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Autore: Shari Deschain    31/05/2013    3 recensioni
[Spoiler season finale - Sherlock/Irene] La verità è che per qualcuno abituato ad essere l'esatto opposto di un cliché, il fatto di essere caduto nel più antico di tutti è quantomeno umiliante.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Joan Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Pairing/Characters: Sherlock/Irene, Joan
Rating: PG
Warnings: Spoiler S1!, Post finale;
Word Count: 635 (fdp)
Disclaimer: Niente di mio, non ci cavo un euro.
N/A: Scritta per 500themes_ita, prompt #369. Lacrime e sangue.






After the storm





Il giorno dopo l'arresto di Moriarty, Sherlock rimane in piedi immobile sotto la doccia per ore intere, le gambe divaricate per mantenere meglio l'equilibrio, le mani schiacciate contro il muro di piastrelle con tanta forza da far sbiancare le nocche e la punta dei polpastrelli.

La sensazione del freddo della ceramica contro i palmi stride violentemente con quella del getto di acqua bollente che gli colpisce la nuca e le spalle. Piccoli rivoli caldi gli scorrono lungo il volto come fasci di vene esposte, come lacrime non sue.

Ma Sherlock non piange. Ricorda.

Ricorda Londra e non riesce a capire. Non riesce a spiegarsi. Come ha fatto a non vedere, a non accorgersi dell'ovvio, come ha fatto, addirittura, adinnamorarsi di lei. A distruggersi per lei.

Domande, domande, domande. E nessuna risposta. Solo lo scrosciare dell'acqua e quelle lacrime che si rifiutano di cadere.

Ritorna in sé solo quando Joan comincia a bussare violentemente alla porta, minacciando di affumicare tutte le api per farle fuggire se lui si ostina a tenere in ostaggio il bagno impedendole di fare la pipì.

*

La notte dopo l'arresto di Irene, Sherlock sogna di lei.

Indossa la sua solita maglia da lavoro, ha i capelli biondi raccolti in uno chignon dall'aspetto più instabile della torre di Pisa, ed è ricoperta di schizzi di colore. Le finestre sono spalancate, il sole invade la stanza, tutto intorno c'è odore di fiori e di colori ad olio.

China sul suo quadro, Irene dipinge e canticchia tra sé una canzone che lui non riconosce.

Sherlock si avvicina a lei sorridendo, ma mentre si china per baciarle una spalla nuda, i suoi occhi si posano sulla tela di fronte a loro, e più precisamente sui particolari sapientemente ripassati con un rosso brillante. Non è acrilico. È sangue.

Sangue sul quadro. Sangue sul pennello. Sangue sulla tavolozza.

Sangue sulle mani di Irene.

Sangue sulle proprie mani.

Sherlock si sveglia gridando come non gli capitava da anni. Impiega meno di trenta secondi a calmare se stesso e le successive due ore a tentare di calmare Joan, dapprima spaventata, poi semplicemente infuriata per essere stata svegliata così di soprassalto.

*

La verità è che per qualcuno abituato ad essere l'esatto opposto di un cliché, il fatto di essere caduto nel più antico di tutti è quantomeno umiliante. Essere distrutti dall'amore è una cosa per poeti e scrittori di libri da quattro soldi, non per scienziati o detective.

Sherlock si chiede se Irene provi la stessa cosa. Dopotutto l'amore non è fatto neanche per le grandi menti criminali.

Eppure eccoli qui: un uomo fregato da una donna e una donna fregata dalla gelosia. La storia più vecchia del mondo. Ci sarebbe stato da aspettarsi un minimo in più di originalità da una coppia come la loro, ma è cosa nota che la realtà non è mai all'altezza delle aspettative.

Quando Joan gli domanda perché diamine stia ridendo sottovoce da solo come uno psicopatico, Sherlock risponde che ha finalmente trovato la ricetta perfetta per cucinare Clyde. Lei torna in salotto per niente convinta, ma con la tartaruga ben al sicuro tra le sue mani. Giusto per precauzione.

*

Moriarty evade due giorni dopo.

Non è una fuga spettacolare con inseguimenti e sirene spiegate. Non sarebbe nel suo stile. Lei preferisce le cose fatte in silenzio, nell'ombra, possibilmente in punta di piedi. La cosa non impedisce comunque ai giornalisti di lanciarcisi sopra come avvoltoi affamati.

Sherlock guarda i vari notiziari dai suoi nove schermi televisivi.

Sorride.

Il suo cellulare comincia a squillare pochi istanti dopo l'annuncio della prima conferenza stampa del direttore del carcere femminile.

«Pronta, Watson?», domanda lui.

In piedi al suo fianco, con in mano la sua fida tazza di tè bollente, Joan scuote la testa con aria esasperata, poi si trova a dover sopprimere a sua volta un sorriso e un brivido di eccitazione.

«Pronta», risponde soltanto, pur avendo ancora addosso i pantaloni del pigiama e una tartaruga infilata nella tasca della vestaglia.



   
 
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