storie?" La sua voce era sempre più forte e la gente che passa cominciava a guardare. "Tu non puoi vivere lì!"
Kurt chiuse il suo armadietto e si voltò verso le sue amiche. "Beh devo"disse con calma. 
"E poi non credo a nessuna delle storie"
"Da quando?" chiese Rachel 
Kurt si strinse nelle spalle. "Da sempre".
"Non n’è hai mai parlato prima."
"E tu sei sempre stato ad ascoltare ogni volta che uno di noi parlava di quella casa" aggiunse Mercedes 
 
Kurt si allontanò dagli armadietti e cominciò a camminare lungo il corridoio,verso la sua classe con Rachel e Mercedes dietro di lui. "Allora?" Chiese Rachel dove aver camminato per un po’.
"Solo perché io ascolto le storie non significa ci credo”disse con calma.
Mercedes alzò gli occhi al cielo "Oh, andiamo Kurt non vuoi mica facci credere che.."
Kurt scrollò le spalle di nuovo. "Beh, è ​​la verità, ma potete credere a quello che volete " Quando raggiunse la porta della sua classe  era davvero felice di non stare con nessuno delle due così almeno non sarebbe stato assillato durante la lezione.
"Non importa quello che dite, mio padre l’ha comprata e trasferiremo tra due settimane " e con questo, si voltò ed entrò in classe.
Kurt sapeva  bene che il “segreto” non sarebbe più rimasto tale.
Rachel e Mercedes amavano il gossip ma erano brave a mantenere i segreti e loro chiaramente non l’avevano considerato un segreto infatti all'ora di pranzo già tutti lo sapevano.
 
Sguardi e sussurri e lui poteva sentire decine di occhi su di lui come sempre aveva scelto un panino e una bottiglia d’acqua.
La cosa peggiore era che:non pensavano a distogliere lo sguardo quando era lui che guardava loro...almeno i loro sguardi e commenti sussurrati erano su qualcosa di diverso dalla sua sessualità.
si lasciò cadere su un posto libero accanto a Santana e diede un morso al suo pranzo per poi alzare lo sguardo e trovarsi tutti al tavolo che lo fissavano
"Che c’è?” chiese con un po 'di rassegnazione.
Nessuno diceva niente continuavano a fissarlo.
"Amico ..." Sussurrò Puck. "Non posso credere che tu stia andando a vivere in quella raccapricciante casa”  continuò Puck.
 
 
Kurt tolse il tappo dalla bottiglia d'acqua. "Non capisco la  vostra grande paura, è solo una casa"affermò bevendone un sorso.
"Come puoi essere così calmo?" Domandò Rachel.
"Come possono così tante persone credono ad  un mucchio di stronzate come le storie di fantasmi?" domandò allora Kurt guardandola in modo serio.
Rachel aprì la bocca per controbattere, ma fu interrotta da Puck che stava allungando la testa per vedere tutta la caffetteria. «Dov'è Finn? Scommetto che è davvero scosso"
Kurt deglutì un sorso d'acqua. "Lui non sembrava contento quando mio padre l’aveva annunciato"
Puck sorrise maliziosamente ma il sorriso si cancellò suvito  dal suo volto. "Beh, almeno uno di voi sta reagendo normalmente a questa cosa"
Kurt alzò gli occhi  al cielo e tornò al suo pranzo, ignorando i suoi amici che avevano incominciato cominciato a discutere sulla casa. Era la prima volta che non ascoltatava una conversazione  sulla la casa. 
 
"Finn! Dove sei stato amico?" gridò Sam.
Finn si sedette accanto a Sam.
"Avevo solo bisogno di andare in biblioteca per una...cosa" borbottò.
Tutti lo fissarono increduli - visitando la biblioteca non era una frase che avessero mai sentito uscire dalla bocca di Finn prima d’ora.
"Oh, Finn ..." sospirò Kurt "Smettila di preoccupato. E solo una casa e fantasmi non esistono."
Finn scosse la testa freneticamente verso di lui, gli occhi spalancati. "No, ci sono tutte queste storie su internet di persone che vedono gli spiriti nelle loro case e ci sono queste foto-"
"Non è vero, Finn,ci deve essere una spiegazione perfettamente ragionevole dietro di loro."
"E della foto?" Domandò Finn "Non si possono fare foto false!"
Kurt sbuffò "La macchina fotografica può mentire,Finn esiste anche una cosa chiamata Photoshop."
Finn sembrava pronto a protestare di nuovo, ma Kurt scosse la testa verso di lui. "Sei ridicolo" disse e poi fece scattare lo sguardo verso i suoi amici, "siete tutti ridicoli. Fantasmi non esistono e la casa non è infestata, lo vedrai quando ci trasferiremo "
 
 
_____________________
 
 
Si torturava le mani mentre camminava lungo il corridoio,verso il suo armadietto mantenendo lo sguardo sul pavimento e le spalle curve, nel tentativo di rendersi il più piccolo possibile ma soprattuto nella speranza che nessuno lo notasse. 
Saltò quando una heerleading avava sbattuto il suo armadietto prima di voltarsi verso il ragazzo alto con una giacca Letterman appoggiato alla fila di armadietti. 
Appena vide di chi si trattava lui allungò il passo o meglio correva lungo il corridoio.
Era nervoso mentre apriva  il  suo armadietto e cominciava a mettere via i libri  di cui non aveva bisogno  per i compiti a casa. 
Chiude il suo armadietto con delicatezza, si sistema lo zaino sua spalla e si avvia verso le porte principali, per arrivare fuori scuola il più rapidamente possibile.
Era così teso e preoccupato che non si accorse di essere andato a sbattere contro un altro copro "Attento fatina!" disse un ragazzo biondo ringhiando,
"S-Scusa" Farfugliò Blaine sfrecciando via prima che il ragazzo potesse fare qualcosa di più.
"Fallo di nuovo, fatina e ti porterò a fare una visita al tuo buon amico cassonetto!" urlò il ragazzo ridendo.
Blaine abbassò la testa e si avviò velocemente, il suo cuore batteva velocissimo nel suo petto e le mani gli tremavano. l’odiava, odiava questa scuola e odiava le persone che ci studiavano.
Avava raggiunto le porte anteriori senza ulteriori incidenti con altri studenti ma fuori al cortile tre ragazzi stavano litigando...Il suo respiro accelerò fino a quando non fu quasi fuori dall’ parcheggio. 
Permise a se stesso di rallentare quando raggiunse una strada lontano dalla scuola e mentre il parcheggio pieno di studenti stava scomparendo dalla vista. 
Ma il suo cuore riprese a battare quando si ritrovò d’avanti alla porta di casa sua,come avrebbe potuto dire a suo padre di essere gay?
Suo padre era molto severo e aveva grandi proggetti per lui,suo padre voleva che Blaine  fosse perfetto, il figlio modello, proprio come suo fratello maggiore Cooper ed era preoccupato che l’ essere gay non rientrava nell’ immagine di figlio perfetto. Ma insomma Blaine era pur sempre suo figlio e anche se era severo sapeva che il padre lo amava molto.
Quando entrò nella cucina trovò suo padre seduto al tavolo a parlare con sua madre che stava tagliando le verdure per insalata. Entrambi alzarono lo sguardo quando sentirono la presenza di Blaine e interruppero la loro conversazione.
Sua madre gli sorrise. "Come è stata la tua giornata?"
Non  male" mormorò.
"Che cosa c'è che non va? non avrai mica ottenuto un altro brutto voto vero?"
Blaine deglutì e scosse la testa.
"Beh, che cosa succede allora? qualcuno ti da fastidio a scuola? " chiese un po 'impaziente.
Blaine scosse la testa a scatti. "Non è questo è solo che...ho qualcosa da dirti."
Sua madre annuì incoraggiandolo  mentre suo padre lo guardò attentamente.

Guardò sua madre e il suo cuore batteva in modo irregolare nel petto e la paura  stava gli stava offuscando la vista, deludi un paio di volte e  "Sono gay" sussurrò.
"Che cosa hai detto?" chiese suo padre la sua voce era calma. 
Blaine deglutì di nuovo perchè la sua bocca era  secchissima. "Sono gay" ripete a voce più alta.
Sua madre lo guardò, e il suo viso si spense come una tela improvvisamente pulita di vernice mentre l’ espressione di suo padre era illeggibile mentre lo fissava. 
“Tu non sei mio figlio" disse il padre a bassa voce il suo tono era grondante di veleno.
 
Lanciò uno sguardo supplichevole a sua madre, ma il suo viso era freddo come se fosse stato scolpito nella pietra ed i suoi occhi erano pieni di vergogna e delusione.
Suo padre scosse la testa verso di lui. "Pensavo di averti cresciuto bene, Blaine ma evidentemente non era abbastanza" Lui agitò una mano e scosse di nuovo la testa. "Tu non sei un Anderson, tu non sei mio figlio"
Blaine aveva le lacrime agli occhi e "P-papà …” sussurrò col fiato spezzato.
Gli occhi di suo padre brillavano di rabbia. "Come hai potuto farci questo, Blaine?" chiese. 
Alzò la voce e Blaine si rannicchiò lontano da lui spaventato "Come hai potuto fare questo alla nostra famiglia?"
Blaine stava tremando così forte "io non-" Lui scoppiò a piangere e le lacrime resero la cucina in una sfocatura vacillante. "Mamma?" supplicò.
La madre ritornò alla sua attenzione l'insalata come se il figlio non aveva mai parlato.
Una lacrima gli cadde lungo il viso e lui alzò una mano per asciugarla, sussultando quando il movimento tirò i tagli di guarigione sulla schiena.
“E’ per questo che i tuoi compagni ti chiamano così,perchè sanno il tuo sporco segreto” respirò profondamente, stringendo gli occhi. "Solleva il maglione e girati"
Blaine si irrigidì. "Co-cosa?"
"Mi hai sentito!" ruggì suo padre . "Alza il tuo maglione e girati così posso vedere la schiena!"
Sapendo di non avere scelta, Blaine afferrò la parte inferiore del suo maglione e lo tirò fino alle scapole, e si girò.
Blaine si irrigidì e chiuse gli occhi, improvvisamente terrorizzato all’ idea di suo padre che lo avrebbe colpito. Un dito ruvido si posò delicatamente sopra un taglio e poi girava un livido e sibilò nel dolore.
Saltò leggermente quando suo padre improvvisamente parlò con freddezza alle sue spalle. "Te lo sei meritato."
 
 
 
 
Note autrice:
L'idea per questa storia mi è venuta fuori mentre stavo guardando 'The Woman in Black' ma nite è  legato alla trama del film.
La storia sarà raccontata dal punto di vista di Kurt e in flashback da Blaine (in corsivo), fino al raggiungimento di un particolare punto della storia,
da lì sarà raccontata da Kurt e qualche volta da Blaine.
Ovviamente questa storia è angst e spero che non risulti troppo insopportabile e più in là chiariremo la storia dei genitori di Blaine.

Ora sto zitta e volevo solo ringraziare tutti voi per aver letto! :)
 
E ah grazie alla mia beta xBleedingBlackRosex!
 
 
  
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