Anime & Manga > Mahō shōjo Lyrical Nanoha
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Autore: Diavolo Bianco    26/05/2013    3 recensioni
Dopo un duro combattimento tra Nanoha e Fate, che riduce la bionda in condizioni critiche, la ramata scopre una dura verità sulla vita della sua rivale. Il loro legame si rafforzerà, ma il dolore le dividerà. Forse per sempre.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Fate T., Nanoha T.
Note: Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Desiderare la morte

“Resisti, Fate-chan!” La bionda svenne sulla barella. Alcuni medici la portarono all’interno dell’infermeria sul Arthra. Nanoha si fermò ed osservò la sua rivale che spariva dietro la porta. Era nel panico. Teneva fin troppo ad una ragazza di cui non sapeva nulla e la cosa la sconvolgeva. Una mano le si appoggiò sulla spalla. Alzò lo sguardo e vide Chrono.
“E’ finita.” Proclamò lui.
“Dimmi che starà bene.” Prega lei.
“Si, tranquilla. C’è mancato poco ma guarirà.”
“Quanto poco?” Chiese con tono grave.
“Ammiraglio Harlaown!” Esclamò un dottore uscendo in fretta dall'infermeria. E' agitato e la ramata si fa contagiare.
“Si?”
“La ragazza è in condizioni critiche.”
“Non è possibile. E’ vero, Nanoha l’ha colpita duramente, ma niente a cui una maga del suo livello non potesse resistere.” Ribatté Chrono.
“Sbagliate!” I tre si girarono all'unisono e si trovarono davanti ad Alph, il famiglio di Fate. Una donna dai capelli arancioni, come pure la sua coda e le orecchie. I suoi occhi azzurri erano diventati di ghiaccio.
“Che vuoi dire, Alph-san?” Domandò tesa Nanoha.
“Tu! Mostro che non sei altro! Tante storie che la volevi salvarla e invece ti comporti proprio come quella serpe di sua madre!” Urlò la donna-lupo.
“Sua madre è Presea Testarossa? La scienziata che anni fa causò un grave incidente che uccise innumerevoli vite?” Alph annuì in risposta a Chrono. La ramata avanzò verso il famiglio.
“Cosa le faceva sua madre?” Domandò piano, come se parlare di quella donna avesse provocato l'arresto di tutta l'Arthra. L'altra la fissò per qualche secondo decidendo sul da farsi. Poi decise che ormai non aveva più nulla da perdere.
“Dov’è Bardiche?” Nanoha frugò nelle sue tasche e ne tirò fuori un triangolino dorato. L’aveva preso a Fate prima che svenisse, ovviamente con l’intento di ridarglielo non appena si fosse sentita meglio. Lo passò alla ragazza-lupo.
“Bardiche, tu eri sempre con Fate... anche quando era sola con sua madre. Puoi farci vedere alcuni video di quello che succedeva?” Dopo quella richiesta il dispositivo brillò.
[Yes.]
Davanti ai quattro si materializzò uno schermo che fluttuava nel vuoto. La maga bianca trattenne il respiro. Il video iniziò.

Garden of Time 
Fate si posizionò al centro della sala scura. Sua madre era seduta sul trono, nascosta nell'ombra.
“Okaa-san, ti ho portato tre Jewel Seeds.” La donna si alzò e con molta lentezza avanzò fino ad essere visibile. Aveva il volto sciupato, delle occhiaie profonde e gli occhi spenti.
“Solo tre?” Chiese con voce fredda.
“Si, Okaa-san.” Rigidità assoluta.
“Mi deludi, Fate. Sei stata sul quel pianeta per due settimane e l’unica cosa che riesci a portarmi sono solo tre miseri Jewel Seeds!” La donna camminò fino ad essere davanti alla bionda.
“Mi dispiace, Okaa-san.” Sussurrò cominciando a tremare.
“Cosa me ne faccio delle tue scuse!? Sei inutile, Fate! Non meriti di portare il nome della famiglia Testarossa!”
“Mi dispiace.”
“Sai qual è la punizione che ti attende, vero?”
“Si.” Sussurrò la maga nera. Presea schioccò le dita facendo apparire dal alto delle catene, che si attorcigliarono ai polsi della ragazza sollevandola da terra. Inizialmente la bionda si sorprese, ma poi tornò subito a fissare sua madre.
“E’ ora che tu impari ad essere una brava figlia.” Nella mano destra della donna, dai capelli viola, si materializzò una frusta viola scuro. Gli occhi di Fate si allargarono per la paura. L'altra sollevò il braccio per poi farlo scendere a tutta velocità. L'arma colpì in pieno petto la ragazza.
“Ah!” La madre ripeté l’azione per due volte di fila, strappando la Barrier Jacket della bionda e tagliandole la pelle, che subito iniziò a sanguinare. “Ahh!” Le sue urla strazianti risuonarono per tutto il palazzo. La tortura andò avanti per quasi un’ora e quando la donna si fermò, il corpo di Fate era pieno di tagli e sul pavimento c’erano diversi schizzi rossi. Presea prese il viso della figlia e le sollevò il mento. Dalla bocca della ragazza usciva sangue e dai suoi occhi scorrevano lacrime di dolore.
“Lo sai che faccio tutto questo per il tuo bene, vero, mia cara Fate?”
“S-si… Okaa-san…” La bionda vide sua madre sollevare di nuovo la frusta.
“Quindi non c’è niente di male se andiamo avanti ancora per un po’.” Il suppliziò ricominciò e verso la metà la maga nera smise di urlare e poco dopo svenne. Quando Presea si stufò fece scomparire le catene con un semplice gesto della mano. Il corpo di Fate cadde a terra con un tonfo sordo. La donna la fissò con disprezzo.
“Sei un fallimento.” Detto questo se ne andò, lasciando la ragazza in una pozza di sangue.
 
“E’ orrendo...!” Disse il medico correndo in bagno, probabilmente per vomitare.
“Come può fare una cosa del genere a sua figlia! Questa è crudeltà pura! E' pazzia!” Sbraitò Chrono.
“No, questa è semplicemente Presea Testarossa. Ogni volta che io e Fate tornavamo a farle rapporto, lei non era mai soddisfatta e così la torturava. Inizialmente lei resisteva, riusciva a combattere contro Nanoha e a dare la caccia ai Jewel Seeds. E’ perfino riuscita a catturarne uno con le sue stesse mani, senza usare Bardiche.” Parlò Alph.
“Con le mani? Non ce lo avevi detto, Nanoha. Ma dovrebbe averle perse... controllare un Jewel Seed senza l’aiuto di un dispositivo è praticamente impossibile!” Esclamò l’ammiraglio.
“Come vedete non ha perso le mani, ma non le ha potute usare per parecchi giorni. In più il suo corpo era puntualmente ricoperto di ferite. Io le medicavo come meglio potevo e Bardiche tentava di proteggerle con la Barrier Jacket durante i combattimenti... quelle però non potevano mai guarire. Appena iniziavano a rimarginarsi, Presea le riapriva e gliene infliggeva altre.”
“Tu menti… Fate-chan ha combattuto contro di me un sacco di volte ed è riuscita pure a sconfiggermi… se quel che dici fosse vero ora lei sarebbe…” Nanoha scoppiò a piangere quando realizzò l'atroce verità.
“…Morta. Esatto. Fate dovrebbe essere morta. In quest’ultima battaglia ho visto che i colpi che le lanciavi erano estremamente potenti, come pure l’energia che lei stessa sprigionava. Non so come il suo corpo abbia fatto a non collassare... a non esplodere. Ma miracolosamente è riuscita a sopravvivere.”
“Pe-perché non sei intervenuta…?” Chiese la maga bianca con le guance bagnate dalle lacrime. 
“Fate me lo ha vietato.”
“Dovevi disobbedire!” Urla furente. Anche se in verità ce l'ha con sè stessa per non essersi accorta dello stato della sua rivale.
“Non potevo! Accidenti, pensi che non ci abbia provato? Ho quasi visto Fate morire davanti ai miei stessi occhi! Ma tu non hai idea di tutte le cose che lei stava facendo mentre combatteva contro di te!”
“Ad esempio?” Chiese Chrono.
“Ha creato un legame intorno a me, sapeva che se le cose fossero peggiorate sarei intervenuta fermandola, così mi ha bloccato. A poi attivato una barriera per proteggermi, aveva paura che Yuuno mi avrebbe attaccata mentre ero distratta dalla lotta. Senza contare che ha dovuto combattere come non mai, usando tutta la magia che aveva in corpo. Ma Nanoha non le ha nemmeno permesso di usarla tutta!” Alph guardò con rabbia la maga bianca.
“...C-che vuoi dire?” Nessuno le rispose. “Chrono-kun!” Pregò disperata. Voleva capire.
“Nanoha… abbiamo studiato tutti i tuoi attacchi ed abbiamo scoperto che lo Starlight Breaker utilizza, oltre alla tua magia, la magia di tutto ciò che ti circonda. Potremmo dire che assorbe l’energia del tuo nemico e in questo caso... quella di Fate.”
“Fate, al contrario tuo, aveva ancora un sacco di energia magica ma tu gliel'hai assorbita! L’hai sconfitta solo grazie alla sua stessa magia! Se non avessi usato quel incantesimo avresti perso!” Alph abbassò lo sguardo e strinse i pugni. “Lei l’aveva capito… aveva capito che avresti usato quel attacco… ma…” Una lacrima scivolò lungo la guancia della donna-lupo, ma subito la scacciò con rabbia.
“Alph-san…” Nanoha allungò la mano verso di lei. Quella però fece un balzo indietro, evitando per un soffio l'altra.
“Non so perché sia rimasta immobile. Senza alzare barriere, senza scappare… senza chiedermi aiuto o senza dirti di fermarti… ma credo che Fate… volesse morire…” Fissò la ramata con rabbia. “E tu la stavi per accontentare!” L’odio con cui lo disse spezzò la ragazza, ma il significato di quelle parole la distrusse dentro. Brancolò all'indietro. Le sue ginocchia cedettero, facendola cadere a terra. Si coprì la bocca con le mani e urlò. Fissò il vuoto.
“...Ho quasi ucciso… Fate-chan…” Sussurrò morta. La rivelazione stava diventando sempre più difficile da sopportare. Aveva praticamente cancellato la bionda dall'universo. Aveva rischiato di perderla per sempre. Non poteva perdonarsi una cosa del genere. Delle mani calde le avvolsero le spalle, una chioma bionda le solleticò la guancia.
“Nanoha, non piangere.” La consolò una voce gentile e leggera.
“Fa-Fate... chan…?” Fissò la nuova arrivata con shock.
“Shh, sono qui.” La maga nera indossava una veste bianca. Si potevano vedere le bende sulle sue braccia, sulle gambe, una intorno alla testa e molto probabilmente ce n'erano altre sotto l'abito.
“Fate, cosa ci fai qua? Dovresti essere a riposare dentro l’infermeria.” Disse la donna-lupo seria ma preoccupata.
“Alph.” La voce della bionda si fece rigida. “Non dire più cose del genere a Nanoha.”
“...Hai sentito tutto?”
“Si. Hai esagerato.” Mentre parlavano, la maga bianca si era girata, nascondendo il viso nel collo della bionda. Quella la strinse forte a sé.
“Le ho detto la verità. Quello che ha fatto è stato orrendo!”
“Alph, calmati. E’ stato un combattimento leale e come vedi sto bene.” Fate iniziò ad accarezzare delicatamente i capelli della ragazza tra le sue braccia. “Però sono arrabbiata con te, Nanoha. Non avresti dovuto trattenerti… dovevi...”
“No!” La ramata sollevò la testa e guardò quelle tristi iridi bordeaux.
“Con tutte le cose che ho fatto è ciò che mi...” Fate si trovò una mano sulla bocca. La maga bianca aveva ripreso a piangere.
“Taci… taci…” La sua voce si affievolì, fino a diventare un sussurro che solo la bionda poteva udire. “Come puoi dire una cosa del genere? Non so molto di te... ma so che non sei una persona cattiva."
“Se non esistessi la tua vita sarebbe stata perfetta e avresti potuto catturare tutti i Jewel Seeds senza ostacoli.” Le fece notare la bionda prendendo delicatamente il viso dell'altra tra le mani. Si osservarono. "Non c'è futuro per me."
"Chi lo dice? Tua madre? Quella donna che non ti mostra nemmeno un po' di affetto?" Ringhiò arrabbiata. L'altra non disse nulla. "Come puoi dire di non avere un futuro? Sei giovane, lo siamo entrambe. Il futuro è un nostro diritto, Fate-chan." Le iridi bordeaux osservarono attentamente quelle violette. In loro c'era un mondo perfetto. Qualcosa a cui aveva aspirato per anni.
"Perché mi dici queste cose?” Nanoha sospirò ed unì le loro fronti. 
“Cosa sono io per te, Fate-chan?” Chiese piano la maga bianca. Non ricevette risposta. "Beh, allora ti dico cosa tu sei per me. Sei l'unico motivo per cui non ho smesso di allenarmi con la magia. Sei la persona che ha occupato i miei pensieri per gli ultimi mesi. Voglio conoscerti. Scoprire cosa ti piace e cosa no. Voglio vederti sorridere... voglio essere il motivo di quel sorriso." Le due rimasero in silenzio sotto gli occhi attoniti di Alph e Chrono. Loro non riuscivano a distinguere le parole delle maghe. Forse la causa era la barriera invisibile, eretta da Fate, che le avvolgeva. 
“Nanoha... non appartengo al tuo mondo." Alla ramata sarebbe piaciuto dirle che avrebbe dovuto semplicemente appartenere a lei, ma non lo fece.
"E allora dimmi come faccio a diventare parte del tuo." Le mani sulla sua vita si contrassero. Guardò gli occhi rossi e le labbra schiuse. Deglutì. Si sentiva strana. "Non posso perderti." Sussurrò avvicinandosi al suo viso.
"Perchè tieni tanto a me?" Una domanda innocente. La ramata la scrutò intensamente e poi sorrise leggermente.
"Siamo su un'astronave in orbita sulla Terra eppure..." Poggiò una mano sulla guancia fasciata di Fate. "Finché sono tra le tue braccia mi sento comunque a casa." Sapeva di stare dicendo una cosa insensata. Della maga nera non sapeva praticamente nulla, eppure sentiva il bisogno di essere sincera con lei e sé stessa. Quei sentimenti che la tormentavano erano soltanto destinati a crescere. Ma la cosa più interessante era che erano legati a Fate. Percepì il respiro della maga nera sul suo viso. Le loro labbra si sfiorarono incerte. Timide. Qualcosa si mosse dentro di lei. Un calore le avvolse il cuore. Si tirò indietro lentamente. Viola e rosso si incontrarono. “Scusami…”
"Per cosa?"
"Non so cosa mi è preso." 
"Nano... ah...!" Un tremore. Un potente colpo di tosse. La guancia della ramata si sporcò di sangue. Una riga rossa si formò sul mento di Fate. Il suo respiro si sfalsò. La veste e le fasce cominciarono a macchiarsi. Le ferite si erano riaperte. La maga nera cadde su Nanoha tremando violentemente.
“Fate-chan!? Un dottore, presto!” Urlò la ramata in preda al panico.
“Chiamate il dottor Kotoro!” Ordinò Chrono. Subito dall'infermeria uscì un uomo, seguito da dei medici con una barella. Afferrarono Fate e la caricarono su di essa.
“Nanoha!” La bionda tese la mano verso la ramata, che subito l’afferrò. Cercò di apparire calma e le sorrise rassicurante.
“Tranquilla, sarò qui ad aspettarti. Te lo prometto.” La maga nera sembrò tranquillizzarsi. I medici la portarono via.
“Ce la farà?” Domandò l’Ammiraglio al dottor Kotoro, prima che scomparisse anch'esso dentro il reparto.
“Sinceramente… non credo.” Se ne andò. Alph strinse i denti e se ne andò via silenziosamente, proprio com'era venuta. Chrono sospirò tristemente. Nanoha non si mosse. Rimase a fissare un punto nel vuoto. Quante parole durante quel breve lasso di tempo l’avevano ferita e sconvolta. Aveva scoperto che uno dei suoi colpi più potenti era in realtà un’arma di distruzione di massa e aveva imparato che la madre di Fate la torturava. Aveva appreso che lei, nella sua ignoranza, aveva quasi ucciso la bionda. La cosa peggiore fu però sentire il dottore dire che, molto probabilmente, la ragazza a cui aveva dato il suo primo bacio non sarebbe sopravvissuto. Lacrime di dolore e terrore tornarono a rigarle le guance, si portò le mani al petto stringendo forte Bardiche ed iniziò a gridare tutta la sua sofferenza.
“Se ci sei Dio, ti prego concedimi solo questo desiderio! Di angeli ne hai tanti, lasciami il mio!”


-Parole Dovute-
Ho prodotto uno sgorbio! Effettivamente è una storia un po' insensata, ma non so proprio da dove mi sia venuta fuori.
  
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