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Autore: elyana87    31/05/2013    6 recensioni
Emiliano ha scoperto che il bambino che Sonia aspetta non è il suo ed è pronto a tornare da Anna. Ma lei?
Sarà capace di fidarsi ancora di Emiliano?
Avrà ancora la forza di combattere per questo amore?
"Nel preciso istante in cui ho sfiorato quella mano ho sentito di non aver scampo"
Ma Anna ed Emiliano avranno il coraggio di lasciarsi trascinare da un sentimento tanto forte?
Riusciranno, per la prima volta, a fermarsi nello stesso punto?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’aria sul viso, il sole ancora tiepido di fine maggio e tutto intorno a me sembra più bello senza una reale ragione.
Le 6.30 del mattino.
Sto attraversando mezza Roma in motorino e, nonostante non abbia dormito nemmeno un minuto non riesco a sentire la stanchezza. Ho solo voglia di correre ed arrivare presto a Poggio Fiorito.
Devo parlare con il dottor Martini. Devo dirgli tutto, perché non pensi che quella volta in clinica l’abbia preso in giro, perché non è così.
Non avevo mai pensato alla possibilità di stare insieme a qualcuno che fosse tanto più piccolo di me.
Io non metto le mani addosso alle ragazzine di 16 anni.
Ma Anna non è una ragazzina di 16 anni qualsiasi.
Anna non è una ragazzina.
Anna è il sole, la forza, il coraggio, la speranza che anche per un tipo come me ci sia qualcosa di buono a questo mondo.




Il campanello suona insieme alla sveglia. Sarà Melina che ha dimenticato le chiavi.
Suona di nuovo, ma a me non importa scoprire chi sia. A me non importa niente di niente.
Continuo a fissare il soffitto da quando quel dannato sogno mi ha svegliata qualche ora fa, cercando di non pensare, di concentrarmi sull’intonaco, sul lampadario… sul niente.




Una donna elegante dall’accento nordico mi apre la porta. Se non ricordo male l’ho già incontrata qui, quel pomeriggio in cui sono stato in questa casa con Sonia.
AVE: Oh, Emiliano, buongiorno! Benedetto tuso, ma che cosa fai qui alle 7 del mattino?
La signora si ricorda di me, dopo un solo incontro.
Non ricordo che parentela abbia con Anna, ma è a tutti gli effetti un membro della famiglia… e forse è proprio questo quello che accade in una famiglia: tutti sanno e conoscono tutto degli altri.
Ecco perché è una strana sensazione per me, il ragazzo senza famiglia.
E: Signora mi scusi, ma ho bisogno di parlare con il dottor Martini
La mia voce suona più agitata di quanto dovrebbe, come a voler caricare di enfasi le mie parole.
A: Eh ma il professore è rientrato poco fa dal turno di notte, non so se sia il caso…
E: La prego signora, non insisterei così se non fosse davvero importante…
A: Ma è successo qualcosa a Sonia?
Ed è realmente preoccupata dall’idea che Sonia, o il bambino, possano essere in pericolo.
E: No. No. Sonia sta bene. È di me che devo parlargli…
A: Senti io provo a vedere cosa posso fare, tu nel frattempo entra a fare colazione con noi
E: No, grazie signora, preferisco aspettare qui fuori.
A: Va bene, Emiliano, come vuoi… però basta con questo Signora. Io sono Ave, solo Ave!.
Mi scappa un sorriso. Sono davvero strani questi Martini! Nella mia vita non ho mai incontrato nessuno come loro: persone per bene, dal cuore grande, che si prodigano per gli altri senza chiedere niente in cambio.
Lo hanno fatto con me.
Lo hanno fatto per Sonia.
E chissà per quanti altri.
Mentre penso, vago per il giardino della villetta.
Lo sguardo alla stanza di Anna.
Adesso si starà alzando per andare a scuola. Chissà come sta. Chissà se è tornata a sorridere come quel giorno dal benzinaio.
Lele: Emiliano…
Il dottor Martini appare scarmigliato sulla porta, sbadigliando a ripetizione.
Ha l’aria stanca di chi non dorme da giorni.
Mi vede e sembra preoccuparsi della mia presenza.
Lancia uno sguardo verso la porta esterna di camera di Anna, come per controllare qualcosa poi torna a concentrarsi su di me.
E: Buon giorno dottor Martini
L: Sei caduto dal letto?
E: No… in realtà non l’ho proprio visto il letto…. Anzi, mi scusi per averla svegliata,ma io… Io dovrei parlarle
L: Adesso?
Mi chiede incredulo, mentre gli sfugge un altro sbadiglio
E: Sì
L: Va bene… senti, prendo le chiavi della macchina, ci facciamo un giro così mi racconti e io evito di addormentarmi mentre parli
E: Grazie.
In un attimo è fuori dalla porta, come se avesse fretta di allontanarmi da quella casa, ma non mi concentro più di tanto su questo pensiero.
Saliamo in macchina e inizio a raccontare le mie ultime giornate.




Mi trascino in cucina, vestita di tutto punto, pettinata e appena truccata.
Indosso un finto sorriso perché non ne posso più di vedere gli sguardi di compassione dei miei familiari e di rispondere alle solite domande.
Sono forte.
Io posso essere forte.
Devo solo volerlo e, forse, un giorno, Emiliano sparirà.
Anna: Buon giorno
Bianca: Ciao Anna, buon giorno
Mi risponde Bianca, sorridendomi dolcemente, seguita da tutti i miei fratelli seduti attorno al tavolo.
Maria si avvicina e mi schiocca un bacio sulla guancia.
Lei non domanda e non indaga eppure sa tutto, glielo leggo negli occhi.
Sa che sono a pezzi, ma fa di tutto per non farmelo pesare. Elena mi allunga del latte e Bobo una fetta di pane e marmellata, ma ho lo stomaco chiuso. Non riesco a mangiare.
Maria: Non ti va proprio niente, Anna?
Recita finita. Il sorriso sparisce all’improvviso, quando l’attenzione torna a concentrarsi su di me.
A: No, grazie. Anzi, mi sa che mi avvio a scuola. Ciao
E, senza aspettare risposta, esco dalla porta finestra della cucina.




E: Sa dottore, io non avevo mai provato niente di simile… anzi, mi fa davvero strano parlarne con lei. Però volevo che sapesse che…
L: Emiliano, sarò sincero con te. Anna sta passando un periodo difficile e io non sopporto di vederla stare così male, perciò ti chiedo solo di prendere una decisione… e di mantenerla perché….
E: …So di non essere la persona più affidabile del mondo, dottore. Ma io ci tengo davvero ad Anna. Mi sono allontanato da lei perché sapevo di poterle causare solo guai. Ma lei è tornata indietro una ed un’altra volta. Ed io ho smesso di lottare contro quello che mi succedeva dentro… poi è arrivata Sonia… e lei ha gestito la situazione per tutti e tre, mostrandomi che non è affatto una ragazzina
L: E’ vero, non lo è. Ma è giovane e non riesce a gestire quello che prova per te. Un minuto è in paradiso e l’attimo dopo sotto ad un treno… perciò ti chiedo di nuovo che intenzioni hai con lei? E con Sonia…




Cesare: Anna… anna
Mi volto, controvoglia.
Devo di nuovo indossare la maschera della “ragazza normale e mediamente felice”.
A: Cesare…
Il mio vicino di casa. Lo conosco da una vita, siamo buoni amici e frequentiamo la stessa scuola,anche se lui ha due anni più di me: lui quasi diciannove anni, io quasi diciassette.
Per tanto tempo siamo stati inseparabili, quasi simbiotici fin quando non è arrivato Emiliano…
C: Ciao Anna. È una vita che non ti vedo in giro… né a scuola. È tutto a posto?
A: Sì, normale. Sono stata impegnata con lo studio. Devo recuperare tre insufficienze…
C: Latino immagino…
A: E matematica… e fisica
C: Cavoli… beh, matematica e fisica le ho anche io…
A: Mal comune mezzo gaudio…
C: Esattamente…
E rido sinceramente, per la prima volta dopo non so quanti giorni.
Mi mancavano questi momenti con lui.
In realtà mi manca la ragazza spensierata che ero prima di incontrare Emiliano.
C: Facciamo due passi insieme mentre andiamo a scuola? Così possiamo chiacchierare un po’
A: Affare fatto amico!
Lo prendo a braccetto e mi sento un pochino meglio.
E forse ho ancora qualche speranza di recuperare l’Annuccia che era in me.




E: Ho passato la sera a parlare con Sonia, di noi, del bambino che nascerà, delle cure che dovrà fare… mi ha chiesto di fargli da padrino, quindi io non uscirò dalle loro vite… ma è tutto qui, dottore
L: Sono contento per te Emiliano, ma non riesco a capire…
E: Dottor Martini, quando ho conosciuto sua figlia, sei mesi fa, non mi sarei mai immaginato che una ragazzina potesse sconvolgermi la vita in questo modo. Io ho sempre vissuto alla giornata. Non ho mai dovuto, né potuto, pensare ad altro che non fosse sopravvivere.
Ho molti amici, il mio lavoro, ma non ho una vera famiglia su cui poter contare. Una famiglia come la sua. Sono sempre stato solo. E poi è arrivata Anna.
Ha combattuto con le unghie e con i denti. Ha voluto che la conoscessi prima di poter scartare l’opportunità di provare qualcosa per lei. Ed è davvero cocciuta sua figlia
L: E’ vero. È molto testarda. Tenace. E coraggiosa
E: Non avevo mai incontrato nessuno come lei. Mi ha mostrato il mondo con i suoi occhi. Ho visto cose che non pensavo potessero esistere. Si è presa cura di me. Sempre. Anche quando sapeva che sarebbe stata respinta. Anche quando sapeva che avrebbe sofferto. Ha sempre pensato a me
L: Si è innamorata di te. Semplicemente questo. La forza del primo amore…
Restiamo qualche istante in silenzio, mentre la macchina si ferma accanto alla scuola di Anna e il dottor Martini spegna il motore. Prendo fiato e poi continuo.
E: Ecco, io volevo che lei sapesse tutta questa storia prima di… insomma…
L: Stai dicendo che vuoi la mia benedizione?
E: In un certo senso sì, dottore…. Per questo l’ho tirata giù dal letto
L: Bravo, Emiliano, hai fatto bene!
mi risponde sbadigliando, con una punta di ironia nella voce, per poi tornare serio
L: Solo che vorrei che fossi davvero convinto…
E: Le basterebbe sapere che ci tengo davvero?”
L: …Direi che è sufficiente… ma a questo punto tutte queste cose non dovresti dirle a me, ma sai bene a chi.




Cesare: Eccoci
Il tempo è volato. Non mi ero nemmeno accorta di essere arrivata davanti a scuola.
A: Eccoci. Cesare, mi ha fatto piacere parlare con te. Dovremmo farlo più spesso
C: Quando vuoi. Terza villetta a destra. La stessa di sempre A: Cercherò di ricordarlo…
Mi da un sonoro bacio sulla guancia sinistra e si allontana, ed io mi sento di nuovo sola.
Proprio come sta mattina.
Proprio come ogni mattina dell’ultimo mese, quando ho lasciato Emiliano fuori da Villa Aurora.
Il suono del telefono mi distrae dai miei pensieri, un messaggio.
Cesare.

Sorridi Annuccia. Più forte che puoi. Solo così sarai invincibile! Buona giornata e grazie della compagnia. Mi è mancata davvero in questi mesi.

E ci provo.
Ma da sola non mi viene, perciò ci rinuncio.
Vorrà dire che diventerò invincibile domani.
O dopodomani.
Mi avvicino a Flavia e Sara, impegnatissime in un discorso che non riesco a seguire, ma non me ne preoccupo più di tanto.
Le saluto, ricordando a me stessa che nel pomeriggio devo chiamare Giulia che negli ultimi tempi sto trascurando. Quanto mi manca! Questo viaggio negli USA proprio adesso non ci voleva.
Torno ad occuparmi di loro e mi aggiornano sulle ultime conquiste amorose del figo della scuola.
Fingo interesse.
Un tempo non molto lontano mi sarei trasformata in Alfonso Signorini, ma al momento provo solo una punta di invidia per la nuova fiamma di Riccardo Testoni.
Deve sentirsi al settimo cielo.
Come mi sentivo io prima di Sonia e il bambino-non-bambino di Emiliano…
Basta. Non devo pensarci.
Non voglio pensarci.




Lele: …Tutte queste cose non dovresti dirle a me, ma sai bene a chi.
Resto per un attimo interdetto. Ero tutto preso dal mio discorso che mi ha colto alla sprovvista. E lui deve accorgersene immediatamente perché si appresta a sottolineare.
L: Anna dico…
Il suo sguardo vaga fuori dall’auto poi si fissa in un punto preciso vicino all’ingresso della scuola, e, indicandomelo
L: Eccola.
Guardo in direzione del suo dito e sento aprirsi sul mio viso un sorriso luminoso, da pubblicità del dentifricio.
Eccola, finalmente.
Ho così tante cose da dirle.
Così tanto da farmi perdonare.
E: Allora vado…
L: Vai
Faccio per allungare la mano, per stringergli la sua, impacciato e imbarazzato come non mi ero mai sentito. Non è da tutti essere in macchina a chiacchierare con il padre della ragazza con cui vorrei stare di quello che provo per la figlia, perciò, dico io, un po’ di rincretinimento repentino può starci, giusto?
Non appena mi accorgo del gesto un po’ troppo cavalleresco, la ritiro rapidamente e stringo il giubbino di pelle.
Il dottore mi guarda divertito, senza più nessun tipo di astio.
Non sono più una minaccia per la sua bambina.
Ora sono degno di lei. E mi piace sentirmi così.
Mi piace pensare che qualcun altro, a parte lei possa pensare che io sia adatto a starle accanto.
E: Va bene, vado! Grazie.
L: Ciao Emiliano.
Scendo dalla macchina e corro verso di lei, il cuore in gola. La voglia di abbracciarla, di darle un bacio e cancellare l’ultimo mese delle nostre vite.
Ripartire da quel bacio nel suo giardino.
Dal momento in cui ho capito che avremmo potuto farcela.




E: Anna
Una voce. Quella voce.
Mi chiama. Ed io la sento.
E sono quasi certa che sia solo nella mia testa.
Folle.
Adesso immagino ad occhi aperti quello che avrei voluto accadesse da sei mesi.
Mi volto per tentare di scuotermi e resto di sasso.




Eccoti, finalmente.
Il mio scricciolo di donna.
Sei così vicina.



E ti vedo a pochi passi da me.
Se allungassi un braccio potrei perfino toccarti.
Sei reale.
E sorridi.
Sorridono anche i tuoi occhi.
E in me scoppia una guerra.



Forse è un po' lungo... spero di non annoiare nessuno!
Buona Lettura
Elyana
  
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