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Autore: Tesi    31/05/2013    4 recensioni
«Il Dottore … decise … no, no … il Dottore si alzò in piedi … e … guardando un’ ultima volta Wilfred … aprì con decisione la porta in vetro ed entrò. »
Era sempre stato così, non riusciva a scrivere se non narrando a bassa voce. Non che fosse mai stato un problema, anzi, eccetto quell’unica volta in cui i vicini le chiesero se facesse parte di una setta satanica, Amy ne era orgogliosa, l’aiutava a tenere viva la bambina dentro di lei.
.: Perchè Amy Pond scrive del Dottore? E soprattutto, perchè scrive di quel Dottore di cui non dovrebbe sapere nulla?
What If: Come sarebbe andata se ad incontrare Amy da piccola fosse stata la decima reincarnazione del Dottore? Ovviamente nulla è quel che sembra :.
Genere: Comico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Amy Pond, Doctor - 10
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 .: Prologo :.

Allons-y Doctor!


La ragazza posò il caffè ancora fumante vicino alla tastiera del proprio laptop, poi, dopo essersi seduta di fronte allo schermo, unica fonte di luce in tutta la stanza, cominciò a digitare agitando le proprie lunghe e sottili dita. L’oscurità si diramava alle sue spalle, avvolgendo completamente la casa silenziosa.
Scostò per l’ennesima volta una rossa e ribelle ciocca, che sembrava godere nel farle perdere il segno di ciò che scriveva, e con un sospiro recuperò la concentrazione.
«Il Dottore … decise … no, no … il Dottore si alzò in piedi … e … guardando un’ ultima volta Wilfred … aprì con decisione la porta in vetro ed entrò. »
Era sempre stato così, non riusciva a scrivere se non narrando a bassa voce. Non che fosse mai stato un problema, anzi, eccetto quell’unica volta in cui i vicini le chiesero se facesse parte di una setta satanica, Amy ne era orgogliosa, l’aiutava a tenere viva la bambina dentro di lei.
 Riesaminò il proprio operato e si ritenne soddisfatta e pronta a caricare un nuovo post. Spostò il cursore dalla casella di testo al tasto “Pubblica”  e si fermò a guardare la piccola freccia nera, sfiorando rispettosamente il tasto sinistro del mouse.
Una parte di lei era convinta che tutto questo non l’avrebbe portata a nulla, che dopo aver cliccato quello stupido tasto si sarebbe ritrovata con tre ore in più di sonno e una vita normale. L’altra parte, in tutta risposta, si tappava le orecchie e sovrastava la voce della ragione con un cantilenare continuo ed infantile. Amy adorava il fatto che questa fosse la voce dominante della propria mente. Ovviamente, il fatto che lei lo adorasse non significava che le persone che la circondavano quotidianamente dovessero sapere secondo le istruzioni di chi, o cosa, la rossa prendeva le sue decisioni.
Non c’era un vero e proprio conflitto tra le due, quindi,  ma per la prima sarebbe stato meglio chiudere tutto e dedicarsi alla propria vita seriamente, raccomandazione che, senza alcuna utilità visibile, le faceva tutte le sere. La seconda si limitava a ricordarle da quanto stesse aspettando quel momento e di come avrebbe sempre potuto fare come diceva “Miss Vita” se non fosse accaduto alcunché.
«Al diavolo!» sibilò Amy mordendosi il labbro e, con gli occhi marroni incollati al pulsante, alzò l’indice destro che, come una ghigliottina, ricadde sul mouse.
 Il “click” si diffuse solenne in tutta la casa, fino a lasciare il posto ad un altrettanto solenne silenzio.
Gli occhi speranzosi della ragazza si spostarono più volte per esaminare la stanza, ma nulla era cambiato. Non voleva sembrare delusa, non che ci fosse qualcuno con cui mantenere  un minimo di apparenza, e non voleva definirsi delusa, in verità tutto quello che sentiva era di essersi … sprecata. Sì, sprecata era il termine corretto.
Sospirò e, allungando la mano, spense il computer, facendo sparire così l’ultima luce di quella piccola stanza. Incrociò le braccia ed osservò il muro, ma prima che potesse scoppiare a piangere o ingaggiare una lotta-sfogo con il proprio cuscino, un brivido di freddo la colpì alla schiena.
« Vento … ?»
Si chiese, mentre un' auto passava sotto casa, in lontananza. La ragazza si girò, era sicura di avere chiuso le finestre prima di iniziare a scrivere. Un’altra macchina passò più vicina, con un rumore strano, come se avesse frenato. Amy corse alla finestra per vedere ed una nuova folata di vento la investì completamente. Si girò, alla luce del computer non si poteva vedere molto, ma era impossibile  non notare la finestra sigillata. Si rigirò al rumore dell’auto, poi realizzò.
«Io il computer l’ho spento.»
La luce era ormai abbagliante, un vero e proprio faretto si stagliava in mezzo alla stanza illuminandone gran parte. Più rumori di macchine si susseguivano sempre più brevemente, Amy capì che non provenivano da una macchina, o almeno, non da un’auto. Non poteva vederla, ma sapeva che era lì, che stava finendo di materializzarsi, e sapeva anche che in poco tempo Lui sarebbe uscito da una porta troppo blu per essere distinta al buio, ma che lei già conosceva come l’interno delle sue tasche. Il rumore si fermò. La TARDIS aveva finito di materializzarsi, la TARDIS era precisamente al centro della stanza di Amy Pond. Una fessura di luce tagliò l’oscurità dell’ambiente, era evidente che la porta era stata aperta e, di sicuro, ci sarebbe stata una grande entrata a sorpresa se la rossa non si fosse buttata a capofitto contro lo spiraglio luminoso. Una volta trovato spinse il pannello di legno con entrambe le mani, incurante di colpire violentemente l’uomo dietro di esso. Neanche notò la sua lunga e magra figura ondeggiare all’indietro, la sua mano portarsi all’altezza di un naso ferito e i suoi occhi incollarlesi addosso palesando tutta la sua preoccupazione.
«Cosa …?»
Chiese il Dottore senza capire, ma Amy corse verso i comandi senza nemmeno ascoltarlo, né si fermo ad ammirare il meraviglioso interno della sua cara astronave!
«Uh! Il tuo cappotto! Tieni, ti servirà!»
«Cosa?!»
L’uomo strinse protettivamente il proprio soprabito, senza però smettere di guardarla come se fosse stata un mostro a tre facce.
«Uff, certo che ce ne hai messo di tempo! Allora? Allons-y Dottore! Dov’è che mi porti?»
«COSA?!»

 


.:  The writer is  IN  :.
Salve a tutti*, sono Tesi. 
L'idea di scrivere questa fanfiction ha gironzolato nella mia testa per vari mesi prima che mi convincessi a buttare giu un capitolo. Non so se è indicata anche l'ora di pubblicazione, ma  è mezzanotte e venti, io ho sonno e questo è l'unico modo per convincermi a scrivere. Spero di non aver bisogno di altre nottate del genere per il seguito, ma vi avverto in anticipo che sono una persona molto pigra. Quindi, non voglio mentirvi, il finale stesso di questa storia è in "forse". 
Come voglio far funzionare questa cosa?  Si tratta di una vera e propria serie parallela che parte dal presupposto che Ten non si sia rigenerato e che abbia incontrato Amy quand'era piccola, proprio come fece Eleven. Non so quanti di voi hanno letto l'intervista a Moffatt in riguardo, ecco, l'idea viene da lì. Ovviamente il finale sarà leggermente diverso, quindi se l'avete già letta, tranquilli, siete ancora al sicuro dallo spoiler  completo. 
Cercherò di far durare ogni episodio due o tre capitoli, forse uno dei tre sarà un piccolo prologo, un'introduzione alla storia, ecco.  Sull'argomento di ogni episodio, ho già qualche idea, ma se vorrete propormi qualcosa non dovrete fare altro che recensire. 
Che altro dire? Spero di aggiornare presto. Intanto dedico questo capitolo  a RiverSong e Martamydear, che mi sopportano nonostante io scrivi malissimo. 
Accetto critiche positive (eggrazie)  e negative (ah, ecco) senza alcun problema, quindi fatevi avanti.
Ahiahiahi. Si vede che sono stanca eh? Beh, buonanotte.
Goodbye.

*Mitomane 

  
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