Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: metaldolphin    27/05/2013    10 recensioni
Ci sono missioni adatte ad ogni età e ad ogni componente della ciurma... lo scoprirà Harlock a sue spese, anche se alla fine, tanto male non gli andrà!
Genere: Comico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dottor Zero, Harlock, Yuki
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Era un periodo di relativa tranquillità per l’Arcadia e il suo equipaggio.
Mayu avrebbe passato un breve periodo con loro.
Per espresso desiderio del Capitano, a cui la bimba mancava molto.
Passavano molto tempo insieme e a Yuki piaceva osservarli, un po’ da parte, senza disturbarli.
Adorava osservare il suo sorriso, raramente elargito, ma di cui quasi mai privava la sua figlioccia. La ragazza avrebbe voluto che ne rivolgesse uno anche a lei, così aperto e solare anziché quelli un po’ velati cui era abituata… ma non poteva essere gelosa di una bimba come Mayu, così piccola, ma già così provata dalla vita.
Sull’astronave la amavano tutti e il burbero capitano le perdonava qualsiasi cosa. Non che fosse maleducata o particolarmente irrequieta, si comportava come tutti i bimbi, con le marachelle e la vivacità che caratterizzavano la sua età.
Naturalmente, in ciò, la ciurma dell’Arcadia non era molto d’aiuto nel dare il buon esempio.
                                                                                                                             
Il giorno precedente, la signora Masu aveva affermato di aver preparato una nuova specialità ed Harlock, che malauguratamente passava davanti la porta della cucina, fu arpionato dalla cuoca e si ritrovò, liberamente costretto, ad assaggiare l’esperimento culinario.
Soltanto dopo che ne ebbe fatto ingurgitare un’intera mestolata al povero Pirata, la Cuoca si accorse di aver messo qualcosa di non meglio specificato, che non avrebbe mai dovuto far parte della ricetta.
Mormorando arrabbiata, gettò via il contenuto del pentolone; ma anche se l’equipaggio l’aveva scampata bella, per il Condottiero dell’Arcadia era ormai troppo tardi.
 
Dopo aver passato il resto della giornata e tutta la nottata con lo stomaco in subbuglio, la mattina seguente Harlock si era trascinato in plancia e si era pesantemente stravaccato sulla sua consueta postazione.
I farmaci del Dottor Zero avevano fatto del loro meglio, ma una residua e dolorosa emicrania continuava a flagellarlo, al punto da non riuscire a tenere gli occhi aperti.
Erano tutti in pena e Mayu si era offerta di fare qualcosa per lui.
Guardò quegli occhioni preoccupati e lui, colpito da cotanto infantile, puro, affetto, le sorrise, dicendole: -Mayu, per piacere, va’ dal Dottore e chiedigli se ha qualche medicina contro il mal di testa.
Sorridendo, felice di poter essergli utile, la bambina corse verso l’infermeria, con la fedele ocarina (dono dello stesso Harlock) che le ballonzolava appesa al collo.
Come sempre, la seguivano la gatta Mii e l’uccellaccio Tori-san.
Giunta alla meta, si fermò a riprendere fiato, con le manine sulle ginocchia.
-Mayu!- la salutò il Dottore, concentrato su di un misterioso complesso di tubicini, provette ed alambicchi -Cosa fai qui? Harlock si è ripreso?
La piccola scosse il capo, poi sorrise, fiera dell’importante compito che il Comandante le aveva assegnato.
-Sono in missione per lui: ha mal di testa e vorrebbe qualcosa che glielo faccia passare.
Senza neanche voltarsi, il medico le indicò un cassetto della scrivania. -Dentro c’è un flacone pieno di capsule: prendine due e somministragliele con un bicchiere d’acqua.
Aperto il cassetto indicato, la piccola si ritrovò davanti ad un grande dilemma: flaconi ce n’erano due, uno pieno di capsule, l’altro di pastiglie. Non cogliendo la differenza e non volendo disturbare l’evidentemente indaffarato medico, Mayu fece una rapida conta; ne uscì vincitore il flacone di pastiglie, così ne tirò fuori un paio e le mise al sicuro nel taschino del vestitino che indossava.
Mise a posto il tutto, ringraziò e corse nuovamente via, senza però dimenticare di passare per la cucina a prendere un bicchiere d’acqua.
Facendo attenzione a non versarla per i lunghi corridoi dell’astronave, Mayu giunse, infine, sul ponte di comando, offrendo bicchiere e compresse ad Harlock, che le sorrise grato.
Dal palmo della manina prese le pillole e le mise in bocca, quindi bevve una sorsata d’acqua per mandarle giù. -Grazie, piccola.
Quella riprese il bicchiere vuoto e lo riportò in cucina, poi tornò ai suoi giochi.
Intanto, in plancia, il mal di testa di Harlock cominciava a diminuire.
In compenso, un certo calore cominciava a diffondersi in basso, dentro i pantaloni… girandosi, fu portato ad osservare la bionda Yuki, rendendosi improvvisamente conto di quanto fosse diventata una bella donna.
Bella, bellissima, fasciata dall’aderente tuta rosa che poco lasciava all’immaginazione, pensava, mentre le guardava i glutei sodi e ben formati.
Irresistibile precisò a sè stesso, il Capitano, nella sua mente; così tanto da sentire l’impellente bisogno di metterle le mani addosso.
Anzi, non solo le mani…
In un attimo di lucidità, il Capitano si rese conto che quei pensieri non erano propriamente nella sua natura e, con sommo orrore, mentre la bionda si avvicinava a lui, si accorse che il cavallo dei pantaloni era divenuto così stretto da fargli male: un’erezione spropositata era visibile anche attraverso gli abiti.
Per non farsi scoprire, gettò rapidamente un lembo del nero mantello davanti a sé.
-Capitano, sta male? Ha il viso così arrossato! Ma sta sudando?- La voce gentile di Yuki aveva un tono visibilmente preoccupato.
-In effetti non molto bene- le rispose, cercando di distogliere lo sguardo dal seno di lei, sottolineato dalla seconda pelle che era la tuta.
Lei cercò di farsi seguire, posandogli una mano sull’avambraccio: -Venga in infermeria…
Per il Capitano fu il colpo di grazia: nonostante gli indumenti non permettessero il contatto diretto con la pelle, gli parve che milioni di scariche elettriche sollecitassero i suoi centri nervosi.
Avvertiva il bisogno sempre più urgente di saltarle addosso, ma si scostò bruscamente.
Non l’avesse mai fatto: quel movimento fece scivolare via il mantello, rivelando ad un’incredula Yuki, l’inopportuno gonfiore che sporgeva senza possibilità di equivoco.
Ammutolita per lo stupore, la biondina mormorò qualcosa che suonava come un’ incerto -Scusi- e si voltò per andare via.
Ma lui la afferrò per la mano, rosso in volto, imbarazzato dall’assurda situazione che sfuggiva al suo controllo: Harlock combatteva tra il bisogno di scusarsi e l’impulso di farla sua in quel luogo e in quel momento.
Iniziò ad ansimare, dato che la seconda opzione stava per avere la meglio sulla prima, i pantaloni diventavano sempre più stretti e l’attenzione dei presenti iniziava a dirigersi su loro.
Un ’ultimo sforzo di volontà e riuscì a portarla in camera per spiegarsi; ma l’urgenza di liberarsi da quegli indumenti, gli fece strappare di dosso il mantello e i cinturoni, per passare ai pantaloni.
La Yuki sbalordita ed imbarazzata, si trasformò in una Yuki curiosa che cercava di capirci qualcosa, in quella vicenda sempre più strana.
- Yuki, scusa, ma io devo… devo…
La afferrò, avvicinandosela, per coinvolgerla in un bacio molto più che appassionato.
Si era aspettato un ceffone, ma lei sembrava ben lieta di corrispondere: lo trascinò verso il letto, aiutandolo a liberarsi di indumenti e boxer (con sommo sollievo di lui), mormorando: -Ho atteso tanto questo momento…
 
Si dedicarono l’uno all’altra con lo stesso impeto e, mentre lei si stupiva di ciò che fino a quel momento le era stato celato, lui si beava delle morbide forme di lei.
Non ci fu bisogno di parole, alla luce del tappeto di stelle che splendevano oltre l’insolita finestra di poppa, mentre si univano, con passione e desiderio, in una danza ritmata più antica dello stesso genere umano.
Insieme raggiunsero l’apice del piacere, ma pochi minuti dopo che lui si ritirò da lei, notò che l’imponente erezione non accennava minimamente a diminuire.
Riavutasi dalla travolgente esperienza, Yuki chiese: -Harlock, cos’hai?
La guardò allarmato: -N-non viene giù…
-Come?
Le mostrò il ca… so.
-Non è normale- osservò lei.
-Certo che no! E comincia a dare fastidio!
-Vado a chiamare il Dottore!
-Ma così saprà ciò che è successo…- tentò di protestare lui, ma lo sguardo della ragazza era più che eloquente. -Oh, va bene, vai!
Rivestitasi in fretta, la biondina andò in infermeria.
Zero dormicchiava con una bottiglia in mano e lei lo scosse bruscamente per destarlo.
-Dottore! Presto!
Svegliandosi, il medico la squadrò: -Che succede?
-Venga dal Capitano, presto!- lo incitò lei.
-Il mal di testa è peggiorato?
-No… il problema è diverso: non gli torna giù!- Gli spiegò a bassa voce, imporporata dall’imbarazzo.
Ma Zero era confuso: -Cosa? Benedetta figliola, se non ti spieghi chiaramente…
Yuki si alterò, sibilandogli: -Cosa? Ciò che tiene di solito nelle mutande! Non torna normale!
Il Dottore la fissò con gli occhi sbarrati, poi scosse la testa per cacciare via chissà quali pensieri e si avviò di corsa al seguito della bionda.
 
Trovò che, in effetti, la situazione era strana: per quanto cercasse le possibili motivazioni a quell’effetto, il medico dell’Arcadia non si spiegava cosa potesse essere accaduto.
Passò in rassegna virus alieni (ma un solo caso sulla nave lo escludeva), astinenza cronica (ma dopo la riunione privata con Yuki la tesi decadeva), la cucina di Masu (ma il vomito della notte precedente la scagionava), la magia nera e quant’altro.
Niente.
Si fece raccontare nuovamente tutto ciò che aveva preceduto il fenomeno, quando un’improvvisa illuminazione lo colpì.
Lo videro correre via.
Si diresse verso l’infermeria, aprì un cassetto e ne tirò fuori due flaconi, poi si mise alla ricerca di Mayu.
Appena l’ebbe trovata, le mostrò i contenitori: -Mayu, quali hai dato al Capitano?
Esitando, la piccola indicò col ditino le pastiglie.
Pastiglie blu.
Ad esclusivo uso maschile.
Ora il Dottor Zero capiva tutto!
Tornato da Harlock, vide che iniziava a soffrire per quel troppo stare in piedi...
Spiegò alla coppia quanto successo: -Mayu non conosceva la differenza tra capsule e pastiglie… poverina, credeva di aiutare. In un certo senso, comunque la colpa è mia. Avrei dovuto vedere cosa prendeva.– ammise.
Il Capitano non sapeva se ridere o piangere: -Quanto durerà l’effetto?- ansimò, troppo scosso per ucciderlo.
-Se si assumono per necessità, un paio d’ore. Ma nel tuo caso, di preciso non saprei. Potrei stimare circa 8 ore… o, in alternativa, un altro paio di round- ridacchiò, per ricomporsi subito allo sguardo allucinato dell’altro uomo.
Nel frattempo, la ragazza sorrideva (chimica o no, era un’occasione da non perdere… certo le dispiaceva non essere corrisposta appieno, come creduto in un primo momento, ma questo episodio poteva anche rappresentare un passo avanti nel loro rapporto).
Harlock era rimasto muto.
Aveva scoperto che, dopotutto, l’idea non gli dispiaceva, quella di lui e Yuki.
Uscendo dalla cabina, Zero, con finta nonchalance, aggiunse: -Comunque non avrebbe mica funzionato, se non ci fosse stato un forte coinvolgimento emotivo: la chimica è solo un aiuto in più!
Chiuse la porta, allontanandosi con un sorrisetto malizioso.
Un allegro fischiettare rimbombò per il corridoio.
Dentro la camera affacciata sull’immensità degli spazi siderali, Yuki si gettò sul suo Capitano: avrebbe fatto del suo meglio per guarirlo. Non scordandosi di ringraziare, mentalmente, la piccola Mayu, per la svolta che aveva portato nella sua vita.
 
 
 
   
 
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