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Autore: Chubbiestgirlintheworld    30/05/2013    1 recensioni
A volte essere impulsivi porta a conoscere il futuro.
Genere: Drammatico, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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'Scappiamo'.
Una parola, scritta di fretta in una calligrafia non molto ordinata, poco ordinata e non molto leggibile, una sola, su quel foglietto. Un pezzo di foglio appallottolato ora sul suo banco, aperto e spiegato con quelle nove lettere che lo riempivano distrattamente, senza una firma.
Non si era accorta di quel foglio fino a quel momento, tanto che l' avrebbe buttato, scambiato per la solita pallina di carta lanciata fra i banchi durante le ore di lezione, se non fosse stato per quella leggera folata di vento che glielo fece rotolare davanti agli occhi mentre prendeva appunti, durante la noiosissima ora di scienze.
Pensò alla solita bravata, si guardò intorno per cogliere qualche sguardo che svelasse il simpaticone di turno ma nulla, anzi, la classe era stranamente attenta. 
Non credeva nelle coincidenze o nel destino, Clara, quelle cose le sembravano tutte sciocchezze. Ma l' aveva visto, stavolta, fuori dalla finestra.
Qualcuno le aveva lanciato una seconda pallina, la aprì. 
Stessa carta, stessa calligrafia, stesse parole. 
'Ho bisogno di te, TI PREGO.'c'era scritto, stavolta, parole che sembravano implorarle attraverso le sbavature dell' inchiostro.
- Scusi, potrei uscire qualche minuto? Non credo di sentirmi bene. 
Era una studentessa modello, nessun professore avrebbe mai obiettato a una richiesta di Clara.
La ragazza uscì dalla porta, chiudendola alle spalle facendo viaggiare gli occhi nei corridoi vuoti illuminati solo dalla luce del sole che proveniva dalle finestre.
Rivide quell' ombra passarle davanti, velocissima, da lontano senza occhiali non riusciva bene a distinguere chi, cosa fosse. Decise comunque di seguirla.
Si sentiva stupida, a inseguire un fantasma, in pericolo a causa della sua insolita spontaneità. Non se ne capacitava ma sapeva di doverlo fare, qualsiasi cosa stesse facendo.
Il ticchettio delle sue maryjane la accompagnò fino al cortile in cui l' ombra la condusse. 
Rimase ad osservare il nulla, per un po', quando la vide addentrarsi fra gli alberi, oltre al cancello della scuola. Fu pervasa da un'insolita spontaneità: scavalcò il cancello e seguì l' ombra col cuore in gola fra ansia, curiosità e un pizzico di insolita adrenalina.
L' aria era fresca, piacevole, il vento le accarezzava il volto mentre correva fra i rami. Mentre si perdeva.
Si fermò, non conosceva la foresta, non sapeva come orientarsi ma soprattutto aveva perso la sua guida.
Era debole Clara, non forte come appariva: senza nessuno accanto perdeva tutto il suo contegno e la sua facciata da impassibile adolescente modello. Le lacrime iniziarono a rigare il leggero strato di trucco che le copriva le guance, non era in grado di trattenerle. 
Sarebbe crollata a terra e avrebbe iniziato a urlare se una mano fredda, ricoperta da un quanto di pelle nera, non l' avesse afferrata e letteralmente trascinata. Ombra?

Iniziò a correre dietro all' esile figura che la costringeva a farlo, esile, completamente vestita di nero, incappucciata. Nonostante il vento, non riuscì a scorgere nemmeno per sbaglio i tratti del volto.
Corsero per un'infinità di tempo, o almeno così parve a Clara, ormai col fiatone. Arrivarono in prossimità di uno specchio d' acqua, trasparente e cristallina.
L' aria profumava di pino, fresco, il cinguettio era delicato. Non si era mai soffermata a sentire e a guardare la natura, quello che la circondava.
Si perse solo per un secondo in tali pensieri.
- Chi sei? Perchè mi hai portato qui?
L' ombra le dava le spalle, immobile se non nelle spalle che tremavano, come se stesse.. Piangendo?
- Ti prego, mostrati. Dimmi chi sei. Perchè io? 
Iniziò a singhiozzare l' ombra, sempre più forte, le mani che tremavano mentre abbassavano il cappuccio, mostrando i capelli biondo chiaro, chiarissimo, quasi bianco. Il taglio corto.
Clara allungò una mano, costringendo la figura a voltarsi e a mostrarle il languido sguardo.
Due occhi azzurri riempivano il volto magro e pallido, due carnose labbra sotto al naso piccolo e delicato. 'Un angelo', pensò. Lo sarebbe sembrato davvero se non fosse stato per quell' enorme cicatrice che dall' esterno dell' occhio sinistro andava a finire fin sotto il labbro inferiore, uno squarcio che deturpava quel volto quasi perfetto. E familiare.
- Ti conosco?
- No -, i singhiozzi alteravano la voce, - Non ancora -.
Si avvicinò e la baciò. 
Fu un bacio lento, lunghissimo, le labbra erano inaspettatamente calde e soffici, premevano contro le sue come se le conoscessero già in ogni minimo particolare. Fu un bacio che Clara non riuscì a rifiutare, che non volle per nulla al mondo interrompere, di cui non si capacitava.
Rimase a fissarlo, scioccata, ma non accigliata, cercando di nascondere il fatto che quel bacio così improvviso in fondo non le era per niente dispiaciuto.
Non riuscì nemmeno a chiedere il nome di quel ragazzo che lui si accasciò a terra, sfinito, mostrando il sangue raggrumato sulla maglietta sul fianco destro.
Ancora stordita Clara si abbasso per scostargli la maglietta, scoprendo un grosso e profondo taglio sanguinante.
- Che cosa significa? Io non-
- Non devi capire, ora. Fidati di me.
- Ma io non so neanche chi sei, non so perchè sono qui e-..
- Non importa, davvero.
Le prese il volto fra le mani e lo avvicinò al suo, il contatto la fece rabbrividire e nello stesso tempo avvampare.
- Promettimi che qualunque cosa accada, qualunque cosa, non dirai mai a nessuno di avermi incontrato, adesso. Nessuno dovrà sapere della mia esistenza, del nostro incontro, della nostra visita. Ma soprattutto, non dire a nessuno di questo posto.
Un giorno ci rincontreremo, te lo giuro, ci rivedremo, e capirai da te.
Ma fino a quel momento non dire a nessuno di questo posto, il nostro posto.
Le ultime parole prima che diventasse cenere sotto lo sguardo di Clara e si disperdesse nel vento.
  
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