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Autore: talpy    24/05/2013    0 recensioni
c'è una lei, che pensa a un lui e si fa trip. basta.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Era il tipico compagno di scuola che hai sempre avuto voglia di prendere a sberle, con quel ghignetto stampato in faccia tutti i giorni, dal lunedì al sabato, durante la prima ora fino alla quinta. Era il tipico sportivo della classe, quello che colleziona i due in greco e latino e si salva dalla bocciatura per educazione fisica e qualche voto regalato in virtù della simpatia. Era il tipico amico da ricreazione, che fa le battute cretine che ti chiedi da dove siano uscite; quello che gioca a calcio e non pensa ad altro. Insomma, era il tipico tizio che osservi durante le lezioni noiose, fantasticandoci ogni fantasia fantasticabile, e che mai, mai ti porteresti a casa, perché al solo pensiero di doverci fare qualcosa ti immagini le stronzate che sarebbe capace di dire durante il misfatto e dici, amen, evitiamo.

Poi ti ritrovi che la scuola è finita, vai all’università e pensi che nel giro di un’estate ci si perda di vista. Ma è il migliore amico del tuo migliore amico, e trichete trachete te lo trovi sempre in mezzo.

E che dire, l’opinione su di lui è sempre la stessa, che mai ci vorresti una storia, mai. Eppure hai una voglia matta di lui. Lui e i suoi avambracci, le sue spalle fottutamente larghe, i suoi pettorali, i suoi capelli. I suoi capelli, morbidi, così tanti che quando ci butti le mani dentro sembrano non finire. E il collo, morbido, liscio, caldo. E le sue braccia, che quando ti stringono ti mozzano il fiato. E le mani, che forti e grandi massaggiano la tua schiena e indugiano sui fianchi facendoti fremere. E le labbra, le sue, sulla tua spalla, a malapena sfiorano la tua pelle, ma tu le senti come se ti stessero marchiando.

E strozzi ogni sospiro, perché lo sai, lo sai benissimo che è solo attrazione. Quell’attrazione fisica che ti spinge alla violenza, alla lotta, all’avvinghiarsi, ma che non è altro che questo. È attrazione. Ma ogni conversazione più profonda delle solite quattro chiacchiere è inaccettabile, e a volte la sua superficialità è davvero insopportabile. E se ci pensi razionalmente, davvero, non lo vuoi nemmeno un po’.

Ma poi quel ghignetto lo vedi, e l’istinto di spaccargli la faccia e baciarlo come se non ci fosse domani è lì, che ti pesa addosso e sembra volerti sotterrare. E, davvero, vorresti baciarlo, morderlo, fartelo ora, subito, dopo e dopo ancora. Con cattiveria brutale. In un vicolo, in macchina, a letto, per terra, in un bagno. Ovunque. Hai questa cosa, dentro, che sembra un anelito a fiondarti su di lui, dicendogli solo ti voglio e chi s’è visto s’è visto. Della serie chi se ne frega, spogliami, fammi tua e mandiamo all’aria un’amicizia di anni perché il bisogno, fisico, di te, è troppo impellente per pensare a cosa potrebbe succedere.

Ma niente, te la metti via, eviti, fai la brava. Siete amici, non si fa. Non si deve. Anche perché lo sai, lo sai, che sarebbe una cazzata. Perché davvero, davvero non ci vuoi stare. Quindi niente, tirar dritto, testa alta e schiena dritta. Però poi torni a casa dopo l’aperitivo e l’unica cosa a cui riesci a pensare è lui. O meglio, al suo corpo, su di te. E basta. Pensiamo ad altro.

  
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