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Autore: Marge    30/05/2013    4 recensioni
Un terremoto fa tremare la terra a Republic City. E Korra ne è la responsabile, ma solo lei e Mako ne sono al corrente… Riusciranno gli avatar passati a consigliare Korra sul da fare? E soprattutto, riuscirà Korra a parlarne senza arrossire?
Una commedia senza pretese, giusto per divertirmi un po’ a tirar fuori Aang, Kuruk, Roku e qualche altro avatar passato. Seconda classificata al contest “Di amori, avatar e dominatori”. Cronologicamente si colloca poco dopo la fine del Book 1 di Korra.
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aang, Katara, Korra, Mako
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il lato spirituale


“Ehi Korra! Già in piedi?”
La ragazza si immobilizzò. Rifletté un secondo, poi si voltò ed esibì un sorriso a trentadue denti: “Pema! Non credevo che tu fossi sveglia così presto…!” Ridacchiò e si arrotolò una cioccia a lato del viso attorno al dito.
Pema scosse le spalle con un sorriso: “Lo sai, neonati: credono di essere a capo di tutta la famiglia e di potersi svegliare quando vogliono. Non ho voluto disturbare Tenzin, ha bisogno di riposo in questi giorni.”
Korra notò in quel momento la cesta. Si avvicinò a guardare: Rohan era completamente sveglio, con occhi spalancati e vigili, agitava manine e piedini ben deciso a non dormire. Quando la vide abbozzò un sorriso.
“Zia Korra è qui con noi, hai visto tesoro?” disse Pema. Cominciò a slacciarsi la veste.
“Tenzin è molto preoccupato?” chiese Korra distogliendo lo sguardo.
Pema attaccò il figlio al seno, poi sospirò: “Lo fa impazzire il non sapere che fine abbiano fatto Tarrlok ed Amon.”
Rohan mangiava con gusto, gonfiando le guance rosa.
“Inoltre ieri è successo qualcosa di particolare, mentre tu non eri qui: la terra ha tremato. E questo è strano, perché questa non è una zona sismica. Tenzin ha meditato a lungo, e crede sia un terremoto di origine spirituale. Capisci cosa intendo?”
Korra cercò di sembrare preoccupata e sorpresa insieme: “Davvero? Un terremoto?”
“Non lo chiamerei così: non è stato violento, nessuno si è fatto male, tranne un mio vaso che si è schiantato a terra. Per fortuna Rohan era nella sua culla posata a terra. Non c’è stato nessun problema, ma è sospetto. Sicuramente Tenzin spenderà di nuovo la giornata a cercare di capire cosa sia successo.”
Korra cominciò ad agitarsi: doveva far presto.
“E tu? Come mai già sveglia a quest’ora?”
“Ah!” esclamò Korra. “Volevo…” si morse un labbro, “meditare un po’, ecco.”
Pema sorrise e distolse per un momento lo sguardo dal figlio vorace: “È una buonissima idea. Tenzin sarà molto fiero di te. Tu sei l’Avatar, e noi tutti abbiamo così tanta fiducia: saprai sicuramente trovare un’ottima spiegazione a tutto.”
“Eh già…” mormorò Korra, arrossendo ancora. “Devo andare!” disse poi scattando in piedi. “A dopo!”
“A dopo, zia Korra!”

“Se Pema sapesse…” pensò per la centesima volta Korra. Con un ultimo sforzo si issò sulla roccia. In cima si guardò attorno: l’altura si trovava a picco sul mare, ed il sole ben presto sarebbe sorto proprio di fronte a lei. “Avrò bisogno di tutta la concentrazione possibile”. Si sedette a gambe incrociate e posizionò le mani nella figura che Tenzin le aveva insegnato. Pensare al maestro le fece passare nuovamente la forza, e si prese la testa tra le mani.
“Forza, Korra! Potrebbe essere un segno di qualcosa di grave.”
Più che una convinzione era una scusa, ma servì. Respirò profondamente un paio di volte, unì le mani nuovamente e si immerse.
Korra non aveva più cercato di entrare in contatto con le sue vite passate, da quando Aang era apparso a restituirle i suoi domini e ad insegnarle come farlo a sua volta. E quella volta non lo aveva neanche chiamato di proposito, eppure era bastato quell’unico momento a far scattare dentro di lei la consapevolezza: lei era Aang, era Roku, così come era qualsiasi altro Avatar fosse esistito nel passato. Era sufficiente cercare dentro di sé per trovarli, interrogarli, cercare di comprendere il suo ruolo e le sue capacità.
Respirò ancora con la calma che Tenzin le aveva insegnato. Ora si trattava solo di fare un piccolo salto, lasciarsi trasportare nel mondo degli spiriti e lì incontrare le sue vite passate. Cacciò in un angolo della mente il motivo per cui aveva bisogno del loro aiuto, per non farsi sopraffare dalla vergogna e quindi perdere la concentrazione: l’avrebbe ritirato fuori a momento debito, ed allora sarebbe stato più facile, ne era convinta, perché lei era un tutt’uno con gli altri Avatar, ed i suoi sentimenti erano i loro.

“Salve, giovane Avatar. Io sono l’Avatar Kuruk.”
L’uomo di fronte a lei aveva un portamento serio e la maschera da guerriero lupo nascondeva in parte il suo volto.
“Il mio nome è Korra, Avatar Kuruk.”
Secondo ciò che aveva studiato presso i Saggi del Loto Bianco, l’Avatar Kuruk era vissuto in un’era di pace e tranquillità. Aveva passato la sua giovinezza in maniera spensierata, fino a quando aveva perso la donna amata.
“Ho bisogno di un consiglio. Credo che tu, fra tutti gli Avatar passati, possa essermi maggiormente di aiuto. Hai vissuto una vita pacifica e priva di guerre.”
“È così” confermò lui senza muovere un muscolo.
“So che Senzavolto ti ha portato via tua moglie. Ma insieme a lei hai passato molti momenti felici.”
Si fermò per un momento, indecisa su come proseguire. “Anche io sto vivendo dei momenti felici con una persona al mio fianco.”
Sorrise ed arrossì insieme. “Vorrei sapere se il tuo essere l’Avatar ha mai influenzato il tuo stare con lei.”
“Per tutta la vita mi sono chiesto questo, giovane Korra” rispose Kuruk. Strinse le mani sulle ginocchia, un gesto così umano che Korra per un attimo dubitò di essere realmente nel mondo degli spiriti. “Mi sono chiesto: Senzavolto avrebbe rubato il volto di mia moglie, se io fossi stato un semplice dominatore dell’acqua? La mia domanda è rimasta senza risposta.”
Korra si sentì in colpa nel leggere la sofferenza nelle labbra tirate di Kuruk.
“Mi dispiace di riportare alla tua mente ricordi spiacevoli” disse chinando il capo. “Avrei un’altra domanda: i tuoi domini sono mai stati un impedimento nello stare con lei?”
“I miei domini? Non credo di comprendere.”
“Non le hai matto del male involontariamente? È mai successo qualcosa di spiacevole che non sei riuscito a controllare?”
Kuruk tacque per un lungo momento.
“No. Io non le ho mai fatto del male, e non ho neanche mai perso il controllo di ciò che sono: l’unica mia colpa è di non averla protetta. Ascolta, giovane Avatar Korra: tu sei forte, ma non sei invincibile. Non abbassare mai la guardia.”
L’ombra di Kuruk svanì davanti a lei nell’eco delle sue ultime parole.
Korra sospirò. Chi altri interrogare?

Roku comparve in piedi, con le mani infilate nelle larghe maniche. Aveva una ruga tra gli occhi, ma lo sguardo era sereno e guardava lontano. Korra sorrise, riconoscendo l’espressione del giovane comandante Iroh.
“Avatar Roku, ho bisogno di un consiglio.”
Katara le aveva raccontato che Aang era solito rivolgersi a Roku per primo: conosceva molto bene le vicende passate che avevano portato alla guerra, ed era il collegamento più diretto con le sue vite passate. Allo stesso modo Korra sentiva un’affinità speciale per Aang, di cui conosceva perfettamente i discendenti. Proprio per questo, l’idea di interpellarlo ancora la imbarazzava.
“Giovane Avatar Korra, sono a tua disposizione.”
Roku era stato un dominatore del fuoco, ed aveva vissuto su di un’isola vulcanica assieme alla donna amata fino alla vecchiaia: una buona combinazione per rispondere ai suoi dubbi.
“È possibile che un Avatar, in un momento in cui non controlla bene il potere nelle sue mani, scateni un terremoto o un’altra calamità naturale?”
“Il potere di un Avatar è grande, e può molto. Grandi Avatar del passato sono riusciti a controllare così bene gli elementi da governare con il solo pensiero il mondo. Non c’è limite a ciò che un Avatar può fare.”
Un brivido corse lungo la schiena di Korra.
“Proprio per questo” continuò Roku, “è molto importante che sappia sempre controllare ogni elemento, e soprattutto lo stato di Avatar. Non devi mai lasciare che le emozioni ti portino dove tu non vuoi andare, Korra. Questo è il mio consiglio per te.”
“Tu hai vissuto una lunga vita accanto a tua moglie, la donna che hai sempre amato. Hai mai perso il controllo… per causa sua?”
Roku sorrise. “Il mio matrimonio è stato lungo e felice, è vero. Ed insieme siamo stati una coppia normale: abbiamo affrontato gioie e problemi, senza alcun dubbio. Il mio essere Avatar non ha mai avuto niente a che fare con il mio essere un marito ed un padre.”
“Ti ringrazio per la tua saggezza” disse Korra.
Non appena Roku scomparve buttò le braccia all’indietro ed allungò le gambe.
“Proviamo con Kyoshi” si disse, poco convinta.

“Io sono Kyoshi.”
“Salve, io sono l’Avatar Korra.” Quella donna le metteva soggezione, ma era stata una ragazza, proprio come lei.
“Avatar Kyoshi, ho bisogno di sapere se il fatto che tu sia stata una donna abbia mai creato dei problemi nel tuo essere anche l’Avatar.”
“Prima di me molti Avatar donne si sono succedute” rispose l’altra con voce grave. “Ed il mondo le ha sempre rispettate per il loro ruolo. Solo alcuni uomini molto stupidi non riconoscono alle donne le stesse capacità di un uomo. Per questo nella mia isola ho cominciato ad addestrare giovani guerriere.”
“Non hai mai amato un uomo?”
“Ho amato molte persone nella mia vita, uomini e donne, ragazzi e ragazze. Ma non ho mai sentito il bisogno di avere una mia famiglia: ho dedicato la mia vita alle mie guerriere, per renderle indipendenti e fiere.”
La sua risposta era stata così netta che Korra non ebbe coraggio di andar oltre.
“Korra, tu sei l’Avatar, ma sei anche una donna che deve utilizzare tutti i suoi talenti. Non cercare mai di essere un uomo. Questo è il mio consiglio.”
Quando Kyoshi scomparve, Korra tirò un sospiro di sollievo.
Prima di Kuruk era esistita Yangchen, una nomade dell’aria molto saggia di cui Tenzin amava il ricordo e gli scritti. Si tramandava di lei che fosse una grande spiritualista, che avesse vissuto una vita frugale volta al raggiungimento della pace interiore. Questi particolari, ed il fatto che fosse così lontana nel tempo, fecero desistere Korra dall’interpellarla.
“Aang e Katara sono stati insieme fin da quando erano molti giovani, ed hanno avuto tre figli” si disse. “Devo solo superare l’imbarazzo. Aang saprà spiegarmi. Forza, Korra!”


Aang arrivò a piedi, silenziosamente. La sua veste frusciò accanto a Korra, che alzò gli occhi con un gran sorriso.
“Korra” la salutò lui, piegando leggermente il capo lucente. Si accovacciò di fronte a lei.
“Katara mi ha raccontato che a volte hai perso il controllo del tuo stato di Avatar” disse Korra, senza mezzi termini.
Aang annuì senza perdere il sorriso.
“Puoi raccontarmi di quei momenti?”
“Una volta ho perso il controllo del mio stato di Avatar perché Katara era in pericolo” disse Aang. Korra drizzò le orecchie.
“In pericolo?”
“Era stata catturata da un pazzo dominatore della terra che voleva risvegliare in me proprio quello stato. È stato difficile perdonarmi per ciò che ho combinato fuori controllo.”
La ragazza si morse un labbro. “Qualcuno si è fatto male?”
“Per fortuna non in modo permanente.”
Korra quindi sospirò, decisa a rivelare la verità: “Ieri c’è stato un piccolo terremoto. Credo di esserne stata la causa. Purtroppo non sono riuscita a controllarmi.”
“Come mai sei entrata nello stato di Avatar? Qualcuno ti stava attaccando?”
Korra cominciò a sudar freddo. Alzò gli occhi sul viso pacifico di Aang.
“Non esattamente… Ecco, stavo per così dire…” strinse gli occhi, “… vivendo un’emozione nuova, e forte. Credo di averne avuto paura. Ho perso il controllo.”
Rannicchiò le ginocchia contro il petto e le abbracciò. “Non mi aspettavo che succedesse. Quello che volevo era… tutt’altro.”
“Qualcuno si è fatto male?”
Scosse la testa.
“Non preoccuparti di questo, Korra. Piccoli incidenti di percorso possono accadere. E tu hai ancora molta strada da fare, come Avatar.”
Annuì poco convinta. Una leggerissima mano, fresca come acqua di fonte, le si posò su una spalla.
“Non aver paura delle emozioni. Fanno parte di te, devi accettarle fino in fondo. In questa maniera non saranno un problema.”

Nessuna delle sue vite passate aveva risolto il suo problema, ma Korra si sentiva senza alcun dubbio più tranquilla. Sorrise e diede un calcio ad un sasso, spedendolo lontano.
“Ehi! Cerchi di uccidermi?”
“Mako!”
Corse incontro al ragazzo e gli buttò le braccia al collo.
“Sei di buonumore! La tua…” alzò gli occhi al cielo per trovare l’espressione adatta, “…meditazione ha dato i suoi frutti?”
Korra si guardò intorno stringendo gli occhi.
“Tranquilla, Bolin è andato a fare il bagno in spiaggia con le bambine, ed Asami è ancora in città. Possiamo parlare.”
Il piazzale effettivamente sembrava deserto.
“Ho parlato con Kuruk, Roku, Kyoshi ed infine con Aang.”
Mako aprì la bocca senza trovare le parole. Poi deglutì e trovò la forza: “E hai raccontato loro… cosa è successo?”
“Ovviamente no!” esplose Korra avvampando. “Ho cercato indizi. Ho provato a capire se anche a loro fosse successo qualcosa del genere, ma sembra che la loro vita sentimentale sia andata liscia come l’olio. Almeno da quel punto di vista.”
Rimase ad occhi bassi con le guance rosse, mentre Mako le stringeva entrambe le mani.
“Mi spiace, Korra. Non avrei voluto che andasse così.”
Lei scosse la testa. “Dispiace di più a me. Dopotutto è colpa mia.”
“Korra…” il tono serio la costrinse ad alzare gli occhi. “Questo cambia qualcosa, fra di noi?”
Si affrettò a negare: “No no no! Ho solo… paura, adesso. Più di prima.”
Sentiva un imbarazzo enorme a parlarne, ma si sforzò di alzare gli occhi e fissarlo dritto in volto.
“Non cambia nulla” ripeté.
“Ragazzi!”
I due sobbalzarono e si divisero istintivamente.
“Katara!” esclamò Korra. “Come mai qui?”
Le corse incontro felice di vederla.
“Sono venuta a trovare il mio nipotino.”
Si abbracciarono.
“Maestra Katara, buongiorno” disse Mako chinando il capo.
“Buongiorno” rispose l’altra con quel sorriso sereno che tanto somigliava a quello di Tenzin.
“Quando sei arrivata?” chiese Korra.
“Questa mattina. Pema mi ha detto che stavi meditando e non ho voluto disturbarti. C’è qualcosa che non va? Tu non sei solita alla meditazione mattutina.”
Korra stava per negare con tutta la sua forza, ma nel vedere quel volto serafico osservarla senza aspettarsi nulla cambiò idea.
“Possiamo parlare?” chiese. Mako trasalì e le lanciò un’occhiata.
“Ma certo” rispose Katara senza perdere il sorriso. “Andiamo vicino all’acqua, ti va? Così potrai aiutarmi con i miei reumatismi.”

“Ieri vi è stato un piccolo terremoto. L’isola ha tremato, e credo di esserne stata la causa” cominciò senza mezzi termini Korra.
Tra le loro mani unite, una palla d’acqua cangiante si muoveva placida in piccole onde.
“Stai diventando proprio brava” gongolò Katara. “Così potrò stringere il mio nipotino senza problemi. Tu, la causa?”
“Sì. Sono entrata nello stato di Avatar senza averlo deciso, ed ho perso il controllo. Non ricordo in alcun modo di aver scatenato il terremoto, ma è successo tutto insieme.”
Katara alzò gli occhi al cielo, rimuginando. “Lo stato di Avatar è uno stato particolare, che va padroneggiato con grande esperienza. Tu sei ancora una novizia, in questo.”
“Lo so. Da quando ho utilizzato quello stato per restituire il dominio, come Aang mi ha insegnato, non vi sono più entrata, proprio perché ho paura di quello che potrebbe succedere. Ma ora ho più paura di non poterlo controllare.”
“Capisco” disse Katara grave. “Passiamo ai gomiti” disse, e Korra ubbidiente salì lungo le braccia nodose.
“Katara, posso chiederti se… ad Aang è mai capitato di perdere il controllo a causa tua? Voglio dire, non perché tu fossi in pericolo, o qualcosa del genere. Intendo, mentre eravate distratti… da altro” avvampò e l’acqua improvvisamente cadde sul vestito di Katara in mille gocce.
“Oh scusami!” esclamò Korra. Si affrettò ad assorbirla dal tessuto e si sforzò di mantenerla tra le sue mani, nonostante volesse scappare molto lontano. Fare discorsi del genere con la maestra Katara!
Si accorse solo dopo che l’altra sta ridendo.
“Dunque è questo che è accaduto? Eri con Mako, distratta da lui, e sei entrata senza volere nello stato di Avatar?”
Korra annuì senza riuscire a dire una parola.
“Mi fa piacere che tu abbia deciso di parlarmene. Effettivamente, a noi non è mai successo nulla del genere, e che io sappia neanche agli Avatar passati, ma queste non sono storie che si tramandano nei libri, non credi?”
Korra annuì nuovamente.
“Io ormai sono una vecchietta, e sono stata giovane come te molto tempo fa. Aang ed io eravamo come due bambini, e lo siamo stati a lungo. Due tardoni rispetto a tutti i nostri amici!”
Katara ridacchiò. “A ripensarci ora provo molta tenerezza, ma in quei momenti ero molto infelice, perché avevo moltissimo timore, ma la curiosità era anche molto forte. Giusto?”
Korra alzò gli occhi sull’altra, sorpresa. “Esatto!”
“E ricordo che Aang non sapeva più che pesci pigliare. Sembravo veramente isterica, più del solito, voglio dire.”
Scoppiarono a ridere insieme. “Sokka era così preoccupato del mio umore ballerino che chiese ad Aang se avesse intenzione di lasciarmi, o qualcosa del genere. Ovviamente Aang non gli ha raccontato nulla, ma questo lo ha spinto ad interrogarsi sul problema, ed ha fatto proprio come te.”
“Ha scatenato un terremoto?”
“No, si è messo a meditare. E sai cosa mi ha detto, quando è tornato?”
Korra scosse la testa.
“Mi ha detto: Katara, non possiamo avere paura dell’amore. L’amore può solo essere qualcosa di buono. E così ho capito che stavo combinando un pasticcio, e non mi stavo fidando di noi due. E come potevo non farlo, dopo tutto quello avevamo passato insieme?”
“E così avete risolto ogni problema?”
Katara annuì e Korra s’illuminò in volto. “Katara, grazie!”
“Grazie a te, giovane Avatar: mi hai fatto tornare in mente dei momenti bellissimi. Ed ora, se non ti dispiace, potresti passare alle ginocchia?”

La luna era gigante, quella notte. Korra sentiva tutta la forza del proprio dominio scorrerle nelle vene.
“Katara è stata veramente una grande” disse convinta.
“Mi imbarazza un po’ l’idea che tu abbia dovuto parlarle di tutto questo” ribadì Mako, appoggiato sui gomiti.
“Ma dai” rise Korra, e rotolò sulla schiena fino ad appoggiarsi al suo fianco. “Le tegole non sono proprio comodissime” bofonchiò.
“Però la luna è bellissima, stanotte” disse lui alzando gli occhi al cielo. Korra spostò gli occhi dalle stelle al suo volto.
“Quindi Katara ha trovato una risposta per il terremoto?”
“Lei non sa spiegarsi perché sia accaduto, ma mi ha detto come fare per evitare che accada di nuovo.”
Mako sorrise.
“Io ti amo, Mako, per questo non accadrà più.”
“Credevo mi amassi anche ieri” scherzò lui.
“Certo, ma oggi me lo sono ricordato meglio.”
Sorrise e lo guardò. Lui sentì un brivido attraversalo, per via di quegli occhi azzurri così chiari.
“Quindi… possiamo?”
“Magari scendiamo da questo tetto…” rise lei.
Senza attendere, invece, Mako la tirò a sé e le cercò le labbra con foga. Si staccò controvoglia quando una tegola gli si piazzò tra le scapole, ed emise un mugugno di dolore.
“Andiamo dentro” disse, e Korra annuì con un sorriso.




Grazie per aver letto! Ogni commento sarà assolutamente ben accetto. Per la trascrizione dei nomi dei personaggi meno conosciuti mi sono documentata su avatar.wikia.com, quindi dovrebbe essere corretta; tra l’altro è un sito utilissimo, ve lo consiglio vivamente! See ya!
  
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