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Autore: Tomoko_chan    28/05/2013    9 recensioni
Dopo guerra.
Naruto, appena si è ripreso dallo scontro, ha un unico pensiero: trovare Hinata.
Quando la trova, la vede in uno stato catatonico, quasi nostalgico.
Da un discorso fra i due in quell'atmosfera, cosa ne verrà fuori?
Questa OneShot si è classificata terza al "Sensation contest" indetto da La Lolly Dolly sul forum
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Never let go.
 
 
Autore: Tomoko_chan (sul forum Tomoko-chan)
Avvertimenti: Song fic, Guerra
Raiting: giallo
Genere: Sentimentale, Introspettivo
Prompt: Incertezza
Pacchetto: 3. (Canzone, sentimentale, Incertezza)



 
ENG
We say goodbye, but never let go.
We live, we die, cause you can't save every soul.
Gotta take every chance to show that you're the kind a man who;
Will never look back, never look down,
and never let go.
 

IT
Noi diciamo addio, ma non lasciamo mai andare.
Noi viviamo, e moriamo, non possiamo salvare ogni anima.
Devi prendere tutte le chance per mostrare il tipo di persona che sei.
Non guardare indietro, non guardare mai verso il basso,
E non lasciarti mai andare.

 
 
 
Naruto camminava in mezzo al campo di battaglia, disseminato da corpi morti o quasi.
L’odore di fumo e di sangue gli impregnava le membra stanche, mentre camminava affaticato facendosi strada fra i defunti, buttando un occhio alla ricerca di sopravvissuti e dirigendosi verso l’area di soccorso più vicina.
Il sangue dei caduti colava dalle ferite, penetrando nel terreno rotto e frastagliato, confondendosi con la fanghiglia.
C’erano persone che urlavano, altre che camminavano rapide per dare soccorso e chi, come lui, si avvicinava piano alla zona di pronto soccorso con le proprie forze. Era il regno del terrore, uno spettacolo da brividi.
La gamba malandata gli cedette e cadde in avanti, sulle ginocchia. Naruto mugugnò dal dolore, per poi inspirare a pieni polmoni e rialzarsi.
Qualcun altro, al suo posto, avrebbe colto il momento per un po’ di meritato riposo, oppure per assaporare la vittoria che era dovuta soprattutto a lui.
Invece, Naruto, non poteva né fermarsi a riposare né godere della sconfitta del nemico, perché c’era un grande dubbio che lo opprimeva.
Riprese a camminare, quindi, cercando in realtà visi conosciuti, i suoi amici, sperando di non trovarli morti.
Aveva visto le lacrime amare di Ino e Shikamaru nel perdere i loro cari; il viso triste e scioccato di Hinata d’innanzi al cugino gli era rimasto impresso nella mente.
Sperava, dal profondo del cuore, che la battaglia fra lui e gli Uchiha non avesse fatto troppe vittime.
Soprattutto, sperava che non avesse fatto quella vittima. L’incertezza di non vederla, di non trovarla lì, di non averla più ora che l’aveva trovata, gli attanagliava la mente stringendola in una morsa fatale.
E se lei, Hinata, la ragazza che lo aveva risvegliato infondendogli tutto il coraggio necessario per tener duro e vincere una guerra, non ci fosse più?
Finalmente, arrivò alla zona di soccorso tanto agognata.
Appena scostò le tende, vide tante persone stese su barelle o a terra, dove possibile, per essere curate dalle abili mani dei ninjia medici. Il via vai dal luogo della battaglia al gruppo di medici più vicino era incredibile.
Appena tutte queste persone videro la testa bionda di Naruto, cominciarono a urlare e esultare: era arrivato il loro salvatore, l’eroe di Konoha e di tutto il mondo degli shinobi.
Sorrise, sforzandosi con tutto se stesso di non apparire preoccupato o stanco, ringraziando tutti coloro che lo complimentavano e salutavano.
-Vieni, vieni!- Urlò un ninjia medico, verso la fine di quell’enorme tendone –Sarà un onore per me poterla aiutare, eroe!- continuò, con tono referenziale.
-No, no.- Naruto rifiutò–Continuate pure il vostro lavoro, c’è chi ne ha più bisogno di me.
E poi, venir curato gli avrebbe tolto tempo prezioso per cercare la Hyuga e lui non poteva assolutamente aspettare.
Cominciò a passare fra i malati, salutando e ringraziando ancora qualcuno che continuava a chiamarlo, soffermandosi a parlare un po’ di più con chi conosceva.
Alla fine trovò Shizune, che era intenta a curare una persona stesa su un futon per terra, che aveva delle grosse ferite a una gamba e al fianco, il quale perdeva molto sangue.
Attese un po’ per poterle parlare, il tempo di curare il malato e chiudere i tagli più grossi.
Alla fine lei si girò, e invece di salutarlo normalmente, gli saltò al collo, abbracciandolo commossa.
-Shizune-san!- disse lui, con tono preoccupato –Come sta Tsunade-baa-chan?
Lei si staccò e con tono affranto negò debolmente col capo –E’ stazionaria, ma è messa male.
L’altro annuì, comprensivo. Abbassò gli occhi. Quella guerra aveva distrutto tutto e tutti, anche il suo carattere solitamente allegro ed esultante tardava a fuoriuscire.
Sperava solo che la sua baa-chan potesse riprendersi presto: lei aveva fatto molto per lui, non poteva perderla adesso.
Ma il suo pensiero, inesorabilmente, tornava sempre a lei. Non capiva come mai pensasse così spesso a Hinata… era preoccupato, certo, ma perché si chiedeva dove fosse lei, invece di cercare Sakura-chan?
Era strano, ma il modo in cui lo aveva trattato poche ore prima, il modo in cui gli era stata vicino, i suoi gesti, le sue parole, lo avevano risvegliato.
Adesso, considerava Hinata in una maniera estremamente diversa dal modo in cui pensava a lei anni prima.
Era cambiata, era una donna capace di dar forza non solo a se stessa ma anche a lui, appoggiandolo in un modo che la contraddistingueva da tutti.
Poi, gli tornava in mentre lo scontro con Pain, il modo in cui lei aveva cercato di difenderlo o quantomeno di liberarlo, rischiando il tutto per tutto e addirittura andando incontro alla morte.
La reazione violenta che gli aveva dato il vederla volare via, il corpo inerte e gli occhi vacui, ancora oggi lo stupiva, non ne capiva ancora il motivo. Per non parlare della sua dichiarazione d’amore!
Come poteva, lui, Naruto Uzumaki, essere stato esempio di forza e valori da imitare? Come poteva essere la causa dell’enorme cambiamento di Hinata? Lui, che aveva scambiato così poche parole con lei.
Come era riuscito a farla innamorare in tal modo?
Se lo chiedeva, vivendo nell’incertezza.
-Shizune, sai dov’è Hinata?- pronunciò, a fior di labbra, apparendo turbato.
La donna mosse appena la testa, in gesto di dissenso.
-Però è passata di qui più di un’ora fa, accompagnando un membro del suo Clan gravemente ferito.- disse, cominciando a prendersi cura di un altro ferito, un uomo che aveva entrambe le braccia rotte.
-Era ferita?- ormai non poteva più trattenersi, quella parte istintiva di Naruto era difficile da tener a bada.
-Non gravemente.- rispose Shizune, divertita dalle sue domande –Ha rifiutato anche le cure per dar la precedenza a qualcun altro, come hai fatto tu poco fa.
Naruto sorrise –Grazie.
-Oh, grazie a te!- rispose la donna, riferendosi alla fine di quella guerra.
Naruto salutò e ringraziò tutti i presenti e uscì dal grande accampamento.
Ora, dov’era Hinata? Sapeva che non era gravemente ferita, ma era comunque molto preoccupato per lei.
Nelle ultime fasi della battaglia, l’aveva vista piuttosto affaticata, motivo per cui adesso era incredibilmente ansioso di trovarla.
Non gli restava che cercarla.
Camminò per molto nonostante la gamba ferita, chiese a tutte le persone che avevano la facoltà di rispondergli, ma nessuno aveva visto la ragazza.
“Mi stai dando su i nervi.”, disse Kurama, attirando l’attenzione su di sé.
“Non so che fare, Kurama!” rispose trovandosi subito davanti a lui, mettendosi le mani nei capelli, arruffandoli.
La volpe sbuffò, scocciato. “Entra in bijuu mode e trovala”.
“Non ho più chakra!” rispose Naruto, che si sentiva stanchissimo.
“Ti presto un po’ del mio, basta che la smetti.” Disse l’altro, sbuffando di nuovo.
Naruto fece un gran sorrisone, felice.
Tornò alla realtà e si sentì subito un più forte, ma non troppo: come al solito quel dispettoso faceva il tirchio.
Entrò in bijuu mode e sentì subito il chakra di Hinata, seppur flebile. Stava male? Perché aveva così poco chakra?
Cominciò a correre in sua direzione, preoccupato.
Chi lo vedeva esultava al passaggio del loro eroe, oppure c’era chi s’impauriva, pensando che, per vedere il nuovo lampo giallo in azione, c’era qualcosa che andava storto.
Si allontanò di molto dal campo di battaglia, fino ad entrare nella boscaglia. Riusciva a sentire il rumore di una cascata in lontananza, ed era da lì che proveniva la presenza della ragazza.
Veloce, ebbe a malapena il tempo di pensare al dubbio che lo assillava da qualche tempo: perché si preoccupava così per Hinata?
Possibile che… si fosse innamorato?
Viveva nell’incertezza, ma ogni pensiero si dileguò quando, spostando alcune fronde, vide una piccola zona dove il bosco si diradava, lasciando lo spazio per un piccolo prato folto e per un grosso ruscello, che scivolava giù da una piccola altura, creando tante leggere rapide. 
Lì, stesa sul prato, dalle ginocchia in giù immersa nell’acqua, sostava Hinata. Tornò alla normalità e si avvicinò a lei lentamente, concedendosi di osservarla qualche minuto in più.
I suoi capelli blu notte erano scompigliati e in contrasto netto con l’erba verde, dove posavano; la pelle diafana era solcata da tagli e ferite; gli occhi, stanchi, erano semichiusi e rivolti al cielo; le mani erano adagiate sotto il seno, che si muoveva ritmicamente seguendo il moto dei polmoni; i vestiti erano pieni di strappi, i pantaloni si aprivano in un grande squarcio sopra il ginocchio, dal cui fuoriusciva un rivolo di sangue, di cui lei sembrava non curarsi.
Fu vicino a lei che, quando mise a fuoco l’immagine di lui che la guardava, arrossì improvvisamente e si tirò a sedere, cercando di ricomporsi per quanto era possibile.
-Naruto... - disse, balbettando leggermente per l’emozione.
 Naruto, vedendo quel comportamento imbarazzato, rise di gusto. Si sedette vicino a lei e si stese come faceva fino a poco prima la ragazza.
La ragazza lo osservò un poco. Era visibilmente stanco, gli occhi erano spenti e spossati, i vestiti sgualciti e rovinati. Storse leggermente la bocca, preoccupata per lui.
Lui notò il suo comportamento premuroso e le sorrise, guardandola negli occhi perlacei belli e luminosi nonostante la fatica di quei giorni di guerra. Occhi che gli infusero immediatamente un senso di pace e serenità.
Come facevano ad avere tutto quel potere su di lui?
La ragazza si distese accanto al giovane uomo.
-Il cielo è grigio.- affermò il ragazzo, osservando sopra di sé.
-Presto pioverà…- asserì lei, continuando quell’inutile e imbarazzante conversazione sul meteo.
Calò il silenzio fra loro. Non era un silenzio piacevole, nonostante donasse riposo a entrambi. I due fremevano, imbarazzati, non sapevano come spezzare la tensione.
Come si può dire qualcosa di sensato dopo aver visto tantissime persone morire durante una guerra?
-Ho sempre pensato che la pioggia sia il modo del cielo di dirci che c’è vicino.- dichiarò sospirando lui, ripensando a quando, da bambino, le sue lacrime si confondevano con la pioggia.
-Mia madre diceva sempre che quando piove gli angeli piangono.- rispose lei, ricordando anch’ella il proprio passato e quella figura materna che tanto le mancava.
Il tono malinconico di quella conversazione aveva spazzato via l’imbarazzo.
Era strano per loro aprirsi così tanto dopo tutti quegli anni di amore a senso unico, anni in cui avrebbero potuto conoscersi meglio, anni persi.
Però, qualcosa di buono quella guerra l’aveva avuta. Era riuscita a riunire tutti i popoli, a metterli tutti nella stessa barca, senza differenze, rendendo possibile la comunicazione fra quelle regioni che spesso si erano odiate.
Quella guerra era riuscita ad avvicinare Naruto e Hinata, togliendo a lei un po’ di timidezza e imbarazzo e mettendo a lui la voglia di conoscere e apprezzare la ragazza.
In quel momento, stesi sulla stessa erba, sotto lo stesso cielo, erano molto più simili di quanto non pensassero.
-Secondo te... Neji-nii-san è già lassù?- chiese Hinata, con la voce spezzata e nostalgica.
Naruto si alzò a sedere d’impeto e la osservò pieno di rimorso.
-Mi dispiace tanto!- disse lui –E’ tutta colpa mia! Se avessi fatto più attenzione, non avrei sprecato troppo chakra e non avrei dovuto fermarmi per riprendermi!
Hinata, ancora coricata, si portò le mani al viso, nascondendo i propri occhi che si stavano riempiendo di lacrime. Mosse piano il capo in un gesto di dissenso.
-Non è colpa di nessuno, Naruto.- ribadì, la voce rotta dal pianto. –Noi viviamo e moriamo, non possiamo salvare ogni anima.
Naruto tacque. Sapeva esattamente cosa Hinata provava in quel momento, così come sapeva quanto aveva ragione nel dire che, anche dando il meglio di noi, non si poteva salvare tutti.
Però sentiva il bisogno di confortarla in qualche modo, anche se non sapeva bene perché.
Avvicinò piano una mano e scostò quelle di lei dal viso. Vide gli occhi di Hinata imperlati da lacrime, che cominciarono a scendere copiose sul viso.
La aiutò ad alzarsi un poco, in modo che fosse alla sua stessa altezza, sollevandola per i fianchi sottili.
Quel semplice tocco, quel corpo che emanava calore, lo fece fremere. Ogni minuto che passava con lei dava una risposta alla sua domanda precedente.
Perché mi preoccupo per lei?
Perché è fragile.
Perché è speciale.
Perché ha fatto tanto per me.
Perché c’è sempre stata.
 

Le asciugò le lacrime con due dita, sfiorandola leggermente, quasi avesse paura di rompere quella bambola di porcellana.
Osservò la grossa ferita alla gamba, che ancora sanguinava.
Con una delicatezza che non sapeva nemmeno di possedere, prese a togliere tutti i pezzi di stoffa che intralciavano la lesione. Poi strappò un lembo della propria maglia, che inumidì nel ruscello, per pulire la ferita.
Lui non aveva mai fatto niente del genere per un’altra persona, non si era mai preso così tanta cura di nessuno e non sapeva per quale assurdo motivo lo stesse facendo per lei, ora. Sapeva solo che, in quell’istante, il cuore gli batteva a trecento.
Lei lo guardava, seguendo ogni suo gesto con gli occhi spalancati, in modo tale che, quando ne avesse avuto bisogno, avrebbe potuto ricordare tutti quei gesti premurosi e tenui.           
Continuò a pulire il taglio con tanta cura, sentendo gli occhi di lei fissati su di sé.
-Hinata… se c’è una cosa che ho capito nella mia vita, è che anche se diciamo addio alle persone che perdiamo, non le lasciamo mai andare. Non ci rassegniamo al fatto che i nostri cari siano scomparsi, non abbandoniamo mai il loro ricordo e continuiamo a soffrire per questo.- finalmente la guardò negli occhi, incontrando quelli emozionati di lei –Io… non sono molto bravo in questo, ma vorrei darti un consiglio. Devi prendere tutte le chance per mostrare il tipo di persona che sei, perché sei una donna bellissima e coraggiosa. Non guardare indietro con tristezza, non guardare mai verso il basso, sta sempre a testa alta, fiera di te, e non lasciarti mai andare, non lasciarti sopraffare dalla tristezza, dal dolore. Abbiamo degli esempi… sappiamo entrambi cosa è successo a Sasuke, anche se alla fine si è ripreso! L’odio che scaturisce dal dolore da vita ad altro odio, odio origina vendetta, vendetta genera vendetta. E’ una catena che difficilmente si può spezzare.
Naruto guardò intensamente Hinata coi suoi occhi cerulei. Prese il suo viso fra le mani, avvicinandola un poco a sé, per intensificare quel gioco di sguardi. Accarezzò con movimenti circolari la pelle segnata dalla guerra.
-Promettimi che non ti lascerai mai andare.- disse lui, serio come non mai –Sarebbe un gran peccato perdere una persona meravigliosa come te.
Hinata arrossì e sorrise. Nessuno si era mai prodigato così per lei, né tantomeno le avevano fatto complimenti simili. Per di più, tutto ciò veniva da Naruto, e questo dava un doppio valore a tutto.
-Te lo prometto, Naruto.- disse lei, regalandogli un altro sorriso incredibile, che fece perdere un battito al ragazzo.
Hinata si era ripromessa che non sarebbe più stata nel retroscena, non avrebbe più osservato da lontano, ma avrebbe toccato con mano. Si era ripromessa di essere la donna che un giorno avrebbe camminato per mano con il bel biondo che aveva di fronte.
Naruto si era persa nel guardarla. Era così bella, soprattutto quando le sue labbra carnose si tiravano in un sorriso e le si alzavano le guancie, illuminando incredibilmente anche gli occhi.
Per una volta fu lui ad arrossire, imbarazzato e confuso per quale ragione reagiva in quel modo strano e pensava a quelle cose. Prese a ridere istericamente con le mani fra i capelli, com’era solito fare in questi casi.
 

Sembrava quasi Hinata pochi momenti prima, imbarazzato in quel modo.
Loro non lo sapevano, ma erano più simili di quanto pensassero.








Non so capacitarmi di come questa schifezza sia arrivata terza!
Infatti, non ho certo colpito per originalità.
Ci tenevo a non modificare il testo, nonostante mi siano stati segnalati,
per essere corretta con me stessa e per vedere se, nonostate le imperfezioni,
potesse davvero piacere uguale.
Mi scuso con chiunque legga ç.ç
Faccio i complimenti e ringrazio tutti coloro che hanno partecipato al contest
e che per un'opera buona ora stanno leggendo.
Besos!
 
   
 
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