26/05/2013
5 recensioniDay 1:
Hope
“Erza, un giorno saremo liberi.”
A Erza piaceva pensare a quella frase. La faceva sentire felice, le dava speranza.
E lo sguardo magnetico e sicuro con il quale Jellal pronunciava quelle parole aveva il potere di farle credere che fossero vere. Ma soprattutto le piaceva il sorriso che si formava sul volto del suo amico quando diceva quella frase.
Lui ne era convinto, era convinto che un giorno avrebbe potuto essere libero insieme ai suoi amici, insieme ad Erza.
Sarebbe riuscito a farli uscire tutti da lì, in qualunque modo. L’unica cosa importante era impegnarsi, e, soprattutto, non perdere mai la speranza.
E il ragazzino cercava di diffondere quest’ultima a tutti i suoi amici, ben conscio del potere che aveva: i loro occhi si illuminavano, sui loro volti compariva un sorriso.
E amava vedere il sorriso sul volto di Erza.
Amava vedere i suoi occhi riempirsi di speranza. Per questo si era promesso che sarebbe riuscito a far sì che questo non sarebbe più scomparso dal suo volto, che nessuno l’avrebbe fatta più piangere, o le avrebbe fatto del male, quando lui era impossibilitato a proteggerla.
Ogni volta che le guardie se la prendevano con lei Jellal cercava sempre di proteggerla mettendosi al suo posto, o cercando almeno di attirare l’attenzione su di lui, per poi asciugare le lacrime che scendevano lungo le guance della bambina con dolci parole piene di promesse, piene della speranza sarebbero stati felici, e con un sorriso, senza sapere quanto quest’ultimo acquistasse per lei sempre più importanza, giorno dopo giorno.
Erza associava quel sorriso al sole che raramente vedeva fuori dalle sbarre, contrapponendolo al buio dei cunicoli in cui erano costretti a lavorare.
Erza associava quel sorriso alla speranza, la speranza di un nuovo futuro, di un giorno in cui avrebbe potuto vivere felice e libera, insieme a lui.
Il sorriso di Jellal era diventato la sua speranza.
La speranza?
Jellal ne aveva molta, una volta.
La speranza di essere libero, di una vita migliore, di poter essere felice con chi amava.
L’aveva però ormai persa quasi tutta.
Quando era affondato nell’oscurità aveva perso ogni barlume di quella luce chiamata speranza.
L’unico chiarore in fondo al buio tunnel in cui si era trovato dopo esser stato posseduto, ma nel quale ancora si trovava, era rappresentata da una certa persona.
Erza.
Colei che l’aveva salvato, in tutti i sensi: l’aveva risvegliato dall’incubo di Zeref, l’avevo aiutato a non fare cose stupide come l’autodistruggersi durante la faccenda del Nirvana, insegnandogli il valore della vita.
E gli aveva insegnato che questa non era più solo sua, che avrebbe dovuto vivere per le persone che amava, e da cui era amato.
Tuttavia, Jellal si trovava ancora immerso nell’oscurità. Voleva passare il resto della sua vita espiando i suoi peccati, in modo da schiarire il buio da cui era circondato.
Voleva raggiungere la luce, seguendo la scia luminosa di colei che per prima gli aveva mostrato di nuovo la luce della speranza;
lei era, e rimarrà per sempre, la sua ragione di vita.
Erza era la sua speranza.
Agolino di Mokona_
Buonsalve a tutti!
Finalmente, il gran giorno è arrivato *w* Mi sto preparando da due mesi, spero ne sia valsa la pena. Sinceramente non so perchè ero convinta che la j-week sarebbe iniziata domani, non chiedetemi perchè....considerando poi che tutte le volte che la pubblicizzavo davo le date giuste....XD
Comunque. Non c'era jerza nell'ultimo capitolo. Uffa. Non è giusto.
Bando agli scleri (?)
Com'è? Spero si capisca, nella prima parte ho messo cos'era la speranza per erza, nella seconda cos'è la speranza per jelly...boh, non sono sicura che sia decente. Spero solo che non sia una completa schifezza, e che sia valsa la pena di arrivare fin qui.
CI vediamo domani, con il secondo prompt *w*
I pareri sono sempre graditi
Kiss
Mokona_