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Autore: Friedrike    26/05/2013    2 recensioni
"Gli gioverebbe avere dalla propria parte entrambi i rappresentanti del paese di cui ora è sovrano, la bella Italia, tuttavia il maggiore dei due si ribella. E allora, lascia che la forza venga usata per convincere quella mente malata all'obbedienza."
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mussolini lo sta obbligando. 
Lui non vuole farlo, non ha la mentalità giusta per recitare quel discorso. 
Ma non riesce a ribellarsi. 
Ogni volta che ci prova, un paio di camicie nere lo bloccano ed arrestano. 
-Tu devi farlo- gli dice il Duce, dall'alto della sua posizione, le gambe accavallate ed il volto fiero. 
-NO!- esclama il ragazzo. 
Sbatte le mani sulla sua scrivania, una smorfia di dolore dipinta sul viso, i capelli scuri gli nascondo un poco gli occhi invece chiari. Lui non leggerà quel discorso.
Non ne ha la minima intenzione.
Forse suo fratello si è lasciato convincere da tutti quei giri di parole, forse il lavaggio del cervello su Feliciano ha funzionato bene, ma non su di lui. Lui ha un carattere forte, forgiato da mille battaglie e cento rivoluzioni, non si lascerà giocare dal fascismo. Ha ancora una dignità. 
Il nuono capo del Governo non ha però la minima intenzione di mollare. 
Gli gioverebbe avere dalla propria parte entrambi i rappresentanti del paese di cui ora è sovrano, la bella Italia, tuttavia il maggiore dei due si ribella. E allora, lascia che la forza venga usata per convincere quella mente malata all'obbedienza.
Fa appena un cenno col capo; qualche camicia nera si avvicina al giovane, il quale, dato il ruolo che ricopre, ha una forza sovrumana e strategia superiore, benché in molti, tra rappresentanti e non  sostengono il suo scarso livello d'intelligenza.
Romano si ritrova col petto schiacciato contro la scrivania del Duce.
Assottiglia lo sguardo e, nervoso, cerca di divincolarsi, ma nulla; ogni tentativo è vano. 
Benito Mussolini, pieno d'orgoglio a veder quella figura così importante a lui sottomessa, s'avvicina un poco alla suddetta scrivania, congiungendo le mani su di essa. Tiene lo sguardo su di lui, nascondendo un mezzo sorriso. 
Apre poi un cassetto, il mezzano alla sua destra. Ne tira fuori alcuni fogli, li appoggia sul ripiano in legno del tavolo e li spinge infine verso di lui.
Il giovane, abbassa quegl'occhi dal fascino mediterraneo su certi simboli ed in tutta risposta, vi sputa sopra. 
-Non leggerò questa merda- ribatte, ancora, deciso, fiero di essere antifascista sino al midollo.
L'uomo, allora, il dittatore, mette da parte quei fogli; i suoi uomini fanno alzare il rappresentante dell'Italia del Sud. Basta un cenno del capo del Governo, perché egli venga sbattuto in una cella, fredda, buia, angusta, per tutta la notte. 
Si rifiuta di toccare cibo e rimane tutta la notte seduto in quel letto sporco di piscio non suo, lo sguardo puntanto verso il cielo, dalla piccola finestrella che sormonta la parete, e da questa si vede la luna; uno squarcio di purezza nelle tenebre della sera.
Il cielo terso, neppure una stella tuttavia lo illumina.
La luna, così bella, non raffredda l'animo infuocato del ragazzo. Nelle fiamme del suo cuore sta bruciando la benché minima traccia di fascismo, destinata a spegnersi per sempre, qualora traccia di fascismo ci fosse in quel corpo così limpido ed onesto. 
I minuti passano e con essi le ore; e si fa l'alba. 
Vede la luce del sole, ma non il sole stesso. E così, fa l'Italia, per altro motivo.
La prigione apre le sue porte, a patto che lui si sia convinto. Ma in caso contrario, le richiude svelta. 
E per questo che Roma rimane lì per ben tre giorni, al termine dei quali, è costretto ad accettare, per minacce ricevute. 
Farà quel discorso, parlerà di fascismo. Ma una personale vendetta deve pur prendersela.
Seduto svogliato ad una scrivania non sua, i piedi sulla superficie, la posizione scomposta, scrive qualche parola su un foglio di carta. La sua scrittura non è bella. E' stata, ahilui, molto influenzata dal suo passato cagionevole. 
Di tanto in tanto, un fascista passa di lì e lo guarda con un mezzo ghigno. 
Lui ringhia, morde, sbrana, ma con una sola occhiata, tanto cattiva da far tremare le schiene dei più deboli di spirito. 
E' una cosa ben più nobile di sporcarsi le mani, eppure lui nemmeno di questo avrebbe timore; solamente, non può farlo.
E allora scrive, scrive quel discorso d'incitamento al fascismo, e lo scrive in modo del tutto personale. 
E' qualcosa di così privato che non tutti capiranno, malgrado il discorso in sé non sia poi così artificioso. 
Lo scrive in latino. 
Un pizzico di fortuna pare accompagnarlo, perché il tempo per far leggere il suddetto al Duce non vi è, ordunque Roma lo leggerà direttamente davanti i gerarchi fascisti. 
Si schiarisce la voce, un leggero ghigno da al viso una nota di particolare e ricercata bellezza. 
Comincia a parlare. 
Si guardano tutti attorno stupiti, chiedendosi se si fossero rincitrulliti loro stessi o se quella meraviglia fosse uno spettacolo generale.
Ci sono dei simboli in giro, simboli che lui oramai conosce fin troppo bene, simboli che ha imparato ad odiare e a far odiare alla sua gente. Tuttavia, non sono tutti quelli che seguono il suo insegnamento, anzi. 
E' difficile lasciarsi ascoltare se a parlare è un ragazzo di poco più che vent'anno, quando al governo c'è un uomo pieno di esperienza. 
I gerarchi si rivolgono al Duce. Non sanno che fare. 
Qualcuno di loro finge di capire il discorso, qualcuno ne capisce realmente una o due parole a frase. 
Mussolini pare molto adirato. 
Ha il viso contratto in una smorfia di disapprovazione, la fronte corrugata, gli occhi più sottili. Non si muove di un centimetro, eppure vorrebbe andare lì e prendero a calci, quell'italiano idiota. 
Gli costerò molto quella bravata, ciononostante ne è molto fiero. 
Forse non riceverà cibo ed acqua per una settimana, forse rimarrà chiuso per dieci giorni, forse per quindici verrà torturato. 
Questo solo se il partigiano non riuscirà a scappare. 


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Salve! 
Come al solito, grazie per aver letto. 
L'idea mi è stata data da _Bucchan, la ringrazio molto. :) <3 Mi raccomando, RECENSITE. Ogni critica è ben accetta, naturalmente! 
  
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