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Autore: demsstrength    28/05/2013    2 recensioni
«Non ti è mai fregato un cazzo della mia vita, ora che vuoi da me? Si, ho un amico, la prima persona della mia età con cui parlo dopo dieci anni. Sarei potuta restare con lui oggi ma dovevo tornare a casa perché è arrivato il tizio che mi ha abbandonata a sette anni e si è trovato un’altra famiglia –prendo fiato cercando di non piangere davanti a lui – A proposito, come stanno i figli di quella puttana di Jade?» dico poi cominciando a ridere per non far sentire la voce rotta dalle lacrime che minacciano di scendere.
«Calmati e abbassa il tono, non si parla così al proprio padre, ne tantomeno si usano questi termini. Ora chiedi scusa.»urla lui alzandosi. Questo sa fare, non ci si può parlare.
Hai cominciato ad urlare tu intelligentona.
«Ho chiesto scusa troppe volte, ora non mi frega più niente. Che vuoi fare? Dammi uno schiaffo se non hai le palle per ammettere che ho ragione. Oppure buttami fuori di casa, ho pensato tante volte di scappare o di uccidermi, quindi non mi cambierà certo la vita. Se preferisci rimandami da zia, le cose cambieranno poco anche in quel caso.»
Non piangere, porca puttana.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.Alone.

Mi  ritrovo per caso davanti ad una parete tempestata di graffiti colorati e ne rimango affascinata.
Solo in un angolo c’è uno spazio vuoto, vuoto come se qualcuno lo avesse conservato per qualcosa di speciale.
Lo osservo attentamente per qualche minuto. Guardo a destra. A sinistra. Non c’è nessuno.
Chi vuoi che ci sia in strada alle 2:00 di notte?                                                                     
Apro la borsa e ne tiro fuori la bomboletta spray nera, tolgo il tappo e dopo aver messo la sciarpa sul naso comincio a tracciare linee indefinite, senza uno scopo preciso.

                                                                                             Una ragazza.                       

Continuo a disegnare.                                                

Il volto di una ragazza con i capelli neri e la frangia sugli occhi.

Continuo a premere con forza sul pulsante e a guardare nuovi lineamenti di un graffito che cominciava a prendere forma.

Ha delle cuffie e un cappello.

Sembra quasi che non sia la mia mano a maneggiare la bomboletta che continuava a spruzzare fuori inchiostro nero.

Pantalone stracciato.

Borsa a tracolla.


Mi fermai di colpo quando dal mio Mp3 partì una canzone …

Help, I have done it again
I have been here many times before
Hurt myself again today
And, the worst part is there's no-one else to blame

Lancio con forza la bomboletta a terra  e mi prendo la testa tra le mani cercando quasi di romperla, di farla in pezzi.
‘Il mondo sarebbe migliore senza di te’
Una fitta al cuore, ancora.
Mi allontano dalla parete con gli occhi ormai pieni di lacrime e guardo il disegno.
Quella ragazza sono io.
Abbasso lo sguardo e notando la bomboletta sull’asfalto la riprendo e la rimetto nella borsa.
Un ultimo sguardo alla ragazza sulla parete e torno a casa, sola, come sempre.                              
 
 
Alzo gli occhi e mi perdo nell’immensità del cielo notturno immerso nel blu, illuminato soltanto dalle poche stelle sfuggite alle nuvola. Rimango a fissare la stella più luminosa, lei c’è sempre, anche nelle notti nuvolose. Immagino come sarebbe magico ritrovarsi in mezzo ad una quantità infinita di stelle.
Poi chiudo gli occhi e respiro profondamente, l’odore di rose mi riempie le narici e mi fa capire che lei è lì, non posso vederla, ne abbracciarla, ma ogni notte sento quel profumo. Lo stesso profumo dell’unica donna che un tempo mi aveva fatto sorridere. Mia madre.
Una sera di Dicembre, stava tornando a casa per le vacanze di Natale; mi aveva chiamata per avvisarmi e per sentire la felicità nella mia ingenua voce da bambina. Quella sera, la sera della vigilia di Natale, lei non c’era. Non tornò. Mio padre chiamò la polizia e la ritrovarono morta su una strada innevata a soli 50 kilometri da casa.
Ero piccola, con soli 7 anni di vita non riuscivo a credere che la mia mamma non ci fosse più, pensavo ‘Lei è andata via per uno dei suoi viaggi di lavoro, tornerà da me’ ma non fu così, lei non tornò mai più.
Le lacrime cominciano a scendere dai miei occhi e io le lascio fare, senza fermarle, le lascio cadere e bagnarmi la sciarpa.
Le prime luci dell’alba si fanno vedere. Il cielo si tinge di un colore violaceo e dopo diventa rosa, per poi schiarirsi dopo un po’.
Iniziano ad uscire di casa uomini in giacca e cravatta tirati a lucido pronti per un nuovo giorno lavorativo; verso le 7:30 escono i ragazzi per andare a scuola e la via dove abito si riempie di suoni.
Gli uccellini canticchiano allegramente e, dopo tre giorni di pioggia, si vede finalmente la luce del sole che riscalda nuovamente il sangue nelle vede.
Entro in casa, ormai ho imparato a camminare con facilità sul tetto, preparo una camomilla e dopo averla bevuta lentamente vado in camera mia e una volta sotto le coperte mi addormento con un nodo in gola.
Sono un tipo notturno; almeno una volta a settimana giro per le strade buie e mi addormento di mattina presto. Solitamente lo faccio quando non c’è scuola ma oggi non mi va proprio di andarci, poi dopo il pranzo che mi ha portato ieri zia Beth non credo di avere le forze per una giornata scolastica.
                                        
Sono le cinque del pomeriggio e ho appena finito di mangiare i resti del pranzo del giorno prima. Non mi va di uscire anche se c’è il sole e per passare un po’ di tempo vado nel mio ‘studio’. In realtà quella era la camera dei miei genitori, una volta. Dopo la morte di mia madre mio padre è andato a vivere nel paese in cui lavora con la sua compagna e i suoi figli, dalla sua nuova famiglia perfetta.
Sarei potuta andare con loro. Direte voi. Ma no, non me lo ha nemmeno chiesto se volevo trasferirmi con lui, sono troppo strana per i suoi gusti. Mi ha lasciata crescere da sola con mia zia, sua sorella, che non avendo figli è stata felice di avermi; poi è da due anni che sono tornata nella mia vecchia casa.
Entro nella grande stanza, ormai mio laboratorio d’arte, e mi siedo su una sedia girevole sgangherata e che tende un po’ a sinistra, per il semplice motivo che quando disegno rimango molto tempo in posizioni strane.
Comincio e girare su me stessa e a guardare la stanza in cerca di un’ispirazione tanto che comincia a girarmi la testa. Mi fermo e mi alzo facendo qualche passo in avanti barcollante, poi, quando mi stabilizzo e torno a tenermi in piedi, vado verso lo scaffale e ne tiro fuori una tela prendendo anche il vasetto con i pennelli e i colori ad olio. Posiziono la tela sul cavalletto e come ogni volta comincio a tracciare linee indefinite, con un color carne e comincio a sfumare e a mettere colori su colori, tutte le varie tonalità di rosa e rosa carne. Poi ho una specie di ‘colpo di genio’; non so se si può chiama così ma prendo del colore più scuro, color oro, ambrato, che sfumo sul volto che mi è venuto.

«Fermati. Aspetta!» urlo al ragazzo che però continua a correre con il cappuccio della felpa alzato in modo da nascondere il volto.

La mia mano traccia altre linee, uso colori più scuri e sfumo tutto. Lo spettacolo che mi ritrovo mi fa rimanere stranita perchè sulla tela non c’è quello che avevo pensato ma il ragazzo che ho visto nei miei pensieri.

Non so come ma mentre io pensavo a una ragazza, rossa e con gli occhi verdi, stavo disegnando un ragazzo con il cappuccio sugli occhi, il cui lasciava intravedere solo pelle ambrata e labbra carnose.
Ha ragione la gente quando dice che sono strana.
Rimango a fissare il disegno per una decina di minuti poi scossi la testa e, dopo aver pulito i pennelli, prendo la borsa e me ne vado a fare un giro. E per giro intendo andare sul Tamigi, restare lì un’oretta, poi cenare con un kebab o con una pizza mangiata per strada e poi passare la serata tra i graffiti.Esco di casa prendendo la via più lunga che passa per una stradina piena di graffiti, tra cui anche i miei.
Cammino con il viso verso la parete e accenno un sorriso guardando alcuni disegni che mi portano alla mente ricordi e mi fanno ancora credere in qualcosa. Mi perdo nei ricordi e vedendo tutti quei colori davanti agli occhi non guardo più dove cammino e vado a sbattere contro qualcosa, o qualcuno.
 «Hey sta attenta.» sbraita quel qualcuno contro cui sono andata a sbattere ma non prolunga la cosa, torna subito ad imbrattare la parete.


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Buon pomeriggio ragazze c:
Questa fan fiction è la seconda volta che la pubblico, un po' perchè non se la cagava nessuno e un po' perchè non avevo idee. Ora ho tre capitoli (credo anche lunghi) pronti e .. che dire, man mano capirete di più sulla protagonista, Ronnie.
La chiudo quì, spero in una recensione più lunga di dieci parole, ciao.
  
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