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Autore: Rosso_Pendragon    31/05/2013    4 recensioni
Merlin si fa convincere troppo spesso da Arthur e finisce sempre male
Genere: Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Uther | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Ringrazio sempre Amelia che è per me la mia V per vendetta <3 (come farei senza di te? ù.ù) la mia betuccia a cui voglio tanto bene e a cui dedico questa storiella, a elyxyz che ha recensito la mia prima fic (grazie ^^ mi hai reso davvero felice) infine ma non meno importante sempre quella certa ballerina che pian piano si sta appasionando a questi due XD ringrazio anche i lettori silenziosi della storia precedente e chi commenterà questo scempio ;) grazie a presto R

Una serata da dimenticare

Merlin aveva provato a rifiutare, ma quando il suo asino lo guardava con quello sguardo da cucciolo, era impossibile dirgli di no. Gli aveva ripetuto cento volte che non riusciva a reggere l’alcool ma lui niente, non ne voleva proprio sapere e ora il giovane mago si aggirava per il castello in preda ad una colossale sbornia. Barcollando passò davanti alla sala del trono e come se il suo corpo avesse scelto per lui, si diresse verso la grande porta di legno, una volta entrato si ritrovo con l'ultima persona che desiderasse vedere in quel momento. Uther Pendragon era lì che lo osservava.
Merlino non poté reprimere un brivido di terrore. L'uomo che si trovava davanti non era solo il padre di Arthur, ma era anche il re di Camelot, nonché cacciatore di creature magiche. E lui, come se non bastasse, non era solo un mago e servitore del suo unico erede, ma era anche il compagno di quello stupido Asino reale.
Uther lo squadro per qualche minuto prima di parlare ad un Merlino ormai pietrificato.
"E tu chi saresti?"
"Maesta-à bè io sono il servitore di Arthur"
"oh si già" borbotto il re
"E cosa ci fai qui a quest'ora? sai che questa sala non è accessibile ai servi se non convocati o accompagnati dal loro padrone"
"Bè vede ho accompagnato Il Principe alla taverna e ora volevo tornare nelle stanze di Gaius, solo che... non reggo molto bene l'alcool e ho confuso la porta."
Merlino, un tempo totalmente andato, aveva ripreso lucidità e ora cercava in tutti i modi di tornare lucido. Se si fosse messo a parlare sotto effetto dell'idromele bè..... sicuramente sarebbe finito alla forca.
In quell'istante affiorò nella mente del re un'idea grandiosa. Quale migliore opportunità per sapere se ad Arthur interessava qualche donzella?
Lui non ne parlava con il figlio, ma sicuramente il suo servitore sapeva se l'erede al trono passava le serate in compagnia di qualche dama.
Così il grande re, sistematosi sul trono, guardò quello strano servo dalle orecchie a sventola e gli fece una semplicissima domanda.
"Tu sei il servitore di mio figlio, quindi mi sapresti dire se il suo cuore è stato catturato da qualcuno?"
Merlin spiazzato dalla domanda e riflettendo su ciò che doveva dire, ricordò che proprio quella mattina si era svegliato nel letto insieme ad Arthur. Così rispose semplicemente: "Si,certo che il suo cuore è di qualcuno."
Il re sembrò illuminarsi! Finalmente suo figlio aveva messo la testa apposto e stava prendendo in considerazione una dolce dama come sua futura regina. C'era davvero da essere orgogliosi di quel ragazzo che un giorno sarebbe diventato re.
Suo figlio era esattamente come lui: bello, virile, un ottimo combattente e sicuramente un ruba cuori.
Sorrise fra se e senza neanche riflettere si sporse in avanti e chiese: "E su, dimmi chi è la dolce dama?"
Lo stregone avrebbe potuto aspettarsi di tutto in quella serata, ma di certo non questo! Era assurdo che il re domandasse a LUI chi fosse la dama di suo figlio!
Il suo volto divenne dello stesso colore della casacca preferita di Arthur e senza esitare (era sicuramente l'idromele a parlare) sussurro "Sono io la dama."
Appena si rese conto di quello che aveva detto, non chiese neanche il permesso di essere congedato. Fuggì il più veloce possibile verso le stanze dell'asino e mentre si chiudeva alle spalle la porta della camera da letto, pensò che Arthur aveva ragione. Lui era un idiota! Ma ormai cosa ci poteva fare?! Era troppo tardi per tornare indietro, perciò l'indomani mattina, appena sveglio, avrebbe cancellato la memoria al re. Ma non ora, non in quel momento, non mentre Arthur lo mangiava con gli occhi. Infondo domani avrebbe avuto tutto il tempo per sistemare la faccenda.
Quella notte era solo dell'asino e dell'idiota.
  
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