-          “Voglio te Jackson”.
Lo aveva appena detto, e le parole continuavano a risonarle in testa. Gli aveva chiesto di fermarla, di sceglierla per impedire che lei scegliesse un altro.   
-          “Ti stai per sposare April!”
Era vero. Era voluto. Matt era una brava persona, ma non era Jackson, così fu spontaneo per lei dire :
-          “A meno che tu non mi dia un motivo per non farlo” .
Era meschino da parte sua chiederlo, ma doveva. Di fronte alle decisioni era sempre stata lei a scappare, adesso aveva trovato il coraggio di prendere una posizione e non voleva tirarsi indietro. Aveva il diritto di sapere se Jackson nutriva lo stesso sentimento,  quel sentimento  che l’aveva fatta crollare di fronte l’esplosione e che l’aveva rimessa in piedi dopo aver visto Jackson uscirne sano e salvo . Aveva avuto dei segnali, ma aveva deciso di ignorarli, ma adesso non poteva più, era incapace di farlo. Le persone passano una vita a ricorrersi e, pur sapendo di essere fatti l’una per l’altro, mettono tempo al tempo. Confidano nell’amore, quello che sentono quando si sfiorano le mani, gli occhi si riconoscono in mezzo a tanti e le labbra si incontrano , sanno che un amore così non può fare altro che riunire . Non fanno i conti con la vita, e con gli attimi che essa tenta di rubarci rendendo, ogni volta, il cammino più breve. April però in quei giorni era stata messa di fronte la brevità della vita, l’aveva conosciuta e non faceva sconti. Doveva lottare, perché se è vero che la vita è fatta di istanti allora non le restava che rendere questi intensi.
-          “Mi stai chiedendo troppo April”
-          “Ti sto chiedendo la verità” rispose lei “se pensi che sposare Matt sia la cosa giusta per noi, allora io non dirò una parola , uscirò dalla tua vita e non pretenderò più niente da te , ma se pensi che abbiamo anche solo una piccola possibilità allora io penso che dovremmo provarci”.
“Kepner!Kepner!Dov’è la Kepner?” Era Hunt.
-          “Eccomi!” disse con voce strozzata April asciugando le lacrime.
-          “Ho bisogno di te!Adesso!” ordinò il dottor Hunt.
Non ci fu il tempo di parlare, non ci furono risposte, e tutto rimase in sospeso.  
La notte lasciava già spazio alle luci dell’alba, la tempesta era finita ma la calma era solo apparente. La tempesta era rimasta dentro, aveva scavato dentro gli animi dei dottori e li aveva inariditi . La dottoressa Kepner aveva deciso di rimanere in ospedale, Matt era andato a casa e lei aveva bisogno di stare da sola. Dall’alto della vetrata che dava sull’atrio sembrava che niente fosse successo , c’era silenzio e una strana quiete, eppure tutti avevano un motivo per non dormire.
-          “April … ” era Jackson .
-          “Che ci fai qui?Dovresti essere a letto”.
-          “Sto bene!Ti stavo cercando” .
-          “Si?”
-          “Si!”poi si avvicinò a lei, le sfiorò la mano “Mi hai chiesto di darti un motivo , non posso , perché non ne ho … ma so che è così che deve essere April”.
Non ci furono più parole, era già state dette tutte, le labbra si mossero solo per venirsi incontro, perché così doveva essere.