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Autore: Blue Sunshine    28/05/2013    7 recensioni
-Non volevo addormentarmi davvero. E invece sono riuscito anche a sognare- Disse, con una smorfia triste. Lei lo guardò, mordendosi il labbro inferiore.
Avrebbe voluto chiedergli per quale motivo gli tremassero le mani; perché Amy, sebbene lui le avesse nascoste, le aveva viste.
Avrebbe voluto chiedergli cosa avesse sognato di così brutto da oscurare i suoi occhi.
Avrebbe voluto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ho la necessità di un sorriso, di una carezza, di un abbraccio,di un bacio. Ho bisogno del calore di due braccia intorno al mio corpo,di sprofondare il viso in un petto, di intrecciare il mio sguardo a quello di qualcun altro. E soffro ... Soffro come Saffo, con il suo amore strisciante e viscerale e come Catullo, con la sua illusione. Soffro perché voglio te, e tu non ci sei. Soffro, perché avrei voluto che tu fossi le mie parole. 




 

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Il silenzio più eloquente: quello di due bocche che si baciano.
 Il coraggio di una persona, di urlare parole silenziose.



 

In love with the Silence

 

Amy strinse la presa sul manico della sua borsa, che le era sembrata tanto grande, forse anche troppo; solo in quel momento si accorse di quanto, in realtà, non lo fosse affatto. Guardò con tristezza quella piccola valigia che conteneva tutto ciò che le rimaneva dei suoi diciannove anni in quel luogo. Conteneva ciò che non era riuscita ad abbandonare e di cui,sapeva, avrebbe sentito la mancanza.
Si strinse le braccia al petto, facendo una smorfia di dolore. Si guardò intorno per la centesima volta, quasi sperando che qualcuno la trovasse e la fermasse, mentre la sua mano correva alla tasca del suo cappotto. Sfiorò appena il pezzo di carta che le avrebbe sconvolto la vita per sempre. Non si guardò più indietro, ma con il gelo delle lacrime sulle guance si allontanò da casa sua,dove tutti dormivano un sonno ristoratore, ignorando la sua fuga.
 

*

Tese il suo biglietto al controllore, che continuava a scrutarla con sguardo lascivo. Amy aveva l’impressione di essere radiografata da quei due occhietti grigi che luccicavano.
Ma forse era solo la sua immaginazione.
Forse,era troppo spaventata e ragionare concretamente le risultava difficile.
L’omone le restituì il biglietto e si allontanò, lasciandola sola a sospirare.
La giovane chiuse gli occhi, spostandosi dietro l’orecchio una ciocca di capelli color miele. Si rilassò contro la gelida pelle della poltrona su cui era seduta, torturandosi la manica del maglione che indossava. Intorno a lei, vigeva un timido e rilassante movimento. Le voci che percepiva,sembravano sussurrare.
Amy riaprì gli occhi, guardando fuori dal finestrino. Sembrava che tutto andasse a rallentatore, quasi come se il tempo volesse darle una possibilità in più per tornare sui suoi passi ; per tornare a calcare il suolo del familiare vialetto ghiaioso della sua abitazione o  per essere svegliata all’alba dal cinguettio degli uccelli e per indossare le sue scarpe preferite.
La neve scendeva silenziosamente dal cielo, imbiancando la stazione ferroviaria di Glasgow, la città che l’aveva vista crescere e che aveva imparato ad amare nelle sue miriadi di personalità che ospitava.
Osservò con attenzione una donna anziana sfregarsi le mani, cercando di riscaldarle. La sua pelliccia scura non poteva nulla contro il rigido inverno scozzese. Si guardava intorno con aria triste come se, Amy pensò, volesse trovarsi in qualsiasi altro posto che non fosse quella squallida stazione ferroviaria, dove un treno altrettanto squallido stava per partire, con destinazione New Castle.
La signora aveva un viso paffuto e indossava un buffo cappellino di lana rosso, che stonava con le orrende scarpe verdi che calzava ai piedi.
Amy non riuscì a trattenere un sorriso alla vista di quella stravagante vecchietta. Si sistemò meglio sulla poltrona, continuando ad osservarla pigramente.
La ragazza stava cercando di rilegare i cattivi pensieri in un angolo recondito della sua mente. Alcuni di questi pensieri, sperava quasi di smarrirli mentre essi viaggiavano, sotto il suo comando, verso una meta non precisa ma che fosse abbastanza lontana dalla sua debole sicurezza.
Fu distratta da un movimento brusco della signora con il cappello rosso che stava gesticolando, rivolgendosi a qualcuno che probabilmente Amy non riusciva ancora a scorgere.
Sul viso dell’anziana donna si presentarono vari stati d’animo, che la bionda riuscì a captare facilmente. Era molto brava in questo; le parole, per lei, erano inutili.
Poteva leggere ,in quegli occhi azzurri  contornati da profonde rughe, un senso di abbandono enorme, che fu in parte colmato quando strinse fra le braccia grassocce un ragazzo molto più alto di lei, dal fisico asciutto e che indossava anche lui quell’orrendo cappellino rosso.
Amy odiava il rosso.
Odiava il rosso perché era il colore del sangue, e il sangue fuoriusciva solo se ci si faceva del male.
Lo odiava perché rosso era il colore delle fragole, e lei era allergica a quel frutto.
Odiava il rosso, perché dietro esso si poteva nascondere la più terribile delle passioni, quella proibita e viscerale, che non si può far altro che consumare, imponendosi contro ogni muro, perché non sarebbe scomparsa mai.
Odiava il rosso, perché era il colore dell’amore.
Rosso era il cuore, la maglietta preferita della sua acida cugina, il rossetto che la madre metteva quando andavano ad una noiosissima cena di lavoro ed era il colore dell’auto che aveva investito suo fratello,uccidendolo quasi.
Se ci pensava bene, Amy aveva infinite motivazioni per odiare quel colore. E a guardare quegli orrendi cappelli, ne aggiunse un’altra.
I due si allontanarono, sparendo alla vista della ragazza, che si ritrovò a fissare il riflesso dei suoi occhi verdi sul vetro incrostato.
Lo spettro del suo sguardo vuoto e macabro la spaventò, quando apparve nitido sullo sfondo della candida neve.
Scuotendo la testa, si passò una mano sulla fronte cercando di arginare quelle tante e troppe emozioni che straripavano dal suo debole animo.
Ecco cos’era veramente.
Debole.
Non insicura, non felice o impulsiva. Debole. E impaurita.
Stava completamente in bilico su uno strapiombo,combattuta fra la morte che avrebbe comportato il buttarsi e la salvezza, che sarebbe giunta con un unico passo all’indietro.
Era talmente debole, che non aveva la forza di decidere. Per questo era scappata. Non aveva né fatto un passo indietro per salvarsi, né si era buttata per farla finita.
Aveva deciso di fuggire da tutto.
Amy sentì una stretta al cuore quando il treno fischiò. Con lo sguardo rincorse il posto che stava lasciando, sperando quasi di scorgere un viso familiare che le avrebbe fatto capire quanto fuggire fosse da pazzi.
I sorrisi mancati, le lacrime versate, le mute parole, il silenzio.
Stava fuggendo da un silenzio, e aveva la tremenda paura di trovarne un altro.
Il paesaggio fuori dal finestrino cominciò a sfilare lentamente davanti allo sguardo verde di Amy, che cercava di imprimersi nella mente ogni particolare di quel luogo.
Quando il treno acquisì velocità,  chiuse gli occhi.
Quando li riaprì, scorse una distesa di bianco che scorreva all’impazzata sotto il suo sguardo spalancato nell’oscurità.
Tutto ciò, la fece piangere.

 
Non avrebbe mai creduto di trovare il coraggio di reagire. Non avrebbe mai creduto che proprio lei riuscisse a prendere una decisione tale.
Aveva creduto che lasciare la sua precedete vita l’avrebbe aiutata ad andare avanti.
Ma quando aveva visto il paesaggio sfilare via alla velocità del treno, Amy aveva capito che avanti non ci sarebbe mai andata.
Aveva creduto che alla fine di quel tunnel ci fosse qualcosa di diverso da ciò che aveva caratterizzato la sua vita sin dalla sua nascita.
Ma quando calde lacrime solcarono il suo grazioso viso, leggermente pallido, la ragazza capì che non ci sarebbe stato nulla di diverso.
Ad ogni lacrima, Amy sentiva il cuore spezzarsi sotto quel tremendo destino e sotto quell’orrenda verità: nulla sarebbe mai stato diverso.
Il nero non sarebbe diventato bianco, l’ombra luce o il freddo caldo.
I brividi non sarebbero diventati spasmi di felicità,i sospiri urla di gioia o un cielo oscuro un destino felice.
Amy aveva sperato, ma mentre piangeva seduta su quel treno,aveva capito.
I silenzi non sarebbero mai divenuti parole.
E quella tremenda mancanza di rumore, la spaventava.
- Scusa, è libero questo posto?-  La ragazza trasalì, alzando il suo sguardo bagnato.
Davanti a lei, scorse un giovane.
Con un leggero tremolio alle mani, Amy scosse la testa mentre l’altro, con un dolce sorriso, si accomodò al suo fianco.
Fu investita da un piacevole profumo di acqua di colonia, mischiato all’aroma di shampoo al muschio bianco.
La bionda si riscosse, asciugandosi le lacrime, cercando di non rincorrere quello sguardo azzurrino.
Il ragazzo accanto a lei si tolse la giacca e la sciarpa, deponendoli all’interno del suo zaino.
Sistemò meglio quella che sembrava la custodia di una chitarra, prima di incrociare nuovamente lo sguardo di lei.
Amy arrossì vistosamente, maledicendosi mentalmente.
Ma lui non sembrava dispiaciuto o infastidito, semplicemente accennò appena un altro sorriso.
-Tutto bene?- Chiese con quella voce melodiosa e calda allo stesso momento. Amy si perse nei meandri di quell’azzurro così intenso, in quelle sfere di cielo che il giovane aveva all’interno degli occhi. Quel blu le feriva quasi la vista, per quanto quello sguardo le sembrasse rifulgere di vivacità. Questa volta lei annuì semplicemente, continuando ad osservare il ragazzo intento a passarsi una mano fra i capelli biondi con sfumature scure qua e là.
La pelle color avorio e levigata, che sembrava perfettamente liscia marcava quei due grandi occhi azzurri.
Era molto bello, pensò Amy.
Le labbra piene e rosee del giovane si aprirono in sorriso,e Amy spalancò le sue sfere verdi quando lo vide allungare una mano verso il suo viso.
Con un tocco leggiadro, come se non la stesse toccando veramente, fece scorrere la sua mano sulla guancia di lei, non tralasciando mai i suoi occhi. Per qualche istinto estraneo, Amy non si ritrasse ma ritrovò in quel semplice tocco nuova vitalità.
-Non mi piace vedere le ragazze piangere- Continuò lui, abbandonando le gote oramai arrossate della giovane.
Amy sentì il cuore battere all’impazzata, il fuoco nel punto preciso dove la sua mano l’aveva sfiorata e la sua mente completamente resettata e confusa.
Non ebbe il coraggio di fare nient’altro, se non sorridere di rimando a quel ragazzo così gentile.
-Comunque ... mi chiamo Niall. Piacere di conoscerti- Disse, allungandole la mano. Lei la strinse, mordendosi le labbra, per poi spostare lo sguardo con riluttanza.
Strinse a pugno la mano che aveva dato a Niall, cercando di reprimere l’istinto di scappare. Sperò quasi che lui non parlasse più, sebbene Amy necessitasse quasi del calore che quella voce era capace di trasmettere al suo animo inquieto.
Ma non fu così.
-Sai, fra i comuni mortali, quando una persona si presenta a un’altra persona, implica che quest’ultima faccia lo stesso ... – mormorò lui.
Amy lo guardò, arrossendo al tono giocoso con cui Niall aveva commentato la sua maleducazione.
La ragazza vide il giovane dagli occhi color cielo sussultare, quando nuove lacrime scesero lungo il suo viso.
I due ragazzi rimasero in silenzio, rincorrendo i propri sguardi, ascoltando il rumore del treno.
Differentemente dalla prima volta, Niall non asciugò le lacrime di Amy.
In qualche modo capì che quelle, fossero un indizio che lei le stava dando e sebbene cercasse di trovare anche nel suo sguardo una risposta, Niall non ci riuscì.
-Bene. Non importa- Il ragazzo si accoccolò alla poltrona, chiudendo gli occhi.
Anche Amy si sistemò, continuando a lacrimare silenziosamente.
Ogni tanto i suoi occhi correvano alla ricerca di Niall, che però non riapriva le proprie sfere azzurre che le trasmettevano pace e calore.
Senza rendersene conto la giovane si ritrovò a rimirare, attraverso le sue ciocche biondo sole, la mano abbandonata sul bracciolo di Niall. Era di un colorito chiaro, caratterizzata dalla tipica pelle color avorio. Aveva le unghie curate, e un grande graffio rosso su tutto il dorso. Ebbe l’istinto di prenderla fra le sue mani, sfiorandola e accarezzandola, per constatare se davvero fosse morbida come sembrava. Poi gli occhi verde acceso di Amy, si spostarono, continuando ad osservare il suo viso completamente rilassato. Il sonno aveva cancellato le piccole rughe di espressione che vi erano prima ai lati degli occhi. I capelli biondi, sparati in una cresta mezza accasciata, ricadevano in parte sulla sua fronte levigata. La sua bocca era appena socchiusa, lasciando andare il suo respiro cadenzato e tranquillo. Cominciò a studiare i nei che aveva sul collo, insieme alla vena scura che si intravedeva attraverso la sua pelle.
Non si accorse di aver smesso di respirare, quando sentì il bisogno di aria. Con fare riluttante, si girò ad osservare il paesaggio fuori, che si presentava come un turbinio di neve e sprazzi di verde. Si asciugò di nuovo gli occhi, stringendo i pugni.
Era partita da poco, eppure già le mancavano molte cose.
Il profumo di cornetti caldi la mattina, il suo lucidalabbra preferito, il sorriso della mamma, i suoi libri accatastati sulla scrivania.
Il ‘Signore degli Anelli’ aperto a metà sul suo comodino, sgualcito per le tante volte che lo aveva letto.
I suoi film di Harry Potter, allineanti ordinatamente accanto al piccolo televisore al plasma.
Le risate del fratello, i suoi abbracci, le sue smorfie, i suoi sguardi indagatori.
Fece un sospiro e tornò ad osservare Niall.
Niall ... Era un ragazzo bello. Le aveva parlato per pochi secondi, eppure le aveva sempre sorriso. E quel sorriso era entrato nella mente della ragazza, che continuava a vederselo davanti. Saltò dalla sedia, quando gli occhi di Niall si aprirono di scatto. Non si era accorta, immersa nei suoi pensieri, che il respiro del biondo era aumentato d’un tratto, e che la sua espressione si era corrucciata nel sonno.
Prima che lui chiudesse di nuovo gli occhi, passandoci una mano sopra, Amy riuscì a vedere il panico in quelle distese blu, e un ghiaccio che prima non c’era. Si spaventò a quell’improvviso cambiamento, e si rilassò solo quando lui riaprì le sue sfere azzurre, e lei poté constatare che fossero tornate normali.
Lui tirò indietro la testa, sospirando. Si accorse dello sguardo di Amy e le sorrise.
Di nuovo un sorriso,di nuovo un battito del cuore perso, di nuovo troppe emozioni e troppa confusione.
-Non volevo addormentarmi davvero. E invece sono riuscito anche a sognare- Disse, con una smorfia triste. Lei lo guardò, mordendosi il labbro inferiore.
Avrebbe voluto chiedergli per quale motivo gli tremassero le mani; perché Amy, sebbene lui le avesse nascoste, le aveva viste.
Avrebbe voluto chiedergli cosa avesse sognato di così brutto da oscurare i suoi occhi.
Avrebbe voluto.
Invece abbassò la testa, nascondendosi dietro i suoi capelli biondi.
- Credevo mi chiedessi cosa ho sognato ... Invece stai zitta. – Amy tornò a scrutare il viso del biondo, trovandoci un accenno di collera, che la spaventò.
Poi però Niall sorrise di nuovo, e tutto tornò al suo posto.
- Ho sognato mia madre – Disse soltanto, osservando il paesaggio che poteva scorgere dietro la figura della ragazza, completamente rivolta verso di lui.
I suoi occhi blu luccicarono appena, e le sue iridi celestiali tremarono al ricordo, probabilmente, di un frammento di memoria. Un frammento che era più una scheggia.
Perché lo stava ferendo, e lei lo sapeva.
Senza rendersene conto, Amy si trovò ad accarezzare la mano di Niall.
La sua mano.
Niall alzò lo sguardo, sorpreso. Allora lei smise all’istante, spaventata.
-No ... Fallo di nuovo – Sussurrò lui, avvicinandosi pericolosamente.
La ragazza si era interrogata sin da subito, chiedendosi con quale aggettivo potesse essere descritto un angelo come lui.
Perfetto. Niall era perfetto.
Accennando un sorriso, riprese a sfiorare il dorso della sua mano, completandosi ad ogni tocco, soffermandosi sulla sua morbidezza, sul calore che le trasmetteva, sul fatto che non avrebbe più voluto smettere.
Poi Niall scivolò dolcemente via dal suo tocco, per imprigionare la piccola mano di Amy nella sua. Rimasero a contemplare quelle mani unite, in silenzio.
Perché?
Perché sembravano essere perfette, insieme? Perché sembrava che il cuore di Amy andasse allo stesso ritmo del respiro di Niall? Perché le sue parole, erano quelle che lei cercava? Perché?
Osservandolo, Amy notò quanto fosse serio in quel momento.
-Mi dirai il tuo nome, ora?- Chiese lui, con cautela.
Una fitta al cuore squarciò Amy, che si aggrappò ancora di più a quella grande e forte mano che stava racchiudendo e proteggendo la sua.
Schiuse le labbra, e Niall notò il loro tremolio. Poi scosse semplicemente la testa.
Il ragazzo perse un pezzo di cuore. Osservò di nuovo quella ragazza, così strana, così debole, così sola. Aveva creduto che volesse essere salvata e , per un secondo, aveva creduto che potesse essere lui a poterlo fare. Ma quella ragazza aveva una barriera, e lui non voleva scalarla.
Aveva scalato troppi muri, per poi cadere a terra senza nessuno che lo aiutasse. Perciò,sebbene effettivamente ora avesse una mano che stringeva la sua, Niall non voleva sormontare il muro di Amy. Così lasciò andare la presa, passandosi una mano fra i capelli biondi.

Vai via Niall, vai via prima che sia troppo tardi.

Troppo tardi per dimenticare quegli occhi spaesati, quel sorriso vuoto, quella mano che sembrava essere perfetta per la sua.
Doveva andarsene, prima che quella confusione che nasceva ad ogni sua occhiata, ad ogni suo movimento, lo imprigionasse completamente. Tutto quello era assurdo. Doveva solo trovare la forza di alzarsi, e fuggire.
Ma lei lo bloccò. Lei.
Amy strinse il polso magro di Niall, scuotendo la testa.

Ti prego, non andartene ...

Lui si risistemò al suo posto.
Studiò le nuove lacrime di Amy, che scendevano lungo le sue gote.
Lentamente la giovane scivolò , senza guardarlo, al suo petto.
Lui rimase per un momento che sembrò infinito, immobile e sorpreso ,sotto la delicata stretta della ragazza, che chiuse gli occhi, e sussultò, quando le possenti braccia di Niall circondarono il suo corpo.
Amy maledisse se stessa,Niall, quel battito del cuore accelerato, la consapevolezza di qualcosa di troppo grande.
Maledisse la perfezione con cui i loro corpi erano intrecciati e compatibili.
Maledisse il fatto di averli intrecciati lei stessa.
Niall le accarezzò la testa, mentre lei premette l’orecchio per ascoltare il suo cuore.
Batteva forte, troppo forte.
- Resto ... Sono qui- Sussurrò, e Amy si illuse che potesse essere vero. Per questo si addormentò, cullata dal suo dolce profumo.

 
Aprì gli occhi lentamente, colpita da un buio ancora troppo oscuro. Si mise una mano sulla fronte, mentre un tocco delicato le spostava dal viso delle ciocche color miele. Si alzò, e incontrò il blu degli occhi di Niall, luccicanti anche nella notte.
-Ti sei svegliata ... – Disse semplicemente, sorridendo.
Amy nascose il viso fra le mani.
Perché lei aveva bisogno di carezze e lui, a modo suo, gliele aveva donate.
Perché era partita per cercare,e lo aveva trovato.
-Cosa c’è?-

C’è ce ti ho trovato. E non avrei dovuto.

Perché Amy ora comprendeva perché i genitori l’avevano costretta a stare sempre nel cerchio familiare, non stimolandola in nulla, semplicemente proteggendola.
Ora sapeva che i suoi avevano lavorato per proteggerla da persone come Niall.

Non posso ...

I due sentirono a malapena il rumore intorno a loro, il vociare concitato di persone ancora assonnate che recuperavano le proprie cose, sbadigliando, stropicciandosi gli occhi, sbattendo le palpebre ripetutamente.
Le avevano sempre insegnato a vivere sola, perché lei era diversa. La sua diversità ,però, era un dono non un onere.  Un dono che nessuno si meritava, perché lei era troppo.
Ma la ragazza si rese conto, che era esattamente il contrario.
Era il mondo ad essere troppo per lei, perché non era in grado di urlare, di parlare, di ridere.
Lei stava in silenzio.
- Quando dormi sei bellissima ... – Le parole di Niall la fecero tornare alla realtà. Le stava stringendo una mano, guardandola con quei zaffiri luccicanti.
- Sei bellissima quando sorridi ... – E lei lo fece.
-Sei bellissima quando sospiri ... –
- Sei bellissima quando piangi ... –
-Sei bellissima quando stai in silenzio ... –
Le spostò una ciocca di capelli dal viso, e si avvicinò al suo orecchio.
-Lascia che ti dica che sei bellissima anche quando mi parli ... Dimmi che senti anche tu tutto questo- Detto ciò, prese la mano di Amy e se la sistemò sul petto, all’altezza del cuore.
Come poche ore prima, batteva forte.
-Batte per te ... – Disse semplicemente.
E lei lo sapeva. Lo aveva saputo da subito, ma non poteva dirlo.
Sapeva che era lui ciò che cercava, era lui che non l’avrebbe lasciata andare, se solo lei glielo avesse chiesto, se solo lei lo avesse trattenuto.
Ma non avrebbe potuto.
Fu così che scosse di nuovo la testa, serrando le labbra.
La gola era secca, il cuore a pezzi, l’anima a brandelli.
Ma lei non poteva parlare ...
Niall lasciò scivolare via la sua mano, e Amy sentì un freddo glaciale calcarle le membra. Il vecchio freddo, l’amico freddo, il gelo di ciò che aveva sempre fuggito, la paura di un sorriso mancato.
Il treno si fermò, a rallentatore. Lei rimase ferma, fra il caos di persone che si accalcava alle uscite. E lei non riusciva a muoversi. Se solo fosse stato possibile, avrebbe fermato il tempo, avrebbe fermato il freddo, avrebbe fermato lui.
Ma questo si stava alzando, indossando la giacca e la sciarpa, sistemandosi sulla spalla la sua chitarra. E non poteva fermarlo ...
- Conosci la leggenda giapponese del filo rosso? Sostiene che ognuno di noi, prima della nascita, tenesse il mignolo legato ad un filo rosso, che all’altra estremità teneva legata un’altra persona. L’altra faccia della moneta, la parte che completa il tutto, l’anima gemella. E non importa la distanza, il tempo, gli ostacoli ... Questi due individui sono destinati a ritrovarsi. E sì ... Quando ho incontrato il tuo sguardo, ci ho creduto. Ho creduto che fossi tu l’altra parte del mio filo rosso. E ti avrei protetta ... Ti avrei amata- Sussurrò, senza degnarla di uno sguardo.
Un filo rosso ... Rosso.
Si girò un momento, mostrandole per l’ultima volta quegli occhi blu oceano. Occhi che non avrebbe mai dimenticato.
-Addio ... – Disse soltanto prima di indossare il cappello che teneva in mano, e lasciare il treno.
Lasciando Amy a occhi sgranati.
Quel cappellino apparteneva a quella stravagante vecchietta che aveva osservato a Glasgow. A lei, e al ragazzo che l’aveva abbracciata.
Niall ...
E finalmente Amy capì. Capì che il suo filo rosso era veramente lui. E capì che sì, in fondo, il rosso non era così male come colore. Perché Niall sarebbe stata la sua nuova vita, ma avrebbe fatto parte di ciò che era stata.
Perché anche lei aveva creduto e aveva saputo sin da subito che si erano trovati.
Non era coraggiosa, ma per lui lo sarebbe stata. Corse così fuori dal treno, lasciando lì tutte le sue cose. Una volta fuori, fu colpita dal freddo glaciale di New Castle.
Volti del tutto sconosciuti, odori nuovi, e lei cercava qualcuno di suo, cercava un berretto rosso che lei aveva odiato da subito. Cercava Niall, il suo Niall. E vide la sua figura stagliarsi all’orizzonte, con lo sfondo del cielo che si stava colorando di un tenue rosa chiaro, mentre un timido sole cercava di fare la sua entrata. Sorrise, pianse, volle urlare.
Cominciò a correre, chiamandolo nella sua mente. Pregandolo di fermarsi, urlando il suo nome nei meandri del suo cervello.
E fu con stupore che lo vide girarsi, come se l’avesse sentita. Strabuzzò gli occhi alla vista di Amy che correva nella sua direzione, piangendo e sorridendo allo stesso momento. Ebbe appena il tempo di aprire le braccia, che lei lo strinse in una morsa forte, inondandogli il petto di lacrime.
Amy temeva che l’avrebbe respinta, l’avrebbe gettata a terra, avrebbe calpestato il suo cuore come aveva fatto lei.
Ma Niall semplicemente la strinse a sé, non chiedendo nulla.
Perché non importava che lei non avesse parlato, non gli avesse detto nulla.
Lui aveva capito ugualmente. Lui l’aveva sentita.
Quando lei si sciolse dall’abbraccio, prima di perdersi di nuovo nel blu del giovane, raccolse un foglio sgualcito dal terreno, mostrandoglielo. Prese la penna che Niall teneva nel fodero della chitarra e cominciò a scrivere.
Quando glielo porse, le lacrime scendevano dai suoi occhi. Prima che Niall leggesse, però, le diede un dolce bacio sulla guancia.

Io non sono come te, Niall. Sono fuggita dalla mia vita silenziosa, in cerca di parole che qualcuno potesse dire al posto mio. Perché io sono muta, e la mancanza di parole è una diversità che uccide. Avrei voluto urlarti quanto anche io abbia sentito il cuore tremare ai tuoi occhi, vorrei dirti quanto sei bello, cullarti, sussurrando il tuo nome. Ma non posso ... Ma tu mi hai sentita ugualmente Niall, lo so. Perché ti ho sentito anche io ...

Niall lasciò cadere il foglio a terra, osservandola sorridere fra le lacrime. Amy si chinò, recuperandolo, e scrivendo ancora freneticamente, tirando su con il naso.

Amy. Il mio nome è Amy.

Lesse frettolosamente, prima di strapparle il foglio dalle mani, prendendola fra le braccia. Perché sebbene lei non potesse parlare, lui l’aveva sentita. E l’avrebbe sempre fatto, imparando ad ascoltare i suoi silenzi. L’alzò da terra, facendola scoppiare in una risata silenziosa. Affondò il viso alla spalla di lei, solleticato dai suoi capelli biondi.
Prima di posare le labbra su quelle di Amy, Niall studiò quegli occhi verdi e perforanti. Le loro bocche si rincorsero per brevi secondi, prima di trovarsi.
Ed entrambi compresero di essersi completati, di essere giunti al percorso che il destino aveva tracciato per entrambi. Il filo rosso non era stato spezzato, ma lo avevano raggomitolato, anno dopo anno, per ritrovarsi lì, in quella città sconosciuta per entrambi, ad amarsi di quell’amore nuovo, ma pur sempre antico e insito in loro stessi.
Quando i loro respiri si persero l’uno nell’altro, si staccarono appena. Niall poggiò la fronte su quella di Amy, stringendo i suoi magri fianchi in una dolce morsa.
La baciò ancora, e poi ancora, prima di trovare il coraggio di parlare.
- Lascia che sia io le tue parole, Amy ... –
E lei disse sì, e lui la sentì.
E il sole, dietro di loro, sorrideva per il rumoreggiare di entrambi quei corpi.
 
 
 
Niall e Amy non dovettero imparare nulla di nuovo per comunicare.
Per loro le parole erano solo mezzi futili.
Perché i loro silenzi mancavano di odio, ed erano impregnati di amore.
Perché Niall, nel silenzio del suo cuore, sentiva la voce di Amy.
E la amava ...
Così.
 
 
Eccoci con una terza OS.
E’ molto che si trova salvata nel mio computer, mezza pronta e mezza no. Avevo avuto l’idea di eliminarla,ma poi ho trovato le parole per continuarla. Non è stato facile, proprio perché da tradurre in parole, vi erano silenzi.
I silenzi di Amy e quelli di Niall.
Questi due personaggi sono importantissimi per me, perché legati da qualcosa che va oltre tutto. Spero lasciate una vostra opinione. A presto, baci.
 









 

  
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