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Autore: elelove98    28/05/2013    2 recensioni
Questa è una storia banale,come tutte,ma ogni storia è uguale solo a se stessa. Ad ognuno di noi l'amore ci sconvolge,cogliendoci impreparati e non sapendo cosa fare. L'amore è così: se rischi puoi bruciare e viverlo,oppure resti in disparte e soffri. Sta a te scegliere. La mia storia parla di una ragazza fredda per proteggersi e un ragazzo orgoglioso per esperienza. Può l'amore unire due persone così diverse?
Genere: Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Il week-end del mio compleanno era sfortunatamente finito,portandosi via tutta l'allegria e la felicità provate in questi giorni. L'unica cosa buona è che il lunedì non ci sarà scuola perché è l'8 dicembre, festa della Madonna.
Ora è domenica pomeriggio e tutti i miei amici hanno deciso di partire dopo pranzo,incluso Leo che lo sono venuto a prendere i suoi genitori. Dallo sguardo triste che mi ha riservato,ho capito che non voleva affatto tornarsene a casa. O separarsi da me.
Diciamo entrambe.
Ora anche io sto tornando a casa,in un taxi perché mia madre doveva lavorare. Maledetto lavoro!
Lei è l'unico pezzo che mi è rimasto della famiglia che una volta avevo,l'unica ancora di salvezza per non sprofondare nella solitudine più totale.
Nonostante mi sono fidanzata con Leo,ho festeggiato il mio compleanno esattamente come volevo, sono stata con i miei amici,non ho smesso un secondo di pensare a mio padre.
L'immagine dei suoi occhi azzurri,uguali ai miei,che mi scrutava alla ricerca di un ipotetico perdono che sa che non riceverà mai,mi assilla ogni minuto che passa. Non riesco a togliermela dalla mente. E' come un continuo richiamo: chiudo gli occhi e mi appaiono,li riapro e rivedo l'intera scena del nostro incontro. Sembra un vero e proprio incubo,come se mi dovesse convincere a perdonarlo. Oddio! Il sol pensarlo mi viene da scoppiare in una risata che difficilmente si dimenticano,così da far anche dubitare al taxista della mia sanità mentale.
Proprio mentre sto per fare una pazzia degna di me,la macchina si ferma davanti casa mia e l'uomo alla guida mi avvisa che siamo arrivati,facendomi ridestare dai miei pensieri.
Do' i soldi al taxista per il viaggio di ritorno che mia madre mi ha accuratamente lasciato-ovviamente aspetto che mi dia anche il resto,così me lo tengo tutto per me. Ho proprio la furbizia di un ragazzino che ruba le caramelle. Cioè zero.
Esco dalla macchina e,prima che se ne vada,prendo la mia valigia dal portabagagli. Lo richiudo subito dopo e vedo partire la macchina,mentre io mi avvio verso il portone di casa. Sbianco visibilmente quando il mio sguardo cade sulla finestra di casa mia,che ha la luce accesa da dentro. Mia madre è a lavoro e se fosse tornata prima,mi avrebbe sicuramente avvertito. Quindi ora ho due alternative: o me ne vado da mia madre e l'avverto,oppure entro ed affronto il 'pericolo' da sola. Ovviamente,da brava testarda e curiosa quale sono,scelgo la seconda. Così,apro il portone ed entro,chiamando l'ascensore;salgo al quinto piano e piano piano inizio ad aprire la porta. Quando scatta la serratura ed entro,capisco che la luce viene dalla cucina e quindi lo sconosciuto è lì. Oddio,magari è un ladro di frutta,che vuole tutto il nostro cibo!
Ok,questo è il pensiero più idiota che ci sia.
Mi tolgo la sciarpa e il cappotto,lasciando la valigia anche all'ingresso,poi prendo un ombrello trovato lì per caso e mi dirigo in punte di piedi verso la cucina. Butto un occhio all'interno e sembra tutto tranquillo,tranne per il fatto che c'è qualcuno che sta seduto su una sedia. Gli occhi azzurri spalancati che si guardano intorno scorgendo ogni dettaglio cambiato,i capelli biondo cenere dei quali non ne è rimasto granché,il petto muscoloso esattamente come lo ricordavo,il viso poggiato su una mano,del quale i tratti sono rimasti immutati: mio padre.
-Ah papà,sei solo tu! Mi hai spaventata!-esclamo,comparendo sulla soglia della cucina e facendolo sussultare sul posto. Spalanco poi gli occhi accorgendomi di cosa ho detto,come l'ho chiamato.
Lui si alza e viene verso di me,sorridendo.-Ti stavo aspettando.-.
-Cosa ci fai qui?-domando secca.
-Questa è casa mia.-mio Dio,questo dovrebbe fare il comico fa troppo ridere con queste battute! Farebbe sicuramente successo.
-Ieri forse non sono stata chiara. Io non ti voglio più vedere,non voglio più avere a che fare con te,intesi?-.
-Ma prima mi hai chiamato ''papà'',pensavo mi avessi perdonato.-.
-E' stato un mio errore,grave. Tu non sei mio padre e io non ho perdonato niente a nessuno. Adesso fuori da questa casa,ora.-gli dico,indicando con il braccio l'uscita.
-Tu verrai con me,però.-.
-Ma neanche per sogno! Tu non mi comandi e poi ho diciotto anni,sono libera di fare quello che voglio. E siccome questa è casa mia,ora te ne vai immediatamente e questa volta per sempre.-.
-Tutto questo non riporterà indietro Andrew.-sussurra appena,ma l'ho sentito abbastanza bene da farmi infuriare veramente. Lascio cadere pesantemente l'ombrello a terra e gli tiro uno schiaffo,che ha racchiuso solo metà della mia rabbia.
Lui si porta una mano sulla guancia e mi guarda triste,dispiaciuto. Vaffanculo.
-Vai fuori di qui,SUBITO! SPARISCI PER SEMPRE!-tuono minacciosa,con gli occhi in fiamme.
Mi guarda e poi si dirige verso la porta. Lo seguo.
Gliela apro e lui fa per uscire,ma si volta a guardarmi un'ultima volta.-Ho sbagliato,lo so. Tutto quello che ho fatto è stato ingiusto e senza motivo. Ma una cosa giusta l'ho fatta,l'unica della mia vita,e siete voi,tu ed Andrew; anche sposare tua madre lo è stato,ma...-.
-Hai finito di blaterare cose senza senso? Se ci tenevi a noi,non riducevi uno straccio mamma oppure non facevi sparire mio fratello. Io ho ancora il livido sul collo della cintata che mi hai dato quando mi ero scordata di fare i compiti. Quindi adesso,finiscila di prendermi in giro ancora,vattene di qui e non tornare mai più.-ultimamente sto diventando piuttosto masochista,visto che quei ricordi avevo giurato a me stessa di cancellarli completamente dalla mia memoria.
Si avvicina a me,mi da uno schiaffo fortissimo sul viso,facendomi indietreggiare e mi stringe con forza un braccio.-Senti,stupida ragazzina,prova a ripetere quello che ho fatto e vedi cosa ti succede,chiaro?-mi domanda con voce tagliente.
Sento dei passi salire le scale,ma non ne sono sicura e quindi non ci faccio caso. Sarebbe inutile chiamare qualcuno,mi farebbe male prima di poter essere aiutata.-E per fortuna che tu eri il mio papà,quello che meritava rispetto. Mi fai solo schifo.-biascico acida,guadagnandomi un altro forte schiaffo. Perché non imparo a chiudere la bocca? Sempre a cacciarmi nei guai.
-Sei tu che mi rendi tutto difficile. Sempre con i tuoi atteggiamenti freddi e arroganti nei miei confronti. Ecco perché non ti sopporto per niente.-maledetto,ti diverti a farmi male eh?
-Vaffanculo,ti odio-riesco a dire soltanto,con le lacrime che sono prossime ad uscire. Questa volta mi arrivano due schiaffi su entrambe le guance,ma sento qualcosa cadere a terra e guardo oltre la spalla di mio padre.
Leo,grazie al cielo.
-Le levi immediatamente le mani di dosso.-lo sento sibilare a denti stretti,avvicinandosi a noi. Mio padre molla subito la presa e si allontana da noi,mentre Leo si mette al mio fianco.
-E questo chi sarebbe? Il tuo nuovo ragazzetto con il quale ti diverti a fare la troia?-mi chiede tranquillo.
Le lacrime mi rigano le guance e Leo lo nota,quindi mi stringe a sé,passandomi un braccio intorno alla vita.-No,stronzo. E' il mio ragazzo,fra noi c'è solo amore.-ribatto acida,con voce rotta.
-Se ne vada,ora.-ordina perentorio il mio salvatore.
-Io me ne vado,ma non finisce qui,Azzurra. Non finisce qui.-precisa,e detto questo,sparisce per le scale. Che ci cascasse.
-Vieni,entriamo.-riesco a dire. Mi stacco da lui e rientro,anche se prima di entrare lui va a raccogliere cosa gli è caduto e si chiude la porta alle spalle,mentre io mi dirigo in cucina.
Lui mi raggiunge,ma con le mani dietro la schiena.
Lo guardo curiosa ancora con le lacrime agli occhi e mi avvicino titubante.
Non ho la forza di parlare,ancora scossa dalle brutte emozioni di pochi secondi fa e dal dolore alle guance,ma prendo un lungo respiro e punto i miei occhi nei suoi.-Senti,scusa per la brutta scena che hai visto. Ti giuro,è stato tutto involontario. Stavo rientrando a casa e...e...e io me lo sono ritrovata in cucina che mi aspettava. Io...io non lo sapevo,mi ha scioccata e per fortuna che mia madre non c'era. Io...mi dispiace per quello che hai visto...-vengo interrotta dal suo indice che si posa sulle mie labbra per farmi stare zitta. Ha ragione,quando vado nel panico non capisco più niente e inizio a sparare una cavolata dopo l'altra.
Lui avvicina il suo volto al mio.-Ehi,tu non ti devi scusare ok? Per niente,anzi mi dispiace di essere arrivato tardi. Dovevo essere qui fin da subito,non avrei dovuto lasciarti sola per così tanto. Quello che è successo poco fa,ti giuro,che non accadrà mai più perché ci sarò io e ti proteggerò,sempre. Non ti lascerò più tanto sola,anche se dovessi non dormire per sempre. Se serve questo per tenerti al sicuro,lo farò. Farò qualsiasi cosa per te.-sentite,chi dopo queste parole non sorriderebbe o piangerebbe? Io infatti,sto facendo entrambe le cose: piango di gioia,ma sorridendo contenta perché ho trovato l'amore in un ragazzo che più coglione e dolce non ce ne è.
Faccio per abbracciarlo,ma mi blocca.-Ehm..scusa,ma doveva essere una sorpresa la mia visita. Invece no. Quindi ti avevo comprato una cosa.-e porta le mani davanti a me,dove tiene una rosa rossa incelofanata. Lo adoro.
Me la dà.-Ma è...è..bellissima.-balbetto ancora incredula. Può sembrare un regalo banale,ma per me non lo è. Nessuno me ne aveva mai regalata una,nessuno.
-Davvero?-.
-Certo! E' stupenda!-esclamo e la metto dentro un vaso pieno d'acqua,che sta al centro del tavolo.
-Oh,meno male! Ora,per favore,puoi girarti?-.
Annuisco confusa e mi giro come chiesto. Sento che mi scosta i capelli dal collo e mi mette una collana argentata,vista di sfuggita.
Mi volto verso di lui,incredula,guardo la collana e vedo che è una bellissima L d'argento,con attaccata una piccola e timida a,sotto le quali è attaccato un bellissimo infinito. E' una cosa a dir poco stupenda.
-Leo..-sussurro stupita più che mai da tale gesto. Tutto d'un tratto sembra che la sofferenza che mi ha creato un'altra volta mio padre poco fa siano sparite. E solo grazie a lui,il mio lui.
-Non ti piace vero? Ecco,lo sapevo che era un gesto troppo banale e scont..-lo interrompo, chiudendogli la bocca con le mie labbra.
Lo bacio con tutto il dolore e la gioia che in questo momento ho in corpo,come se non ci fosse più un domani. Lui risponde subito al bacio e mi cinge i fianchi,mentre io porto le mani tra i suoi capelli e mi godo la loro morbidezza. Completa. Mi sento completa alla massima potenza,come se pochi minuti fa non fosse successo nulla e io sia stata sempre attaccata alle sue morbide labbra.
Mi stacco da lui per riprendere fiato,ma non mi allontano,bensì rimango tra le sue braccia.-Questo gesto non è ne banale ne scontato. Tu non immagini nemmeno quanto mi rendi felice e come riesci a farmi stare bene,anche in un momento come questo.-gli confesso,accennando un piccolo e timido sorriso.
Si avventa nuovamente sulle mie labbra come se non ne avesse abbastanza e mi spinge ancora di più verso il suo corpo. Morirò per tachicardia un giorno,a causa sua però.
Ovviamente,nelle scene stupende ed indimenticabili ci deve essere sempre qualcosa o qualcuno che interrompe,infatti inizia a squillare il mio cellulare. Basta,concludo col dire che le interruzioni sono la nostra maledizione nei momenti più belli e magici.
Mi stacco completamente da lui e prendo il cellulare dalla tasca dei miei jeans:mia madre.
-La prossima brucio chiunque osi interrompere di nuovo.-borbotto scocciata,facendolo ridacchiare.
-Pronto?-dico angelica.
-Pronto tesoro? Tutto bene? Sei arrivata a casa? Ti è successo qualcosa?-mi chiede tutta trafelata.
-Sì,mamma tranquilla. Sto bene e sono arrivata a casa. Non è successo nulla.-ceto come no.
-Sei sicura?-mi chiede ancora. Ma è sorda o cosa?
-Sì,mamma,sì.-ribatto scocciata,alzando gli occhi al cielo e facendo così ridere bellamente il castano. Gli mimo un “ti uccido” con le labbra e torno a rivolger l'attenzione a quella pazza di mia madre.
-Oh,meno male! Senti,io torno stasera tardi,quindi non mi aspettare,ok?-lo sapevo già.
-Come sempre.-mi viene spontaneo sussurrare.
-Cosa?-.
-Eh? No,niente. Ho detto che va bene,cenerò da sola. Ciao.-.
-No,Az non hai capito? Torno domani mattina.-precisa. Ma è pazza?
-Ma se poco fa hai detto che tornavi stasera?-ribatto in preda all'esaurimento.
-Davvero l'ho detto?-confermo che è pazza.-Allora mi sono sbagliata,scusa. Ho il turno di notte e quindi tornerò quando tu starai a scuola.-.
-Capisco,va bene. Ciao.-dico fredda.
-Ciao tesoro.-e riattacca come se nulla fosse. Delle lacrime iniziano a scorrere lungo le mie guance,ma alla fine mi chiedo il perché. Cosa mi piango,se tanto sono due o tre anni che questa storia va avanti? Che tanto non posso farci nulla,altrimenti mia madre sarebbe disoccupata? Che faccio una tragedia per qualunque cosa?
Quindi è meglio che la smetto di piangere,tanto non risolvo granché,mi faccio solo più male.
-Tutto bene?-mi chiede Leo,facendomi ridestare dai miei pensieri.
-Scusa,è solo che mi dà fastidio che mia madre sia così assente. Ma tanto ormai è un bel po' che va avanti questa cosa,non mi ha mai fatto mancare nulla,quindi niente,non devo più piangere.-dico più a me stessa,distogliendo lo sguardo dai suoi occhi.
Inaspettatamente,Leo mi attira a sé e mi abbraccia,cercando in ogni modo di tenermi a stretto contatto con il suo corpo. Affondo la testa nel suo petto,ricambiando ovviamente l'abbraccio,e cercando di calmarmi.
-Sta tranquilla,va tutto bene. Non è colpa tua,non hai fatto niente,quindi non ti devi torturare così.-mi sussurra all'orecchio,facendo rabbrividire.-Va tutto bene,piccola.-adoro quando mi chiama così.
Dopo un po' mi calmo e riesco ad alzare lo sguardo per guardarlo in faccia,negli occhi.-Grazie.-sussurro rapita dalla sua bellezza mozzafiato. Cazzo,proprio ora?
-Di nulla.-mi sorride.
Mi stacco da lui e lo guardo ancora.-Senti,ti è fatto tardi,tu non devi andare?-dimmi di no.
-Sì,è vero si è fatto tardi,però non ho proprio voglia di lasciarti sola. Quindi,sempre se vuoi,potrei andare un attimo a casa e prendere dei vestiti,poi torno qua e passiamo la notte insieme,che te ne pare?-meravigliosamente meraviglioso.
-E' un'idea stupenda,si certo!-esclamo presa da un'euforia mai vista.
-Oh,mi fa piacere! Bene,vado e torno.-mi dà un bacio sulla guancia e esce dalla porta,richiudendola.

 

10 minuti dopo...
Il campanello suona.
E ora chi è?
Leo non può averci messo così poco.
Deve prendersi qualche vestito,mica l'intera casa,genio!
Giusto,santa coscienza!
Così,mi spedisco alla velocità della luce alla porta. La apro ed è lui.
-Salve signorina,sono Leonardo Belli,il suo nuovo fattorino di pizze figo,a sua completa disposizione.-mi dice,ridendo come un pazzo.
-Entra forza coglione.-lo incito allegramente.
Mi chiudo la porta alle spalle,mentre lui si spedisce in cucina con le pizze in mano.
-Ora ti posso finalmente uccidere.-urlo avvertendolo,prima di correre come una pazza in cucina.
Che la serata più bella della mia vita abbia inizio.

  
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