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Autore: aniasolary    27/05/2013    5 recensioni
SPOILER CLOCKWORK PRINCESS
 
Tessa non ha mai capito come fa ad essere così maldestra, di fronte all’amore.
Una nuova felicità, una nuova vita insieme a Jem. Ogni cosa rinasce, Jem ci crede, ed ogni cosa è destinata a dire addio e andare via. È un momento che arriva per tutti. Per Will, per Jem, per il mondo.
E un giorno, per Tessa Gray.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Carstairs, Theresa Gray, William Herondale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nick: Aniasolary
Titolo: Il posto giusto
Genere: sentimentale
Rating: verde
Avvertimenti: //
Personaggi: Tessa Gray, James Carstairs, William Herondale
Introduzione:
 
SPOILER CLOCKWORK PRINCESS
 
Tessa non ha mai capito come fa ad essere così maldestra, di fronte all’amore.
Una nuova felicità, una nuova vita insieme a Jem. Ogni cosa rinasce, Jem ci crede, ed ogni cosa è destinata a dire addio e andare via. È un momento che arriva per tutti. Per Will, per Jem, per il mondo.
E un giorno, per Tessa Gray.

Il posto giusto

 
È notte. La vita scorre nell’esatto istante in cui Tessa si stringe nel suo scialle, soffia il fiato sulla candela e si lascia circondare dal buio. Come quando era bambina, e il suo più grande incubo era la fiamma che divampava invece di scomparire. Il fumo si dirada dalla cera e Tessa lo guarda, attenta, mentre le persiane cigolano per il picchiettare della pioggia. Sa dove andare, sa che passi fare, sa come muoversi anche se è tutto buio. Sa che è il momento di aprire di nuovo gli occhi e non chiuderli più, senza pensare al quando, senza pensare al tempo. Perché quando vivi per sempre il tempo non c’è, non passa più. Sei solo tu e il tuo specchio che può cadere, frantumarsi e non mostrarti più come sei… ma tu sarai sempre quello che non vuoi vedere.
«Jem?»
Tessa lo guarda, mentre lo chiama in quel sussurro che sembra una carezza, un fruscio di seta, un abbraccio di sorpresa. Jem.
Gli occhi di lui sono neri e brillano e sono la luce del sole. Jem le bacia la mano con quelle sue labbra morbide e sottili e calde e Tessa sospira.
Jem chiude gli occhi e le prende la mano, piano. «Sei ancora qui, Tessa?»
Tessa sente una morsa allo stomaco, qualcosa di simile al respiro che la abbandonava mentre, rapita da una delle sorelle oscure,pensava a lui, malato e bellissimo, nel suo letto dalle coperte bianche all’istituto di Londra.
«Non andrò mai via.»
«Dovresti… Dovresti andare a dormire…» La sua voce è interrotta da un forte scossone di tosse. Il suono secco e gutturale che l’ha perseguitata per notti intere è qui, di fronte a lei, e le ammala le orecchie.
«Jem.»
Lui tossisce ancora, recupera un fazzoletto, il suono è attutito dalla stoffa ricamata, mentre Tessa non va via, perché io non voglio, non voglio, non voglio smettere di prendergli le mani e stringerle e piangere sulla sua pelle. La tosse si esaurisce.
«Jem…»
«Mi dispiace… sono così desolato, Tessa.»
«Ma di cosa? James…» È dolce, quel nome. Come se fosse una parola nuova, una canzone. Era il nome di suo figlio, un tempo, prima che i ricordi si ammassassero come polvere negli angoli bui del suo cuore. Ma senza mai diventare freddi. James. Il nome di suo figlio. Il nome di un amore.
«Scusami, Tessa.» Jem sembra piangere. Gli occhi lucidi, la bocca che trema, la fronte sudata, la mano stretta alla sua che sembra voler fuggire ma senza il coraggio di lasciarla mai. «Non volevo che tu vedessi così… un’altra volta… ti chiedo perdono.»
Tessa gli prende entrambe le mani e le chiude intorno alle sue.
«Io ti amo,» gli sussurra. «Ti amo con queste mani e questa pelle e questa voce e questi anni e questi occhi. E amo le tue mani, la tua pelle, la tua voce, i tuoi anni, i tuoi occhi. E i tuoi capelli argentati… argentati come una volta…» Tessa affonda le mani nella seta dei suoi capelli e chiude gli occhi, freme. «Ti amo sempre, James.»
I raggi del sole si diradano dal sorriso debole di Jem e Tessa li beve tutti, con gli occhi, la bocca, i sogni. Lo abbraccia, ascolta il suo respiro rapido perché lui la ama ancora. La ama sempre.
Qualcosa di duro le tocca il petto: è il suo ciondolo di giada, quello che lui le ha regalato tanto tempo fa, e mentre fa un respiro e lo stringe fra le dita, lì vicino a lui, sa di essere nel posto giusto.

***

Tessa corre veloce, le ballerine argentate comprate a Parigi che picchiettano sull’asfalto, la sciarpa di seta che le svolazza sul collo, il rumore del braccialetto di perle sul suo polso. E poi alza la mano a scostarsi i capelli dal viso, lunghi e un po’ mossi per la pioggia caduta da poco, una busta stretta in una mano…
«Attenta!»
Va a sbattere contro qualcuno. Un uomo d’affari, le rughe sulla fronte e la bocca tirata. Tessa non riesce nemmeno a capire quanti anni possa avere, perché già è si voltato per correre via. E allora lei si appoggia al muro dell’edificio ancora con il fiatone e stringe a sé la pietra di giada del ciondolo di Jem.
Sale le scale, ancora tre piani, ancora altri due. A Tessa non sono mai piaciuti gli ascensori, le danno troppo l’impressione di come va la sua vita: il mondo è come un ascensore che si muove mentre lei resta immobile: la stessa, identica persona, anche se solo all’esterno. Così ha le mani leggermente sudate quando prende le chiavi dalla borsa e le infila nella serratura, apre la porta ed entra nel suo piccolo appartamentino londinese, comprato solo per quel periodo dell’anno, per quel giorno. Lascia cadere la busta, ma l’altra mano ancora stringe il suo ciondolo, freddo e liscio e splendido sulla sua pelle. E quando Tessa sente la musica nascere, arrivare dalla stanza più lontana dell’appartamento, sa che non è un sogno. I suoi passi riecheggiano nel corridoio bianco, nessun quadro e nessuna foto ad abbellirlo; sembra la casa di due giovani sposini ancora troppo innamorati per pensare al mondo che li circonda. E Tessa si sente così. Si sente così mentre lo guarda, e non importa se gli infissi della finestra sono bianchi e moderni e di plastica dura, e non importa se le tende sono rosa e non color bronzo, perché Jem sta suonando il suo violino con le sue dita decise e quelle mani sottili, e il vetro della finestra riflette il suo viso, gli occhi socchiusi, le ciglia lunghe e folte e chiare, la bocca dischiusa a sussurrare qualcosa, a baciare l’aria, come se stesse raccontando un segreto.
Il parquè scricchiola sotto i pieni di lei e Jem si ferma, un sorriso alla finestra, un sorriso di quelli che dicono aspettavo che arrivassi tu.
Come quando…Will? Tessa si avvicina, le sembra di tornare indietro nel tempo. Will, sei tu?
Jem si volta.
Con i capelli neri e gli occhi vivi di salute, potrebbe essere il ragazzo dai capelli chiari, argentei e luminosi che ha incontrato nella sua stanza, all’istituto, più di un secolo fa. In un’altra vita, in un altro universo, in un altro destino, un Jem senza malattie e sereno dentro come pareva che fosse all’esterno.
Will? Will, sei tu?
Tessa ha sognato spesso quel momento: la prima volta in cui l’ha incontrato. E sempre, nei suoi sogni, c’erano quelle parole che le infondevano quiete, come se tutto fosse tornato a quel tempo, con Will e Jem, insieme, legati nell’anima anche se distinti.
E adesso Jem è Will come Will era sempre stato anche Jem.
«Tessa.» Jem le sorride.
«Puoi continuare a suonare.» La voce di Tessa è alta, come quella di una ragazzina.
«Magari più tardi.»
Jem posa il violino e l’archetto nella custodia, senza chiuderla, la luce del pomeriggio che filtra dal colore rosato delle tende. E poi Jem alza lo sguardo, si avvicina a lei,  le posa una mano sul fianco per attirarla a sé e Tessa si perde nel suo profumo di legno e vaniglia.
Appoggia la testa sulla sua spalla e le sue labbra sono così vicine che può sentire il piccolo, fastidioso soffio d’aria che la separa da lui.
Può sentire il piccolo, fastidioso soffio d’aria che scompare, quando lui posa le labbra sulle sue.
È Jem. È Jem che la abbraccia e fa scorrere quelle mani sulla sua schiena, piano, troppo, mentre risalgono sulle spalle, fra i suoi capelli, a sfiorarle il collo, mentre lui la bacia, la bacia ancora, con quel sapore dolce e lontano che Jem ha sempre avuto, in ogni epoca, in ogni ricordo. Tessa sente le sue mani fermarsi, le labbra che si allontanano facendo rumore e i polmoni che si infiammano perché senza lui non vivono. Senza lui è stato essere attaccati al respiratore della forza di andare avanti con l’unico motivo di rivederlo, solo per quel giorno, ogni giorno e poi quando Will non c’era più. Lui guarda sul suo collo, e le mani scendono e si fermano sulla catenina che si incastona nella pietra di giada.
Jem sorride e sembra un bambino.
«Lo porto sempre,» gli dice. Tessa lo abbraccia, gli bacia la guancia, sa che va tutto bene e che andrà tutto bene fin quando lui ci sarà.
Il sorriso di Jem è rumoroso, il suo fiato la riscalda. «Ed io ti amo sempre.»
Tessa inciampa in qualcosa, forse se stessa, forse quello che sente, e si aggrappa a lui, al suo collo, e grazie al cielo sono vicini al letto che impedisce una bella caduta e così Tessa può ridere, ridere ed essere felice contro il suo petto, mentre ancora lo abbraccia e la pietra di giada è fredda e liscia, contro la sua pelle. La risata di Tessa svanisce a poco a poco, mentre lui le accarezza i capelli.
Non ha mai capito come fa ad essere così maldestra, di fronte all’amore.
Come ha fatto a cambiare e, al tempo stesso, a restare sempre se stessa? Avrebbe voluto crescere. Avrebbe voluto imparare a controllare, negli anni, quel cuore che le batte così velocemente adesso, contro il corpo di Jem, sotto le mani di Jem, vicino alle labbra di Jem. E vorrebbe non tremare, vorrebbe sorridergli e non vergognarsi, mentre con le dita sfiora il bottone della camicia di lui, quello che si chiude nell’incavo del suo collo.
Lo fa venire fuori dalla cucitura e smette di respirare.
«Tessa… non deve succedere per forza.»
Tessa alza gli occhi e si ritrova, inspiegabilmente, ad arrossire sotto il suo sguardo e quelle dita delicato che le accarezzano la guancia.
«È che…»
Jem continua a sorridere. «Abbiamo tempo. Io voglio… che abbia valore.» Si avvicina ancora di più a lei e Tessa chiude gli occhi, sente le labbra di lui sfiorarle le palpebre.
«Adesso non potrebbe avere valore?»
«Tu fai domande bizzarre, lo sai, Tessa?»
«Le ho sempre fatte.»
Jem ride, ed è quella risata sorpresa e cara che le fa venire i brividi, che le fa desiderare ancora di toccarlo e di starsene così, a respirare, fra le sue braccia. «È vero, Tessa. È vero.»
E anche lei ride. Deve stare più tranquilla, lasciare che il cuore smetta di battere all’impazzata e riprendere a respirare normalmente, anche se vorrebbe solo stare lì a baciarlo. Hanno tutto il tempo del mondo e non c’è bisogno di mettersi fretta per qualcosa che arriverà, perché l’amore è un treno che si ferma sempre nel momento giusto, anche se per te può essere il momento sbagliato, per far accadere quello che deve accadere. Jem le accarezza le labbra con le sue e si rimette in piedi, mentre Tessa cerca ancora un modo per regolarizzare il battito del suo cuore.
«C’è qualcosa per cena?»
«Ho comprato Cinese.»
«Oh.» Jem cerca la sua mano e la stringe, Tessa sorride e vorrebbe solo restare così all’infinito. «E lo fanno bene?»
«Assaggiamo, no?»
Jem annuisce, e il sorriso è sempre sul suo viso, un po’ più luminoso, sempre diverso, mentre la aiuta ad alzarsi e la avvolge con le sue braccia. Tessa lo guarda, mentre Jem gira intorno al tavolo per sedersi, i jeans chiari e la camicia bianca con i risvolti sui gomiti. Pensa a Will. Will, come sarebbe stato alle prese con un forno elettrico, Will, se avrebbe mai imparato a usare un cellulare o se avrebbe rinunciato al primo tentativo, come aveva fatto lei, per tornare a leggere la sua copia dell’Amleto di Shakespeare. Will, se avrebbe mai detto “non deve succedere per forza”.
No, non l’avrebbe fatto. A Cadair Idris il dolore strideva nelle orecchie di Tessa, non le faceva sentire nulla. E c’era Will, l’amore per lui, l’unica cosa che le fosse rimasta al mondo. Tessa aveva nascosto il ricordo di quella notte in se stessa come se non fosse davvero successo, Jem, il mio fidanzato, lui… avrebbe dovuto essere lui… lo aveva fatto prima per pudore, poi per la speranza in un futuro con quella ferita che faceva meno male, e così era stato.Perché Will era Will. Era quel ragazzo che aveva sotterrato se stesso per sempre tanto tempo prima di morire, quello che aveva trovato la luce in lei e nelle storie che amava, quello che, così, si era innamorato di lei come lei aveva amato lui. Era Will anche se era anche Jem. Will, nero e azzurro, con una sfumatura d’argento e bontà che era sua, ma che non poteva che provenire dal suo parabatai. E Jem, adesso, che poggia i gomiti sul tavolo in noce, la pelle pallida contro il legno, lui che la guarda con quella luce, una nuova luce, un po’ calda, dorata, con qualche ombra nera ed è sicura che non può che essere di Will anche se, ora, appartiene a Jem.
Tessa sospira, cerca di nuovo la gemma sul suo petto, mentre un ticchettio familiare suona solo nella sua mente. L’angelo meccanico non è più lì a proteggerla. Ora c’è un altro angelo, e non sa se avrà davvero il coraggio di vivere abbastanza per farsi proteggere. Vivere. I suoi libri l’hanno distratta dalla vita per tanto tempo, dopo la morte di Will, dopo la partenza, dopo l’istinto a voltarsi per ogni testa che le ricordasse il colore di capelli dei suoi figli. E adesso deve ricominciare, con una consapevolezza ancora più grande. La gemma è così lucida che Tessa si vede riflessa dentro, Tessa vede Jem e vede lei e vede il mondo. E vede la paura, perché non sa se riuscirà a sopportare di perderlo per la seconda volta. Non sa se gli darà mai la gioia di avere dei figli, non sa se avrà di nuovo il coraggio di lasciarli. Eppure non può scappare, perché l’amore è dentro di noi e non si può scacciare. E allora sa che è felice, sa che è viva, lo sa mentre Jem la abbraccia da dietro senza dire niente perché la conosce, e sa a cosa sta pensando.
E come se ci fossero parole, Tessa si volta e trova le sue labbra, così, ora, nel tempo. Perché quando vivi per sempre il tempo non c’è, non passa più.
E Tessa sa di essere nel posto giusto.

***

«Ancora ricordi?»
La voce di Jem riecheggia nel buio, e Tessa sorride, anche se sente dolore. Una crepa sul suo cuore, un’apertura che cerca di ignorare, mentre, dal petto di Jem, alza la testa e lo guarda e lo ama. Non potrebbe mai smettere di amarlo, anche se sta per perderlo, anche se è come la prima volta e il dolore è proprio lo stesso.
«La memoria non invecchia, Jem.»
Tessa trattiene il dolore. Lo trattiene mentre gli accarezza il viso e si sposta dall’altro lato del letto, lentamente, piano, come se avesse paura di svegliare qualcuno che non c’è. E così Tessa si sdraia accanto a lui, e ancora prima che cominci a farlo lei, la mano di Jem si muove verso di lei, a cercarla. Tessa gli stringe le dita alle sue.
«Non devi avere paura.» Jem parla a bassa voce, gentile.
Non ne ho più, James. Tessa si volta verso di lui e lascia che la mano che stringe la sua si posi sotto la sua guancia. Ne ho avuta, quella notte, quando non riuscivo più a staccarmi dai tuoi baci e c’era tempo ma io mi comportavo come se la morte fosse vicina. E ho avuto paura quando non ho pensato a niente, a niente, su quella giostra a Disneylande tu eri lì con me, come se fosse una vacanza come tante. Una vita come tante. E poi siamo tornati a casa e ci sentivamo dei giovani sposi, a sospirare fra quelle coperte bianche, bianche come queste, nello stesso letto. E ti ho detto sì davanti all’altare e le tue rune sbiadite sono quello che tu sei ancora per me perché non cambierai mai, sarai sempre il mio Jem. E ho avuto paura quando quel giorno ho aperto gli occhi all’alba e ho capito che non saremmo restati soli ed è successo, è successo di nuovo. E quando la piccola Judith lo ha chiamato Liam invece di William mi si è stretto il cuore perché mio figlio non è lui, tu sei tu, Will era Will e abbiamo vissuto, Jem, siamo stati felici.
Abbiamo avuto tutto.
«Non ho paura, James,» sussurra Tessa. «E tu? Tu ne hai? »
Jem sorride ed ha una luce bianca. Tessa non sa da dove viene, se da lui o da qualcosa al di fuori, dalla finestra, dal lampadario lasciato spento. Tessa non lo sa, ma quando Jem la attira a sé con l’altro braccio e le bacia i capelli sa che è l’ultimo sorriso della sua vita. E allora lo guarda, per ricordarlo per sempre.
«No, Tessa.» Jem è sempre stato bellissimo e lo è ancora. «Lui sarà lì ad aspettarmi.»

***

So che lui ti ha aspettato.
Sono passati dei giorni lunghi, delle notti infinite, delle lacrime avvelenate. Perché il dolore è stato forte come la prima volta e non svanirà, non svanirà mai adesso che è tornato. Tessa si guarda intorno. È la stessa stanza in cui, tanti anni fa, è entrata trovando Jem che suonava vicino alla finestra. È la stessa stanza in cui le ha sorriso e ha respirato per l’ultima volta. Tessa si alza in piedi, è così difficile. Perché? Sapeva che lo sarebbe stato, sapeva che non sarebbe potuta andare diversamente.
James Carstairs non è più uno shadowhunter, le aveva detto il console. Erano peggiorati così tanto, dopo la cara Charlotte. James Carstairs è il parabatai di William Herondale.Avrà un funerale dallo shadowhunter coraggioso e nobile qual è stato fino alla fine. Perché lei lo aveva visto. Passare dall’istituto di Londra con la mano nella sua e trattenere il fiato, entrare in quell’istituto e fermarsi di fronte a quella stanza con il pavimento in legno impolverato, ora piena di scatoloni, perché i giovani guerrieri preferiscono allenarsi all’aperto. Tessa aveva visto Jem entrare in quella stanza e prendere in mano un coltello fra i tanti lasciati lì. Prova, Jem, Tessa si era avvicinata al muro e aveva dato qualche schiaffo a quello che sembrava una tela di tiro a segno. Tessa aveva imparato con Gabriel, a fare quei tiri e… Non posso, Tessa. Tessa aveva sentito il dolore nel suo cuore. Non ho nessuno a cui insegnarlo. E tutte quelle volte in cui avevano parlato con degli shadowhunters e osservato da lontano i nuovi Herondale e Fairchild e quella Carstairs… c’era il dolore sul viso di Jem perché non posso essere uno shadowhunter senza di lui.
Tornerai ad esserlo. Lo sei ancora, ma arriverà il tempo in cui sentirai di esserlo ancora come io sento che lo sei. Uno shadowhunter. Un parabatai.
Di fronte allo specchio, Tessa incontra i suoi occhi grigi, quelli di sempre. Quanto tempo ci vorrà, Magnus? Gli aveva chiesto, al funerale di Jem, un funerale di un degno Shadowhunters anche se non combatteva da quell’ultima volta, quando Will era accanto a lui.
Tessa si accarezza i capelli, la fronte. Devi aspettare, Tessa.Quello che deve accadere accade. Tessa scende sugli zigomi, le guance.
Questo deve accadere.
Ha la pelle rugosa, qualche macchia sul mento, la stanchezza impressa nel solchi degli occhi. Ha vissuto due vite, e ora sente il peso di entrambe. L’incantesimo è stato pericoloso, Magnus l’aveva avvertita, potresti perdere quello che di più caro hai al mondo.
Tessa si era mossa, e il suo braccialetto di perle si era impigliato nel suo maglione blu, mentre la gemma della catenina ciondolava dal suo petto. Non ho più niente, a parte me stessa.
Così si avvicina al letto, ci si sdraia e fa un sospiro. Aspetta, come le ha detto Magnus, la debolezza che le rende difficile respirare come quando c’era l’amore, a rubarle il respiro. E mentre la vista le si appanna, riesce a vedere tutto. Riesce a vedere la sua New York attraversata da auto e carrozze, zia Harriet che le dà consigli, Nate che la abbraccia e la chiama Tessie, l’arrivo a Londra, l’amore disperato e sanguinante per Will e per Jem, Charlotte, Henry, Sophie, Jessamine, e tutti i Lightwood… il dolore, tutto quel dolore… tutta la sua vita con Will, il suo Will, la mattina di dicembre in cui è nato il suo piccolo James, la primavera in cui ha dato alla luce Lucie, e quel tempo, tutto quel tempo, Jem che la ama ancora e quella vita, tutta la loro vita insieme. Due vite sotto i suoi occhi, entrambe sue, entrambe amate.
E dopo? Cosa succederà dopo? Non ha mai davvero avuto la forza di pensarci, perché in un modo o nell’altro, era sempre stata convinta che non le sarebbe mai riguardato.Che cosa c’è, dopo?
Jem e Will, forse, lo sanno già.
Ora tocca a lei.
Tessa resta con gli occhi aperti e sa, nel profondo del suo cuore, di essere nel posto giusto e di aver avuto quello che solo poche persone, nella propria vita, possono avere.
Due grandi amori.
Tessa chiude gli occhi.
Due grandi vite.
Un ultimo respiro la abbandona per sempre e lei sa, per davvero, di aver vissuto abbastanza e di aver trovato il suo posto.
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Ciao a tutti <3 Con questa storia ho partecipato al contest [Shadowhunters -The Infernal Devices] Il tuo finale . Alla fine ci siamo state solo io e Nimue_ (non ho ancora letto la sua storia ma lei è una delle più brave autrici nel fandom *-* ) a consegnare e non c'è stata una classifica, ma ho ricevuto uno dei giudizi più belli di sempre. Grazie a Noemi Herondale per avermi betato :) e Noemi <3 (la giudiciA), non ti ringrazierò mai abbastanza <3 <3 <3 <3
Sono senza parole... davvero, sono emozionatissima. E' che amo moltissimo questa saga e questi personaggi, al punto da arrivare quasi a considerarli come vera realtà. 
Grazie a voi per aver letto e per aver sognato con me <3 Spero che la storia vi sia piaciuta :)
Un bacio
Vostra Ania <3
   
 
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