Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: Wren    13/12/2007    17 recensioni
Già, proprio come il mal di denti: ti tortura e ti tormenta come poche altre cose su questa terra finchè finalmente non riesci a cavar fuori il problema!
[vergognosa AU KuroFay XD]
Genere: Romantico, Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Fay D. Flourite, Kurogane, Sakura, Syaoran
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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...la mia coscienza mi impone di dare una spiegazione a tutto ciò! XD
Sono stata dal dentista l'altro giorno. Ora, non che io sia stata barbaramente torturata senza pietà, il mio dentista è un omino tanto caro... però non è il massimo quando ti cacciano in bocca quei cosi metallici, appuntiti e decisamente fastidiosi, you know what I mean... U___U
Io ho un sistema per sopportare meglio le situazioni spiacevoli, sistema che consiglio a tutti quanti perchè è divertente ed efficace: ci si rinchiude nel proprio piccolo mondo dove le cose fastidiose capitano a Kurogane invece che a te! XD
...il problema è quando poi ci produci una fanfic di dieci pagine perchè l'idea ti è piaciuta troppo........... ^___^'''



Scritta per la community Settemì
Inconfessabile - #1 Amore










“Gah haagh hg ah gh ha gh AHH!!”
“Signor Kurogane, se non la smette di parlare mentre lavoro, finirò per farle male sul serio!” si lamentò il dentista, esprimendosi in un grazioso broncio mentre estraeva i ferri del suo mestiere dalla bocca del paziente.
“Non dia la colpa a me se è un incompetente! Non capisco perché continuo a tornare nel suo studio!” gli abbaiò contro Kurogane, massaggiandosi la guancia sotto la quale giaceva la gengiva offesa.
“Per l’ennesima volta... perché l’unico altro dentista della zona è un macellaio.” spiegò pazientemente Fay con un sorriso.
“Quel maledetto dottor Seishiro... l’unica volta che sono andato da lui, per poco non mi cavava un occhio con lo specchietto!” ricordò con rancore Kurogane.
“Ora faccia il bravo, si rimetta giù e dica aaaah...” chiese il dentista, spingendolo dolcemente sulla spalla.
“Non mi tratti come un bambin...!” ma prima che Kurogane avesse finito di strillare le sue proteste, il giovane in camice bianco gli aveva già infilato in bocca il tubicino aspirante.
Fay si rimise alacremente al lavoro e diversi cambi di strumento e proteste dopo, finalmente lasciò libera la bocca del suo lamentoso paziente.
“Ecco fatto, come nuovo!” sorrise soddisfatto.
“Lo spero bene!” si augurò torvamente Kurogane. “Sarà la decima volta che torno qui perché il suo lavoro non risolve un bel niente!” Il ragazzo era davvero ai limiti dell’esasperazione.

Era ormai trascorso un mese da quando aveva cominciato a dargli fastidio un molare ed era andato nello studio di quel nuovo dentista per una visita. Dire che fosse rimasto colpito dall’aspetto del medico era poco, mai si sarebbe immaginato di trovare qualcuno così giovane e dall’aspetto così fuori dall’ordinario. Il dottor Fay era un ragazzo esile, con capelli biondi, forse un po’ troppo lunghi e disordinati per un’austera figura medicale, e due occhi di un blu così profondo che Kurogane si era ritrovato a fissarli ben più di una volta, mentre il dentista stava chino su di lui durante la visita.
“A posto! Aveva una piccola carie, ma gliel’ho sistemata!” aveva detto il dottore all’improvviso e Kurogane neanche si era reso conto dell’operazione avvenuta all’interno della sua bocca.
Kurogane aveva pagato soprapensiero ed era tornato a casa continuando ad essere tormentato di tanto in tanto dal ricordo del dottore. Dopo tre giorni che ancora ci ripensava e quando stava ormai cominciando a meditare l’estremo atto di smettere di lavarsi i denti per procurarsi una nuova carie (più per capire meglio cosa l’avesse tanto colpito in quel tizio, non certo perché era interessato a lui, no, certo!), ecco che il dente aveva ricominciato a fargli male di nuovo, cancellando in un sol colpo sia il suo progetto autolesionista, sia il fascino che quel dentista sembrava aver esercitato su di lui. Quel dannato idiota, col cavolo che l’aveva curato!!!
Era tornato nello studio del Dottor Fay sul piede di guerra ed aveva sbraitato di voler essere curato di nuovo e che non aveva intenzione di sborsare un centesimo di più. Il dentista l’aveva accolto senza apparente sorpresa e con un sorriso fin troppo gioviale l’aveva invitato a stendersi sul sedile reclinabile per un nuovo controllo. Ancora una volta Kurogane, dimenticandosi dei suoi orgogliosi propositi di perseverare nell’astio contro il dentista idiota, si era perso a fissare i suoi occhi mentre lui era al lavoro.
“A posto!” aveva decretato ben presto Fay.
Kurogane, in parte riappacificato ma ancora scettico all’idea di mostrarsi tale davanti al dentista, se ne era ritornato a casa e nonostante tutto aveva continuato ad essere perseguitato da immagini molto bionde e molto blu. Almeno finché il dente non riprese a fargli male di nuovo dopo qualche giorno. A quel punto Kurogane vide solo rosso.

“E’ un mese e passa che andiamo avanti così! Non ho tutto questo tempo da perdere per venire a farmi risistemare il dente ogni due giorni!” sbraitò Kurogane alzandosi dal sedile non appena gli fu possibile. Nelle pause tra un mal di denti e l’altro aveva sviluppato strani pensieri, sempre molto biondi e blu, che coinvolgevano anche quel sedile reclinabile e la cosa lo disturbava non poco.
“Ma scusi, lei non fa la guardia notturna?” domandò allegramente il dottor Fay.
“E con questo?” scattò subito Kurogane e no, non era assolutamente contento del fatto che il dentista si fosse ricordato quel particolare della sua vita privata, non gli interessava proprio per niente!!!
“Allora non ha nulla da fare durante il giorno!” concluse l’altro.
“...non è questo il punto! Ho altri pensieri per la testa e il mal di denti mi distrae!” rimbrottò Kurogane, voltando lo sguardo ben lontano dal sorriso fin troppo smagliante del dentista.
“Che pensieri saranno mai!” commentò lui con esagerato patetismo.
“Non mi prenda in giro! Non la pago per questo!” si infiammò Kurogane.
“Non mi paga affatto, a dire il vero.”
Kurogane non trovò repliche a quel punto. Almeno quell’idiota di un dentista non gli aveva chiesto nulla per ogni volta che si ripresentava nel suo studio.
“...c’è uno psicopatico che mi perseguita.” confessò dunque, accigliandosi al solo ricordo.
“Oh cielo... in che senso?” Per quanto l’interessamento del medico sembrasse sincero, la sua espressione era sempre troppo divertita per i gusti di Kurogane.
“Da qualche settimana continuo a ricevere delle lettere assurde da un imbecille che mi scrive... delle cose... IMPROPONIBILI!” e un improvviso rossore coprì le guance tese di rabbia di Kurogane.
“Ma dai! Non sarà poi così terribile...” insistette il dentista col suo fare canzonatorio. “No? No, eh? Legga qui e mi dica lei!!!” esplose Kurogane, estraendo dalla tasca delle lettere semi appallottolate l’una con l’altra e schiaffandole in mano al medico. Fay dispiegò con cura le lettere e le osservò a lungo.
“Awww... Caro Kurorin, sogno le tue labbra di fuoco ogni volta che chiudo gli occhi... Che poesia! Caro Kurotan, se solo tu mi sorridessi qualche volta il mio cuore volerebbe in paradiso... Ma è una cosa dolcissima! Caro Kuropon, vorrei poter esplorare la tua bocca calda e umida con la mia...
“OK PUO’ BASTARE!” lo interruppe Kurogane, il quale aveva ormai raggiunto la gradazione cromatica di un incendio in una foresta riarsa dalla siccità. Ancora un po’ ed avrebbe anche cominciato a fumare allo stesso modo.
“Ma signor Kurogane! Questo non è la lettera di uno psicopatico! E’ la lettera di un ammiratore segreto!” disse il dottor Fay con un’espressione sognante.
“Cosa glielo fa pensare?” indagò Kurogane, cercando di far rientrare l’allarme termico in corso sulla sua faccia.
“Beh, tanto per cominciare, si firma Il Tuo Ammiratore Segreto...” rispose pragmatico il medico. “...e poi le sue parole sono così piene di amore... di passione... Che incredibile fortuna che ha! Avere un fan così appassionato!”
“Fortuna un corno!” decretò Kurogane.
“Oh ma è crudele!” Il medico gli parve veramente rammaricato. “Dopo tutto questo amore...”
“Bah!” commentò Kurogane, distogliendo lo sguardo imbarazzato. “Se ami qualcuno non ti nascondi dietro a delle stupide lettere.”
Quella frase parve colpire il dentista, che gli restituì la lettera senza aggiungere altro. Uscendo dalla saletta, Kurogane si massaggiò la guancia, chiedendosi se questa volta la cura sarebbe durata.
“Allora arrivederci a presto!” lo salutò con un sorriso gentile l’assistente del dottore, una ragazzina con lunghi capelli castano rossicci e un buffa cuffietta in testa.
“Mi auguro proprio di no!” rispose acido Kurogane, per nulla intenerito dall’aspetto mite della ragazza.
“Oh... ma perché? Non le piace venire qui? Eppure ci viene spesso...” domandò lei, colta alla sprovvista dalla replica astiosa di Kurogane.
“Non si va dal dentista per piacere!!!” replicò Kurogane, evitando inconsciamente di rispondere precisamente al dubbio della ragazza.
“Ah... no?” chiese ancora lei perplessa. “Eppure tutti i clienti sembrano sempre contenti di venire a trovare il signor Fay...” Quella ragazza sembrava davvero tonta.
“Sono contenti di farsi torturare da un incompetente come quello?”
“Ma il signor Fay non è un incompetente! E’ bravissimissimo! Ha anche sistemato i denti del signor Ioriyogi!”
“Del signor CHI??”
La ragazza indicò con un sorriso felice un cane di pezza blu dall’aria decisamente feroce che faceva bella mostra di sé sulla sua scrivania. Kurogane fissò prima la ragazza con sconcerto, per capire se stesse facendo sul serio, poi, spostando il suo sguardo sul pupazzo, si rese conto che alcuni denti di stoffa erano stati effettivamente ricuciti.
“Il signor Fay è una persona gentilissima, mi ha anche permesso di assisterlo durante l’operazione! Povero signor Ioriyogi, sembrava così triste quando aveva perso i denti...”
“...ha operato un cane di peluche?” domandò incredulo Kurogane.
“Beh non è solo un cane di peluche... Il signor Fay si è molto affezionato al signor Ioriyogi fin da quando l’ho portato qui! E’ un nostro amico, giusto signor Ioriyogi?” spiegò entusiasticamente la ragazza, dando amorevoli carezzine all’animaletto di stoffa. Il pupazzo, se possibile, parve infuriarsi ancora di più.
“Non sta simpatico anche a lei?” gli chiese lei.
“Non mi piacciono i pupazzi.” rispose Kurogane sentendo un brivido lungo la colonna vertebrale. Aveva ancor gli incubi da quando sua zia Yuuko gli aveva regalato, per un Natale di molti anni prima, due enormi pupazzi a forma di manjuu con lunghe orecchie che quasi l’avevano soffocato, finendo misteriosamente sulla sua faccia mentre dormiva, quasi si fossero mossi da soli...
Kurogane rabbrividì di nuovo.
“E cosa le piace allora?” domandò la ragazza, con sincero interesse.
“Beh... lo sport... le spade... i manga... MA SOLO MANGA CON TANTO SPORT E TANTE SPADE, IO NON LEGGO DI CERTO NESSUNA DI QUELLE SQUALLIDE STORIELLE SCOLASTICHE DA RAGAZZINA!” si affrettò a precisare con fin troppa foga Kurogane.
“Anche al signor Fay piacciono i manga!” esclamò la ragazza, battendo le mani felice per la scoperta.
“Ah sì?” Un’improvvisa ed impellente curiosità ruggì nella testa di Kurogane. “E cos’altro piace al signor Fay...?” Kurogane pregò ardentemente di suonare non troppo interessato, perché, davvero, non è che a lui interessasse poi più di tanto, no no.
“Mmmh... al signor Fay piacciono i dolci... gli animali carini, come i gattini... e gli piace tanto tantissimo aiutare le persone a guarire dal mal di denti! Per questo il signor Fay è sicuramente il dentista migliore del mondo!” ribadì la ragazza, annuendo convinta.
“E com’è possibile che non riesca a farmi passare il mal di denti per più di cinque giorni?” rimbeccò subito Kurogane, ricordandosi del perché si trovasse di nuovo nello studio del dentista.
La ragazza divenne pensierosa e parve concentrarsi davvero molto per cercare una risposta, tanto che Kurogane non se la sentì proprio di andarsene abbandonandola in quello stato di trance, anche se la tentazione era forte, aveva speso già abbastanza tempo in quel dannato posto. Improvvisamente le si illuminò lo sguardo e gli sorrise felice.
“Forse non la cura bene perché lei piace al signor Fay e il signor Fay la vuole rivedere spesso!” decretò.
Kurogane la fissò basito e, sentendo che qualcosa nel suo cervello era morta per sempre, biascicò un saluto e lasciò lo studio prima di dover ascoltare altre scemenze. Che razza di idea... Quello era veramente un covo di idioti!

Fay controllò la lavagnetta magnetica su cui erano segnati i suoi impegni di quel giorno e con un sospiro di sollievo si rese conto di aver finito. Si lasciò cadere sul sedile reclinabile, occupato fino a pochi istanti prima da Kurogane, e chiudendo gli occhi lasciò la sua mente libera di vagare. Se faceva uno sforzo di immaginazione, poteva ancora sentire il calore del corpo di Kurogane che lo avvolgeva, esattamente come se fosse stato tra le braccia del suo aitante paziente.
Ah... Kurogane...
La mente ed il cuore del dentista erano rimasti letteralmente fulminati non appena aveva visto il ragazzo fare il suo ingresso nello studio. Con quegli occhi di un rosso fiammeggiante, quell’aria tenera di chi non voleva far notare quanto male gli facesse il dente e tutti quegli ondeggianti pettorali, Kurogane era semplicemente irresistibile. Proprio per questo, quando Fay aveva individuato un piccolo ossicino incastrato tra due molari che causava il dolore accusato dal suo paziente, invece di toglierlo l’aveva semplicemente spostato. Coi denti perfetti che si ritrovava, chissà quando l’avrebbe visto di nuovo! Fay non poteva sopportare l’idea. Era un mezzuccio davvero basso e del tutto antiprofessionale, ma quando si era accorto che quegli occhi erano fissi su di lui, ogni dubbio si era dissolto come il bicarbonato che stava spruzzando sulle gengive di Kurogane, giusto per togliere un poco dell’infiammazione e del senso di colpa.
Non aveva fatto altro che pensare a Kurogane per tutti i giorni successivi, anche mentre operava, ed il buffo incidente in cui aveva accidentalmente rimosso il dente del giudizio sbagliato a Fuuma Monou era stato risolto sbrigativamente togliendogli anche quello giusto e togliendosi d’impaccio con un “eh è stato fortunato che mi sia accorto ora che anche l’altro era ormai compromesso... avrebbe potuto crearle molti problemi...”. In fondo, anche senza tutto quel giudizio, il ragazzo non sarebbe certo uscito di testa, no?
Quando i suoi livelli di distrazioni avevano ormai raggiunto il preoccupante livello di Kobato, la sua assistente, finalmente Kurogane era rientrato nel suo studio e nella sua vita, strepitando come un vento di tempesta. Semplicemente adorabile. Si era ripromesso mille volte di parlare col ragazzo, una volta che fosse tornato, ed ora che ce l’ aveva tra le mani (letteralmente!) non sapeva proprio che dire. Alla fine l’unica soluzione era stata spostare ancora leggermente l’ossicino e disinfettare la nuova infezione.
Il giorno successivo aveva preso carta e penna ed aveva scritto a Kurogane un’appassionata lettera, che aveva fermamente intenzione di consegnargli quando fosse immancabilmente tornato per via del dente. Soltanto che intrattenere quel rapporto esclusivamente professionale con la bocca di Kurogane gli stava divorando il cervello e gli serviva una forte dose di volontà per non perdersi a sfiorare quelle labbra ogni volta che le aveva sotto mano. Alla fine la tensione era stata così tanta anche la volta dopo che Kurogane si era palesato nel suo studio, che la lettera proprio non ce l’aveva fatta a consegnargliela. Così l’aveva spedita. Poi ne aveva scritta e spedita un’altra, poi un’altra ancora. Poi si era ricordato di avere il suo indirizzo nella cartella clinica ed aveva cominciato a passare casualmente davanti alla casa di Kurogane e buttare sempre casualmente un occhio dentro la finestra (anche se Kurogane abitava al quarto piano e non vi era nulla di casuale nel suo arrampicarsi su un albero per poter raggiungere suddetta finestra). Oramai scrivergli una lettera e passare davanti casa sua sia all’andata che al ritorno dal lavoro erano diventati parte della sua routine quotidiana.
Ci era rimasto un po’ male, sentendo l’opinione di Kurogane sulle sue lettere, ma d’altra parte, se se le portava dietro e non le aveva distrutte, in qualche modo dovevano averlo pur colpito, no? Fay si rigirò sul sedile in preda ad un’angoscia ai limiti dell’adolescenziale e cominciò a lamentarsi mentalmente di quanto fosse ingiusta la vita. Perché non riusciva a dire niente dei suoi sentimenti a Kurogane? Maledizione! Non poteva continuare a lasciargli quell’ossicino incastonato tra i denti per sempre!
Fay sospirò gravemente e si rigirò di nuovo.

Caro Kuromyuu,
non passa giorno che io non pensi a te, alle tue labbra ardenti, alla tua bocca di fuoco... Potessi passare i miei giorni a sfiorarle, sarei l’uomo più felice di questo mondo ed anche di tutti gli altri! Essere anche solo il tuo dentista e poter avere la tua bocca per me seppur per pochi momenti, seppur in un incontro così impersonale, mi riempirebbe di una felicità senza confini.
Con amore
Il Tuo Ammiratore Segreto

Giusto quello ci mancava, pensò Kurogane. Ora anche il suo persecutore gli ricordava il dannato dentista.
Con un fremito in gola, il ragazzo si lasciò sfuggire il pensiero del dentista che gli sfiorava le labbra, chino su di lui, il blu dei suoi occhi acceso della stessa passione che trapelava dalle lettere che continuava a ricevere...
“Signor Kurogane?”
Kurogane si voltò, indeciso se essere grato o infastidito dall’interruzione. Shaoran, il ragazzo che abitava nell’appartamento accanto al suo, lo stava fissando dal basso verso l’alto con la tipica espressione contrita che aveva quando doveva chiedergli un favore, fosse anche una cosa cretina come prestargli un po’ di sale.
“Sputa il rospo, ragazzino.” gli disse cercando di assumere l’espressione più disponibile che fosse in grado di mostrare.
“Uh... ecco... si ricorda di Sakura, la mia ragazza? Ecco... lei studia odontoiatria e vorrebbe fare pratica perché avrà un esame tra poco, ma io ho paura dei dentisti e non posso dirglielo, però non me la sento di abbandonarla a sé stessa... quindi... mi chiedevo... non è che le andrebbe... di... ecco... darle una mano lei?” Shaoran aveva abbassato voce e sguardo man mano la sua titubante richiesta veniva formulata.
Kurogane lo fissò allibito. Com’era possibile che l’universo continuasse a parlargli di denti, dentisti e affini? Qualche giorno prima la maledetta zia Yuuko gli aveva telefonato proprio per ricordargli quanto fosse importante andare a farsi controllare i denti spesso, sembrava quasi che sapesse e che lo stesse tormentando apposta per nutrire il suo sadico senso dell’umorismo... Non c’era proprio speranza di essere lasciato in pace a non pensare allo stupido dentista, e che diamine???
Shaoran intanto si torceva le mani imbarazzato, ma non dava cenno di volersi arrendere, non prima di aver sentito la sua risposta. In qualche modo era toccante la dedizione di quel ragazzino per la sua principessina. Kurogane l’aveva incrociata un paio di volte in ascensore o sul corridoio, una ragazzina sempre gentile con tutti. Tutto sommato sembrava abbastanza innocua e non ci vedeva nulla di male nel farle un favore ed a far compiere al ragazzino la sua eroica missione... Ed in fondo non disdegnava un secondo (o undicesimo a questo punto?) parere su quel cavolo di dente, seppur dato da una studentessa.

Nel giro di pochi minuti, era stato presentato di nuovo all’aspirante dentista ed era stato fatto accomodare su una sedia della cucina di Shaoran, per nulla comoda come il sedile reclinabile a cui si stava abituando, ma preferiva non ricordarsi di quel sedile e dei pensieri perturbanti ad esso legati.
Sakura gli sorrise con fare rassicurante prima di cacciargli in bocca uno specchietto per esaminare i suoi denti. Si avvertiva l’inesperienza nei suoi gesti, per quanto i suoi gesti fossero delicati c’ era una certa incertezza nei suoi modi. Però in fondo poteva anche andare peggio, quindi Kurogane se ne stette buono su quella sedia scomoda. “Toh, che buffa cosa, signor Kurogane!” disse Sakura, mentre osservava minuziosamente la dentatura della sua cavia.
“Ghghkff?” chiese Kurogane, il quale stava diventando ormai ipersensibile alle problematiche della sua salute dentale.
Il ragazzo sentì per un attimo un dolore acuto ad una gengiva e poi, miracolosamente, più niente. Si sentiva anche meglio di prima.
“Aveva un ossicino incastrato tra i denti!” dichiarò Sakura, mostrando con orgoglio il frutto della sua estrazione. “Credo fosse quello a dargli noia...”
Kurogane guardò molto male il minuscolo frammento bianco che per tanto tempo l’aveva torturato.
“Tsk... quell’idiota di dentista non se n’è accorto fino adesso!”
“Ma è stranissimo! Era perfettamente visibile! Da chi è andato scusi?” si sorprese Sakura.
“Da quel cretino di dottore biondo che ha aperto lo studio in centro!”
“L’ha visitata dal dottor Fay? Ma... è incredibile davvero che non se ne sia accorto!” esclamò Sakura stupita. “Il dottor Fay è un dentista eccezionale, ho cominciato a studiare per diventare dentista perché desideravo diventare come lui!”
Kurogane era perplesso. Parlavano dello stesso dentista? O quel’idiota esercitava un fascino ipnotico sulle ragazzine perennemente sorridenti, oppure...
Una molla scattò nel cervello di Kurogane ed il meccanismo dei suoi pensieri si mise inesorabilmente in moto.

Fay si aggirava come un’anima in pena nel suo studio ed anche se si sforzava di sembrare sempre lo stesso affidabile dentista a tutti i suoi pazienti, dentro sentiva un infido dolore che lo consumava piano piano. Era trascorsa più di una settimana e Kurogane non era tornato. Forse l’ossicino se ne era andato da solo, forse il ragazzo si era accorto del suo sporco trucchetto e si era arrabbiato, Fay sapeva che non sarebbe potuto durare per sempre, eppure non riusciva a zittire la sua tristezza. Quando si era accorto che il ragazzo tardava troppo ad arrivare, aveva anche smesso con lettere e visite di nascosto. A questo punto non poteva farci più nulla.
“Fa’ pure entrare il prossimo cliente, Kobato-chan!” disse con voce squillante alla sua assistente dall’interno della sua saletta. Almeno col lavoro doveva cercare di andare avanti.
La porta che dava sulla sala d’attesa si aprì e Fay sgranò gli occhi, quasi cadendo dall’alto sgabellino su cui se ne stava appollaiato. Kurogane, con quel suo sguardo torvo che trovava tanto adorabile, aveva appena fatto ingresso nella stanza.
“Signor Kurogane...” esordì Fay, cercando di riguadagnare punti sul proprio self-control. “Quasi avevo creduto che fosse guarito... le fa di nuovo male il dente?”
Per quanto cercasse di suonare naturale, Fay non aveva resistito all’impulso di saltar giù dalla sua postazione ed andare incontro al suo paziente preferito. Lo prese per un braccio, con la scusa di accompagnarlo fino al sedile, e si godette quei pochi istanti in cui poté assaporare la consistenza del bicipite di Kurogane sotto le sue dita. Stranamente Kurogane era tranquillo, seppur accigliato, e non aveva ancora detto una parola su quanto lui fosse un idiota o su quanto tutta quella storia fosse una colossale perdita di tempo, ma Fay ci badò poco, era troppo felice che gli fosse stata concessa un’altra possibilità di rivedere il ragazzo.
“Allora controlliamo un’altra volta i suoi bei dentini, sì? Dica aaaah...” e dato che non ricevette proteste, Fay si dedicò alla sua ormai abituale operazione. Doveva solo spostare l’ossicino per...
Che strano... Non riusciva a trovare l’ossicino. Era sicuro che l’oggetto estraneo fosse incastrato proprio tra quei due molari, eppure non c’era e la gengiva era in perfetta salute, così come il resto della bocca. I suoi occhi si spostarono inconsciamente verso quelli di Kurogane e si accorse che il ragazzo lo stava fissando con uno sguardo diverso.
Oh... cavolo...
Fay ritrasse velocemente lo specchietto dalla bocca del ragazzo e si gettò verso la porta con la precisa intenzione di darsela a gambe il più velocemente possibile. Non sapeva verso dove, non importava che stesse fuggendo dal suo proprio studio a metà giornata lavorativa, la sua priorità al momento era mettere quanta più distanza possibile tra sé e Kurogane. Aveva già afferrato la maniglia, tirandola verso di sé, quando un’altra mano sbatté sulla porta, chiudendola di nuovo.
“Non te la caverai così facilmente...” gli sussurrò Kurogane all’orecchio da dietro le sue spalle.
Fay cercò di svicolare, ma anche l’altra mano calò pesantemente sulla porta, bloccandogli ogni via d’uscita.
“Uh... non so di cosa stia parlando, io stavo andando in bagno!” si affrettò a dire Fay, stampandosi un sorriso in faccia.
“Credo invece che tu lo sappia perfettamente, idiota...” Il volto di Kurogane si era fatto vicino, i suoi occhi ridotte a due fessure. “Tu, i tuoi stupidi giochetti e le tue assurde lettere...”
Sapeva anche delle lettere? Oh CAVOLO!
“Ma... come hai...?” domandò Fay, col sorriso che ormai si incrinava per la preoccupazione. Ormai non era più tempo per i formalismi.
“L’altra volta hai accennato al mio lavoro. Ma io non ti avevo mai detto che lavoro facessi. Era da qualche tempo che sospettavo che quello scemo delle lettere mi pedinasse, mi sentivo osservato!”
“Ah ah... che persona attenta e perspicace!” ridacchiò nervosamente Fay.
Kurogane non parve altrettanto divertito.
“E adesso...” cominciò con aria minacciosa.
“...adesso?” domandò sempre più preoccupato Fay.
“...ho intenzione di farmi restituire tutto il tempo perso!”
“Ah che spiritosone! Come potrei mai restituirti...” Fay non terminò mai la frase perché Kurogane aveva reclamato con prepotenza la sua bocca e gliela stava letteralmente divorando con un bacio impetuoso e frustrato.
Fay non ebbe il tempo di focalizzare il nugolo di emozioni che gli causavano le labbra di Kurogane sulle sue, la sensazione del suo corpo bloccato contro la porta da quello dell’altro e - ossantocielo era una lingua quella???-, che Kurogane si staccò da lui quanto bastava per poter parlare.
“Era troppo difficile parlare subito, eh?” Un altro bacio, con la stessa ferocia, ma più rapido.
“Ma io... Kurorin...” cercò di giustificarsi Fay, ma la sua voce era poco più di un sussurro, la sua mente annebbiata e persa.
“E non chiamarmi in quel modo!” ringhiò Kurogane, spingendo il suo corpo ancor di più contro Fay e chinandosi per aggredirgli il collo.
Il dentista gettò la testa indietro per lasciargli libero accesso, nemmeno si rese conto di aver sbattuto sul legno della porta, e improvvisamente si accorse di essersi inconsciamente aggrappato alle braccia di Kurogane durante il ben più che piacevole assalto che aveva subito, quindi decise che, giacché gli aveva già messo le mani addosso, poteva anche concedersi di esplorare oltre.
“Signor Fay?”
Entrambi si bloccarono di colpo, Fay spalancò gli occhi al sentire la voce della sua assistente al di là della porta su cui si ritrovava meravigliosamente schiacciato al momento.
“...sì, Kobato-chan?” domandò, rendendosi conto che la sua voce aveva un che di sconvolto. Il fatto che il suo corpo continuasse a fargli notare contento che il bacino di Kurogane stesse premendo con fare invitante contro il suo non lo aiutava molto a riacquistare una dose sufficiente di compostezza.
“Va tutto bene, signor Fay? Ho sentito degli strani rumori...”
“Tutto a posto, Kobato-chan! E’ solo che... sono alle prese con un’operazione difficile, mi ci vorrà un po’. Tutto il resto della giornata probabilmente. Se arriva qualcuno digli di tornare domani, ok?”
“Ok signor Fay! Buona fortuna con l’operazione!”
Fay aspettò di sentire i passi della ragazza allontanarsi, poi cercò la maniglia con una mano e bloccò la serratura. Kurogane stava già per riprendere da dov’era stato interrotto, ma Fay lo spinse indietro ed, una volta libero, se lo trascinò lontano dalla porta.
“Cosa c’è ora?” domandò Kurogane, visibilmente scocciato dall’ennesima interruzione. Non ebbe molto tempo per essere scocciato, comunque. Fay lo spinse sul sedile reclinabile e gli salì sopra a cavalcioni.
“Non ti interessa scoprire quanto può reclinarsi un sedile da dentista?” gli domandò con voce suadente, mentre si allungava su di lui, per poter raggiungere il regolatore di posizione che si trovava sulla base del sedile.
“...comunque non abbiamo finito di parlare! Dobbiamo discutere di molte cose, noi!” ci tenne a precisare Kurogane, ricordandosi di avere ancora un mucchio di motivi per essere arrabbiato con l’ altro.
“Mhh... avremo tempo di discutere quando mi farai vedere com’è il tuo appartamento visto da dentro... guardarlo dal ramo di un albero era decisamente scomodo...” mormorò Fay con un tono di voce che somigliava alle fusa di un gatto.
“COSA?” si infuriò Kurogane.
Fay gli sorrise e, mentre azionava il regolatore ed il sedile si abbassava, restituì il favore ricevuto e lo baciò con entusiasmo.
Kurogane, il quale aveva speso l’ultima settimana a meditare sul dentista ed aveva concluso che oh sì, voleva davvero tanto scoprire con Fay quanto potesse reclinarsi quel maledetto sedile, trovò che pensarci più tardi sarebbe stata davvero un’ottima idea.






Owari

...scusate!XD
Forse, come dice Adrienne, il mio pusher taglia molto male la roba che mi spaccia ultimamente... XD





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