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Autore: Harryette    27/05/2013    30 recensioni
‘’E non cambierei assolutamente nulla, e voglio che tu lo sappia e lo senta da me. Voglio che tu sappia che non ho rimpianti, e che se potessi tornare indietro farei esattamente tutto quello che ho fatto fino ad ora. Sei la mia malattia. Il tuo amore è la mia malattia e…mi stai uccidendo. Ma la sai una cosa?’’.
‘’Cosa?’’ singhiozzai.
‘’Non voglio guarire. Io non voglio guarire da te’’.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Niente muore.'
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TRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=5i50ZIQSg4w

 

 

                                                               ...And the tears come streaming down your face 
                                                                  When you lose something you can't replace 
                                                                When you love someone but it goes to waste 
                                                                                                could it be worse?... 
                                                                                   -Fix you: Coldplay


Capitolo 1

Come tutte le mattine, da circa un anno, mi svegliai con un fortissimo senso di nausea.
Tutto mi nauseava.

Le persone, le cose, le parole. Eppure sorridevo. Bisogna sempre sorridere nella vita, perché se non lo fai il dolore ti inghiotte.

Portai il mio fragile corpo finalmente fuori dalla mia stanza blu. Scesi in cucina, dove mio padre stava leggendo il giornale e mia madre cucinava delle omelette, che di sicuro mi avrebbe rifilato.

''Buongiorno tesoro'' disse mio padre. Amavo mio padre, per me era come un migliore amico. Quella volta che i One Direction vennero a Londra, mi ci portò per ben due serate di fila, aspettando fuori al freddo. Per far felice me, la sua bambina, che ora aveva sedici anni.

''Buongiorno'' dissi, sorridendo. Ero una tipa molto timida, e i miei genitori mi avevano sempre richiamato per questo, ma era inutile. Quando mia madre mi mise davanti un piatto stracolmo di omelette , trattenni il vomito.

Ma sapevo che avrei finito per magiare, per non farla stare male. Perchè la felicità degli altri veniva molto prima della mia.

Era sempre stato così, ed era un bene. Forse.

''Te la senti di andare a scuola, oggi?'' domandò apprensiva mia madre. Mia madre era la classica donna iperprotettiva, grassottella e bionda, che ogni giorno iniziava una dieta diversa, che non durava più di due ore. Ma amavo anche lei, come sarebbe potuto essere altrimenti?

''Mamma non sono ancora morta, posso farcela non credi?''.

''Miriam non dire queste cose’''mi richiamò.

''Grace lasciala respirare! Ieri ti ha detto che vuole smettere con le lezioni private e vuole andare al liceo, perché devi assillarla?'' intervenne mio padre.

Dio, grazie.

''Tom,come al solito non mi dai mai ragione. Comunque, Miriam, per qualsiasi cosa chiamaci, non importa che siamo in ospedale, chiaro?''.

''Chiarissimo, mamma’''.

Aspettai che mio padre finisse la colazione, per farmi accompagnare a scuola. Avevo faticato a convincerli a mandarmi lì, e avevo raggiunto il mio scopo, ma non sarei mai e poi mai riuscita a convincerli a farmi prendere il pullman.

In auto mio padre mi chiese mille volte come stessi.

Stavo bene,era così difficile da capire? Sembrava così impossibile?

''Tesoro, se hai bisogno di qualunque cosa…''.

''CHIAMO'' lo interruppi, ''ho capito pà, stai pure tranquillo. Andate in ospedale e salvate pure vite umane, io me la caverò per cinque ore''.

Gli diedi un bacio sulla guancia, pungendomi con la sua barba ispida, e mi avviai ai cancelli.

Quello era il mio ‘primo giorno’. Anche se non era proprio così. L’anno prima avevo frequentato quella scuola per tutti e due i quadrimestri , ma durante l’estate ,dopo la ‘notizia’, i miei genitori me lo avevano impedito.

E dopo un anno intero, stavo ritornando , e mi sentivo esattamente come se fosse il mio primissimo giorno. Fu allora che vidi da lontano le mie ex amiche di classe.

Leila e Mia. Mi erano venute a trovare una volta a settimana per un anno intero.

Quando mi videro sorrisero. ''MIRIAM!'' urlarono, saltandomi addosso.

''Come stai?''domandò Leila.

''Avevamo paura  che non tornassi più'' aggiunse Mia. Sorrisi.

''Bene, e sono tornata per restare''.

''STUPENDO!'' risero in coro.

Parlammo fino a che non suonò la campanella. A quanto pareva Leila si era fidanzata con un ragazzo di un’altra scuola, e Mia stava ‘cercando di conquistare’ un ragazzo della A. Solo io non avevo notizie nuove. Sempre le solite cose. Faceva caldissimo nella scuola, meno male che avevo legato i capelli. Mentre camminavamo a braccetto, come ai vecchi tempi, qualcosa attirò la mia attenzione. Un volantino in bacheca.

Una festa di bentornata.

''Chi è che organizza questa festa di bentornata? E per chi è?'' domandai, sinceramente interessata.

''La organizziamo io e Mia, e prenderà parte tutta la scuola. Non sai proprio per chi è?'' chiese Leila.

Collegai tutto. Leila e Mia erano capaci di organizzami una festa, anche perché Mia era la figlia del preside, nonché capitano delle cheerleader, quindi aveva le spalle coperte.

''Vi prego, ditemi che non è per me o muoio di vergogna'' sussurrai.

Io mi facevo subito rossa, vomitavo tre volte al giorno, ed ero uno scheletro vivente. Odiavo stare al centro dell’attenzione. Odiavo il fatto che tutti mi guardassero, e se la festa era per me, non sarebbe potuto essere altrimenti.

''E invece ti diciamo che è proprio per te. Bentornata a casa,Miriam'' terminò Mia.

Loro erano sane e bellissime, le amavano tutti, erano popolari e simpatiche, non potevano capire come mi sentissi.
Già stare con loro era come essere la pecora nera in mezzo alle pecore bianche, figuriamoci con una festa!

No.

E timida com’ero, non avrei mai avuto il coraggio di dirgli di annullare l’evento. Anche perché poi si sarebbero dispiaciute, e non volevo. Dovevo accettare la notizia e basta.

Dovevo farlo per loro.

''G-grazie'' balbettai, imbarazzata ''ma non so se i miei mi daranno il permesso, li conoscete…''

''I tuoi sanno già tutto ,Miriam , e ne sono felicissimi. Sarà una festa memorabile, abbiamo scelto anche un locale stupefacente. E poi c’è anche una sorpresa''.

Io odiavo anche le sorprese. Non sai mai se sono buone o no, se vale la pena scoprirle o stare in silenzio.

Rappresentano l’ignoto.

E l’ignoto mi fa paura.

Un po’ come il vuoto.

Un po’ come la morte.

''Quale sorpresa?''domandai.

''Si chiama sorpresa perché non devi saperla, Miriam. Ti facevo più intelligente, sono io l’ignorante del gruppo'' scherzò Leila.

Oh Leila, ti amo, ma ora vorrei strozzarti.

Sospirai.

Tanto valeva arrendersi, e poi mi conoscevano benissimo. Non mi avrebbero fatto una brutta sorpresa ,no?

°°°

''Sono a casa'' urlai.

''Tesoro, sbrigati   a mangiare, dobbiamo andare a fare una visita'' mi disse mia madre, non appena misi piede in casa.

Entrambi i miei genitori erano medici, solo che mia madre da quando aveva avuto la ‘notizia’, lavorava solo mezza giornata per starmi più vicina. Senza capire che stavo bene ,ora.

''Ma mamma, l’abbiamo fatta l’altro ieri una visita''.

Sognavo gli ospedali e la puzza del disinfettante anche di notte.

''Miriam , non ne discutiamo di nuovo, devo tenerti sotto controllo''.

''Devi? La vita è la mia, mamma''.

Non avevo mai risposto male a mia madre, ma ero nervosissima quel giorno. Forse era colpa dei medicinali.

''Calmati signorinella. La vita è la tua? A sedici anni non decidi proprio nulla Miriam''.

Sospirai.

Aveva maledettamente ragione, ma appunto perché avevo sedici anni avevo il diritto di uscire, di divertirmi.

Leila e Mia mi avevano chiesto di andare con loro al centro commerciale quel pomeriggio, e io gli avevo detto che ne avrei parlato con mia madre. Ma era anche inutile chiedere.

Misi il muso. ''Tanto è anche superfluo discutere,mamma. Hai sempre ragione tu, no? Già che ci siamo, perché non ci mettiamo una tenda nel reparto di oncologia?''.

Mia madre odiava quella parola, a me invece non faceva più alcun effetto.

ONCOLOGIA.

Quando le persone la sentivano, tremavano. Perché a nessun importa fino a che non succede a te, o a qualcuno a cui vuoi bene. Si è convinti che evitando di dire quelle parole, le persone care stiano sempre bene. E poi ,se ti succede, ti crolla il mondo addosso. Basta un secondo per pronunciare la parola ‘leucemia’.

Solo un nanosecondo.

E poi ci perdi anni e anni a cercare di curarla. A cercare di vivere. Perché quando ,poi, spegni le candeline al tuo compleanno o quando vedi sull’orologio lo stesso numero per i minuti e per le ore, o anche quando scoppiano i fuochi d’artificio in cielo, non esprimi più il desiderio di prendere un bel voto in letteratura, o di essere notata dal ragazzo che ti piace, o anche di andare al concerto dei tuoi idoli.

Cominci a chiedere di vivere.

Non si dovrebbe chiedere neanche, perché vivere è un diritto. Vivere è vita.

Ed è allora che capisci che sei proprio caduta. In basso. Perché anche se ti riempiono di medicine e di chemio, le cose raramente cambiano.

Quando hai la leucemia cambia solo tutto il resto, e mai la tua malattia.

Quando hai la leucemia ti senti sempre ed inevitabilmente diversa.

Anche se i capelli ti sono ricresciuti. Anche se hai messo su un po’ di chili. Sei marchiata. Per sempre.

''Preparati, Miriam . Tra cinque minuti andiamo in ospedale''.

°°°

La visita durò circa mezz’ora, la fila tre ore intere. Ritornammo a casa alle otto di sera,passate.

''Tesoro, Laila e Mia ti hanno detto della festa?'' chiese mio padre, a tavola.

''Si''.

''Non sei felice?''.

''Certo che lo sono, solo che non amo stare al centro dell’attenzione''.

''Ma come? Ci saranno i tuoi idoli''affermò mia madre. Si portò subito la mano alla bocca,come a tapparsela.

La sorpresa. 
Era quella la sorpresa? I one direction?

Improvvisamente amavo quella festa. Amavo le mie amiche . Amavo la mia vita.

''Miriam, ti prego non dire alle tue compagne che te l’ho detto'' supplicò mamma.

Non riuscivo a far sparire quel sorriso ebete dalla faccia.

''Ma…i veri One Direction?''.

''Certo'' aggiunse mio padre.

Per poco non svenni dall’emozione. Non poteva proprio essere vero. Ma come diamine avevano fatto? Quanto diamine avevano speso?

''Vi ho mai detto amo la mia vita?''.

 

SAYONARA(?)

ALLORA, ECCO A VOI LA MIA FUOVA FF *RULLO DI TAMBURI*

SPERO CHE PIACCIA COME AFTERSHOCK ANCHE SE E’ PARECCHIO DIVERSA!
ALL’INIZIO LA PROTAGONISTA DOVEVA CHIAMARSI HOPER, MA POI HO PENSATO A MIRIAM, CHE E’ IL NOME DELLA MIA MIGLIORE AMICA, E QUINDI HO CAMBIATO <3
SPERO CHE RECENSIATE,E SE AVRA’ SUCCESSO POSTERO’ IL PROSSIMO ALTRIMENTI LA ELIMINO çç
H.


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