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Autore: Shin83    27/05/2013    6 recensioni
[College!AU]
Tony è un nerd atipico, conta i giorni che lo separano dal MIT e si ubriaca alle feste.
Steve è il capitano della squadra di basket, fidanzata perfetta, vita perfetta. All'apparenza.
Che succede quando questi due mondi collidono?
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Nobody knows
Nobody knows but me
That I sometimes cry
If I could pretend that I'm asleep

 
 

Dopo la festa, Steve si sentiva davvero uno schifo. Andò via presto, salutando a malapena Peggy, che era stata l’unica che fosse andata a cercarlo.
Dormì poco e male quella notte, e l’indomani non aveva neanche voglia di alzarsi dal letto.
A metà mattinata sentì bussare alla porta, suono che lo obbligò a trascinarsi fuori dal letto per vedere chi fosse. Era Peggy: la trovò con due caffè e un sacchetto con un paio di Pain au Chocolat, le sue brioche preferite.
“Grazie, non dovevi…” disse sommessamente il ragazzo.
“Sembri me in pre-ciclo, quindi posso capire come ti senti,” replicò lei in tono finto serio, riuscendo a strappargli un mezzo sorriso.
Si sedettero e fecero colazione sul letto, in rigoroso silenzio. Steve non riusciva a parlare e Peggy aspettava che fosse lui ad iniziare. Lasciò che finissero di mangiare, ma lui continuava a rimanere zitto e ad evitare il suo sguardo.
“Forza, sputa il rospo, Steve.” Disse lei, ormai stanca di aspettare.
“Come fai a capire quello che mi succede, prima di me, Peggy?” chiese, girandosi finalmente verso la ragazza.
“Perché sono una donna.” Rise lei. “E perché ti voglio bene. Però tu adesso smetti di perdere tempo e svuoti il sacco.” Continuò.
“Che io sia gay mi pare chiaro, no?” ammise Steve, sentendosi un peso sparirgli dal cuore. In fondo lo sapevano tutti e due, ma dirlo finalmente così, ad alta voce, fu un sollievo.
“Bè, direi di sì, da almeno due anni, però dirlo chiaramente fa bene sia a te che a me.” Gli rispose, con un sorriso di conforto.
“Scusami, Peggy.”
“E di cosa? C’è bisogno di scusarsi perché si è gay?”
“Di averti mentito e usata come copertura per tutto questo tempo. E per averti detto quelle cose l’altro giorno, lo so che tu mi vuoi bene, e che ti importa qualcosa di me”
“In fondo, questa è una situazione che fa comodo a tutti e due, no? Non mi va che gli altri sappiano chi frequento giù in città, almeno, non per ora. E poi lo so che hai straparlato, te l’ho detto, quando sto in PMS sono uguale, se ne dicono di cazzate,” gli disse, facendogli l’occhiolino
“Come si chiama?” disse senza girarci tanto intorno, lui.
“Daniel, è nello staff del senatore dello stato di New York, ma non è di me che dobbiamo parlare, amico, non bluffare.”
“Ci ho provato,” Steve cercò di ridere. “Già dal liceo non ero molto convinto che mi piacessero le ragazze, ne ho anche avute un paio, prima di te. Ma quando sono arrivato qui, tutto si è complicato. Tu mi piacevi, anzi, mi piaci, ma come amica. Sei una persona splendida, sotto quella maschera da stronza, io lo so.” Cercò di sorridere, ma l’unica cosa che gli riuscì era deglutire a vuoto.
“Ah, grazie!” disse Peggy, fingendosi stizzita, per cercare di tranquillizzare l’amico.
“Non è semplice da affrontare e da spiegare questa situazione, la gente crede che essere di bell’aspetto, un atleta, popolare e tutto sia facile. Ti credono perfetto e non puoi sgarrare. E se io non fossi così? Se tutti mi dipingessero in un modo che non mi appartiene, Peggy? Io non ce la faccio più, è tutto così fottutamente difficile.”
La ragazza gli prese una mano per stringergliela.
“E se avessi ragione tu e mi piacesse Stark? E’ da quel giorno che mi hai urlato dietro che ci penso, non me n’ero mai reso conto che potesse interessarmi, l’ho sempre trovato un po’ saccente e borioso, ma anche divertente e acuto, quelle volte che ho avuto occasione di sentirlo parlare a lezione. Sto realizzando in questi giorni, che stiamo avendo un ‘rapporto diretto’ di quanto possa essere una bella persona, dietro quella maschera da ‘so-tutto-io’ che si porta dietro. E ieri sera mi sono sentito un completo idiota a non essere riuscito a spiccicare una sola parola per far smettere Bucky.” Aveva una gran voglia di piangere, ma strinse semplicemente i pugni, facendosi diventare le nocche delle mani bianche, lei lo abbracciò e gli diede un bacio sulla testa.
“Non è colpa tua se Bucky è un cretino.”
“Ma potevo almeno dire qualcosa.”
“Il panico è il panico, e c’è poco da fare. Prova a comportarti gentilmente con lui domani, magari invitalo a prendere un caffè per chiedergli scusa. Cerca di essere accomodante quando lui ti risponde in maniera acida.”
“Ci proverò,” Riuscì a dire soltanto.
“Scusa Steve,” disse lei a bassa voce. “Scusa per averti urlato in quel modo l’altro giorno e per aver pensato a me e alla mia figura da cornuta, anziché a te.”
“Smettila, Peggy.”
“Vieni, mettiamoci comodi.”
Lo fece sdraiare sul letto, lei accanto continuando ad abbracciarlo, lui abbassò la testa, incastrandola appena sotto il collo della ragazza, cercando un po’ di conforto.
“Peggy, ho fatto domanda a Yale, non ad Harvard.”
“A Yale?”
“Sì, per la Scuola d’arte.”
“La Scuola d’Arte? E legge?”
“Non me n’è fregato mai niente di legge, io voglio disegnare.”
“Sai disegnare?” domandò molto incuriosita la ragazza.
“Ci provo. Ti farò vedere i miei blocchi, un giorno.”
“Ok.”
“E magari ti farò un ritratto.”
“Vuoi farmi un ritratto come una delle tue ragazze francesi?”
“Scema.”
“Cretino.”
“Peggy?”
“Sì, Steve?”
“Perché è difficile essere sé stessi?”
“Non lo so.”
“Ti voglio bene.”
“Anch’io.”
Ci fu un momento di silenzio tra i due, Steve iniziò a piangere silenziosamente tra le braccia della ragazza, anche se poco dopo, si sentiva solo il suo respiro pesante, era crollato addormentandosi.
La ragazza non voleva svegliarlo, né andarsene e lasciarlo lì da solo, quindi rimase sdraiata accanto a lui, stringendolo fra le braccia. Forse quello era stato il primo momento di vera intimità tra i due dopo quasi quattro anni.
Steve si svegliò dopo un’ora e mezza.
“Alla buon’ora, dormiglione.” Fece la ragazza, per prenderlo in giro.
“Ho dormito?”
“No, sei proprio caduto in letargo come l’orso bruno.”
“Che testa…”
“Hai ancora tutti gli occhi rossi, forza, tirati su, va a lavarti la faccia e fatti una doccia.”
“Sarà meglio.”
“Hai da studiare?”
“Forse è meglio che faccia qualche esercizio di fisica…”
“Bravo. Senti, io devo andare giù in città, stasera ceno con Daniel. Vado a darmi una sistemata, ti posso lasciare qui senza che ti tagli le vene in mia assenza?”
“Potrei provarci.”
“Bravo bimbo.”
Quindi la ragazza si alzò dal letto, diede un bacio sulla fronte a Steve e se ne andò.
Lui rimase ancora un po’ sdraiato, prima di ascoltare il consiglio dell’amica di rinfrescarsi e mettersi a studiare un po’.
 

***


Il giorno dopo si era ripromesso di ascoltare il consiglio di Peggy e cercare di essere più amichevole con il ragazzo, oltre che a chiedergli scusa per il comportamento tenuto alla festa.
Lo sfogo con l’amica gli era servito per alleggerirsi, anche se ancora l’inquietudine aleggiava dentro di lui.
Voleva capire se effettivamente era attratto da Tony e nel caso in cui lo fosse, se il ragazzo potesse mai ricambiare il suo interesse. E soprattutto, doveva cercare di gestire questa situazione almeno fino a che il campionato con la squadra di basket non fosse finito; e visti i risultati che stavano ottenendo, rischiavano di andare in finale.
Andò a lezione di Letteratura alla mattina, e cercò di evitare Bucky almeno prima della lezione con Tony per non innervosirsi.
Alle tre, puntuale come sempre, si presentò in aula Newton. Andò a sedersi al solito tavolo e tirò fuori libri e quaderno, insomma, il suo solito rituale.
Passarono i canonici dieci minuti di ritardo di Tony, non era mai puntuale, quindi non ci fece caso.
Quando però il ritardo raggiunse il quarto d’ora, Steve stava iniziando a non star comodo sulla sedia.
I minuti passavano e lui continuava a guardare l’orologio del suo smartphone, apriva e chiudeva i libri agitato, si guardava attorno.
Passata ormai la mezz’ora, si era rassegnato all’assenza del ragazzo, e decise di raccogliere le sue cose ed andarsene. Provò, senza successo, sia a mandargli un sms che a chiamarlo. Sembrava che Tony si fosse dileguato.
Ecco, si è incazzato, ora sono nella merda con l’esame. E se non mi odiava prima, adesso lo farà di certo. Pensò Steve, avviandosi in palestra.
Forse un po’ di esercizio lo avrebbe aiutato a sfogarsi.
Il riscaldamento fisso del lunedì in palestra per la squadra di basket non poteva capitare meglio in quel momento.
Passò quasi due ore tra pesi, tapis roulant e attrezzi vari. La preoccupazione per la reazione di Tony non si era affatto attenuata, ma quanto meno si era stremato abbastanza da voler semplicemente andare a farsi una doccia e poi chiudersi in camera sua fino all’indomani.
Fu davanti al dormitorio che incrociò Bruce Banner.
“Bruce, ehi!” cercò di salutarlo.
Il ragazzo si voltò verso di lui e lo ricambiò educatamente.
“Scusa se ti disturbo un attimo, ma hai notizie di Tony? Oggi non è venuto alla solita lezione, non mi ha neanche avvisato, non vorrei che gli sia successo qualcosa…” gli chiese, mal celando la sua preoccupazione.
“Onestamente, anch’io non lo sento da sabato sera. Prima di andare in camera mia volevo passare da lui a vedere se è tutto ok.” Rispose Bruce, cercando di tranquillizzarlo.
“Oh. Mi sento un po’ responsabile, magari è ancora arrabbiato per l’altra sera.”
“Tranquillo, Rogers, gli passerà.”
“Chiamami pure Steve.” Disse il ragazzo, accennando un mezzo sorriso.
“Ok, Steve. Ci parlo io stasera, domani vedrai che non farà i capricci.” Ricambiò il sorriso.
“Grazie e scusami ancora se ti ho fatto perdere tempo.”
“Ma ti pare. Buona serata.” Lo salutò con un gesto della mano.
“Ciao!”
 
Una volta in camera, Steve, abbandonò le sue cose ai piedi della scrivania e si mise comodo.
Decise di fare una telefonata a Peggy per raccontarle del pomeriggio.
“Pronto, Peggy?” disse, buttandosi sul letto.
Dimmi Steve.
“L’ho fatto incazzare, oggi non è venuto al recupero.”
Dai, Steve, non fasciarti la testa prima di rompertela.” Lo rimproverò la ragazza.
“Non mi ha neanche avvisato.” Insistette Steve, torturando il suo copriletto con la mano destra.
Ora tu non farti prendere dal panico, se anche domani non si fa vedere, vai a cercarlo tu.
“Ho visto Banner, poco fa, dice che prova a parlarci lui stasera.”
Vedi? Di cosa ti preoccupi, allora?” lo rassicurò la ragazza.
“Ho paura di aver fatto un gran casino.”
Te ci sei già dentro fin sopra la testa nel casino.” Sentenziò.
“Cosa vuol dire, Peggy?” le chiese Steve, confuso.
Che sei cotto marcio di SfiggyStark.
“Ma non dire cazzate, su.”
Mi dirai fra qualche settimana se non ho ragione.” Concluse la ragazza, ridacchiando soddisfatta.
“Sì, certo. Vabbè, ti lascio andare ai tuoi impegni. Non venite a cercarmi, stasera, non ho voglia di uscire.”
Come vuole lei, Capitano. A domani.
“A domani.”
Click.
Steve prese dal suo comodino il pesante tomo de Il Trono di Spade e si mise a leggere straiato a letto per distrarsi un po’, ma era così stanco che dopo neanche venti minuti era già crollato in un sonno profondo con il libro in mano.
L’indomani mattina, si svegliò molto presto e decise di andare nel suo angolo preferito in biblioteca, stare in mezzo alla cosa che amava di più, almeno per un ‘oretta, sicuramente l’avrebbe aiutato ad affrontare meglio la giornata.


 


Toh! Un aggiornamento!

Visto che:
- Il capitolo è già pronto da almeno due giorni.
- Questa settimana la RL mi ciuccerà via un po' l'anima.
- QualcunA *coff coff you know who you are* me l'ha chiesto esplicitamente.

Ho deciso di pubblicare il nuovo capitolo su Steve.

Lo perdoniamo per la figura barbina della festa? Io voto per il sì!

Detto ciò, è il momento dei consueti ringraziamenti alla mia adorata Marti, a chi legge, recensisce e lascia un segno del proprio passaggio. Grazie particolare a coloro che si stanno appassionando alla storia, non speravo di arrivare a tanto con la mia prima long. <3

Avviso: la prossima settimana sarà la Seblaine Week, quindi aggiornerò quotidianamente con delle drabble o shottine, se siete Seblainer e volete partecipare, passate da qui.
Cercherò comunque di aggiornare Try appena possibile.

Ah, altra cosa, se avete Tumblr, la sottoscritta ha dato vita ad un blog dedicato a questi due disgraziatoni, quindi se volete followare, tanti pasticcini per voi: My Stony Feelingsss.

Besitos!
  
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