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Autore: cry___baby    25/05/2013    0 recensioni
"Non c’era niente nel mondo
che io avessi mai voluto di più
che non sentire mai
strappare tutte le mie immagini di te"
The Cure - Pictures of you.
Scrivo da sempre, per le emozioni. Quelle che provo io, quelle che vorrei far provare ad altri. Magari fatemi sapere cosa ne pensate, mi farebbe molto piacere.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Oggi ci sono due ragazzi in treno, seduti davanti a me. Lei lo osserva attentamente, mentre lui si distrae guardando fuori dal finestrino. 

In realtà li osservo a lungo, nel loro parlare e nel loro improvviso farsi silenziosi.

Poi capisco. Per un attimo i contorni delle loro figure si sfocano e diventiamo io e te.
 

Sono passati sei anni da quel giorno. Il giorno in cui ho messo piede per la prima volta in quella classe. Con circospezione mi ero guardata attorno, alla ricerca di qualcuno a cui avvicinarmi, per scacciare la solitudine di quell’estate così triste. Tu eri già seduto. Le gambe troppo lunghe stese sotto la sedia davanti alla tua, l’aria di chi ancora non sa bene dove si trovi. Non ci avevo prestato molta attenzione, e avevo trovato una ragazzina da parte alla quale sedermi. Erano passati un paio di mesi quando sul blog del mio migliore amico comparvero degli insulti orribili. Ci avevo messo tre o quattro riletture per capire che l’orribile persona di cui stesse parlando ero io. Erano passati un paio di mesi quando sul mio blog iniziarono ad apparire altrettanti insulti, sulla base di fatti che una persona che conoscevo fin troppo bene aveva per lo più inventato, o distorto. Erano passati un paio di mesi quando mi scrivesti. Fu una banale conversazione, fino a che io non cedetti, e ti raccontai, un po’ con reticenza, ma senza essere in grado di fermarmi, ciò che stava succedendo sul mio blog. Mi avevi detto così “lascia che ci pensi io, tu inizia a cercare di passarci sopra”. Erano passati due mesi, quando hai iniziato a difendermi. Parlavamo, ci raccontavamo cose, eravamo due ottimi amici, finchè non ho iniziato ad innamorarmi. In quel modo irrimediabile in cui ci si innamora a quattordici anni di un ragazzo che ti difende da quelli che credevi i tuoi migliori amici, di un ragazzo che ti fa credere di avere qualcuno che si prenda cura di te. 

Ora è inutile che io ricordi ogni singolo giorno, è inutile che ricordi la mia autodistruzione nella nostra relazione, il non riuscire a raggiungerti, a dirti quello che provavo. È inutile che io ricordi la lentezza esasperante con cui ti ho perso, le ripetizioni, il tentativo di farti passare l’anno. Ricordo con esattezza il momento in cui mi hai presa per le spalle e hai fissato i tuoi occhi nei miei. Grazie, mi avevi detto.

 

E adesso ci sono questi due ragazzi, qui davanti a me, e lei gli sta chiedendo se domani lui ci sarà. Glielo leggo negli occhi che quella risposta la spaventa. Da quella risposta dipende il suo alzarsi dal letto la mattina dopo. Se lui non ci sarà si vestirà svogliatamente, si preparerà ad un quanto mai noioso viaggio in treno con scarso entusiasmo. Se lui ci sarà, invece, nulla, nemmeno una plumbea mattinata potrà mettere a freno il suo cuore che batte e la sua felicità. 

 

Se tu fossi qui davanti a me mi chiederesti perchè deve succedere per forza questo. Perchè, mi chiedi. Perchè tu ora non ci sei, perchè tu non mi hai mai detto “domani non ci sarò”, ed io ci ho sperato, ogni singolo vitale secondo, e tu non sei mai arrivato. Non sei mai arrivato il primo giorno della seconda superiore. Non hai mai varcato la soglia di quella scuola. E io ti ho aspettato, sudando ogni secondo, vedendo la tua sagoma comparire da dietro il cancello, da dietro la porta, dietro di me per farmi una sorpresa. Mi sono allontanata dalla porta d’ingresso perchè costretta. Ed è cambiato tutto. È cambiato tutto quando ti ho sentito, dopo tre mesi di vacanze, dopo la tua bocciatura, dopo averti aspettato su quella soglia mentre fuori pioveva, e come pioveva. È cambiato tutto quando hai cambiato scuola. E ho deciso di dimenticarti. Di lasciarti sprofondare nel più buio anfratto della mia memoria, dove non ti avrei mai potuto ritrovare.

Non ho dimenticato, in quattro anni non c’è stato giorno in cui non ti ho pensato, in cui non ho girato l’angolo della strada col cuore in gola sapendo di trovarti, incrociarti, mentre tu andavi verso la tua vita, io verso la mia. Un istante che valeva immensamente. 

 

Un giorno mi sono fermata un attimo a pensare, nel cortile della mia scuola, prima di prendere le chiavi della macchina e allontanarmi. È stato in quel momento, cinque anni dopo quella lunga estenuante attesa davanti alla porta, che sei arrivato. Non pioveva più, ormai. C’era un gran sole e faceva anche piuttosto caldo. E io sono scappata. Più veloce che potevo ho finto di non vederti e ho iniziato a camminare verso la macchina. Non mi ha vista, pensavo. Ma poi ho sentito la tua voce. Il mio nome, hai fatto solo il mio nome. E non ho potuto far altro che girarmi, e affrontare i tuoi occhi, la tua bocca, le tue mani, mentre mi chiedevi come stavo.

Bene, sto bene.

Male, sto male. Sto male perchè in un secondo hai tirato fuori tutto, sto male perchè da anni non faccio che mettere via questi pensieri ed ora arrivi e fai il mio nome, e tutto crolla.

Pensavo di essermi liberata di te.

 

Così è oggi, su questo treno, lontana da te, lontana dai nostri giorni insieme. Li guardo e le vorrei dire che un giorno, dopo tutte le lettere che lei gli ha scritto, per poi riporle accuratamente nel comodino, dopo avergli scritto un’ultima lettera per dirgli che non lo ama più, lui la chiamerà per nome, come sta facendo oggi in treno, e le si spezzerà il cuore. E una canzone le risuonerà in mente come fa ora con me:

Non c'era niente nel mondo
che io avessi mai voluto di più
che non sentire mai strappare 

tutte le mie immagini di te

 

  
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