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Autore: Ehybastaldo_    26/05/2013    9 recensioni
Sorrisi "Ho paura" dissi ancora in quella posizione.
Le labbra di Louis sfiorarono le mie "Ci sono io con te".
Avvitai le mie braccia al suo busto, appoggiando la testa sul suo petto e chiudendo gli occhi.
Migliori amici, nel bene e nel male.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Daniela, un'amica pazza, speciale, simpatica
e chi più ne ha, più ne metta :)
Spero ti piaccia c:
 
 
 
BEST FRIEND
 
 
Quando Daniela andava ad una festa, era d'obbligo bere sempre qualche alcolico.
Quando Daniela stava di merda, non era importante contare quanti bicchieri di tequila scorrevano lungo la sua gola.
"Un bicchiere di tequila" urlai al cameriere che mi guardò preoccupato.
Oliver Stoner. Il mio carissimo fidanzato -ormai ex- mi aveva elegantemente regalato un bel paio di corna dieci giorni prima del nostro secondo anniversario. E io come una scema ancora lo difendevo.
"Ecco a lei" disse sicuro il barman dietro il bancone.
Afferrai di fretta il bicchiere, portandolo dritto alle labbra e scolando velocemente il liquido aspro. Ancora quella puzza entrò nelle mie narici, facendomi serrare gli occhi quando la gola iniziò di nuovo a pizzicare.
Fanculo!
Appoggiai pesantemente il bicchiere sul bancone, richiamando per sbaglio l'attenzione del ragazzo che tentai di sedurre con uno strano sorriso. Dalla faccia che fece, mi venne in mente che assomigliassi in quel momento ad una marmotta in calore.
Gli diedi le spalle e accavallai le gambe come meglio potevo. Diciamo che l'idea di sbronzarmi per dimenticare quell'infatile uomo non era stata una delle migliori.
Spostai gli occhi sulla pista gremita di gente intenta a strusciarsi e muovere i fianchi a tempo di musica. Grattai il collo, indolensito, facendo una smorfia di disgusto: come facevano a stare così appiccicati per tre ore di fila? 
Bah.
"Eccoti qui!" sussultai sullo sgabello, quasi perdendo l'equilibrio "Ti ho cercato per tutta la sera".
Alzai stancamente gli occhi al soffitto, puntandoli poi nell'azzurro cristallino del mio migliore amico.
"Non rompere le palle anche tu, Louis" lo supplicai. Ma questo sembrò non ascoltarmi.
"Quanto hai bevuto?" cominciò ad annusarmi senza problemi. Lo spinsi via con una mano. Perchè fare certe scenate davanti a così tanta gente? Magari lì dentro c'era qualcuno che mi conosceva. Quell'atteggiamento mi avrebbe portato solo una brutta reputazione a scuola.
"Dani, fai la seria. Puzzi!" continuò Louis. Mi limitai a scrollare le spalle con nonchalance.
"Fai schifo con i complimenti" lo presi in giro, ridacchiando.
Gli occhi azzurri di Louis vennero puntati al soffito, poi fissarono dritti nei miei "Vieni con me" mi tirò per un braccio, facendomi scendere dallo sgabello e poi trascinandomi verso la pista.
"Non ho voglia di ballare" mi lamentai con i piedi che andavano a fuoco. Era da un pò che non indossavo quei stupidi tacchi; i miei piedi, ora, ne risentivano.
La mano forte di Louis non aveva intenzione di mollare il mio povero polso che, sotto la sua stretta, stava cominciando a far male. Sembrava arrabbiato, e non capivo perchè.
Quando, a spintoni, riuscì a tirarmi fuori dalla calca di gente ubriaca, mi spinse verso l'uscita con poca gentilezza.
"Calmino, eh" lo rimproverai, scocciata.
"Tieni questo" mi passò il cappotto, dopo averlo ritirato all'ingresso, indossando il suo e prendendomi ancora una volta per una mano.
"Non abbiamo avvertito gli altri" gli feci notare, muovendo di nuovo i piedi dietro Louis. Più che camminare, sembrava di fare una maratona.
"Li avvertirò dopo averti portato a casa".
A quelle parole inchiodai i piedi sul marciapiede, obbligando Louis così a girarsi "Non voglio andare a casa" dissi con fare da bambina.
Il castano alzò un sopracciglio, come uno che la sa lunga "Non ce la fai nemmeno a reggerti in piedi" constatò il mio pessimo equilibrio "Quanti bicchieri hai bevuto? Tre? Cinque?" chiese con fare provocatorio.
"Lo sai che sono sempre stata una schiappa in matematica" mormorai.
Per la prima volta in quei minuti, lo vidi sorridere. E mi venne da ricambiare.
"Andiamo dai. Sono solo preoccupato per la mia migliore amica" passò il suo braccio sulle mie spalle, aiutandomi a camminare per le vie di Londra.
 
Alzò un braccio, ormai poco lontani dal locale, richiamando un taxi non tanto distante da noi.
Quando l'auto si fermò davanti ai nostri occhi, Louis, con fare elegante mi aprì lo sportello, invitandomi ad entrarci per prima.
"Alla seconda della Rue Street" si rivolse all'autista.
Appoggiai la testa allo schienale dell'auto, guardando fuori dal finestrino.
La mano di Louis si posò sulla mia gamba "Vedrai che domani ti sentirai meglio" mi consolò.
Sapeva perfino che mi sentivo uno straccio? E non parlo del fatto di essermi scolata litri di tequila; prima e ultima volta!
"Stai bene?" tentò poi, notando il mio silenzio.
Girai la testa dalla sua parte, fissandolo in un primo momento in silenzio. Poi mi feci coraggio, annuendo.
"Sto bene, Louis. Talmente bene, da piangere ogni singola notte" lo avvisai.
I suoi occhi sembrarono dilatarsi alla notizia. Mi aveva conosciuta come una ragazza forte, una che non si faceva abbattere facilmente. Forse per lui vedere quella parte vulnerabile, almeno per una volta, lo stava facendo disorientare davvero.
Portò la sua mano al livello del mio collo, tirandomi poi verso il suo petto, accogliendomi con carezze alla nuca.
"Ci sono io con te" sembrò cullarmi.
Chiusi gli occhi beandomi di quel tocco tanto calmo; quasi non mi addormentai.
 
L'auto frenò, risvegliandomi dal mio momentaneo stato di trance. Non volevo staccarmi dal petto di Louis, stavo bene dove ero. Ma dovetti sforzarmi per allontanarmi.
Aprii lo sportello, imbattendomi nuovamente nell'aria fredda di novembre. Louis scese dalla macchina solo dopo aver scambiato due parole con l'autista.
"Beh...Grazie" dissi gentile. Ed era più unico che raro quel comportamento; doveva approfittarne, non sarebbe capitato più in futuro.
"Per così poco" sorrise, timido.
"Vuoi...Vuoi entrare?" chiesi titubante, alludendo alla casetta alle mie spalle. Sembrò pensarci un secondo "Tranquillo, non ti violenterò mica" dissi ridendo. Si unì alle risate e si piegò dentro l'auto per avvertire l'autista.
"Andiamo" posò una mano sul mio fianco, guidandomi verso la porta d'ingresso. L'auto nel frettampo si era allontana, alla ricerca di un nuovo cliente. Il sabato sera è sempre stao pieno di gente che si fa portare in giro; gente disposta a non guidare per non causare incidenti.
Mi abbassai, cercando di tenermi in equilibrio con poco successo, ritrovandomi subito dopo a terra, ridendo.
Stavo facendo la figura della scema, ma almeno lo stavo facendo ridere.
"No, ti prego. Se ti registro, lo fai di nuovo?" chiese piegato in due dalle risate. Non ebbi nemmeno la forza di mollargli un pugno.
Gattonai come una bambina fino lo zerbino, fregandomene della stradella bagnata dalla pioggia e dei miei collant che andavano a farsi benedire.
Alzai il tappetino, sfilando la chiave del mio portone. Ero la solita sbadata; avrei perso la chiave anche se l'avessi nascosta nel reggiseno.
Mi alzai e infilai la chiave nella serratura. Aprii la porta e feci accomodare Louis per primo, come una brava padrona di casa.
Accesi tutte le luci, gettai le chiavi sul tavolo e mi spogliai del mio cappotto. Feci accomodare Louis sul divano e mi avviai al frigorifero alla ricerca di qualcosa da bere.
"Ti va bene una birra?" chiesi con la testa dentro l'elettrodomestico.
"Non ti è bastato bere tutta la sera?" rispose lui tanto interessato.
Alzai gli occhi al cielo "Ho solo questo nel frigo. O la birra, o uno yogurt" dissi. Presi il barattolino tra le mani, osservandolo "Ah, no! E' scaduto" constatai.
"Vada per la birra. Ma solo per me!" scossi la testa, sorridendo.
Mi avvicinai al divano dove Louis si era stravaccato comodamente; spinsi via le sua gambe, gettandomi pesantemente al suo fianco, passandogli la birra aperta appena prima.
Mentre lui si gustava la bevanda, ne approfittai per togliere quelle stramaledette scarpe che stavano torturando i miei poveri piedi.
Mi sentii più rilassata quando mi gettai con la testa sullo schienale del divano, chiudendo gli occhi. Che bella sensazione.
"Vuoi andare a letto?" schiusi gli occhi, girando di poco la testa. Osservai Louis studiarmi attentamente.
"Puoi rimanere qui, se vuoi" lo avvertii. Non era la prima volta che succedeva. Era come un fratello per me. 
"Papà rientra  tra tre giorni" dissi tranquilla. Afferrai il telecomando sul tavolinetto e accesi la tv, facendo subito zapping tra i canali.
"Perchè mandano i porno a quest'ora? Non lo sanno che i bambini potrebbero essere svegli?" dissi notando le scene di una pornostar alle prese col suo lavoro.
"Sono le tre. Solo un pazzo lascerebbe guardare la tv ai suoi figli a quest'ora" mi fece notare Louis.
Dettagli.
Alzai le spalle cominciando a guardare il film. Di interessante non c'era proprio niente; solo che sentivo una strana atmosfera nell'aria.
Girai lo sguardo verso Louis che, sentendosi osservato, si voltò nella mia direzione.
"Che c'è?" chiese sorridendo. Alzai le spalle.
"Niente... Stavo pensando" dissi tranquilla.
Il ragazzo aggrottò la fronte, più curioso della vecchia del palazzo accanto "Esattamente cosa?" chiese lui.
Non risposi subito. Feci per spostarmi sul divano, avvicinando pericolosamente i nostri visi, fino a far scontrare le nostre labbra.
"A questo" risposi solo allora.
Louis mi guardava ancora confuso, mentre leccavo le labbra assaggiando il sapore del ragazzo.
Non avevo mai pensato di baciare Louis, nemmeno per gioco. Ma quando stavo guardando quello strano filmato, era come un'istigazione a provare.
"E questo?" chiese lui, interrompendo il silenzio. 
La tv emetteva suoni simili a quelli di gemiti sonori, ma non mi voltai a vedere cosa stesse succedendo. Mi limitai a guardare ancora Louis.
Mi sentivo d'improvviso come un'ape che aveva bisogno del suo miele, sempre di più.
Mi allungai ancora una volta verso Louis, facendo combiare di nuovo le nostre labbra in un bacio, che di casto aveva ben poco.
Mi girai tra le sue braccia, accomodandomi sul suo bacino quando allungò le gambe sul divano.
Le nostre lingue si intrecciarono ancora una volta, mozzandomi il fiato per la troppa foga.
Morsi il suo labbro inferiore, passando a baciargli il collo.
Lo sentii ansimare silenziosamente, mentre il petto si gonfiava ad un ritmo irregolare.
Portai la mano al primo bottone della camicia, sganciandolo. La sua mano bloccò la mia e lo guardai negli occhi, confusa.
"Non possiamo" disse serio.
Alzai un sopracciglio "Sono talmente ubriaca che domani avrò dimenticato tutto" risposi prontamente.
Si guardò in giro, come a cercare una soluzione. Ne appofittai per baciargli di nuovo il collo.
"Non stiamo mica uccidendo qualcuno" lo provocai con voce roca all'orecchio. Lo senti respirare a fatica.
Presi a giocare con il lobo del suo orecchio, mordicchiandolo e succhiandolo avidamente. Salii la mano di nuovo al primo bottone, sganciandoli ad uno ad uno per tutta la camicia.
Mi misi dritta con la schiena, aiutandolo a sfilare l'indumento che cadde sul pavimento della cucina.
Con un colpo di reni ribaltò la situazione, facendomi aderire con la schiena al divano. Risi per la velocità.
Capovolse i ruoli, facendomi mancare l'aria con dei semplici baci appena sotto l'orecchio. Abbassò la zip laterale del mio vestito, accompagnando l'indumento giù, sfilandolo dalle gambe.
Lo vidi armeggiare con i pantaloni e mi affrettai ad aiutarlo per non perdermi nemmeno un secondo di quella situazione. Sfilò le scarpe con i talloni, facendo scivolare via anche i pantaloni, diventati ormai ingombranti.
La prominente erezione era ben visibile dai suoi boxer neri attillati. Mi trattenni dal commentare, anche perchè non avrei voluto situazioni imbarazzanti dal giorno dopo.
Mi aiutò a togliere il reggiseno, facendomi sdraiare ancora una volta sul divano e poter giocare con i miei seni per la prima volta. Chiusi gli occhi quando le morbide labbra di Louis sfiorarono il capezzolo destro.
Mi trattenni dall'urlare quando cominciò a giocarci con i denti, mentre quello sinistro veniva torturato da due dita che lo stringevano, tiravano come meglio poteva.
La lingua esperta di Louis lasciò una lunga scia umida lunga il mio stomaco, fermandosi appena sopra la stoffa dei miei slip. Si limitò a segnare le tracce, lasciandomi con un vuoto allo stomaco quando si allontanò con un sorriso malizioso stampato sulle labbra. 
Mi alzai di colpo, spingendolo per le spalle verso lo schienale del divano. Divaricò appena le gambe, capendo le mie intenzioni. Infilai una mano dritta nei suoi boxer, stampandogli un bacio appena in tempo per placargli un sonoro ansimo.
Senza troppe cerimonie, cominciai a muovere la mano, stringendo leggermente sulla punta del membro ad ogni movimento.
Poggiai un pollice sulla punta, facendo dei piccoli cerchi antiorario. Lo sentii mordermi un labbro, come a chiedere pietà e così lo lasciai andare.
"Stronza" finalmente parlò. Sorrisi divertita e compiaciuta del mio gesto.
Mi aiutò a sdraiarmi sul divano, piegando le mie gambe e sfilando l'ultimo indumento che mi copriva. Fece fare la stessa fine ai suoi boxer e si infilò tra le mie gambe.
"Se ci dobbiamo fermare, dillo adesso" mi ordinò.
Scossi la testa velocemente. Lo volevo, come lo voleva lui.
Tenendo il peso su un braccio solo, entrò in me con un colpo secco. Strinsi il corpo di Louis al mio, gridando il suo nome quando, poco dopo, venni.
Come sempre, mi sentii bene con Louis. Anche se per la prima volta ci trovavamo in una situazione più intima.
 
 
 
Un brivido di freddo percosse la mia schiena. Mi girai nel letto cercando Louis al mio fianco. Quando notai che il letto era vuoto, aprii gli occhi, delusa. Non c'era.
Mi misi dritta con la schiena, stropicciando un occhio nella speranza di svegliarmi. Mi guardai intorno con fare interrogativo: ma io, come c'ero arrivata in camera da letto?
Non vidi nessun bigliettino, il cellulare non segnava nessun nuovo messaggio. Forse mi ero sognata tutto della sera prima.
Magari mi ero addormentata sul taxi e Louis, da bravo amico qual era, mi aveva portato in casa. Anche lui sapeva dove tenevo le chiavi; sapeva tutto di me.
Mi maledii da sola, sorridendo e pensando quali sogni riuscivo a fare. Per di più sul mio migliore amico.
 
 
UN MESE E MEZZO DOPO 
 
"Allora?" sbuffai scocciata, appoggiando il cellulare al mio orecchio.
"Sto aspettando, cazzo! Mi stai mettendo un'ansia assurda, smettila!" rimproverai Louis dall'altro lato del telefono.
"Non voglio diventare papà" lo sentii mormorare.
Alzai gli occhi occhi al cielo, stufa "Ti pare che voglio rovinarmi l'ultimo anno di liceo per una scopata di cui non ricordo assolutamente nulla?" quasi urlai sedendomi sul wc chiuso.
In realtà ricordavo perfettamente quella sera; ma per non creare disagio nella nostra amicizia, avevo detto a Louis di non ricordare assolutamente nulla di quello che fosse successo, dando la colpa al troppo alcool.
"Hai ululato tutta la notte" lo sentii ridacchiare.
"Immagino" risposi afferrando l'oggetto a forma di termometro, osservandolo col cuore in gola. Non volevo perdermi le feste del mio ultimo anno di liceo, tutte le cazzate che avrei fatto con gli amici, non volevo diventare genitore a quest'età.
"Se non la smetti ti vengo a mollare un calcio nei gioielli di famiglia e poi senti chi ulula di più" lo intimai, facendolo così smettere.
"Allora?" chiese dopo un attimo di silenzio.
I miei occhi erano puntati dritti sulle due linee rosse che erano appena apparse. Deglutii sonoramente, talmente tanto che Louis mi richiamò preoccupato.
"Sono incinta" dissi con poca voce.
Cadde un silenzio tombale, sentii perfino dei brividi di freddo percorrermi la schiena. Non credo che fosse un fantasma a farmi brutti scherzi, ero io in preda al panico.
Sentii una botta dall'altra parte del telefono. Le cose erano due: o Louis era morto, o era semplicemente caduto a terra per la notizia. Forse nemmeno lui voleva rovinarsi la vita così giovane.
"E...Che si fa?" sentii poco dopo. Ero troppo spaventata per rispondere.
"Io...Credo di abortire" dissi poi. Altro silenzio.
Dio, che ansia!
"Pomeriggio ho gli allenamenti. Protemmo..." lo interruppi bruscamente.
"Tranquillo, ci vado sola. Devo staccare Louis, o mio padre manderà a chiamare la polizia per cercarmi nel bagno" sussurrai affranta. Non ci credo! Avrei deluso anche la mia famiglia.
"Fammi sapere" furono le uniche parole del mio amico prima di attaccare.
Mi sentii sprofondare. Portai le gambe sul water e me le strinsi forte al petto. Volevo piangere come una bambina.
 
 
*  *  *
 
 
"Diciamo tutti insieme NO ALL'ABORTO" urlò una postata davanti al grande cancello, mentre continuava a muovere al cielo un grande cartellone. I due ragazzi al suo fianco, vedendomi, mi vennero incontro, porgendomi poi un foglio.
"Non uccidere un'altra vita. Fallo per lui" uno dei due indicò il mio stomaco, comprensivo.
Presi il foglio, leggendo velocemente la prima riga. Poi sorrisi, sforzandomi.
"Ma io non sono incinta" dissi "Sono quella della pulizie" me ne uscii poi.
I due ragazzi mi guardarono rincuorati e finalmente mi lasciarono il passaggio libero. Entrai nell'enorme struttura, guardandomi intorno.
Vidi non molto lontano il bancone del ricevimento e a passo spedito mi avvicinai.
"Salve" la salutai. L'anziana signora che stava dietro il bancone alzò un secondo gli occhi puntandoli nei miei, poi mi passò velocemente un foglio con una matita, liquidandomi con un "Lì c'è un tavolo per scrivere".
Feci una smorfia, eseguendo l'ordine. Camminai lungo la sala piena di gente pronta a far morire nuove vite ancora prima della loro nascita.
Mi accasciai su una sedia, leggendo il foglio.
Girai la testa alla mia destra osservando la scena della bambina che tirava per i pantaloni la madre. Rideva, non sapendo che quella donna stava stroncando la vita al suo fratellino o sorellina.
Voltai lo sguardo dall'altra parte e una ragazza della mia età stava scrivendo frettolosamente il foglio, sudando freddo. 
Mi leccai le labbra, improvvisamente secche.
Puntai di nuovo gli occhi sul foglio davanti a me, leggendo la prima domanda.
 
Come è rimasta incinta?
 
Strizzai gli occhi a due fessure. Come si rimane incinta? Per grazia dello Spirito Santo?
Passai direttamente alla seconda.
 
Avete usato precauzioni?
 
Se l'avessimo fatto a quest'ora sarei qui?
La bambina al mio fianco scoppiò a ridere, dopo essere caduta a terra. La madre sbuffò sonoramente, alzandosi e aiutandola a rimettersi in piedi.
"Quante volte ti ho detto di non fare la stupida?" la rimproverò con fare materno e severo.
La bimba abbasso lo sguardo sul petto della madre, giocando col ciondolo della collana che portava al collo "Sì, mamma" rispose la piccola con voce infantile.
La scena mi fece tenerezza tanto da farmi cadere la matita a terra. La raccolsi velocemente facendo uscire il ciondolo della mia collana da sotto la felpa.
La rondine che Louis mi aveva regalato un natale qualche anno prima ora ciondolava a mezz'aria.
Fu quella la goccia a far traboccare il vaso.
Mi alzai di scatto, avviandomi al bancone "Ci ho ripensato" avvisai la vecchia che mi guardò male, nemmeno le avessi fatto perdere del tempo!
Aprii la porta, sfoggiai un sorriso a trentadue denti e oltrepassai i ragazzi che mi guardarono curiosi.
Alzai una mano per richiamare un taxi, ma sentii qualcuno chiamarmi per nome.
"Dani! Dani!" mi voltai verso destra, ritrovandomi un Louis alle prese con una maratona che veniva verso me. Sorrisi dalla sua faccia completamente rossa.
Si piegò sulle ginocchia, a pochi passi da me, riprendendo fiato.
"Non...Tu...Non l'hai fatto, vero?" chiese tra un affanno e l'altro.
Lo guardai con un'espressione misto tra il sorpreso e il curioso. Era stato pure lui a dirmi di fare quel passo.
"Ti prego, non l'hai fatto. Giusto?" tentò di nuovo, guardandomi negli occhi. Lo osservai attentamente, schiarendomi poi la voce.
"A te cosa importa?" chiesi secca.
Si grattò il collo in modo nervoso "Sono disposto a crescerlo; non rimpiango quella sera, non rimpiangerò nemmeno tutti i momento che dovremmo passare per crescerlo. Ma dimmi che non l'hai fatto davvero".
Rimasi stupita da quelle parole "Dovremmo?" continuai e lui mi guardò malissimo.
"Hai abortito o no?" tagliò corto lui.
Gli angoli della mia bocca si alzarono lentamente fino a formare un sorriso "Non ce l'ho fatta" ammisi "Ma non possiamo nemmeno crescerlo insieme. Insomma, siamo amici..." sussurrai abbassando lo sguardo.
Louis posò due dita sotto il mio mento, costringendomi ad alzare il volto e fissarlo negli occhi "Migliori amici" sussurrò "Ma per te ci sarò sempre, ricordi?" infilò una mano dentro la felpa, uscendone lo stesso ciondolo che portavo al collo.
Sorrisi "Ho paura" dissi ancora in quella posizione.
Le labbra di Louis sfiorarono le mie "Ci sono io con te".
Avvitai le mie braccia al suo busto, appoggiando la testa sul suo petto e chiudendo gli occhi.
Migliori amici, nel bene e nel male.
 
 
 
SAAAAAAAAAAAAAAAAAAALVE
perchè ho scritto questa os? Bo, era da un pò che 
vagava per il mio cervellino e finalmente oggi
l'ho tolta dal mezzo dei piedi(?)
 
Fatemi sapere se vi è piaciuta, anche solo un pochino :)
   
 
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