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Autore: Reiko87    30/05/2013    3 recensioni
Ecco una one shot un po più lunga rispetto a quelle che scrivo di solito... ovviamente Jisbon! :)
Riferimento all'episodio 1x10
"-Ohhh… Hai baciato una ragazza- esclamò prima ancora che fosse del tutto vicino a lei.
Ma cosa diavolo faceva la sua collega? Lo spiava?
-Beh, ecco… Sì, ma sulla guancia- disse Jane quasi per discolparsi.
Discolparsi da cosa poi? Non doveva dare spiegazioni a nessuno, tantomeno a Lisbon. E allora perché si era sentito in dovere di precisare la cosa?
-Vale uguale- disse infine con aria divertita."
Enjoy ;)
Genere: Fluff, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti, sono stata molto indecisa se pubblicare o meno questa ff che ho scritto già da qualche giorno. In realtà mi sembra un po’ una stupidagine e ancora una volta ho esagerato col romanticismo alternandolo con un po di momenti tristi. Vi avverto, credo di essere uscita anche fuori dai personaggi… beh, in poche parole credo di aver combinato un macello con questa storia, ma io ho un grave problema: scrivo di getto, anche se rileggo molte volte per rendere la struttura e la grammatica perfetta (almeno ci provo ;p), e scrivo tutto quello che immagino in quel preciso istante, ma il vero problema è che poi non riesco a correggere, non riesco a cancellare neanche una singola frase perché non riesco a cancellare dalla mente le immagini, ergo non cambio nulla. Detto questo, leggete questo orrore e se potete datemi un’opinione; ho deciso di pubblicarla apposta per questo, i complimenti fanno piacere, ma sono le critiche quelle che fanno crescere e migliorare…
Grazie a tutti quelli che mi seguono in queste mie piccole follie, recensori e non… grazie davvero  :)
 




Era seduto su quella panchina da qualche minuto senza dire parola solo in compagnia della donna che l’aveva aiutato più di chiunque altro, e lui ora aveva restituito il favore. Si sentiva in imbarazzo non sapendo esattamente cosa dire, quando decise di spezzare quel silenzio.
 
-Spero che la tua vita sentimentale sia più serena in futuro, ma se non lo fosse e saltasse fuori un altro tuo ex amante morto… fammi un favore, non chiamarmi- disse per sdrammatizzare con un sorriso leggero –Adesso siamo pari, credo-
 
-Il debito è saldato- esclamò Sophi semplicemente guardandolo negli occhi.
 
-Fantastico-
 
Jane la guardò con tanta dolcezza, pensando che  quella donna fosse molto bella. Non riusciva a staccare gli occhi da quelli di lei… un tempo aveva pensato che potesse innamorarsene, ma aveva capito che quello che provava era solo riconoscenza. Sophi era una buona amica, nient’altro.
 
-E ora che farai?-
 
-Come scienziata non sono più credibile… Probabilmente tornerò ad aiutare le persone una alla volta.-
 
-Penso che sia un’ottima idea… Sei molto brava- e lo pensava davvero. In fondo aveva aiutato lui.
 
-Grazie- rispose in un soffio leggero.
 
Rimasero qualche altro istante a guardarsi non riuscendo a distogliere lo sguardo. Sophi pensava che Patrick fosse davvero un uomo attraente, se ne era invaghita quando era suo paziente, ma allora lui non avrebbe mai potuto guardare nessun’altra donna. L’uomo che oggi aveva di fronte su quella panchina era diverso, non si poteva dire se fosse felice, ma di sicuro qualcosa in lui era cambiato. I suoi occhi erano più brillanti che mai, anche se quell’ombra di tristezza avrebbe dovuto aspettare ancora per sparire del tutto dal suo sguardo.
All’improvviso Patrick si mosse e avvicinandosi le lasciò un tenero bacio all’angolo delle labbra senza però sfiorarle minimamente.
Sophi rimase impietrita non aspettandosi un gesto del genere. Lo guardò ancora non sapendo cosa fare o dire.
 
-Addio Sophi- esordì alla fine il consulente –Stammi bene- e così dicendo si alzò per incamminarsi verso il suv nero dove Lisbon lo attendeva.
 
Come aveva trovato il coraggio di fare una mossa tanto stupida? …Era solo un bacio innocente per ringraziare la donna che lo aveva salvato dal cadere nella pazzia più totale, pensò. Non c’è nulla di male in questo. Ma si sentiva lo stesso molto strano; era vero che qualcosa in lui stava cambiando.
Poi vide Lisbon seduta al posto di guida con un sorriso ammiccante.
 
-Ohhh… Hai baciato una ragazza- esclamò prima ancora che fosse del tutto vicino a lei.
Ma cosa diavolo faceva la sua collega? Lo spiava?
 
-Beh, ecco… Sì, ma sulla guancia- disse Jane quasi per discolparsi.
 
Discolparsi da cosa poi? Non doveva dare spiegazioni a nessuno, tantomeno a Lisbon. E allora perché si era sentito in dovere di precisare la cosa?
 
-Vale uguale- disse infine con aria divertita.
 
Come le era saltato in mente di dirlo davvero? Non ne aveva il diritto. Jane era libero di fare quello che voleva, di certo non glielo avrebbe impedito lei. Allora perché sentiva crescere una strana sensazione in lei all’altezza del cuore? Possibile che fosse… gelosa? Un brivido la scosse al solo pensiero. No, lei e Patrick erano solo colleghi.
 
-Vale per cosa?- disse Jane con aria dubbiosa.
 
Aveva capito perfettamente a cosa Lisbon si riferisse, ma la stava sfidando a dirglielo apertamente. Quel gioco tra loro lo stuzzicava.
 
-Niente, era per dire- disse noncurante la mora, accennando un debole sorriso in risposta allo sguardo indagatore di lui.
 
Patrick la guardò ancora un attimo e fissandola intensamente gli balenò un’idea per la testa. Era tanto avventato e stupido da farlo davvero? …Un sorriso sghembo apparve sulle sue labbra a quella domanda silenziosa posta dalla sua coscienza.
Lisbon guardava il volante ancora divertita dallo scambio di battute di un momento prima tra loro due, aspettando che quest’ultimo salisse in auto. Quando si rese conto che il suo consulente era ancora immobile vicino allo sportello, si voltò per capire cosa stesse aspettando. Quello che vide la lasciò di stucco: Jane si stava avvicinando a lei con un sorriso indecifrabile in volto.
Successe tutto in un attimo. Le loro labbra si incontrarono e Lisbon d’istinto chiuse gli occhi a quel tenero contatto. Avrebbe dovuto bloccarlo, lo sapeva, ma non ne ebbe la forza; in cuor suo non voleva affatto che quella magia si spezzasse. Il bacio tra loro fu solo una dolce carezza. Poi lentamente Patrick si ritrasse, aveva chiuso anche lui gli occhi senza rendersene conto. Quando li riaprì vide Theresa con le palpebre abbassate, col viso rilassato, quasi fosse addormentata, persa in un sogno meraviglioso. Era una visione angelica. Poi anche lei si ridestò da quel momento incantato a metà tra sogno e realtà e fissò il suo bellissimo sguardo smeraldino in quello ceruleo di Jane. Il mentalista capì al volo i suoi pensieri, che erano esattamente gli stessi dei suoi, ma lesse anche incertezza in quegli occhi che lo fissavano, con le labbra semi aperte incapaci di proferire parola. “Non distrarti ora Patrick, devi portare a termine la tua piccola vendetta” pensò facendo ricomparire in volto il suo solito sorriso.
 
-Questo è un vero bacio- disse infine voltandosi per raggiungere la portiera dal lato del passeggero.
 
Lisbon sembrò davvero spiazzata da quelle parole, mentre Jane nascondeva la tempesta che perpetrava dentro il suo cuore col solito falso sorriso.
Infine si andò a sedere di fianco all’agente mora e dopo un attimo di esitazione quest’ultima mise in moto e partì in direzione del CBI. Il viaggio di ritorno sembrò durare un’eternità, visto che nessuno dei due volle o seppe interrompere il silenzio che s’impadronì dell’auto da quando erano partiti. Arrivati a destinazione si separarono ancora imbarazzati: Lisbon si diresse a passo deciso verso il suo ufficio senza far caso ai suoi sottoposti che le davano il bentornato e Jane, invece di raggiungere la sua posizione consona sul divano del bullpen, andò in ritirata strategica verso l’attico che era ormai la sua tana.
Cho, Rigsby e Van Pelt osservarono la scena domandandosi cosa diavolo fosse successo a quei due.
 
Solo verso le 8 di sera Lisbon decise che era arrivato il momento di tornare a casa. Il lavoro era stato scarso e così aveva mandato via i suoi sottoposti circa un’ora prima. Nonostante non fosse riuscita a combinare un granché in quelle ore, non era mai uscita dal suo ufficio, se non per preparasi un caffè veloce.
Si alzò e raccolse le sue cose. Raggiunse rapidamente l’ascensore e si ritrovò al parcheggio. Era sempre l’ultima a lasciare il CBI, ma quella sera qualcosa catturò la sua attenzione: un’auto era ancora parcheggiata lì. Non un’auto qualsiasi, era quella di Jane. Non aveva visto il suo consulente dal pomeriggio e aveva pensato che fosse andato via con tutti gli altri. Certo era strano che non fosse passato a salutarla, ma quel giorno nulla era andato come pensava. Decise di tornare sopra per controllare che andasse tutto bene. Davanti all’ascensore incrociò l’uomo della sorveglianza notturna:
 
-Ciao Carl, hai per caso visto uscire Jane questa sera?-
 
-No agente Lisbon, mi dispiace-
 
-Va bene, grazie-
 
Possibile che gli fosse accaduto qualcosa? Arrivata all’ultimo piano controllò il bullpen, il cucinino e ancora il suo ufficio. Poi il suo sguardo vagò in direzione dell’attico, e si ricordò che quando erano tornati Jane era andato proprio in quella direzione. Possibile che fosse ancora lì? Salì le scale e bussò alla pesante porta di metallo… nessuna risposta. Dove diavolo sei finito Jane? Decise di entrare a dare un’occhiata. I suoi occhi dovettero abituarsi alla penombra, poi si voltarono in direzione del materasso che il suo consulente usava come letto. Tirò un sospiro, a metà tra il sollevato e l’irritato. Patrick stava dormendo beatamente.
Si avvicinò lentamente per non spaventarlo, poi si inginocchiò affianco.
 
-Jane? Ehi Jane, stai dormendo davvero?- disse in un sussurro.
 
Il respiro di Jane era pesante ma regolare. Non lo aveva mai visto addormentato così profondamente. D’istinto gli accarezzò i morbidi ricci biondi, così come si fa coi bambini.
 
-Jane mi senti?- …ancora nessuna risposta.
 
Theresa spostò involontariamente gli occhi dalle palpebre chiuse di lui, alla sue labbra. Quel giorno aveva scoperto che oltre ad avere una forma stupenda avevano anche un sapore meraviglioso, dolce. Scrollò leggermente la testa per cancellare il rossore che sentiva essere salito all’altezza delle guance. L’aveva davvero baciata! Forse era stato solo per scherzo, per vendicarsi della sua battuta su lui e Sophi, eppure non aveva mai fatto una cosa del genere, non si era mai avvicinato tanto ad una donna. Per lei era stato il momento più bello della sua vita. Non desiderava altro da ormai diversi anni.
Di nuovo lo sguardo si posò su quelle labbra dischiuse. Aveva voglia di assaggiarne ancora il sapore.
Ma cosa vai a pensare Theresa?
Non puoi farlo.
Perché no?
Infondo dorme, sarà solo un attimo; quando si sveglierà non ricorderà nulla, ma per me sarà un ricordo indelebile sul cuore.
Decidendo su come agire si avvicinò lievemente al viso del suo consulente per lasciarvi un leggero bacio. Le labbra si sfiorarono appena, ma questo servì a provocare in Lisbon una serie di brividi lungo tutto il corpo.
Come avrebbe potuto rinunciare a questa sensazione ora che ci si stava abituando?
Come avrebbe potuto rinunciarvi ora che sapeva cosa si provava a baciare l’uomo che si ama?
Si staccò lentamente da quel dolce sapore che l’aveva inebriata anima e corpo; quando era ancora sospesa col viso su quello dell’uomo, un movimento le disse che qualcosa non andava.
 
-Lisbon, dovresti saperlo ormai… io non dormo mai veramente-
 
Un ghigno furbo si formò su quelle stesse labbra e nello stesso momento due occhi color dell’oceano si spalancarono. Jane era sveglio!
Lisbon non poteva credere ai suoi occhi.
“Cosa ho fatto?” pensò ancora disorientata, immobile col rossore che le colorava tutto il viso. Poi il suo primo istinto fu quello di scappare via, nascondersi e non farsi più vedere per l’imbarazzo. Così fece… o meglio, così cercò di fare. Ma una mano forte la bloccò prima ancora che potesse muoversi.
 
-Ehi… dove credi di andare, Theresa? Non puoi baciarmi e poi scappare via così… Mi sento sedotto e abbandonato- disse tirando a sé Lisbon, portandola ancora più vicina di quanto non fosse stata prima.
 
Lisbon tremò al solo udire il suo nome pronunciato da quella bocca, la testa vorticò violentemente ipnotizzata dal suo profumo e il suo cuore sembrò voler schizzare fuori dal petto per quel contatto così ravvicinato. Riusciva a sentire il calore del suo corpo e il suo stesso battito accelerato.
Jane sfoderò ancora uno dei suoi famosi sorrisi e senza attendere oltre poggiò una mano tra i capelli della donna portandola con presa forte ma dolce alle sue labbra.
Questo bacio fu molto diverso dal precedente: dolce, ma non casto e leggero, piuttosto passionale e carico d’aspettative. In un primo momento Lisbon rimase rigida, ma la sua compostezza non potette durare a lungo tra le braccia di quell’uomo. Quando Patrick la sentì lasciarsi andare tra le sue braccia la sollevò leggermente per farla accomodare più vicina a lui sul materasso. Quando trovarono una posizione comoda per entrambi, approfondirono il bacio. Le loro lingue si intrecciarono per assaporarsi, senza nessuna voglia di separarsi, mentre il mondo intorno a loro sembrò sparire. Erano sospesi in un’altra dimensione dove esistevano solo loro due; un mondo perfetto dove non bisognava preoccuparsi di nient’altro. Quando il bisogno di respirare si fece sentire si separarono controvoglia.
I loro sguardi erano sognanti  e concentrati l’uno sull’altro. Non c’era bisogno di parole, quel bacio aveva espresso da solo tutti i sentimenti sopiti.
Quando Jane provò a riavvicinarsi per riprendere da dove si erano interrotti, la razionalità riprese possesso di Lisbon.
 
-Jane… non credo sia il caso…- disse respirando con fatica.
 
Era difficile per lei prendere quella decisione, ma sapeva che continuare avrebbe ferito entrambi; Jane non era pronto per questo, il suo unico pensiero era ancora la vendetta e lei non avrebbe sopportato di essere per lui l’avventura di un momento di passione incontrollata. In fondo sapeva che Jane era un uomo e in quanto tale aveva degli istinti. Ma cosa sarebbe accaduto quando la ragione si fosse rifatta viva in lui? L’avrebbe allontanata di nuovo e anche la loro splendida amicizia sarebbe stata rovinata. In fondo era questione di priorità: non voleva perderlo, anche a costo di averlo solo come amico. Aveva bisogno di lui.
In preda a questi pensieri Lisbon tentò di ritrarsi, spingendo con le mani contro il petto di lui, ma non riuscì a fare un movimento.
Jane la stringeva ancora a sé, serrando di più la presa col braccio dietro la schiena calda di lei. La guardò insistentemente. Aveva capito quali erano i pensieri che l’assillavano.
 
-Lisbon…- fece sospirando. -Theresa… guardami per favore- e le lasciò una tenera carezza sulla guancia con la mano libera.
-Per me tu non sei solo un’avventura, voglio che questo sia ben chiaro. Io non so cosa mi sia preso oggi, ma so che ogni volta che siamo vicini il mio cuore fa le capriole, e non succedeva da tanto. Non so se sia amore, ma so per certo che per me non sei solo un’amica. È un sentimento che ho scoperto di provare da poco e non voglio scappare solo per paura di quello che potrà succedere, non permetterò a nessuno di portarti via da me.-
 
Le lacrime iniziarono a bagnare il viso dell’agente Lisbon, che non riusciva più a controllarle.
 
-Patrick… stiamo sbagliando tutto, per mille motivi diversi. Ora parli così, ma domani tornerai a ragionare lucidamente e la tua unica priorità sarà ancora John il Rosso. Tu non sai esattamente cosa provi, ma io sì… Io ti amo Patrick, da molto tempo, forse dal giorno in cui ti ho visto entrare nel CBI, ed è per questo che non posso lasciarti fare qualcosa di cui ti pentirai. Non voglio perderti, ma il mio cuore ha ricevuto molti colpi in passato e non so se resisterò quando mi allontanerai ancora, quando mi nasconderai qualche altra cosa per paura di mettermi in pericolo.-
 
A quelle parole il consulente allentò un po la presa sulla schiena della donna, che ne approfittò per mettersi in piedi.
 
-Facciamo finta che non è successo nulla… credimi, è la cosa migliore per entrambi- e così dicendo si allontanò in direzione della porta.
 
-Aspetta Theresa…- e in un movimento fulmineo la raggiunse per stringerla alle spalle.
-Non andare, io ho bisogno di te… è vero che voglio ancora vendicarmi, ma non puoi darmene torto, cosa faresti tu nei miei panni?- disse con voce spezzata.
 
-PROVEREI A FIDARMI DI Più DELLE PERSONE CHE MI VOGLIONO BENE!- esplose in un momento di rabbia.
 
Jane rimase ammutolito.
 
-Scusa, non volevo alzare la voce- disse rendendosi conto di aver esagerato; in fondo non era colpa sua, anche lui stava soffrendo profondamente, lo sentì dalla presa tremante con cui l’avvolgeva.
 
-Thersa… mi dispiace per quello che ti faccio passare, ma tu sei davvero l’unica persona di cui io mi fidi… Ho mentito, in realtà so esattamente cosa provo… Io, beh, ecco… insomma… Io ti amo, e non voglio perderti. Sei la persona più importante per me, sei la mia migliore amica, l’unica persona che mi capisce e che non mi ha mai abbandonato, l’unica persona che conosce il lato peggiore di me e mi ama ugualmente. Ci saranno momenti bui, e sicuramente farò ancora delle cose stupide perché io sono fatto così, ma voglio che tu sia al mio fianco… Voglio continuare a vedere il rossore sulle tue guance quando ti faccio un complimento, quell’ adorabile rughetta che compare sul tuo viso quando ti faccio arrabbiare e gli splendidi sorrisi che regali solo a me quando dico o faccio qualcosa di buffo. Amami Theresa… amami come fossi la cosa più preziosa che possiedi-
 
Theresa stava piangendo ininterrottamente, non riusciva a muoversi. Cosa doveva fare?
 
-Patrick, tu sei la cosa più preziosa della mia vita, ma non sei mio, non mi appartieni e forse non mi apparterrai mai, almeno fino a quando non sarai libero dall’ossessione per John-
 
-Ti sbagli, io ti appartengo anima e corpo- e la fece voltare per guardarla negli occhi.
 
-Non voglio far finta di nulla… non posso. Come potrei? Ci vuole coraggio a lasciare andare la persona che si ama Theresa, ma ci vuole ancora più coraggio ad amarla senza riserve, donandole il proprio cuore. Il mio cuore è tuo, completamente… ti prego non buttarlo via- disse con gli occhi lucidi.
 
-Patrick non rendere le cose più difficili di quanto non siano già… non voglio ferirti, ma tu lo farai con me. È inevitabile.-
 
-Io non sono un uomo abituato a pregare le persone, Theresa, ma lo sto facendo ora… ti prego, resta con me… affronteremo tutto insieme.-
 
Una risata nervosa le sfuggì dalle labbra.
 
-Che cosa ne hai fatto di Patrick Jane? Dov’è la persona che inganna le altre per il proprio tornaconto personale? La persona che non si fida di nessuno al di là di sé stesso, che nasconde o inquina prove fondamentali e che non ha bisogno dell’aiuto dei propri colleghi?-
 
Patrick sospirò e con un sorriso sghembo rispose guardandola intensamente:
 
-Quell’uomo è stato rapito da una piccola donna con una forza inimmaginabile, con i capelli mori e gli occhi color smeraldo, con un buon profumo di fragole-
 
Lisbon alzò gli occhi che aveva puntato prontamente in terra quando si era trovata nuovamente di fronte a Jane e lo guardò dritto nei suoi occhi color oceano quasi a voler capire se stesse dicendo la verità.
Lo capì.
Dannazione Theresa, sei proprio fregata!
Jane sembrò recepire al volo i suoi pensieri perché ancora una volta si stava muovendo nella sua direzione per annullare la distanza che separava le loro labbra. Sorrise un attimo prima di baciarla e provocandole ancora una serie di brividi su tutto il corpo parlò sulla sua bocca.
 
-Sai che non puoi resistermi Theresa… Come potresti? Sono bello come il sole e per di più tremendamente intelligente-
 
-Stai zitto sbruffone!- disse infine la mora con gli occhi chiusi colmando l’irrilevante distanza tra loro.
 
Eh sì Theresa, sei proprio fregata!

  
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