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Autore: Miriallia    28/05/2013    1 recensioni
Storia che nasce dal mio disappunto personale per quanto riguarda il "ritorno" di Kakine Teitoku nelle light novel della serie (questa storia dovrebbe svolgersi esattamente dopo il settimo volume del Nuovo Testamento). Volevo scrivere qualcosa che si addica di più a lui, soffro nel vederlo un insetto... dunque ho pensato "E se il vecchio Teitoku prendesse il sopravvento su quello nuovo?". Ho quindi scelto di usare il suo punto di vista e vedere un po' di lavorare con la fantasia.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Accelerator, Kakine Teitoku, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Morto.
 
Ero davvero morto?
 
Non riuscivo ancora a spiegarmi cosa fosse accaduto. Il mio corpo era stato divorato dal male... o ero semplicemente io ad esserne la sua reincarnazione? Passo dopo passo, alla fine mi ero reso conto di ciò a cui stavo andando incontro. Perché non riuscivo a fermarmi? Perché dovevo necessariamente far finta che tutto andasse bene? No... che tutto mi andava bene? Avrò subito decine e decine di esperimenti sulla mia pelle e sui miei organi tanto da arrivare quasi al punto di impazzire. L'unica cosa che mi permetteva di andare avanti era quel pensiero sempre rivolto a te.
 
Non passava attimo in cui soffrissi pene atroci e contemporaneamente pensassi a quanto ti avrei voluto tra le mani. Quanto avrei voluto farti del male. Quanto avrei voluto mostrarti i miei miglioramenti. E quanto odio provavo verso di te.
 
Eravamo uguali: entrambi siamo partiti da un simile punto d'inizio, tu da un lato, io dall'altro. Ma il traguardo è stato diverso per ognuno di noi. Tu hai guadagnato la tua umanità, sei diventato una persona diversa, o forse sarebbe meglio dire che sei diventato qualcun altro. Io sono rimasto indietro, divorato dal dolore e dall'odio che cresceva sempre più dentro di me.
 
Mi faceva sempre più male.
 
Ho cercato spesso di far capire che il mio stato d'animo non poteva essere paragonato a quello di un lago colmo d'acqua cristallina, che la mia mente era instabile, che c'era qualcosa che non andava. Però poi mi sono chiesto Perché a nessuno importa conoscere quali sono i miei motivi? e ho capito tutto. Mai, nemmeno una volta, né uno dei miei ex compagni di SCHOOL, né tu, mio acerrimo nemico, siete mai giunti a quella domanda. Dentro di me speravo che una persona mi tendesse la mano? Che riuscisse ad aiutarmi? No. La verità è che anche se ci speravo, alla fine realizzavo quanto potesse essere falso. Ne ho avuto la conferma sin dai tempi più remoti, dopo di che, non c'è stato altro che ha potuto far cambiare il mio punto di vista.
 
Odio. Odio. Odio. Rabbia. Tristezza. Follia. Odio.
 
Chissà, forse li provavo solo contro me stesso e non verso gli altri, ma è un'ipotesi poco probabile.

Adesso non so più se sono vivo o meno. Questa parte di me, la vera parte di me era così brutta da essere messa da parte per lasciare lo spazio ad un idiota che vive dentro il corpo di un bianco scarabeo al mio posto? Mi viene da ridere. Io, Kakine Teitoku, Level 5 n. 2 di Gakuen Toshi, messo alle strette non solo da Accelerator e Mugino Shizuri, ma anche dalla mia stessa personalità frammentaria.
 
Io voglio essere io.
 
Se tutto ciò che mi mancava era davvero qualcuno da proteggere, allora perché non sono io ad essere lì con quella mocciosa? Perché lui ha preso il mio posto? Se potessi accendere la luce in questo posto buio dove mi trovo e guardarmi allo specchio, sarei un mostriciattolo anche io? Mi importerebbe poco, non sarebbe lo stesso di quando... quando... Quando quella volta Accelerator mi disse delle parole importanti.
 
«Se vuoi lasciarti delle prove alle spalle, farò un segno per te.»
 
Per me? Ma era davvero così? Perché tu avresti dovuto lasciare un segno per me, una delle persone che più ti ha messo i bastoni tra le ruote? Che non ha solo provato a rapire Last Order ed usarla come esca, ma ha anche ferito Yomikawa? Che ha anche cercato di contorcere la tua mente ed i tuoi sentimenti sfruttando e manovrando quei cloni come voleva? La cosa che ci differenzia è questo, ovvero, che io non riesco ancora ad essere del tutto sciolto con gli altri. Ma di una cosa sono certo. Io sono il vero Kakine Teitoku. Non ci sono insetti o altri impostori che tengano. Quello che adesso dovrebbe essere lì a fare una vita decente dovrei essere io, non lui, una mera parte del Dark Matter, un mio sottoposto. Questa è la cosa che mi fa più rabbia di tutte. E non posso aspettare che questa mia personalità abbia il tempo di incarnarsi in un corpo di Dark Matter a caso. Io devo essere unico.
 
Da un momento all'altro, non riuscii a capire cosa mi stava accadendo. Sentivo il corpo tutto un fremito e gli occhi bruciare. Il vuoto intorno a me diventava sempre più vago, finché non mi raggiunse una voce.
 
«Mi stai ascoltando?»
 
Davanti al mio viso apparve una bambina dai lunghi e soffici capelli biondi. In qualche modo ricordavo di averla vista, o forse l'avevo solo riconosciuta. Notando il mio sguardo leggermente spaesato, mi passò una mano davanti agli occhi.
 
«Stai essenzialmente dormendo? Per me è già un problema... Nyah.»
 
(Studiare?) pensai tra me e me.
 
«Cosa intendi, mocciosa?» le dissi.
 
«Non sono una mocciosa, ormai sono grande e porto anche il reggise--- Nyah?!?  Non mi stavi ascoltando?»
 
Scossi la testa ancora un po' imbambolato.
 
«Che seccatura... Dicevo che non è il problema di matematica ad essere essenzialmente il problema di base! Perché i miei compagni non capiscono che Babbo Natale esiste, nyah??»
 
«Eh?» la guardai con aria di sufficienza e aggiunsi con tono di scherno. «Sarà che Babbo Natale non esiste dav...» mi fermai per un attimo, poi realizzai qualcosa. Mi trovavo di fronte a Fremea Seibern, la sorella di Frenda. Ma poco prima ero morto, in un luogo buio, in attesa di poter possedere un pezzo di Dark Matter per poter rinascere. Che ci facevo lì? Mi guardai le mani. Erano del tutto bianche, come il resto del vestito. Ero completamente costruito di Dark Matter.
 
«Fremea????»
 
«Nyah?! Che ti prende? Lo so che essenzialmente sei d'accordo con me!»
 
«Non è questo!» la afferrai per le spalle, cercando di non farle del male. «Io... Da quanto tempo sono qui? Intendo... quando sono arrivato per...» sul tavolo vi erano un libro, un quaderno, una penna, una matita ed una gomma. Vicino al libro c'era un bicchiere d'acqua, probabilmente appartenente alla bambina. «...Quando abbiamo cominciato a studiare? Non ricordo...» rigirai gli occhi. «Invece di parlare di caz... di scem... di Babbo Natale, dovresti pensare a studiare.»
 
Mi guardò con lo sguardo bieco.
 
«Tu sei sempre insieme a me, nya. Ma in questo modo riesci ad aiutarmi meglio con i numeri.» allungò un dito verso delle espressioni. «Così, nyah.»
 
«Certo, certo!!!»
 
(Quindi quell'idiota aveva preso le sembianze umane per studiare con lei? Incredibile. Sembra... una bambinaia.)
 
«Ascolta... se non hai voglia di studiare, ci vediamo più tardi. In fondo sai dove trovarmi, e...» Cos'altro potevo inventarmi? Cominciai a guardarmi intorno per vedere se ci fosse una qualsiasi via di fuga. Individuai presto la porta dell'entrata e pensai di avercela quasi fatta. «Vado a comprare qualcosa di buono, aspettami qui!!!» Mi alzai di corsa dal cuscino sul quale eravamo seduti e corsi via, uscendo da quella porta.
 
«Nyaaaah!!!! Dove vaaaaai???»


 
Quelle furono le sue ultime parole.

Una volta uscito dalla stanza di quel dormitorio mi incamminai verso la strada principale. Tutto era come una volta, non era cambiato niente da quel combattimento con il n. 1 e la n. 4, anche se il posto non era quello, la città era sempre la stessa. Ad un certo punto notai qualcosa di familiare. Fin troppo familiare. Una testa bianca, una figura molto snella che rimaneva in piedi semplicemente perché sostenuta da una stampella. Camminava per la strada con in mano una busta, probabilmente aveva fatto la spesa o qualcosa del genere. Ma cosa ci faceva in un posto del genere? Che fosse stato il destino?
 
«No, no, no. Potrei pensare di tutto, tranne che tra noi possa esserci qualcosa che si chiama destino.» borbottai tra me e me. «La cosa mi irrita, ma...»
 
(Chissà come vanno le cose tra me e lui...)

...

Mi specchiai su una vetrina.

................................
 
(Il fatto è che adesso sono diverso, e non intendo solo fisicamente. Non m'importa essere suo amico. Voglio solo... sapere quale segno avrebbe lasciato di me. Fingerò di avere la strana personalità di Scarabeo 05, non se ne accorgerà nessuno.)
 
Mi avvicinai lentamente ad Accelerator, poi accelerai il passo fino ad arrivare di fianco a lui.
 
«Ehi.» dissi con un tono che era un misto tra "cosa sto dicendo" e "perché l'ho fatto".
 
Accelerator non si voltò nemmeno.
 
«Aaah? Sei tu.» si guardò intorno pensando che effettivamente il dormitorio di Fremea doveva essere nei paraggi.
 
«Chi altri, se no?»

«...»

Non sapevo cosa aggiungere. Come avrei potuto iniziare un dialogo con la persona che mi ha squartato e poi ucciso come se niente fosse?

«...»
 
«...»

Non uscì una sola parola dalla bocca di entrambi.

(Così non va bene... In fondo...)

Mi fermai di botto e feci qualche passo in avanti per arrivare di fronte ad Accelerator.
 
«Devo parlarti.»
 
«Io non ho niente da dirti.»
 
Distolsi lo sguardo, ma subito dopo tornai quello di sempre, fissando Accelerator dritto negli occhi. Il mio sguardo era serio e deciso, ero pronto a tutto pur di sapere dove poteva spingersi la persona che mi aveva rivolto quelle parole. Non m'importava se fossero state pronunciate per compassione, pietà o altro, volevo sapere.
  
«Dannazione, ascoltami! Non ti chiedo un'ora, anche una sola risposta mi va bene!!»

Ormai avevo perso la pazienza. Non sono mai stato un tipo paziente, ma assumere un comportamento del tutto diverso dal mio era estremamente difficile, quindi sorrisi sadicamente.

«Aaah, dovrei capirlo che non vuoi perdere del tempo prezioso che potresti passare in compagnia della tua amata loli, ma abbi pazienza.»
 
«...» Accelerator mi fulminò con lo sguardo. Successivamente si scostò e continuò per la sua strada.
 
Non potevo restare lì a guardare. Strinsi i pugni e lo rincorsi per poi afferrarlo per una spalla.
 
«Mi hai rotto il cazzo, dannazione!!!!»
 
Accelerator sollevò un sopracciglio.
 
«Aaah?»
 
Non poteva credere alle sue orecchie. Da quel che ne sapeva, lo Scarabeo Rinoceronte 05 non aveva mai, mai detto una parolaccia in vita sua. Effettivamente non aveva nemmeno mai sorriso sadicamente. E non aveva un tono arrogante. Non era nemmeno insistente e soprattutto, non gli aveva mai rivolto la parola.
 
«...Non può essere.»

«Invece è così! Anche se il corpo è sempre questo, sono io! Sono tornato ad essere io, IL VERO KAKINE TEITOKU!!!»

«Che cosa commovente.» disse Accelerator con disinteresse. «Sentiamo, che vuoi sapere?»

«Quella volta... l'ultima volta che io e te ci siamo visti. Mi hai detto che avresti lasciato un segno per me, qualcosa che facesse sì che chi era in vita si ricordasse di una persona come me. Perché?»
 
In quelle parole si potevano leggere l'angoscia, la paura, il timore di essere rifiutato di nuovo. Avrei sicuramente risolto il tutto con un "in fondo non importa, in cuor mio lo speravo, ma dentro di me sapevo che sarebbe andata così" e sarei andato avanti.
 
«Io non ho fatto niente.»
 
«...?»
 
Lo guardai con sguardo interrogativo.
 
«Cosa significa che non hai fatto niente?»

«Ciò che ho detto. Sei sordo o cosa?»

(Quindi ha mentito? Quelle sue ultime parole non erano altro che menzogne?)

Il tono seccato di Accelerator continuò.

«Non pensare che abbia cambiato opinione su di te. Per quanto il tempo passi, noi restiamo sempre dei cattivi... Dei patetici cattivi. E niente e nessuno potrà mai cambiare questa realtà.» quella fu l'unica volta che Accelerator mi guardò negli occhi. «Né io, né te. È per questo che l'unica cosa che possiamo fare è andare avanti.»

«Cosa vorresti dire?! Non capisco le tue parole, dannazione!!!»

«Non c'è niente da capire.» sostenendosi sulla stampella, Accelerator continuò a percorrere la strada che aveva abbandonato poco prima. «Ciò che è stato non cambia, ed il segno che hai lasciato nel mio cuore resterà indelebile, sempre. Come lo è stato per me, ci sono anche delle altre persone, tutte quelle che hai conosciuto che si ricorderanno di te. Kakine Teitoku, anche se è squallido da dire, sei stato molto utile per diversi esperimenti, secondo te quei merdosi non ti nominerebbero in continuazione anche in futuro?» accennò una risata, poi restò in silenzio per qualche attimo. Riprese a parlare poco dopo. «Invece di cullarti sul fatto che qualcuno possa lasciare un segno per te, perché non fai qualcosa tu stesso per far sì che ciò accada?»
 
«...»

«Hai una vita davanti a te. Se riesci a mantenere questa fottuta personalità ancora per un lungo periodo, chissà... magari potrai migliorare.» aggiunse continuando a camminare. «Nessuno si aspetterà mai che tu cambi del tutto, però si faranno dei castelli in aria riguardo cosa potrebbe accadere se... come è stato per me. So che è difficile da ammettere, ma il tuo stesso potere ti ha concesso una nuova vita. Hai la possibilità di proteggere qualcuno, la possibilità di riscattarti. Non era ciò che stavi cercando?» Accelerator si fermò ed alzò il viso verso il cielo. «Penso che Yomikawa sarebbe felice di vedere che hai fatto un passo verso di lei. Magari passa a salutarla qualche volta.» disse con un filo di voce mentre si allontanava fino a sparire all'orizzonte.
 
Non mi erano rimaste parole da pronunciare. Pensavo non avesse capito niente, pensavo non volesse ascoltare le mie ragioni, pensavo non gli importasse più di me, ed invece...

La verità era nascosta dietro ai suoi silenzi.
 
«Aveva capito perché questa mia personalità non riusciva ad essere completa, a sentirsi utile...» scossi la testa.

La persona che più avevo odiato e torturato mi aveva aperto gli occhi, facendomi intravedere, anche se piccola, una speranza per il futuro. Quella che mi avrebbe permesso di mantenere la mia sanità mentale e di non impazzire nuovamente com'era accaduto più e più volte durante il passato.
 
«Io voglio continuare a vivere come me stesso, come il vero Kakine Teitoku.»
   
 
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