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Autore: LysL    29/05/2013    7 recensioni
La mia prima fanfiction su Hunger Games: una One-shot senza pretese.
Sorrido perché lui sorride per me, ogni giorno.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Night

 

Il sole è basso all’orizzonte, lo vedo dalla finestra spalancata della mia camera da letto. Sono in questa camera da stamattina e sono sempre rimasta distesa sul materasso, Sae mi ha portato pranzo e cena.

La mia pancia borbotta, dato che ho toccato si e no un quarto del cibo che mi è stato preparato, ma non avverto il bisogno di mangiare. La mia non è una fame fisica, è una fame psicologica.

Ho bisogno di contatti umani, di pelle, di capelli, di parole, di profumi. Non mi aiuta andare a caccia. Forse ritrovo me stessa per qualche ora, ma poi ritorna tutto come prima. I paracaduti argentati, esplosioni, fuoco… Prim. La mia dolce Primrose, la mia sorellina, che prende fuoco come un tizzone insieme a me, Katniss Everdeen, la ragazza in fiamme.

E fu solo fuoco.

Tanto fuoco, troppo calore. Un calore doloroso e che consumava la mia pelle e il mio corpo.

Osservo di nuovo il sole, ormai totalmente scomparso dietro l’orizzonte. La sua luce liquida batte sul mio viso e mi colora gli occhi. I miei anonimi occhi grigi. Occhi da Giacimento.

Asciugo le lacrime che sono iniziate ad apparire appese alle mie ciglia per la prolungata osservazione del sole e per il rimestare improvviso dei miei ricordi.

Quando sto per distendermi di nuovo di modo da addormentarmi, il campanello suona.

E suona anche la spia nel mio cervello.

Peeta. Questa parola lampeggia a chiare lettere davanti ai miei occhi arrossati.

Mi alzo, quasi in trance, e cammino verso l’ingresso. Lui è l’unico motivo valido per scendere ogni giorno dal letto e affrontare la vita.

Appena arrivata davanti la porta mi sistemo i capelli scompigliati e mi liscio la camicia da notte di lino leggero; non so nemmeno perché mi sforzo tanto di apparire migliore.

Apro.

Davanti a me c’è Peeta, come avevo previsto, mi guarda con i suoi occhi diversi, azzurri come il cielo.

La sua espressione è tirata, come se non dormisse da giorni, ma addolcita da un sorriso per me. Quel sorriso è per me. Ma io non credo di meritarlo.

Nessuno dei due parla. Io perché non ne ho voglia e ho la gola secca, lui forse perché non vuole invadere la mia privacy più del dovuto.

Di nuovo. Lui fa troppo per me. Come sempre.

Si chiude la porta alle spalle e mi segue in camera dove mi risistemo seduta sul letto. Peeta prende posto sulla sedia girevole della scrivania davanti a me.

«Sei stata chiusa qui per tutto il giorno.» dice, ed è un’affermazione.

Annuisco e porto le ginocchia al petto affondandovi il viso, scoperta ed imbarazzata dal suo sguardo di rimprovero.

Sento le sue braccia circondarmi e le sue labbra darmi un bacio sulla tempia.

«Scusa.» Sussurra e mi bacia di nuovo.

Il sole è ormai morto dietro l’orizzonte, e la stanza è quasi al buio. Né io né Peeta abbiamo acceso la luce.

Mi giro verso di lui e inclino la testa posandogli un bacio lieve sulla bocca, per poco più di un secondo.

Vedo il suo viso stranito, felice e turbato. So che ha paura che io stia di nuovo recitando.

«Katniss…» sospira e si alza per sedersi di nuovo sulla sedia girevole.

Il suo profuma sfuma fino a diventare un sottile sentore di lui e il suo calore evapora immediatamente. E di nuovo quella fame di vita si fa sentire sotto forma di un crampo doloroso poco sotto lo stomaco.

«Peeta.» mi ritrovo a dire. La mia voce suona orribile, non avendola usata per molto tempo. Lo spasmo aumenta la sua intensità e mi costringe ad alzarmi.

Mi avvicino a Peeta soppesando ogni passo. Studio la sua espressione ad ogni metro che faccio, preoccupata di vederla impaurita o arrabbiata, ma è solo tesa e le occhiaie a cui ho fatto caso solo ora lo rendono più scarno in volto.

Ferma davanti a lui, il dolore mi sommerge e per un attimo vacillo con la testa tra le mani, ma subito, in un secondo scarso mi sento sorretta e circondata di nuovo da quell’odore fresco, pulito, e zuccherino, come di dolci e sciroppi.

«Cosa c’è, Katniss?» sussurra nel mio orecchio.

Non gli rispondo nemmeno, la mia fame si sta placando, ad ogni cellula del mio corpo che avverte quello di Peeta, il dolore diminuisce e non esiste più quando mi stringo a lui con forza, singhiozzando per un qualche motivo di cui nemmeno io sono consapevole.

Mi discosto cercando di non sembrare agitata, con scarsi, scarsissimi risultati.

«Resta.» dico invece e lo guardo dritto negli occhi, i suoi occhi diversi, color del cielo.

«E dove dovrei andare?» mi bacia la fronte, ma a quel punto non riesco più a fermarmi.

Intercetto le sue labbra prima che possano sfuggirmi di nuovo.

Questa volta è come quelle altre due volte. Qualcosa mi si muove in fondo al corpo, un fiotto di nuovo calore, che a differenza del calore assassino dei miei sogni mi riscalda e non mi consuma. È con quel calore che lo bacio.

Lo sento irrigidirsi di colpo, ma non per questo ho intenzione di fermarmi, tanto più che a attimo dopo attimo si ammorbidisce e risponde con uguale passione… E c’è altro.

La consapevolezza del suo corpo diventa in pochi momenti vera e le mie mani si trascinano con esitazione verso il suo petto, dove ogni bottone della sua leggera camicia mi sembra una montagna insormontabile sotto i polpastrelli.

Sfioro il contorno rotondo e liscio di uno di quei bottoni prima di lasciarlo scivolare fuori dall’asola. E a quello ne seguono altri.

Sento di nuovo che le sue braccia nude si contraggono, ma non accenna a volermi fermare, e io non lo farò.

Un brivido strano mi percorre la nuca quando sento le sue labbra sfiorarmi il collo e fermarsi sulla spalla. Inspira sulla mia pelle, come se non avesse mai respirato in vita sua.

Mi spinge verso il letto con delle piccole spinte e a forza di baci, così impetuosi e ardenti che mi costringono ad indietreggiare.

Cado sul materasso e pochi secondi dopo il corpo profumato di Peeta torna sul mio.

Ad un tratto però si ferma guardarmi negli occhi:«Katniss, non illudermi di nuovo.» dice sgomento.

Lo guardo e mi reggo sugli avambracci per arrivare vicino al suo viso chiaro. Lo bacio e intreccio una mano nei suoi capelli spingendogli la testa contro la mia.

«Mai più.» il mio è un sussurro fievole che però gli arriva chiaramente, e mi stringe la vita con un braccio rituffandosi sulle mie labbra desideroso di averle ancora una volta solo per sé, mentre con le dita comincia ad abbassare le bretelle della mia camicia da notte.

 

***

 

È ormai notte fonda. Io sono ancora abbracciata a Peeta.

L’aria è piena di odore di muschio e di dolci, i nostri profumi fusi in un odore incredibile e buonissimo, quell’odore stesso che mi circonda come fanno le braccia di Peeta.

Respira piano contro la mia spalla, si è addormentato ed è da un ora che non si muove, nella pace dei sensi.

Facendo attenzione a non svegliarlo, mi rigiro tra le sue braccia fino a ritrovarmi schiacciata contro il suo petto robusto. Gli ravvivo una ciocca che gli copre le labbra e il naso.

Contemplo i suoi lineamenti e mi stupisco di non essermi accorta prima di quanto sia bello. Ha un’espressione ingenua, quando dorme. Anche se sono passati due anni, ricordo ancora i settantaquattresimi Hunger Games e la mia corsa disperata per salvargli la vita, e tutto quello che era venuto dopo. L’Edizione della memoria, il Distretto 13, Capitol City.

Gli do un bacio leggero a fior di labbra, ma la mia accortezza non basta.

Le palpebre degli occhi di Peeta tremolano e si aprono e la sua bocca si stira in un sorriso nel vedermi accanto a lui. Conscio di avere le mani sulla mia schiena, comincia a disegnare con le dita sulla mia pelle tracciando dei fantasiosi ghirigori con fare esperto; si corruccia quando non riesce ad arrivare da qualche parte, ma ritrova il buon umore subito dopo.

Mi bacia sulla fronte e sul naso, poi mi guarda in viso e sembra mettermi a fuoco dopo qualche momento.

Un altro flashback, ne sono sicura, ha turbato il suo stato d’animo.

Mi bacia di nuovo sulla bocca, con veemenza.

Quando si stacca il suo sguardo sembra aver preso un nuovo scintillio, mi guarda, avvicina la fronte alla mia e la tocca.

«Tu mi ami. Vero o Falso?» sussurra.

Sorrido sincera, felice, appagata. Sorrido perché sono lì con lui. Sorrido per una nuova vita. Sorrido per tutto quello per cui ho pianto. E soprattutto, sorrido per lui. Per Peeta. Sorrido perché lui sorride per me, ogni giorno.

«Vero.»

 

 

 

 

 

Note della pazza  autrice

Buongiorno!

Innanzitutto grazie a tutti coloro che sono arrivati a finire questo ammasso di parole questa storia.

Se vi è piaciuta, e anche se non vi è piaciuta (In tal caso fatemi sapere perché) lasciatemi una recensione, mi fanno un sacco di piacere e soprattutto adoro sentire i pareri degli altri, anche se sono diversi dai miei ^^

Accetto tutto, dalle critiche costruttive ai complimenti (Ma quelli li accettano tutti -.- *NdVoi), quello che non accetto sono insulti e critiche mosse senza spiegazioni, le trovo inconcludenti perché finiscono solo con lo scoraggiare l’autore/autrice  e non lo/la aiutano a migliorare, che è il principale scopo di una recensione.

Detto ciò, salute a voi e possa la fortuna essere sempre a vostro favore!

LysL_97

  
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