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Autore: Fink    30/05/2013    2 recensioni
Leroy Jethro Gibbs e Jennifer Shepard due agenti sotto copertura. Dal loro primo incontro alla fine, prima che lei diventasse direttore.
Incuriositi?
(Il primo capitolo sarà solo eplicativo dell'argomeno).
Il titolo è preso in prestito dal film del 1973 diretto da Sydney Pollak, con Robert Redford e Barbara Streisand.
L'aggiornamento alla storia è momentaneamente sospeso, riprenderà appena possibile.
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Jennifer Shepard, Leroy Jethro Gibbs
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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CAPITOLO UNDICESIMO

Ottobre 1996 – Sede NCIS Washington D.C.

“Niente!” la voce di Gibbs risuonò stentorea nell’open space “che cosa significa che non abbiamo niente!”
“Lo abbiamo identificato dalle impronte, ma…” Pacci sollevò la testa dalla tastiera e incrociò il sopracciglio alzato del suo capo “…ma non abbiamo l’autorizzazione ad accedere ai dati. Qualcosa, o meglio qualcuno, ci nega l’accesso.”
Jethro sbuffò spazientito e si portò il bicchiere di caffè alle labbra, prendendone un sorso abbondante “Vado da Abby spero che almeno lei abbia qualcosa di più interessante da dirmi.”.
A Pacci non sfuggì il tono scortese e provò a rimediare come meglio poteva.
“Per quando sarai tornato, capo, saprò dirti tutto. A costo di restare su questa sedia per il resto della mia vita e morire di stenti.”
Quella frase doveva averlo colpito, perché Gibbs si fermò all’istante e si voltò, rivolgendogli un sorriso compiaciuto. Un attimo dopo era già sparito verso le scale che conducevano ai sotterranei.
“Morire di stenti!?” l’agente Burley che per tutto il tempo era rimasto in silenzio alla sua scrivania, si avvicinò al suo collega, lanciandogli uno sguardo torvo “Mettergli certe idee in testa. Ma sei impazzito per caso?”
“Non sapevo cos’altro dire. Credi che morirò su questa scrivania?”
“No, se scopri chi è stato a bloccarci, prima che lui ritorni. Scendo anche io da Abby; se ti può essere di aiuto cercherò di trattenerlo per qualche minuto in più.”
“Pensi funzionerebbe?”
Stan gli regalò un sorriso sornione e guardò l’orologio nero che teneva al polso “penso tu abbia circa venti minuti.”
“Sono morto.” Sospirò Pacci e si rimise al lavoro, sperando in un miracolo.
Nel frattempo Gibbs aveva raggiunto il laboratorio di Abby, ritrovandosi davanti una porta di metallo sbarrata. Dall’interno proveniva il ritmo assordante della musica e a nulla sembrava servisse l’energico bussare.
“ABBY! ABBY apri questa porta.”
Il volume diminuì e poco dopo si sentì lo scattò della serratura e una testa, con due codini neri, sbucò dalla porta appena dischiusa.
“Gibbs. Che cosa ci fai qui?” chiese la giovane non senza sorpresa.
“Ci lavoro. Si può sapere perché la porta era chiusa?”
“È per una cosa a cui sto lavorando.”
Gibbs mosse un passo verso la porta ma la scienziata gli bloccò il passaggio con una mano.
“No, non puoi entrare, non ho ancora finito.”
“Come scusa?”
“Sto apportando qualche miglioria e non ho ancora finito, perciò…”
“Migliorie? Abby, vorrei ricordarti che sei qui per lavorare al caso, non come designer di interni.”
“Ma ci ho già lavorato, però non puoi entrare qui.”
“Abby!”
“Sì Gibbs!?”
La porta dell’ascensore si aprì e Stan guardò sorpreso il suo capo e la giovane scienziata forense, in piedi davanti al laboratorio.
“Picchetto davanti alla porta?” chiese ironico ma fu subito fulminato da Gibbs.
“Ho collegato il computer con quello che avete di sopra.” Riferì la ragazza, e prima ancora di rendersene conto, tutti e tre si trovarono in piedi nell’angusto box metallico e stavano risalendo di qualche piano.
L’agente Burley non poteva fare a meno di sorridere inconsapevolmente, rendendosi conto del modo in cui Abby era riuscita ad avere ragione sul capo; tuttavia l’espressione di Gibbs non era certo delle migliori.
Quando le porte si aprirono con un leggero clangore metallico Pacci sussultò sulla sedia vedendo comparire Gibbs, con lo sguardo più torvo di quando se ne era andato.
“Chris, posso usare il tuo computer?” Abby si avvicinò all’agente che, memore della “promessa” si limitò a spostare la sedia, senza però mai alzarsi da questa.
La ragazza digitò frettolosamente sulla tastiera, poi premette il telecomando e il cadavere del secondo capo* Jasper Dawson, l’uomo che avevano trovato nel parco, si materializzò sullo schermo gigante.
“Torturato, picchiato e infine è morto soffocato per la perforazione di un polmone da parte di una costola. Sì, è proprio l’immagine che speravo di vedere dopo pranzo.”commentò Burley.
Gibbs sentì un incontrollabile prurito alla mano e il desiderio di colpire il suo agente alla nuca, ma si trattenne, fermato dalle parole di Abby che stava commentando un particolare, comparso sullo schermo.
“Esaminando con cura la bruciatura, Ducky vi ha trovato dei frammenti di pelle e peli. Ma non si tratta di epidermide umana, bensì pelle e peli bovini.” Prese un piccolo respiro e continuò “stiamo parlando in particolare della razza White Park**… non sono carinissime?” domandò mostrando una foto con una mucca e un vitellino dal manto bianco e maculato, con il musetto scuro.
“E come ci sono arrivati nella bruciatura?” chiese Gibbs, ignorando gli occhioni luminosi della ragazza davanti alla foto.
“Pazienza mio signore.” lo provocò lei “come potete notare, se ingrandisco ancora un poco l’immagine…i vertici del pentagramma sono leggermente smussati e in corrispondenza delle punte di destra e sinistra ci sono due lettere “A” e “F”. Ho fatto alcune ricerche confrontando grandezza, tipologia e…beh altre cose che ora non sto qui a spiegare” aggiunse notando lo sguardo impaziente del suo capo “si tratta di un marchio personalizzato, della Alexander’s Farm. Un piccolo allevamento di White Park, poco fuori Washington.”
“Hai anche…”
“L’indirizzo?” Abby estrasse un foglietto dalla tasca dei pantaloni e lo porse a Gibbs.
“Ottimo.” Le sorrise e le diede un buffetto sul naso.
Poi si rivolse all’agente Burley “Stan, tu ed io andiamo fare un paio di domande a questi Alexander. Pacci!?”
“Sì, capo?”
“Hai scoperto chi ci nega l’accesso?”
“Più o meno...ma è meglio che lei veda di persona.”
Gibbs guardò lo schermo e sollevò un sopracciglio, spazientito.
“Il direttore lo sa?.”
“Sì, e la sta aspettando nel suo ufficio.”
“E va bene. Pacci, vai tu con Burley alla fattoria.”
Non aspettò alcuna replica e salì gli scalini che conducevano al piano superiore, dove si trovava l’ufficio di McCallister.
Oltrepassò la segretaria, senza darle il tempo di annunciarlo e spalancò la porta.
“Voleva vedermi direttore?”
McCallister sorvolò sull’ingresso poco educato del suo agente e indicò il lungo tavolo al centro della stanza.
“Perché non si siede? Immagino che già conosca l’agente Fornell del FBI?”
“Con sommo rammarico sì.” Puntualizzò.
“Questo invece è l’agente Tom Fester.”
Un uomo, poco più che trentenne, dall’espressione enigmatica, nascosta dietro alcuni ciuffi biondi, gli si avvicinò stringendogli la mano. Gibbs non potè fare a meno di notare la differenza tra le due iridi, una nera e profondamente triste, l’altra azzurra e glaciale.
“E così, Tobias, è colpa vostra se non possiamo accedere ai file del marine Dawson?” chiese acido, rivolgendo la sua attenzione all’agente Fornell.
“Il secondo capo Jasper Dawson era nel programma di protezione testimoni del FBI.” Rispose per lui il direttore, ottenendo in risposta un’occhiata interrogativa dal suo agente.
“Credo sia il momento di informarla di alcune cose, agente Gibbs.” Fece segno a tutti di sedersi e si avvicinò al mobiletto dei liquori.
“Un bicchiere di brandy?”










ANGOLINO AUTRICE:


A dispetto di quanto speravate, questo capitolo è molto, molto corto e in realtà, può lasciare un po'l'amaro in bocca... poichè è un capitolo "sospeso".
Ma è voluto., visto che volevo variare un po'.
Con il prossimo ritornerò ai miei soliti standard...promesso
A presto
Fink


* In inglese corrisponde al Petty officer (uno dei primo gradi rivestiti dai sottoufficiali).
** Razza Bovina. Originariamente furono importati soggetti White Park in Canada. Alcuni furono regalati al Bronx Zoo, da qui si formarono due gruppi. Uno andò al King Ranch in Texas è formò l’unico nucleo White Park Negli Stati Uniti. Il secondo gruppo stabilito invece a Washington andò a formare il ceppo American White Park che ricorda molto la razza British White Park. Sembra che nella creazione siano intervenuti soggetti A. Angus. (notizie tratte da Google).
   
 
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