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Autore: alexii_D    29/05/2013    8 recensioni
Jaz ha un dono. Jaz cambierà qualcosa.
Jaz smuoverà dei sentimenti racchiusi troppo in fondo al cuore.
Lei è speciale, e lo sa. Lei cercherà di fare qualsiasi cosa, pur di cambiare il suo destino già segnato.
Genere: Angst, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Remember This.

 

Nascere il 14 settembre 1900 è una cosa molto particolare, soprattutto se nel 2013 si è ancora vivi e si dimostrano 20 anni. Perché questa sono io, Jasmine Owns, una ragazza di 113 anni con un passato alquanto particolare.
“Jaz, per favore, vieni giù? Avrei bisogno di un favore” interruppe i miei pensieri la mia migliore amica, Katy, con una voce alquanto squillante, dal piano inferiore della casa che condividevamo.
“Certo, ma un momento. Cosa ti serve?” domandai, non avendo molta voglia di alzarmi dal mio comodissimo letto mentre facevo le mie riflessioni mentali.
“Se ti ho chiesto di venire giù, ci sarà un motivo no?” chiese a sua volta, di nuovo, tanto per darmi fastidio. Sapevo quanto odiavo quando le persone facevano tante domande a loro volta senza dare mai una vera risposta a tutte le domande.
“Arrivo” conclusi tirando un sospiro e abbandonando quel magnifico letto a due piazze che mi ritrovavo a casa.
Scesi velocemente la rampa che divideva il piano superiore da quello inferiore e mi lanciai in cucina, da dove proveniva la voce squillante e forte della mia migliore amica. Era difficile non volerle bene, era un cucciolo che aveva bisogno di qualcuno, a cui donava tutta se stessa. Lei aveva rischiato con me, dandomi tutto il suo cuore, e io avevo rischiato con lei, dicendo tutto della mia vita precedente. Mi venne in mente il nostro primissimo incontro, in una discoteca.
 
Ero andata in discoteca per passare la serata e bere, fino a che non notai una figura che spiccava fra le altre. Era con alcuni amici che avevano l’aria da drogati, persone che dal principio a me non erano andate a genio. Quella sera anche io avevo bevuto, ma per me l’alcool non era un problema, ne reggevo a tonnellate, perché il mio corpo non era un vero e proprio corpo, quindi l’alcool non lo riduceva in pappa, cosa che invece faceva con le altre persone. Katy questo lo sapeva bene, ma a quanto mi era parso che non gliene fregasse nulla del suo esile corpo. Era talmente ubriaca da non reggersi neanche in piedi, tanto che mi venne addosso svariate volte, fino a che non decisi di prenderla e portarla a casa mia, per controllarla. Mi aveva urlato dietro tutto durante tutto il tragitto dalla discoteca a casa mia , dicendo frasi sconnesse che non avevano alcun senso, se non per una persona ubriaca. Appena entrate in casa mia la distesi sul divano, cercando un po’ di aiuto nei suoi occhi, che non arrivò. Gli preparai velocemente il the e la lasciai dormire tranquilla.
 
Il nostro primo incontro era stato abbastanza movimentato, ma forse proprio per questo incontro diverso dal solito avevamo legato molto. Mi era grata per aver aiutato una persona che non avevo neanche mai visto, e io gli ero grata per altri motivi, che sarebbero stati risolti quasi del tutto un mesetto dopo il nostro incontro. Il racconto invece del mio passato fu molto movimentato, non ero sicura che Katy sarebbe riuscita a comprendere quello che io ero, un essere sovrannaturale perfettamente integrato nella nuova società, ogni volta che cambiava.
 
Era un comune giorno d’estate come altri, conoscevo Katy da sei mesi, e da quattro mi aveva raccontato della sua vita. Mi aveva detto tutto di lei, della sua vita non facile, di tutti i problemi avuti e anche della sua fuga dalla sua vita, in un piccolo paesino dell’America. Era venuta a vivere a Manchester grazie a dei soldi che gli aveva dato sua nonna, l’unica che capiva realmente come la giovane nipote di appena 16 anni si sentisse. La guardai dritta negli occhi, decisa a raccontarle tutta la mia vita e la mia storia. Quegli occhi color nocciola che tanto amavo, ora mi stavano guardando con curiosità. I suoi occhi facevano contrasto con i miei verdi, di un verde misto azzurro, il colore del mare quando il sole tramonta, occhi verdi con sfumature azzurre, occhi che neanche la mia migliore amica era riuscita a decifrare. Iniziai a parlare, muovendo le mani per calmarmi, senza guardarla mai negli occhi, per tutta la durata del racconto.
“Allora, io sono una persona, speciale. Ma molto, quelle persone sono destinate a non trovare mai la felicità, a vagare in giro per il mondo per nascondersi, per non far sospettare nulla. Per evitare che le persone muoiano a causa loro, soprattutto. Perché io sono in grado di fare questo, di uccidere le persone, solo se queste percepiscono che io provi qualcosa per loro. Gli umani sono fragili, troppo fragili per reggere tutto l’amore che possiamo dargli, così, quando sentono anche un minimo di amore rivolto a loro, hanno una lunga agonia, che li porterà alla morte molto velocemente. Ovviamente, ti prego – le presi una mano e la guardai negli occhi, cosa che non avevo fatto fino a quel momento – questo fatto avviene solo per le persone del sesso opposto, non avverrà con te, a meno che tu non sia trans” cercai di sdrammatizzare, provocando solamente una leggera risata nervosa da parte di Katy
“Ti prego, guardami e dimmi qualcosa” la supplicai, cercando di trovare i suoi occhi in quella circostanza quasi impossibile.
“Jaz, aspetta. Vado su, ti prego, lasciami” disse con la voce che le tremava.
“Va bene” e con queste parole ebbi paura di aver perso la mia migliore amica, la persona a cui tenevo di più al mondo, in quel momento.
 
Ma per fortuna questo non accadde, il giorno dopo mi parlò, mi disse che mi aveva capita e che per questo mi avrebbe voluto più bene di prima. Sorrisi, me lo ricordo il sorriso che feci, uno di quelli più veri che avevo mai fatto nella mia vita. L’avevo abbracciata, avevo pianto e sorriso insieme, senza un motivo preciso, poi avevamo continuato normalmente, lasciando che quella parte della mia vita rimanesse un segreto.
“Jaz, Jaaz, Jaaaz cazzo ci sei?” chiese Katy scuotendomi il braccio come una dannata e allungando ogni volta il mio soprannome di una lettera.
“Porca troia, si, ci sono, cosa volevi?” domandai uscendo dal mio stato di trans inerente ai ricordi.
“Ti ricordi? X Factor…non ti dice nulla?” sospirò, arrendendosi al fatto che non me ne ricordavo.
“Cazzo si! Non è la settimana prossima?” risposi, cercando di ricordarmi quello che Katy mi aveva detto un mesetto prima.
“Si, è martedì prossimo. Vero che prenderai ferie e ci sarai?” domandò mentre si arrendeva al fatto che mi era uscito di mente.
“Si Katy, te lo avevo promesso, ci sarò” le sorrisi.
“Bene. Comunque complimenti per la tua finezza tesoro” disse ridendo, trasportandomi in una risata leggera, senza pesantezza, senza nessun sconforto dietro di essa, solamente una leggera risata che mi faceva stare bene.
“Lo sai, la mia finezza ogni tanto va a farsi fottere” risposi fra le risate, calcando la voce appositamente sulla parola ‘fottere’, che sapevo per esperienza la detestasse.
“Stronza, vaffanculo” si espresse così a posta, per poi lanciarmi un cuscino trovato per caso su una sedia, dritto sulla faccia.
Iniziammo una lotta con i cuscini che durò mezz’ora circa, dove ad un certo punto dovetti fermarmi per i crampi allo stomaco. Ecco un motivo per cui volevo un bene dell’anima a quella ragazza.
“Comunque, dai, facciamo le serie, che canzone dovrei scegliere?” domandò alla fine, tornando seria e seduta di fronte a quattro testi diversi di canzoni che sapeva alla perfezione.
Ero stata io a convincerla a provare X Factor, perché l’avevo sentita canticchiare qualcosa in bagno per sbaglio, costringendola poi a farla cantare per bene in salotto, con la melodia come accompagnamento. Aveva una voce limpida e pulita, arrivava come nulla alle note alte e alle note basse con un po’ di lavoro. Quindi la sua estensione era davvero molto buona, glielo avevo sempre detto, anche se lei stentava ancora a crederci. Aveva deciso di uscire dagli schemi, cosa che a dir la verità aveva sempre fatto il tutto, portando una canzone nuovissima, appena uscita, dell’album di Demi Lovato, DEMI, considerata da lei come idola. Anche se non ero sicura del fatto che sapeva che fra la giuria quest’anno ci sarebbe stata anche Demi.
“Allora, decidi, Neon Lights o If I Were a Boy?” mi chiese ancora, estenuandomi. Era da una settimana che mi faceva la stessa domanda, e io continuavo a dirle che era lei che doveva decidere.
“Vuoi uscire dagli schemi?” gli domandai questa volta.
“Certo, lo sai che l’ho sempre fatto” mi sorrise, come faceva poche volte, fiera di questa sua capacità di fregarsene di tutto e fare di testa sua.
“Neon Lights” affermai convinta questa volta.
“Va bene, allora fammela provare che mi fa un po’ più paura” disse prendendo il foglio con la canzone in mano e iniziando a camminare per la sala cantando.
“Io vado un momento fuori, torno presto così ti lascio in pace” salutai con un cenno della mano Katy e mi diressi verso la porta.
“Like Neon Lights” urlò chiudendomi la porta in faccia e facendomi ridere, era fantastica quella ragazza.
Mi incamminai verso il parco lì vicino, tanto per rilassarmi e prendere un po’ d’aria. Era giugno, appena finita la scuola per Katy, dato che io non la frequentavo. Addosso avevo un paio di collant nere quasi trasparenti, un paio di pantaloncini rosso fuoco e una canottiera semplice bianca, in tinta con le supra bianche. Avevo sempre amato il mio stile, l’adattarmi ad ogni epoca e cambiare stile, vestiti, senza seguire un vero schema della moda, mi vestivo come mi sentivo, senza seguire nessuno. Le supra poi, quelle scarpe facevano parte della mia vita, avevo imparato ad amarle, ad apprezzarle e a starci comoda.
Ero talmente rilassata sulla panchina che quasi non sentii un urlo in lontananza, che però non mi fece scattare nulla nel mio povero cervello. Subito dopo un bambino si quasi lanciò sulla panchina credendo fosse vuota dandomi un colpo per la velocità con cui era arrivato e buttandomi letteralmente per terra.
“O Mio Dio” disse una voce maschile, che non associai al bambino, era una voce da ragazzo, leggera, sottile, fine e dolcissima.
“Sto bene, chiunque tu sia” risposi prima ancora che mi facesse la solita domanda “Stai bene?” in modo da precederlo e liberarmi di lui il prima possibile. Non lo avevo ancora guardato in faccia, non avevo neanche idea di chi fosse. Mi alzai da terra tenendomi una mano sul sedere e provocando una risata sottile da parte del ragazzo.
“Cos’hai da rider…” lasciai la frase in sospeso, subito dopo averlo visto in viso. E un turbine di ricordi mi affollarono la mente.
 
Anno 1914. Titanic. La nave indistruttibile.
Grazie alle mie conoscenze ero riuscita a trovarmi un biglietto di prima classe per l’America, il mio sogno da quando ero piccola. Era una sera tranquilla, avevo appena finito di cenare e stavo passeggiando sul ponte quando un ragazzo mi corse incontro, forse troppo sfacciatamente per quel periodo, e mi salutò. Anzi, si presentò.
“Louis Tomlinson, piacere” disse con sicurezza, allungando una mano che strinsi con eleganza e forza dall’interno dei miei guanti di seta bianchi. Me li aveva regalati mia nonna, sapendo che avrei preso il Titanic, insieme a un vestito bellissimo blu, lungo con una leggera scollatura davanti e sulla schiena con una semplice spallina. Sopra a questa inoltre era adagiato uno scialle, nero semplice, in tinta con le scarpe che indossavo.
“Non mi ricordavo di volerla vedere” risposi scettica, non amavo fare conoscenze, soprattutto se queste comportavano uomini.
“Ah, lo so signorina, ma volevo conoscerla, è da quando ci siamo imbarcati che la seguo” mi disse con una punta di malizia dipinta sul volto.
“Mi sta dicendo che mi segue da tutto questo tempo? Cosa vuole da me?” domandai allontanandomi, non che mi dispiacesse quello che sapevo stava per fare, ma dovevo risultare così, tutte le donne lo erano.
“Sicura che non lo sappia già? Lo vedo nei suoi occhi, lei sa cosa voglio” rispose prendendomi una mano e lasciandosi trasportare in una risata provocata da chissà quale assurdo pensiero. Il punto è che quel giorno mi lasciai trascinare, dritta nella sua stanza della prima classe, nel suo letto.
 
Appena il ricordo vivido si sciolse nei meandri della mia mente, scossi leggermente la testa e lasciai che la mano tesa del ragazzo mi aiutasse ad alzarmi del tutto. Incrociai quello sguardo che non era cambiato, il taglio di capelli più corti con un ciuffo davanti, il fisico che era più scolpito, il colore degli occhi, sempre azzurri come il mare, che poi diventano come il ghiaccio o più scuri in base al sentimento e al tempo, avevo imparato a riconoscerlo.
Jaz, ci sei? Ma non ti viene in mente nulla?
Ovviamente la mia coscienza parla. Perché sono messa così male? Ma aspetta, 1914, Titanic, 2013, cazzo, questo qui non può aver vissuto più di un secolo! A meno che…no, non può essere.
“Tutto bene? Comunque, Louis Tomlinson, piacere” disse accennando un sorriso che lasciava intravedere i denti perfettamente bianchi, con la stessa identica espressione che mi aveva rivolto quasi un secolo prima.
“Tu, sei Louis?” domandai, tanto per esserne sicura. Non poteva essere che lui, l’altra creatura con il mio stesso dono, vivesse nella mia stessa città, non poteva succedere. La nonna mi aveva raccontato bene la leggenda, io e lui non potevamo incontrarci, eravamo destinati così. Ma poi aveva anche detto che io ero speciale. Che intendesse questo? Non lo so.
“Ehi, ci sei?” chiese scuotendo la mano davanti al mio viso.
“Si si, ci sono” risposi guardando di nuovo quegli occhi azzurri che non lasciavano scampo a nessuno, che ti prendevano e ti intrappolavano nello sguardo.
“Scusa, devo andare” dissi scuotendo di nuovo la testa, tornando nel mondo reale. Lo salutai con un cenno della mano prima che mi potesse dire qualunque cosa, anche la più stupida. Mi aveva già fatto pensare molto quel ragazzo, forse troppo. Ora dovevo soltanto scoprire cosa aveva in mente, perché si trovava a Manchester e cosa voleva da me. Anche se dubito si ricordi di me. Dal Titanic avevo cambiato varie cose, soprattutto nel mio aspetto esteriore. I capelli erano tinti di un rosso abbastanza acceso senza sembrare volgare, gli occhi verdi si confondevano spesso con un normale azzurro da un paio di anni, soprattutto alla luce del sole ed ero dimagrita molto. Chissà, forse qualche ricordo c’è l’aveva anche lui di me.
 
Senza rendermene conto ero entrata in casa mia e salita su per le scale. Mi buttai sul letto senza neanche salutare Katy al piano inferiore, ma avevo bisogno di sistemare i miei pensieri una volta per tutte. Non riuscii proprio nel mio intendo, cadendo in un sonno profondo, pieno di ricordi sconnessi.
 
Leslie. Kyle. Sophie. Louis. Amore. Titanic. Affondamento. Vita.
Ricordi sconnessi, tutti con uno stesso fine. Tutti che collegati, formeranno molti indizi.



Jaz, con le sembianze di Ariana Grande         Louis, con le sembianze di Louis Tomlinson ahah


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Spazio Autrice:
Ehi, per chi mi conosce, sa che questo non è il mio normale saluto. Ma voglio fare la seria, per una volta nella mia vita. In pratica, voglio raccontarvi cosa mi è successo per fare tutto questo casino.
La storia di prima era carina, ma non mi convinceva del tutto. Avevo una scrittura diversa e non mi andava molto a genio. Per questo motivo mi è venuta questa brillante idea. Ma perchè non la ripubblichiamo, in modo che la storia sia più leggibile e scorribile, e così piacerà anche a me?
Infatti così è stato. Mi piace molto di più. Ora però devo sapere cosa ne pensate voi. Nuovi lettori e vecchi, che hanno deciso di seguire la storia anche nella ripubblicazione.
Allora, in questo capitolo, alla fine, non succede nulla, si capisce un po' la vita di Jaz e il suo incontro passato con Louis. Ma ovviamente, io amo la suspance, quindi eccomi qui con un po' di suspance. La trama è leggermente cambiata, altrimenti finivo di nuovo nel buco nero in cui mi ero ficcata e dal quale non riuscivo più ad uscire.
Ora non mi resta che dire, o chiedervi, umilmente, di recensire, perchè voglio sapere qualsiasi parere vi passi per la testa, accetto anche se mi dicete che la storia vi fa cagare a patto di avere una spiegazione del motivo.
Se trovate errori segnalatemeli subito, provvederò a correggerli subito.
Ecco, ora, dopo questo monologo quasi più lungo della storia, vi auguro di scrivere una recesione ahah no dai, a parte gli scherzi, mi farebbe molto piacere una recensione.
Adesso in questo ultimo periodo ho n po' di casino con danza, e ho il saggio il 18 giugno. Spero di pubblicare subito dopo.
Ringrazio @hjsdjmples per lo splendido banner qui sopra presente.
A presto insomma.

Alessia.

-Twitter; @littlesmuffins
-Facebook; Alessia Drioli
-Ask; heartattackA

  
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