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Autore: DrarryStylinson    31/05/2013    7 recensioni
Un vecchio album di foto riporta Zayn a camminare tra i ricordi del suo amore perduto.
OS vincitrice del concorso indetto dal gruppo Facebook 'Ziam is the w(g)ay'
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa OS ha vinto il concorso indetto dal gruppo Facebook 'Ziam is the w(g)ay'

E’ composta da 2.842 parole.

Il titolo della storia è preso da una canzone dei Gemelli Diversi.

 

 

 

Ero in soffitta, stavo rovistando tra i vecchi scatoloni se per caso avessi dimenticato qualcosa di mio. Dovevo traslocare, andarmene in un’altra città, quella in cui vivevo adesso conteneva troppi ricordi, belli, brutti, dolorosi e indimenticabili.

Aprii l’ennesimo recipiente di cartone trovandovi dentro i miei vecchi giocattoli, sorrisi ripensando alla mia infanzia. Afferrai un peluche, scolorito dal tempo, aveva la forma di un pony ed era il mio preferito. Lui sarebbe venuto con me.

Lo infilai nel sacchetto di plastica nero e rovistai nella scatola successiva. Tolsi lo scotch e la schiusi.

Un album rilegato con della velina faceva bella mostra sopra le cianfrusaglie. Lo toccai con i polpastrelli, accarezzando la carta ruvida e rovinata.

Lo presi con delicatezza sedendomi poi per terra a gambe incrociate e masochista lo aprii rivelando la prima pagina ingiallita.

Lessi quelle tre righe sbiadite:

 

il mare è azzurro,

il cielo è stellato,

e il nostro amore è quello che ho sempre desiderato.

 

Sbottai a ridere ricordandomi quanto tempo Liam ci avesse messo per scrivere quella stupida dedica, volendo a tutti i costi che facesse rima.

Sfogliai la prima pagina, due foto, l’una accanto all’altra che ritraevano me e Liam quando eravamo piccoli e non ci conoscevamo ancora.

Andai avanti, volendomi fare sempre più male.

Fino ad arrivare a quella foto: io e lui all’entrata della scuola, che sorridevamo in direzione dell’obbiettivo, avevamo undici anni e ci conoscevamo da poco più di una settimana.

Sorrisi tristemente, invaso dai ricordi.

 

“Mi chiamo Liam, tu?” chiese sorridendomi un ragazzino sedendosi sulla sedia affianco alla mia.

“Sono Zayn, piacere” ci stringemmo la mano. Non sapendo ancora che quel ragazzo sarebbe diventato una delle persone più importanti della mia vita.

 

Girai pagina, ammirando di nuovo noi due, quella volta su un palco, con dei vestiti ridicoli addosso: la recita scolastica.

Mi ricordai delle scenate che avevo fatto a Liam perché non volevo parteciparvi, mi vergognavo troppo a parlare davanti a persone sconosciute e poi io ero il protagonista, sarei stato al centro dell’attenzione e avrei dovuto baciare la principessa, ero così a disagio. Liam mi aiutò.

 

“Ma perché non vuoi farlo?” chiese divertito sedendosi sul letto della mia stanza.

“Non so recitare!” sbottai innervosito “e non ridere” lo ammonii, mal celando un sorriso.

Mi sedetti affianco a lui, che pensieroso cercava una soluzione. Avevo già chiesto alla professoressa di venire sostituito, ma lei era stata irremovibile, il mio nome era stato estratto dalla ciotola di plastica e non potevo tirarmi indietro.

Sbuffai, scuotendo la testa “il giorno della recita farò finta di stare male e non mi presenterò” decretai.

“Non puoi. Manderai tutto all’aria” mi sgridò dolcemente. Scossi le spalle menefreghista “andiamo, dimmi la verità. Perché non vuoi farlo?”. Detestavo quando faceva così, ero un libro aperto per lui, non potevo mentirgli.

Abbassai gli occhi, vergognoso “dovrò baciare Valerie”.

Lui aggrottò le sopracciglia, confuso “e quindi?”.

“E quindi non so baciare!” confessai alzandomi in piedi irritabile. Distolsi poi gli occhi dallo sguardo stupefatto dell’amico, che sicuramente aveva avuto tantissime esperienze in quel campo.

“E’ questo il motivo per cui stai creando tutto sto putiferio?”. Quando mi vide annuire sbottò a ridere “quanto sei stupido”, scosse la testa divertito.

“Avanti, vieni qua” mi sussurrò teneramente invitandomi con il dito indice. Sospettoso mi risedetti al suo fianco.

Appoggiò un palmo sulla mia guancia, rabbrividii a quel contatto, sicuramente era dovuto al fatto che la sua mano fosse così fredda, chiuse gli occhi e si avvicinò.

Spalancai gli occhi quando le sue labbra entrarono a contatto con le mie, affondai le dita nelle sue spalle e lo allontanai “che fai?” domandai stralunato.

“Facciamo pratica” rispose convinto, deglutii intimorito “così quando sarai davanti a Valerie non farai una brutta figura” continuò, cercando di convincermi. “E’ solo un bacio, non cambierà niente tra noi” mi persuase.

Annuendo mi riavvicinai assaggiando la consistenza delle sue labbra, mentre una scossa mi percorreva la spina dorsale.

 

Che stupido che ero stato, non avevo capito sin da subito quello che ci fosse tra di noi, nonostante Liam avesse cercato di aprirmi gli occhi con quel bacio.

Lui era stato sicuramente più sveglio di me, aveva compreso si da subito che non eravamo semplici amici.

Quanto ero stato cieco, tutte le mie ricerche di attenzione quando eravamo insieme e lui parlava con gli altri.

Tutti quei contatti accidentali e sfioramenti eccessivi che ci dedicavamo.

La mia gelosia quando una ragazza ci provava con lui e i suoi occhi in fiamme ogni volta che filtravo con qualcuna, solo per il gusto di farlo arrabbiare, perché era mortalmente sexy quando si arrabbiava.

Continuai a sfogliare il raccoglitore e quando vidi quella foto, di noi sedicenni, sorrisi. Ci era stata fatta sul divano di casa sua, all’improvviso.

Lui era seduto a cavalcioni sul mio corpo, la sua mano mi stringeva i capelli e l’altra era sparita in mezzo ai nostri corpi, appoggiandosi sul cavallo dei pantaloni. Io avevo una mano sulla sua coscia e una sul suo sedere, le dita che stringevano possessivamente. Tenevo la testa reclinata all’indietro, lui mi baciava il collo, passionale.

 

Le nostre lingue danzavano a ritmo del nostro cuore, gli strinsi una coscia con la mano e con l’altra gli accarezzai la schiena, appoggiandola poi sul sedere invitante.

Il suo braccio circondava saldamente il mio collo, mentre mi succhiava le labbra e la sua mano si spostò lentamente, in una carezza agonizzante, dal mio petto fino alla corda della tuta, per poi poggiarsi sul cavallo dei pantaloni.

Strinse le dita sul rigonfiamento, stringendomi con una mano i capelli per tirarmi la testa all’indietro, la reclinai e lui si accinse a baciarmi il collo, dandosi da fare, mordendo e leccando per lasciarmi un segno rossastro.

Sciolse il nodo della tuta e cercò di infilare una mano dentro i miei pantaloni. Poi un click, un flash e ci voltammo di scatto verso la madre di Liam, rientrata in anticipo dal lavoro.

“Oh merda!” urlò il mio ragazzo sedendosi al mio fianco, le guance incredibilmente rosse.

Io presi un cuscino, appoggiandolo sulle gambe per coprire quell’erezione ingombrante.

“Mamma, cosa fai già a casa?” chiese scrocchiandosi le dita nervosamente, io guardavo i ricami sul cuscino, in quel momento sembravano così interessanti.

“In realtà il venerdì ritorno sempre a quest’ora” disse ammirando la foto sulla macchina digitale, gongolando felice e per nulla imbarazzata.

“Posso vederla?” chiesi curioso alzandomi e ricevendo un’occhiata assassina da Liam.

“Oh sì, è venuta perfetta” esclamò mostrandomi la foto “la potete mettere nel vostro album” ci consigliò. “Ehm, Zayn. Dovresti fare qualcosa per quella” disse divertita guardando in basso.

‘Merda’ imprecai tra me e me.

“O meglio, Liam dovrebbe fare qualcosa per quella”. Guardò il figlio che aveva un’espressione scandalizzata.

“Mamma! Sei disgustosa!” urlò coprendosi il volto con le mani.

“Ehi, non sono io che stavo facendo porcherie sul divano! Adesso andate in camera, tutti e due, e ricominciate da dove vi ho interrotto” decretò autoritaria sparendo in cucina.

Tutto mi sarei aspettato meno che la madre del mio ragazzo mi incitasse a fare sesso con lui.

Presi Liam per un braccio e lo portai in camera sua e, come consigliatoci dalla madre, riprendemmo da dove ci aveva interrotto.

 

Ormai era da parecchio tempo che viaggiavo tra i ricordi, era triste, ma non potevo farne a meno, ogni fotografia che osservavo mi faceva rivivere dei flashback.

Spalancai gli occhi vedendo quella foto, quella da cui erano cominciati i giorni di sofferenza e agonia.

Le nostre mani, l’una sopra l’altra, con anelli d’argento a decorare le nostre mani destre.

 

“Zayn, ti devo parlare” sussurrò chiudendosi la porta alle spalle ed entrando nella mia camera, aveva una busta giallo ocra tra le mani.

“Tutto bene?” chiesi notando il suo sguardo abbattuto “cos’è quella?” chiesi indicandogli l’oggetto che teneva saldamente con le dita.

Lui me lo porse, senza parlare e si sedette sulla sedia girevole della scrivania.

Dissigillai la busta e tirai fuori i fogli. E lessi, lessi attentamente, tre parole mi colpirono più di tutte le altre tumore, pancreas e inoperabile e capii come mai stesse sempre così male, in quegli ultimi mesi era stato spesso in ospedale, ma diceva che erano esami di routine. Non avrei mai pensato che mi avrebbe mentito.

Posai i fogli sul letto, cercando di fare dei respiri profondi “quando l’hai saputo?” domandai cercando di restare calmo.

“Lo sospettavo da un po’, ma ne ho avuto la conferma ieri” disse dondolandosi sulla sedia e abbassando gli occhi.

Appoggiai i gomiti sulle ginocchia, incastrando le dita “perché non me l’hai detto?”.

“Perché se non l’avessi avuto ti saresti preoccupato per niente”.

Voltai la testa dall’altra parte, per non fargli vedere gli occhi lucidi, avrei dovuto essere forte per sostenerlo “Zayn se non vuoi più stare con me, ti capisco”. Spalancai le labbra a quella stupida affermazione “insomma, hai sedici anni, non puoi passare la tua adolescenza appresso a un malato”.

“Che cosa?” sussurrai deluso lasciando il via libera alle lacrime “davvero credi che il mio amore per te valga così poco?” domandai guardandolo.

“Zayn, non piangere” si portò una mano alla bocca “io voglio solo che tu sia felice” singhiozzò.

Mi alzai “se vuoi che sia felice non allontanarmi da te” sbraitai “ti amo, cazzo! Sei tu che mi rendi felice”.

Lui annuì sollevandosi in piedi “va bene” bisbigliò con la voce roca.

“Ecco io…” mi avvicinai alla scrivania e aprii un cassetto “avevo preso questi” afferrai una scatola di velluto blu e gliela mostrai “aspettavo solo il momento giusto e credo sia arrivato” aprii il piccolo contenitore, conteneva due fedine in argento.

“Zayn” sussurrò il mio nome, incominciando a piangere.

“Vuoi essere il mio ragazzo, a tutti gli effetti?” domandai togliendo una fedina dalla scatoletta, lui allungò la mano destra e infilai l’anello sull’anulare.

Sorridendo emozionato, prese l’altra fede me la mise stringendomi successivamente la mano, poi se la portò alle labbra e mi baciò il dorso “ti amo, Zayn”.

“Anch’io” confermai baciandolo “fotografiamoci le mani” esclamai asciugandomi le lacrime.

Lui aggrottò le sopracciglia “magari dopo, ora voglio fare qualcosa altro” disse malizioso afferrandomi il bordo della maglietta e tirandolo verso l’alto.

 

Mi passai una mano su entrambe le guance sentendole umide, dargli quell’anello era stata la cosa più giusta e importante che avessi mai fatto in tutta la mia vita e nemmeno per un istante mi ero pentito di essergli stato affianco, mentre la malattia lo distruggeva e indeboliva.

Passai oltre, soffermandomi su una foto di noi due all’ospedale, Liam era già senza capelli e io gli baciavo la testa pelata amorevolmente, li rideva con un pollice alzato in direzione dell’obbiettivo.

 

“Com’è venuta? ” chiese strapazzandomi i capelli. Mia madre si avvicinò, mostrandoci il display della macchina fotografica.

“E’ venuta perfetta” risposi guardandolo.

Qualcuno bussò alla porta e senza aspettare che lo invitassimo ad entrare, il dottore l’aprì, seguito da un’infermiera.

“Come stai, Liam?” domandò discretamente.

“Bene, sono pronto per il prossimo ciclo di chemioterapia” esclamò audace scendendo dal letto, l’infermiera lo prese sottobraccio, prima di uscire dalla camera Liam si girò verso di me, baciandosi il palmo e soffiando su di esso. Alzai la mano e acchiappai quel bacio.

“Sembra stia molto meglio” constatò mia madre facendomi sperare.

“E’ sempre così, c’è una ripresa prima del crollo” abbassai gli occhi.

 

Passai la notte con il mio ragazzo che si svegliava ogni mezz’ora per vomitare, gli passavo il secchio, gli pulivo la bocca e gli baciavo la testa per tranquillizzarlo, sussurrandogli che andava tutto bene, che non era niente, che sarebbe passato presto.

 

Lasciai cadere le lacrime sui fogli, bagnando quella fotografia, nulla andava bene in quel momento, ma ripresi a girare le pagine, continuando quella tortura e arrivai all’ultima foto che ci avevano scattato.

Io sulla sedia, affianco al suo letto, con la testa appoggiata sul materasso, dormivamo e tenevamo unite le nostre mani in una stretta intima e rassicurante.

Era l’ultima foto dell’album, lo sapevo, ma girai ancora una pagina trovando una busta bianca e stropicciata.

 

Il funerale era finito, le persone presenti erano andate dai genitori e la sorella di Liam per fare loro le condoglianze, era il mio turno. Abbracciai calorosamente sua madre, trattenendo a stento le lacrime.

“Zayn” sussurrò lei frugando nella borsa nera e tirando fuori una busta bianca “Liam mi ha chiesto di dartela” me la porse con le mani tremanti. La accettai, abbracciando ancora una volta i genitori del mio ragazzo.

 

Una volta a casa contemplai la busta chiusa, ero seduto sul letto, con la schiena appoggiata alla spalliera e tenevo la lettera tra le mani.

La aprii, con il cuore che batteva troppo veloce nel petto e la lessi tutta d’un fiato.

 

 

Ciao Zayn, amore mio…

Se hai tra le mani questa lettera vuol dire che io non ci sarò più, ma ho ancora così tante cose da dirti.

Non è semplice scrivere, cercando di essere sintetico, quello che voglio esprimere.

Prima di tutto voglio dirti che ti amo, ti amo così profondamente che mi sembra quasi ridicolo, ho solo diciasette anni, cosa ne so io dell’amore?

Forse niente, o forse, proprio perché sono così giovane, lo conosco meglio di tutti gli altri.

È passato così tanto tempo dalla prima volta che ti ho incontrato, ma adesso sembra scorrere così velocemente, so che è così anche per te, amore mio.

Volevo dirti grazie, per essermi stato vicino in questo periodo terribile, vedevo i tuoi occhi sofferenti e stanchi e non potevo fare niente per far scomparire la tristezza dal tuo volto così bello.

Mi sembra impossibile quando penso che non potrò più rivederti, né ascoltare la tua voce, né immergermi nei tuoi occhi. O sentire il tuo corpo sopra il mio, mentre facciamo l’amore.

Quanto vorrei poter fermare il tempo! Ma non posso.

Ogni secondo che passa mi porta più vicino alla morte, ma ogni secondo che passa sono minuti, ore, trascorsi con te e questo non può che rasserenarmi.

Non posso chiederti di non piangere, perché so che non mi ascolteresti, ma posso chiederti di non essere triste, perché da qualunque parte io sia, sappi che sono felice e veglierò su di te, per sempre.

Grazie per avermi amato.

‘Grazie’ sembra una parola così riduttiva per tutto quello che tu hai fatto per me.

Non so se qualcun altro, al posto tuo, mi sarebbe stato vicino in un momento del genere.

Io ti prego, ti supplico, non ancorarti al ricordo che hai di me. Non ti chiedo di dimenticarmi perché è l’ultima cosa che voglio. Ti chiedo solo di vivere la tua vita.

Innamorati di nuovo, salta, balla, grida. Ma sii felice.

Perché se tu sei felice, lo sarò anche io.

Promettimi solo questo…promettimi di andare avanti.

 

Ti amo,

tuo Liam.

 

In quel momento mi ritrovavo davanti alla sua tomba e stavo accarezzando il nome inciso sulla lapide.

‘Liam, sto mantenendo la mia promessa. Me ne sto andando da questa città troppo piena di noi. Ricomincerò una nuova vita, portandoti per sempre nel mio cuore.

Ti amo…’.

 

 

 

  
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